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Serena Porrati – Supporto
I conci, elementi architettonici secondari, sono estrapolati dal contesto originale (l’edificio della Banca d’Italia di Genova) e unificati in una nuova forma (il frottage) che ricalca l’idea del supporto, svelando allo stesso tempo una solidità inventata e immateriale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Serena Porrati
SUPPORTO
performance e installazione
5 ottobre - 24 novembre 2012
inaugurazione 5 ottobre ore 18.00
Il potere, sia esso politico o economico, si è da sempre confrontato con la sua rappresentazione e con la necessità di comunicare sé stesso in forme esteriori. Per questo motivo, da sempre, monarchie, oligarchie e potentati esaltano il proprio ruolo attraverso edifici e costruzioni destinati a stupire e impressionare.
Anche le banche – sedi del potere finanziario – condensano nella propria architettura la rappresentazione dei valori di sicurezza, solidità e stabilità che intendono trasmettere. Infatti “l'architettura delle banche consente di leggere i rapporti che legano immaginari architettonici, programmi simbolici e strategie professionali. Efficienti e solidi questi edifici derivano dai palazzi nobiliari romani e fiorentini di età moderna un carattere all'italiana assai versatile, che per i banchieri è l'invenzione di un passato illustre e per i risparmiatori la conferma di un'amministrazione prudente.” (Gabetti).
Il palazzo della Banca d'Italia a Genova, realizzato tra il 1911 e il 1916 su progetto dell’ingegnere Luigi De Gaetani, presenta nella facciata austera in stile classico, un largo utilizzo della pietra. Un impiego architettonico del materiale che – scolpito in forme monumentali – rimanda a un'idea di solidità e forza ma allo stesso momento si può riferire indirettamente a una presenza primordiale, evocativa di epoche geologiche e dimensioni a-temporali preesistenti agli ordini astratti dell'uomo.
Da un atto performativo, lo sfregamento a grafite dei giunti verticali e orizzontali tra ogni singolo blocco lavorato a bugnato presente nella facciata del palazzo della Banca d'Italia, Serena Porrati ricava una serie di frottages, impronte che tradiscono la superficie muta e imperscrutabile della pietra che orna l'edificio. Il profilo di conci e giunti, elementi architettonici secondari, estrapolati dal contesto originale e unificati in una nuova forma che ricalca l’idea del supporto, svela una diversa solidità, inventata e immateriale, che poco o niente ha a che fare con il suo modello. È questo il “supporto” che riveste le pareti dello spazio espositivo. La nuova struttura creata nello spazio di CHAN, una proiezione del materiale che circonda – proteggendola – la banca, ne altera il messaggio. Non solidità, ma inconsistenza, fragilità. La sicurezza lascia il posto all'incertezza, alla messa in crisi del valore del denaro, alla riflessione sul ruolo che riveste nella società attuale e sulla crisi della relazione tra uomini e denaro stesso.
Si tratta di un tema – quello dei diversi capitalismi – affrontato dagli artisti contemporanei con sempre maggior frequenza quanto più la crisi economica mondiale rende urgente il problema. Una riflessione che coinvolge il mondo dell'arte anche a livello più indiretto se si pensa che "i luoghi di maggior sviluppo dell'arte contemporanea, nell'ultimo decennio, sono gli stessi che hanno visto il più vertiginoso incremento di disparità economica e disuguaglianza sociale" (M. Scotini).
L'intervento di Serena Porrati a Genova assume un'ulteriore valenza in quanto la città fu sede della prima banca moderna (il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407) e per alcuni secoli luogo di un potere economico incontrastato in Europa. Un predominio – destinato a un ineluttabile declino – che si concretizzava nel Seicento in esperienze edilizie all'avanguardia, palazzi di banchieri e uomini d'affari che attraverso le loro dimore intendevano dimostrare al mondo la solidità del proprio impero finanziario.
