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Sergio Altieri
La Fondazione Ado Furlan accoglie nella sede espositiva di Rosazzo di Manzano (Ud) una serie di dipinti selezionati per nuclei tematici (“sulla collina, “come una musica distante”, “bambine violiniste”) eseguiti nell’ultimo decennio da Sergio Altieri.
Comunicato stampa
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La Fondazione Ado Furlan accoglie nella sede espositiva di Rosazzo di Manzano (Ud) una serie di dipinti selezionati per nuclei tematici (“sulla collina, “come una musica distante”, “bambine violiniste”) eseguiti nell’ultimo decennio da Sergio Altieri.
Letterati e artisti friulani hanno apprezzato e sostenuto la qualità della pittura di Altieri, la fedeltà alle scelte tematiche, sollecitate da vaste conoscenze letterarie e da problematiche sociali, continuamente riprese ed elaborate nel tempo.
Scriveva Amedeo Giacomini nel 1970: Altieri “possiede, come gli antichi, il gusto artigianale del fare, di costruire con il segno e il colore un suo mondo che lo stimola come grumo lirico di memorie e di sensazioni prima che come storia, e poi il senso che compito precipuo dell’artista sia quello di districare dalla propria personale avventura un senso più vasto del vivere che tutti ci investa e ci implichi”.
La sensibilità di Altieri nel dialogare con l’umile mondo contadino (si osservi il dipinto esposto) è colta con commozione da Elio Bartolini in una poesia dedicata all’artista nel 1998. Ecco alcuni versi: “Cjasai e cjasalùz su i cuei poiâs / tant che cjapiei / il cjâr tal miez dal curtil e su ‘l cjàr / la vuarzine, la forcje, il riscjel e / dut il rest a polsâ / la gnot dopo vê lavorat il dì”.
Il ritornare dell’artista più volte sulla stessa tela, in una tenzone senza fine, affinché il lume della mente, non la luce naturale emerga dall’opera, è stato bene commentato di recente da Tito Maniacco: “Egli è, come ha detto Matteo, 5, 22, un corpo di cui la lampada è l’occhio, ed essendo sano il suo occhio, il suo corpo è illuminato da quello scontro con la pittura che dura da sempre. La stessa lotta che Giacobbe sostenne con l’angelo al guado di Iabbok, perché la pittura è lotta con il Dio della creazione”.
"In quest’ultimo mezzo secolo il lavoro di Altieri, puro e appassionato, si è sempre tenuto stretto al dettame del fare poetico.
La poesia non ha tempo. Non anticipa e non ha ritardi. Semplicemente è.
Una casa di vita, come mi sembra essere per Altieri la pittura, fa germogliare fantasmi e colori, luci e ombre: diventa luogo segreto dove l’anima respira, lotta e si acquieta.
Mi viene da dire questo dopo avere visto nell’abitazione e nello studio di Capriva, immersi nella natura e accarezzati da paradisi fioriti, alcune opere appese alle pareti e altre portatemi da Altieri. Mi sono apparse in una sfocata lontananza (“come una musica distante” è titolata una sua serie dipinta), a lume spento ma balenanti di toni che ardono come braci, visioni filtrate da un sentire autentico. Altieri è tutto lì, da sempe. A far vibrare il mondo dentro al quale s’intrecciano radici di tradizione colta e popolare, sollecitazioni letterarie e d’impegno sociale; dive affiorano volti e figure, colline, rustici e attrezzi contadini che da tempi remoti gli appartengono. Vale qui l’antico rapporto armonico tra uomo e natura, tramandatoci dalla storia dell’arte e aperto alla contemplazione. Contemplazione e non “connessione” che attiva in molti tra gli attuali approcci artistici una sorta di percezione nomadica di realtà concettuali e virtuali; depotenzia la sensibilità verso lo “spazio di natura” (interiore o esteriore), sostituendolo con “spazi di accesso” spesso rapidamente obsoleti.
