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Sergio Dangelo – Passando da Magenta tornando da Baltimora
In mostra opere di diversa datazione, dove si legge il climax del suo repertorio surrealista, che incrocia i moduli dell’antilirica e dell’antistile, e dove il senso, se senso c’è, è la larva che si dibatte nel suo immaginario, prima di librarsi in farfalla
Comunicato stampa
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La mostra dell’artista Sergio Dangelo ,che rientra in un progetto artistico internazionale, “Sipario”, ideato e diretto dal Prof.Carlo Franza per lo spazio di Vittorio Viola, è da anni ormai indicato della critica internazionale come una delle figure più significative,innovative e creative dell’arte italiana contemporanea.
L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemoporanea, figura di piano internazionale, che firma anche il testo del Catalogo, che verrà ufficialmente presentato alla stampa e al pubblico, dal titolo “Sergio Dangelo. Passando da Magenta tornando da Baltimora”,presenta trenta opere, che illustrano il percorso singolare di uno dei più fortunati e mitici artisti dell’arte italiana del novecento .
All’inaugurazione ci sarà una prolusione del Prof. Carlo Franza curatore della mostra,del gallerista ed editor Vittorio Viola, alla presenza di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti .
Scrive Carlo Franza nel testo: “
Sessant’anni fa,nel 1948 a Zandullet,Sergio Dangelo faceva atto di “surrealismo assoluto”,un passaggio emozionale in cui un risveglio viene meglio con il primo sole.Un atto questo che, non lo poneva fuori dalla vita e dalla realtà,semmai, lo orientava a tutto motore verso quello sperimentalismo che è stato una costante assoluta del suo intendere l’arte. E lui che di stile se ne intende è stato l’artefice dell’antistile,delle sottigliezze di segni,forme e linguaggio,fuori da ogni convenzione,fuori dai grigi e dentro gli stupori improvvisi.
E’ l’eterno fanciullo, che è in ognuno di noi e le convenzioni spesse volte soffocano,che ha alimentato con passione e delirio tutti gli stati della sua creatività, avviando o riscoprendo, attraverso minime oscillazioni,profili di ombre, fiori sparsi, nuvole di luce, fumi sacrificali,onde concentriche, riti oculari, minime fiabe,segrete corolle, automatici tic,stagioni di euforie e malinconie. Dangelo adulto bambino che ha intuito il visibile finito ed infinito.
Riattiva le tracce della sua libertà con accadimenti,guizzi,piegature,fibre, piroette,coup de foudre,mai dimenticando il margine di ingorgo,di quanto diceva Breton, e cioè che “Nessuna verità merita di rimanere unica”,per via che la realtà non ha un volto solo. Dangelo esibisce tele e carte in cui racconta segreti nostalgici,colloqui,echi di viaggio,come questo lungo, lunghissimo,che da Baltimora lo riporta in Italia passando da Magenta per questa mostra in terra lombarda.
Gioverà sapere che Dangelo giramondo lo è sempre stato,fin da quando ventenne attraversò l’Europa del dopoguerra e a Parigi conobbe l’imagismo,quel movimento che poggia il cuore nell’esito del suo sognare e s’infila nell’inferno dei suoi tormenti. A lampi di luce,a richiami del vuoto,a erotici alfabeti stellari, Dangelo ha affidato i suoi futuribili percorsi,con il mistero di sempre, le radici di ogni incantamento, le sue combine regolate da un dolce far niente autunnale.
Intanto a Magenta da Violarte si apre una mostra di Dangelo con opere di diversa datazione,dove si legge il climax del suo repertorio surrealista,che incrocia i moduli dell’antilirica e dell’antistile, e dove il senso,se senso c’è, è la larva che si dibatte nel suo immaginario, prima di librarsi in farfalla.Segni come arabeschi,astrazioni ed echi spersi, estasi quasi per guizzi. Rosso,azzurro,rosato o viola,è sempre rapido il volo del sogno.Il sogno si cela nel suo racconto,specchio,nuova imago.
Ora è tempo di avvertire la “riforma” artistica di Dangelo,il segnale storico di nucleo esploso come una corrente d’aria purissima,che ha dato il via a sciami di ricordi fantastici e furtivi,a elettriche pulsioni di tracce e scritture,di oniriche figure. Dangelo ha tenuto in conto da fabbro pittoresco il paradiso del mutamento, restaurando universi, vie lattee,mondi siderali e meteoriti in viaggio per cieli senza fine. Queste folgorazioni,queste saette,questi lampi hanno campionato lo spazio della vita e del mondo.