Oggi i più recenti simboli del potere economico nazionale – gli edifici della Banca d'Italia – sono a loro volta destinati a vacillare: è la messa in questione della fiducia nel nostro sistema sociale (“La nostra fiducia nel sistema sociale si è spezzata. Qualcuno ha mai dubitato che una banca potesse vacillare?” M.Cattelan) e di uno dei suoi fondamenti: quella presenza astratta (il denaro) che cosi profondamente condiziona e scandisce la nostra storia su questa terra.
Penso che, soprattutto in Europa, le pietre abbiano acquistato molto più peso, in senso metaforico. Sono divenute il fondamento dell’architettura, delle cattedrali e dei palazzi, con l’idea che siano immutabili. Naturalmente, non sono immutabili. La nostra stupida vita è così corta che non ci accorgiamo che anche le pietre muoiono. Cosi in Europa, e di conseguenza nelle città in generale, c’è un enorme e pesante falsità costruita sulle pietre.
Jimmie Durham,“Pietre scartate dal costruttore”
Serena Porrati (Milano, 1981)
Attualmente frequenta il Master Arte e Scienza presso la Central St. Martins (Londra). Diplomata in Arte e Nuove Tecnologie all’Accademia di Belle Arti di Brera (2007), ha studiato presso la Staatliche Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda e la UCSD - University of California (San Diego).
Ha partecipato a personali, collettive, screening e residenze tra cui: 2012: Disorder Event , World Event Young Artists (WEYA) Nottingham | Corso Aperto, Fondazione Antonio Ratti, Como | Artists’ Shorts. An Unfinished World, Modern Art, Oxford | s It Really Now?, Galleria Artra Milano || 2011: Aperto Art on the Border, Valle Camonica | XV Biennale del Mediterraneo (Bjcem), Salonicco | Faccio fatica a volte a vivere da anarchico, Galleria Senzatitolo, Roma || 2010: Casabianca, Zola Pedrosa (BO) || 2008: La seconda luna, Laives (BZ), Fair_Play film and video award, Video Report Italia, Galleria d’Arte Contemporanea, Monfalcone | Filmmaker Doc 12, Spazio Oberdan, Milano (2007).
SUPPORTO
performance e installazione
5 ottobre - 24 novembre 2012
inaugurazione 5 ottobre ore 18.00
Il potere, sia esso politico o economico, si è da sempre confrontato con la sua rappresentazione e con la necessità di comunicare sé stesso in forme esteriori. Per questo motivo, da sempre, monarchie, oligarchie e potentati esaltano il proprio ruolo attraverso edifici e costruzioni destinati a stupire e impressionare.
Anche le banche – sedi del potere finanziario – condensano nella propria architettura la rappresentazione dei valori di sicurezza, solidità e stabilità che intendono trasmettere. Infatti “l'architettura delle banche consente di leggere i rapporti che legano immaginari architettonici, programmi simbolici e strategie professionali. Efficienti e solidi questi edifici derivano dai palazzi nobiliari romani e fiorentini di età moderna un carattere all'italiana assai versatile, che per i banchieri è l'invenzione di un passato illustre e per i risparmiatori la conferma di un'amministrazione prudente.” (Gabetti).
Il palazzo della Banca d'Italia a Genova, realizzato tra il 1911 e il 1916 su progetto dell’ingegnere Luigi De Gaetani, presenta nella facciata austera in stile classico, un largo utilizzo della pietra. Un impiego architettonico del materiale che – scolpito in forme monumentali – rimanda a un'idea di solidità e forza ma allo stesso momento si può riferire indirettamente a una presenza primordiale, evocativa di epoche geologiche e dimensioni a-temporali preesistenti agli ordini astratti dell'uomo.
Da un atto performativo, lo sfregamento a grafite dei giunti verticali e orizzontali tra ogni singolo blocco lavorato a bugnato presente nella facciata del palazzo della Banca d'Italia, Serena Porrati ricava una serie di frottages, impronte che tradiscono la superficie muta e imperscrutabile della pietra che orna l'edificio. Il profilo di conci e giunti, elementi architettonici secondari, estrapolati dal contesto originale e unificati in una nuova forma che ricalca l’idea del supporto, svela una diversa solidità, inventata e immateriale, che poco o niente ha a che fare con il suo modello. È questo il “supporto” che riveste le pareti dello spazio espositivo. La nuova struttura creata nello spazio di CHAN, una proiezione del materiale che circonda – proteggendola – la banca, ne altera il messaggio. Non solidità, ma inconsistenza, fragilità. La sicurezza lascia il posto all'incertezza, alla messa in crisi del valore del denaro, alla riflessione sul ruolo che riveste nella società attuale e sulla crisi della relazione tra uomini e denaro stesso.