Altieri non si perde tra i nuovi infiniti labirinti, insiste ad approfondire attraverso la pittura la conoscenza del “suo” mondo, grande o piccolo ch’esso sia. Con quella fedeltà che bene spiegano indimenticabili parole scritte da Pasolini a Biagio Marin il 18 marzo 1955: “a me interessa, prima di morire, di ‘capire’ il mondo in cui sono, non di goderlo attraverso un qualche possesso che non sia d’amore”. Gli rispondeva Marin tre giorni dopo: “io credo solo alla persona individuale come unica possibile sede dei valori”.
Su questa lunghezza d’onda non posso non credere anch’io nell’amico Altieri e nei valori che ci ha consegnato."
Italo Furlan (dal catalogo della mostra)
Sergio Altieri è nato nel 1930 a Capriva del Friuli, dove vive e lavora.
Ha frequentato nel 1949 lo studio di Gigi Castellani a Cormons; prende inizialmente parte al movimento neorealista nazionale, affiancando in Friuli Giuseppe Zigaina e Vittorio Marangoni.
Ha esposto a Milano (Premio Diomira e Premio Sanfedele), Gorizia (Biennali giovani), Berlino, Varsavia (Premio F. Chopin), Roma (VIII e IX Quadriennale, Artisti goriziani a Palazzo Braschi), Vienna (Istituto Italiano di Cultura e Künstlerhaus), Londra (Bertrand Russel Centenari Art Exhibition), Venezia (Bevilacqua-La Masa), Salisburgo (Welt ohne Grenzen), in Australia, Russia.
Le sue opere sono state esposte in numerosissime mostre singole e collettive: vanno almeno segnalate òa personale del 1979 a Gradisca d’Isonzo, presentata da Mario De Michieli; la mostra di Venzone del 1998 con testi di Luciano Perissinotto e Tito Maniacco; l’antologica “Figure del Mito”, introdotta da Giancarlo Pauletto, tenutasi nel 2008 a Villa Manin di Passariano.
Letterati e artisti friulani hanno apprezzato e sostenuto la qualità della pittura di Altieri, la fedeltà alle scelte tematiche, sollecitate da vaste conoscenze letterarie e da problematiche sociali, continuamente riprese ed elaborate nel tempo.
Scriveva Amedeo Giacomini nel 1970: Altieri “possiede, come gli antichi, il gusto artigianale del fare, di costruire con il segno e il colore un suo mondo che lo stimola come grumo lirico di memorie e di sensazioni prima che come storia, e poi il senso che compito precipuo dell’artista sia quello di districare dalla propria personale avventura un senso più vasto del vivere che tutti ci investa e ci implichi”.
La sensibilità di Altieri nel dialogare con l’umile mondo contadino (si osservi il dipinto esposto) è colta con commozione da Elio Bartolini in una poesia dedicata all’artista nel 1998. Ecco alcuni versi: “Cjasai e cjasalùz su i cuei poiâs / tant che cjapiei / il cjâr tal miez dal curtil e su ‘l cjàr / la vuarzine, la forcje, il riscjel e / dut il rest a polsâ / la gnot dopo vê lavorat il dì”.
Il ritornare dell’artista più volte sulla stessa tela, in una tenzone senza fine, affinché il lume della mente, non la luce naturale emerga dall’opera, è stato bene commentato di recente da Tito Maniacco: “Egli è, come ha detto Matteo, 5, 22, un corpo di cui la lampada è l’occhio, ed essendo sano il suo occhio, il suo corpo è illuminato da quello scontro con la pittura che dura da sempre. La stessa lotta che Giacobbe sostenne con l’angelo al guado di Iabbok, perché la pittura è lotta con il Dio della creazione”.
"In quest’ultimo mezzo secolo il lavoro di Altieri, puro e appassionato, si è sempre tenuto stretto al dettame del fare poetico.