Dangelo arriva da Baltimora,ciò ne lascia avvertire la vitale attività del suo lavoro, ormai internazionalizzato, nonostante in Italia si continui oggi a scimmiottare e a proporre artisti cinesi o orientali in genere. L’Oriente come sogno è già in Italia,perché il mediterraneo è oriente,e il mediterraneo ha fatto sognare artisti che da tutto il mondo sono venuti in terra italica a concimare i loro germogli. Dangelo nella Milano di ieri e di oggi ha infuocato calligrafie e fiori , nuvole e funamboli, praterie e cieli.
Attraverso una sorta di linearismo,e un calligrafismo che gli fa corona con le esperienze di Tobey e ancora di Masson, le effusioni gestuali di Simon Hantai,eppoi Iaroslav Serpan, le costruzioni di Pavel Filonov,Dangelo ha declinato nuovi possibili paesaggi proprio perché se da una parte le risultanze pittoriche sue sono astrattiste e surrealista il suo spirito, il suo estetismo romantico lo ha portato a vivere totalmente l’immersione panica nell’universo, dandoci un racconto dedicato al sogno,al subconscio e all’interiorità.
Nucleare s’è chiamato il movimento voluto da lui e Baj nel 1951,con il manifesto dove si chiariva l’intendimento di questa pittura volta a far respirare lo spazio,a far crescere lo spazialismo, a dar gioco ai fenomeni evolutivi dei segni e delle forme,a laureare un’arte che di classico aveva poco, se non un sentimento di forza e passione,lo stesso che animava il Gruppo Cobra ormai febbricitante di materia e colore. O i vorticisti e gli informali che inseguivano la disorientata irrealtà.
Generosa la sua pittura lo è stata,per quel fiuto e quella sensibilità che il nostro artista ha avuto fra la lezione delle Avanguardie e alcuni esiti di ricerca artistica degli anni Sessanta, dove le deflagrazioni celesti e vegetali e lo stesso dinamismo ritmico,anticipato già in “Ritmi della città” del ’51, si sono nel tempo innervate in uno scenario cosmico e futuribile,capace di raccogliere persino certe orchestre esistenzialiste, ovvero quelle inquietudini che sono state e sono del suo e del nostro tempo.
E i ritmi di Dangelo sono i ritmi del tempo e della storia,i ritmi della vita,da lui evidenziati come segno e modulo,ed anche come gesto,cieco e veggente, in virtù del suo farsi “nucleare”,dell’attraversare quell’area fertile senza dogmatismi,a tal punto che attualizza il sentimento profondo del gesto artistico,quell’automatismo che è stato proprio sia dei surrealisti ma anche del Gruppo Cobra.
L’energia delle immagini è sovversiva rispetto a ogni punto di partenza, Dangelo è il solo e unico artista,senza proclami, a significare buona parte dell’arte del novecento,e la sua imagerie cosmica e privilegiata di messaggi, combacia con un dottissimo e raffinatissimo divertissement estetico,sicchè i suoi slanci vitalistici,di bergsoniana memoria,sono il pretesto variabile di ogni seduzione, di ogni dettaglio,di ogni umore,di ogni fenomeno.
Ora afferrate i risultati di questi procedimenti dal fascino sottile, pervasivo,di queste stesure allargate,di queste pitture-scritture, di queste gestualità ,di questi ideogrammi del mondo, di questi alfabeti minerali e vegetali ,ove sono aggiunti materia e colore.In essi Dangelo resta un modello insuperato,per via di un assorbimento lirico, una sensibilità suprema, una squisitezza formale,e soprattutto una sottile espressione linguistica ed espressiva. Dangelo prezioso testimone di vita,prezioso testimone dell’arte,prezioso declinatore di immagini,prezioso scrivano di griglie in accordo cromatico,prezioso sognatore e prezioso comunicatore.
Cenni biografici dell’artista
Sergio Dangelo è nato a Milano nel 1932.Ha viaggiato,giovanissimo,per l’intera Europa. Nel 1948 ha fatto atto a Bruxelles di surrealismo assoluto. Dal 1950 partecipa al terzo convoglio surrealista. La sua prima esposizione con quadri “nucleari” è alla San Fedele di Milano nel 1951.Da allora centinaia sono state le sue mostre e la presenza alle Triennali e Biennali di Venezia,a quest’ultima con sei edizioni e una sala nel 1966.Il suo lavoro è presente nei più importanti musei del mondo e illustri critici hanno scritto del suo lavoro.
Cenni biografici del Curatore
Carlo Franza, nato nel 1949,è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere,Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente . Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista,critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli ,oggi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995,il Premio Bormio nel 1996 , il Premio Milano nel 1998,e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000, di cui è presidente di giuria dal 2001.
