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Sergio Altieri
Una decina di quadri appena per un viaggio tematico nella pittura di Sergio Altieri. Che dopo 60 anni e più di lavoro non smette di stupirci con la forza dei suoi sogni, densi di attese, miserie e bagliori della vita
Comunicato stampa
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Gradisca è un luogo di affezione per Sergio Altieri, che torna dopo anni –molti dice-
e molti ricordi. Sono i tempi pionieristici a governare il racconto nello studio di
Capriva: l’entusiasmo era grande e la meglio gioventù, artisticamente parlando,
organizzava mostre nel segno del cambiamento. Nereo Battello intanto parlava di
“processo dialettico”, di “rottura con il passato” e di giovani che legavano a “quel
nuovo indirizzo della civiltà figurativa nazionale, una più profonda trasformazione
della vita sociale e dei suoi rapporti”.
Altieri oggi è a Gradisca, alla galleria d’Arte “La fortezza”, con pochi brani
perlopiù recenti: sono Come una musica distante, Nel parco di una villa veneta, o
ancoraVenezia e Alcesti a offrire un percorso tematico, che chiude nella durezza
dell’opera dedicata alla morte bianca al Cantiere di Monfalcone.
Le tele esposte sono meno di una decina, ma sufficienti per stringere il significato di
un dettame artistico che fa del mito, del poetico, del tragico, il tema di una costante
rivisitazione del presente. Che il pittore riferisce, e non poteva che essere così, al
significato stesso del fare pittorico in una continua e pura interrogazione di sé.
Perché Altieri ha intrecciato il lavoro artistico a un impegno sociale radicale, una
visione colta con la tradizione popolare, l’aspetto lirico e l’archetipo di un mondo
classico con le aspettative di mondi nuovi, del meglio che deve ancora venire. E
dunque Sergio Altieri, con i suoi oltre sessant’anni di pittura è lì, nella dimensione
di rielaborazione di un assetto culturale dove la radice collettiva si confronta con le
ragioni individuali, in un dissidio che emerge tra luci e ombre di spessori cromatici
“suoi”, che uniscono in un’unica pittura temi alti, riflessioni sotterranee, umori
pittorici comunque densi di consapevole elevazione come del peso incondizionato
del reale.
Lo dice Altieri stesso, scrivendo di sé in terza persona nell’Incauta semplificazione:
“Aggirandosi sui matronei di San Marco non si era mai sentito così vicino a una
trascendenza e, quantunque ben zavorrato da materialismo storico nonché
dialettico, si lasciava volar via nel cielo di mosaici dorati”. E in questo aggirarsi alto,
denso di metaforica ricerca, con questa “zavorra” che tiene saldo l’impegno, l’oro
rifulge nella densa e brumosa sua pittura, nella luminose trasparenze che il lavoro
quotidiano faticosamente strappa alla rude e terrosa materia pittorica.
Sergio Altieri è nato nel 1930 a Capriva del Friuli (Gorizia), dove vive e lavora.
e molti ricordi. Sono i tempi pionieristici a governare il racconto nello studio di
Capriva: l’entusiasmo era grande e la meglio gioventù, artisticamente parlando,
organizzava mostre nel segno del cambiamento. Nereo Battello intanto parlava di
“processo dialettico”, di “rottura con il passato” e di giovani che legavano a “quel
nuovo indirizzo della civiltà figurativa nazionale, una più profonda trasformazione
della vita sociale e dei suoi rapporti”.
Altieri oggi è a Gradisca, alla galleria d’Arte “La fortezza”, con pochi brani
perlopiù recenti: sono Come una musica distante, Nel parco di una villa veneta, o
ancoraVenezia e Alcesti a offrire un percorso tematico, che chiude nella durezza
dell’opera dedicata alla morte bianca al Cantiere di Monfalcone.
Le tele esposte sono meno di una decina, ma sufficienti per stringere il significato di
un dettame artistico che fa del mito, del poetico, del tragico, il tema di una costante
rivisitazione del presente. Che il pittore riferisce, e non poteva che essere così, al
significato stesso del fare pittorico in una continua e pura interrogazione di sé.
Perché Altieri ha intrecciato il lavoro artistico a un impegno sociale radicale, una
visione colta con la tradizione popolare, l’aspetto lirico e l’archetipo di un mondo
classico con le aspettative di mondi nuovi, del meglio che deve ancora venire. E
dunque Sergio Altieri, con i suoi oltre sessant’anni di pittura è lì, nella dimensione
di rielaborazione di un assetto culturale dove la radice collettiva si confronta con le
ragioni individuali, in un dissidio che emerge tra luci e ombre di spessori cromatici
“suoi”, che uniscono in un’unica pittura temi alti, riflessioni sotterranee, umori
pittorici comunque densi di consapevole elevazione come del peso incondizionato
del reale.
Lo dice Altieri stesso, scrivendo di sé in terza persona nell’Incauta semplificazione:
“Aggirandosi sui matronei di San Marco non si era mai sentito così vicino a una
trascendenza e, quantunque ben zavorrato da materialismo storico nonché
dialettico, si lasciava volar via nel cielo di mosaici dorati”. E in questo aggirarsi alto,
denso di metaforica ricerca, con questa “zavorra” che tiene saldo l’impegno, l’oro
rifulge nella densa e brumosa sua pittura, nella luminose trasparenze che il lavoro
quotidiano faticosamente strappa alla rude e terrosa materia pittorica.
Sergio Altieri è nato nel 1930 a Capriva del Friuli (Gorizia), dove vive e lavora.
15
dicembre 2012
Sergio Altieri
Dal 15 dicembre 2012 al 06 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
LA FORTEZZA
Gradisca D'isonzo, Via Marzio Ciotti, 25, (Gorizia)
Gradisca D'isonzo, Via Marzio Ciotti, 25, (Gorizia)
Orario di apertura
lunedì/venerdì/sabato 10.30-12.30; 17.30-19.30
Vernissage
15 Dicembre 2012, ORE 18.30
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