La poesia non ha tempo. Non anticipa e non ha ritardi. Semplicemente è.
Una casa di vita, come mi sembra essere per Altieri la pittura, fa germogliare fantasmi e colori, luci e ombre: diventa luogo segreto dove l’anima respira, lotta e si acquieta.
Mi viene da dire questo dopo avere visto nell’abitazione e nello studio di Capriva, immersi nella natura e accarezzati da paradisi fioriti, alcune opere appese alle pareti e altre portatemi da Altieri. Mi sono apparse in una sfocata lontananza (“come una musica distante” è titolata una sua serie dipinta), a lume spento ma balenanti di toni che ardono come braci, visioni filtrate da un sentire autentico. Altieri è tutto lì, da sempe. A far vibrare il mondo dentro al quale s’intrecciano radici di tradizione colta e popolare, sollecitazioni letterarie e d’impegno sociale; dive affiorano volti e figure, colline, rustici e attrezzi contadini che da tempi remoti gli appartengono. Vale qui l’antico rapporto armonico tra uomo e natura, tramandatoci dalla storia dell’arte e aperto alla contemplazione. Contemplazione e non “connessione” che attiva in molti tra gli attuali approcci artistici una sorta di percezione nomadica di realtà concettuali e virtuali; depotenzia la sensibilità verso lo “spazio di natura” (interiore o esteriore), sostituendolo con “spazi di accesso” spesso rapidamente obsoleti.
Altieri non si perde tra i nuovi infiniti labirinti, insiste ad approfondire attraverso la pittura la conoscenza del “suo” mondo, grande o piccolo ch’esso sia. Con quella fedeltà che bene spiegano indimenticabili parole scritte da Pasolini a Biagio Marin il 18 marzo 1955: “a me interessa, prima di morire, di ‘capire’ il mondo in cui sono, non di goderlo attraverso un qualche possesso che non sia d’amore”. Gli rispondeva Marin tre giorni dopo: “io credo solo alla persona individuale come unica possibile sede dei valori”.
Su questa lunghezza d’onda non posso non credere anch’io nell’amico Altieri e nei valori che ci ha consegnato."
Italo Furlan (dal catalogo della mostra)
Sergio Altieri è nato nel 1930 a Capriva del Friuli, dove vive e lavora.
Ha frequentato nel 1949 lo studio di Gigi Castellani a Cormons; prende inizialmente parte al movimento neorealista nazionale, affiancando in Friuli Giuseppe Zigaina e Vittorio Marangoni.
Ha esposto a Milano (Premio Diomira e Premio Sanfedele), Gorizia (Biennali giovani), Berlino, Varsavia (Premio F. Chopin), Roma (VIII e IX Quadriennale, Artisti goriziani a Palazzo Braschi), Vienna (Istituto Italiano di Cultura e Künstlerhaus), Londra (Bertrand Russel Centenari Art Exhibition), Venezia (Bevilacqua-La Masa), Salisburgo (Welt ohne Grenzen), in Australia, Russia.
Le sue opere sono state esposte in numerosissime mostre singole e collettive: vanno almeno segnalate òa personale del 1979 a Gradisca d’Isonzo, presentata da Mario De Michieli; la mostra di Venzone del 1998 con testi di Luciano Perissinotto e Tito Maniacco; l’antologica “Figure del Mito”, introdotta da Giancarlo Pauletto, tenutasi nel 2008 a Villa Manin di Passariano.
18
settembre 2010
Sergio Altieri
Dal 18 settembre al 10 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE ADO FURLAN – CASA FURLAN
Rosazzo di Manzano, Via Abate Colonna, 2, (Udine)
Rosazzo di Manzano, Via Abate Colonna, 2, (Udine)
Orario di apertura
venerdì 16.30-18.30
sabato e domenica 11-12.30; 16.30-18.30
Vernissage
18 Settembre 2010, ore 11.00
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