L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemoporanea, figura di piano internazionale, che firma anche il testo del Catalogo, che verrà ufficialmente presentato alla stampa e al pubblico, dal titolo “Sergio Dangelo. Passando da Magenta tornando da Baltimora”,presenta trenta opere, che illustrano il percorso singolare di uno dei più fortunati e mitici artisti dell’arte italiana del novecento .
All’inaugurazione ci sarà una prolusione del Prof. Carlo Franza curatore della mostra,del gallerista ed editor Vittorio Viola, alla presenza di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti .
Scrive Carlo Franza nel testo: “
Sessant’anni fa,nel 1948 a Zandullet,Sergio Dangelo faceva atto di “surrealismo assoluto”,un passaggio emozionale in cui un risveglio viene meglio con il primo sole.Un atto questo che, non lo poneva fuori dalla vita e dalla realtà,semmai, lo orientava a tutto motore verso quello sperimentalismo che è stato una costante assoluta del suo intendere l’arte. E lui che di stile se ne intende è stato l’artefice dell’antistile,delle sottigliezze di segni,forme e linguaggio,fuori da ogni convenzione,fuori dai grigi e dentro gli stupori improvvisi.
E’ l’eterno fanciullo, che è in ognuno di noi e le convenzioni spesse volte soffocano,che ha alimentato con passione e delirio tutti gli stati della sua creatività, avviando o riscoprendo, attraverso minime oscillazioni,profili di ombre, fiori sparsi, nuvole di luce, fumi sacrificali,onde concentriche, riti oculari, minime fiabe,segrete corolle, automatici tic,stagioni di euforie e malinconie. Dangelo adulto bambino che ha intuito il visibile finito ed infinito.
Riattiva le tracce della sua libertà con accadimenti,guizzi,piegature,fibre, piroette,coup de foudre,mai dimenticando il margine di ingorgo,di quanto diceva Breton, e cioè che “Nessuna verità merita di rimanere unica”,per via che la realtà non ha un volto solo. Dangelo esibisce tele e carte in cui racconta segreti nostalgici,colloqui,echi di viaggio,come questo lungo, lunghissimo,che da Baltimora lo riporta in Italia passando da Magenta per questa mostra in terra lombarda.
Gioverà sapere che Dangelo giramondo lo è sempre stato,fin da quando ventenne attraversò l’Europa del dopoguerra e a Parigi conobbe l’imagismo,quel movimento che poggia il cuore nell’esito del suo sognare e s’infila nell’inferno dei suoi tormenti. A lampi di luce,a richiami del vuoto,a erotici alfabeti stellari, Dangelo ha affidato i suoi futuribili percorsi,con il mistero di sempre, le radici di ogni incantamento, le sue combine regolate da un dolce far niente autunnale.
Intanto a Magenta da Violarte si apre una mostra di Dangelo con opere di diversa datazione,dove si legge il climax del suo repertorio surrealista,che incrocia i moduli dell’antilirica e dell’antistile, e dove il senso,se senso c’è, è la larva che si dibatte nel suo immaginario, prima di librarsi in farfalla.Segni come arabeschi,astrazioni ed echi spersi, estasi quasi per guizzi. Rosso,azzurro,rosato o viola,è sempre rapido il volo del sogno.Il sogno si cela nel suo racconto,specchio,nuova imago.
Ora è tempo di avvertire la “riforma” artistica di Dangelo,il segnale storico di nucleo esploso come una corrente d’aria purissima,che ha dato il via a sciami di ricordi fantastici e furtivi,a elettriche pulsioni di tracce e scritture,di oniriche figure. Dangelo ha tenuto in conto da fabbro pittoresco il paradiso del mutamento, restaurando universi, vie lattee,mondi siderali e meteoriti in viaggio per cieli senza fine. Queste folgorazioni,queste saette,questi lampi hanno campionato lo spazio della vita e del mondo.
Dangelo arriva da Baltimora,ciò ne lascia avvertire la vitale attività del suo lavoro, ormai internazionalizzato, nonostante in Italia si continui oggi a scimmiottare e a proporre artisti cinesi o orientali in genere. L’Oriente come sogno è già in Italia,perché il mediterraneo è oriente,e il mediterraneo ha fatto sognare artisti che da tutto il mondo sono venuti in terra italica a concimare i loro germogli. Dangelo nella Milano di ieri e di oggi ha infuocato calligrafie e fiori , nuvole e funamboli, praterie e cieli.