Si tratta di un tema – quello dei diversi capitalismi – affrontato dagli artisti contemporanei con sempre maggior frequenza quanto più la crisi economica mondiale rende urgente il problema. Una riflessione che coinvolge il mondo dell'arte anche a livello più indiretto se si pensa che "i luoghi di maggior sviluppo dell'arte contemporanea, nell'ultimo decennio, sono gli stessi che hanno visto il più vertiginoso incremento di disparità economica e disuguaglianza sociale" (M. Scotini).
L'intervento di Serena Porrati a Genova assume un'ulteriore valenza in quanto la città fu sede della prima banca moderna (il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407) e per alcuni secoli luogo di un potere economico incontrastato in Europa. Un predominio – destinato a un ineluttabile declino – che si concretizzava nel Seicento in esperienze edilizie all'avanguardia, palazzi di banchieri e uomini d'affari che attraverso le loro dimore intendevano dimostrare al mondo la solidità del proprio impero finanziario.
Oggi i più recenti simboli del potere economico nazionale – gli edifici della Banca d'Italia – sono a loro volta destinati a vacillare: è la messa in questione della fiducia nel nostro sistema sociale (“La nostra fiducia nel sistema sociale si è spezzata. Qualcuno ha mai dubitato che una banca potesse vacillare?” M.Cattelan) e di uno dei suoi fondamenti: quella presenza astratta (il denaro) che cosi profondamente condiziona e scandisce la nostra storia su questa terra.
Penso che, soprattutto in Europa, le pietre abbiano acquistato molto più peso, in senso metaforico. Sono divenute il fondamento dell’architettura, delle cattedrali e dei palazzi, con l’idea che siano immutabili. Naturalmente, non sono immutabili. La nostra stupida vita è così corta che non ci accorgiamo che anche le pietre muoiono. Cosi in Europa, e di conseguenza nelle città in generale, c’è un enorme e pesante falsità costruita sulle pietre.
Jimmie Durham,“Pietre scartate dal costruttore”
Serena Porrati (Milano, 1981)
Attualmente frequenta il Master Arte e Scienza presso la Central St. Martins (Londra). Diplomata in Arte e Nuove Tecnologie all’Accademia di Belle Arti di Brera (2007), ha studiato presso la Staatliche Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda e la UCSD - University of California (San Diego).
Ha partecipato a personali, collettive, screening e residenze tra cui: 2012: Disorder Event , World Event Young Artists (WEYA) Nottingham | Corso Aperto, Fondazione Antonio Ratti, Como | Artists’ Shorts. An Unfinished World, Modern Art, Oxford | s It Really Now?, Galleria Artra Milano || 2011: Aperto Art on the Border, Valle Camonica | XV Biennale del Mediterraneo (Bjcem), Salonicco | Faccio fatica a volte a vivere da anarchico, Galleria Senzatitolo, Roma || 2010: Casabianca, Zola Pedrosa (BO) || 2008: La seconda luna, Laives (BZ), Fair_Play film and video award, Video Report Italia, Galleria d’Arte Contemporanea, Monfalcone | Filmmaker Doc 12, Spazio Oberdan, Milano (2007).
05
ottobre 2012
Serena Porrati – Supporto
Dal 05 ottobre al 24 novembre 2012
arte contemporanea
Location
CHAN
Genova, Via Di Sant'agnese, 19 r, (Genova)
Genova, Via Di Sant'agnese, 19 r, (Genova)
Orario di apertura
ottobre: da mercoledì a sabato dalle 16 alle 19.30
novembre: da mercoledì a venerdì dalle 16 alle 19.30
altri orari su appuntamento
Vernissage
5 Ottobre 2012, h 18.00
Autore