Attraverso una sorta di linearismo,e un calligrafismo che gli fa corona con le esperienze di Tobey e ancora di Masson, le effusioni gestuali di Simon Hantai,eppoi Iaroslav Serpan, le costruzioni di Pavel Filonov,Dangelo ha declinato nuovi possibili paesaggi proprio perché se da una parte le risultanze pittoriche sue sono astrattiste e surrealista il suo spirito, il suo estetismo romantico lo ha portato a vivere totalmente l’immersione panica nell’universo, dandoci un racconto dedicato al sogno,al subconscio e all’interiorità.
Nucleare s’è chiamato il movimento voluto da lui e Baj nel 1951,con il manifesto dove si chiariva l’intendimento di questa pittura volta a far respirare lo spazio,a far crescere lo spazialismo, a dar gioco ai fenomeni evolutivi dei segni e delle forme,a laureare un’arte che di classico aveva poco, se non un sentimento di forza e passione,lo stesso che animava il Gruppo Cobra ormai febbricitante di materia e colore. O i vorticisti e gli informali che inseguivano la disorientata irrealtà.
Generosa la sua pittura lo è stata,per quel fiuto e quella sensibilità che il nostro artista ha avuto fra la lezione delle Avanguardie e alcuni esiti di ricerca artistica degli anni Sessanta, dove le deflagrazioni celesti e vegetali e lo stesso dinamismo ritmico,anticipato già in “Ritmi della città” del ’51, si sono nel tempo innervate in uno scenario cosmico e futuribile,capace di raccogliere persino certe orchestre esistenzialiste, ovvero quelle inquietudini che sono state e sono del suo e del nostro tempo.
E i ritmi di Dangelo sono i ritmi del tempo e della storia,i ritmi della vita,da lui evidenziati come segno e modulo,ed anche come gesto,cieco e veggente, in virtù del suo farsi “nucleare”,dell’attraversare quell’area fertile senza dogmatismi,a tal punto che attualizza il sentimento profondo del gesto artistico,quell’automatismo che è stato proprio sia dei surrealisti ma anche del Gruppo Cobra.
L’energia delle immagini è sovversiva rispetto a ogni punto di partenza, Dangelo è il solo e unico artista,senza proclami, a significare buona parte dell’arte del novecento,e la sua imagerie cosmica e privilegiata di messaggi, combacia con un dottissimo e raffinatissimo divertissement estetico,sicchè i suoi slanci vitalistici,di bergsoniana memoria,sono il pretesto variabile di ogni seduzione, di ogni dettaglio,di ogni umore,di ogni fenomeno.
Ora afferrate i risultati di questi procedimenti dal fascino sottile, pervasivo,di queste stesure allargate,di queste pitture-scritture, di queste gestualità ,di questi ideogrammi del mondo, di questi alfabeti minerali e vegetali ,ove sono aggiunti materia e colore.In essi Dangelo resta un modello insuperato,per via di un assorbimento lirico, una sensibilità suprema, una squisitezza formale,e soprattutto una sottile espressione linguistica ed espressiva. Dangelo prezioso testimone di vita,prezioso testimone dell’arte,prezioso declinatore di immagini,prezioso scrivano di griglie in accordo cromatico,prezioso sognatore e prezioso comunicatore.
Cenni biografici dell’artista
Sergio Dangelo è nato a Milano nel 1932.Ha viaggiato,giovanissimo,per l’intera Europa. Nel 1948 ha fatto atto a Bruxelles di surrealismo assoluto. Dal 1950 partecipa al terzo convoglio surrealista. La sua prima esposizione con quadri “nucleari” è alla San Fedele di Milano nel 1951.Da allora centinaia sono state le sue mostre e la presenza alle Triennali e Biennali di Venezia,a quest’ultima con sei edizioni e una sala nel 1966.Il suo lavoro è presente nei più importanti musei del mondo e illustri critici hanno scritto del suo lavoro.
Cenni biografici del Curatore
Carlo Franza, nato nel 1949,è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere,Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente . Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista,critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli ,oggi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995,il Premio Bormio nel 1996 , il Premio Milano nel 1998,e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000, di cui è presidente di giuria dal 2001.
25
maggio 2008
Sergio Dangelo – Passando da Magenta tornando da Baltimora
Dal 25 maggio al 30 giugno 2008
arte contemporanea
Location
VIOL@RTE
Galliate, Via Antonio Gramsci, 44, (Novara)
Galliate, Via Antonio Gramsci, 44, (Novara)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì,dalle 14,30 alle 19,30, sabato e domenica dalle 10,30 alle 19,30
Vernissage
25 Maggio 2008, ore 18.30
Autore
Curatore