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Sergio Gandini – Elogio della Luce
Questa singolare mostra presenta due artisti che sono uniti da svariate ascendenze e da una sensibilità comune: Luigi Stradella e Sergio Gandini.
Comunicato stampa
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Luigi Stradella, pittore noto da lungo tempo al pubblico urbinate, non avrebbe bisogno, a dire il vero, di nessuna presentazione: dopo un’intensa attività artistica suffragata da presenze critiche di notevole spessore, come Lambertini, Carluccio, De Micheli, Marchiori, Bo, Luzi e tanti altri tra cui Carnevali e Volponi, nonché Silvia Cuppini, ha realizzato un punto fermo con la mostra del 2012, presentata da Luigi Cavadini al Mac di Lissone; infine il 28 maggio 2014, nella città di Monza, gli è stato conferito dalla associazione ACCA, rappresentata di W.Tosi, il premio, omaggio alla carriera, “Una vita per la pittura”.
Sergio Gandini, laureato in filosofia all'Università Statale di Milano, coltiva l'interesse e la pratica della pittura a partire del 1971: ha avuto come amici e maestri Antonio Arosio, Pietro Gentili e, infine, Luigi Stradella. Ha esposto in collettive e personali, in Italia, a Milano, Monza, Lecco, Merate, Arcore, Vittorio Veneto, e all'estero, a Cadiz, Sofia, Budapest, Parigi, Madrid, Berlino; come poeta ho ricevuto il premio internazionale “Città di Milano” nel 1987, e ho pubblicato diverse raccolte di poesie, tenuto conferenze e seminari di poesia.
Un tempo, quando il dipingere nasceva da un sapere che ancora veniva appreso all’interno delle “botteghe” d’arte, il rapporto maestro-discepolo era considerato ovvio nella pratica pittorica: oggi, in tempi differenti, rimane traccia, in questi due artisti, soprattutto di una ricerca condivisa sulla luce al punto che, forse, è più rispondente al vero considerare questi due artisti entrambi come “discepoli” della Luce.
Testo di presentazione critico
Un amore impossibile
Silvia Cuppini Sassi
Anche quando Sergio Gandini dipinge un fiore, anche quando una sua immagine cattura lo sguardo per l’amabile semplicità, il dipinto nasconde un’intenzione del pensiero. Il fiore di cardo o è triste o è gaio. Il Cardo triste è il Cirsium Heterophillum, un fiore che nell’antica farmacopea veniva usato per vincere gli stati melanconici, del Cardo gaio non ho trovato un riscontro scientifico o poetico, può essere un gioco posto in atto dall’artista per contrasto con il Cardo triste. La mostra offre due piani di lettura: uno attraverso le immagini, l’altro racchiuso nelle parole dei titoli.
Terra, Fuoco, Acqua, tre dei quattro elementi si sviluppano coerentemente in orizzontale mentre l’Aria tendendo verso l’alto ha richiesto il formato verticale.
Con Lichtung I e II (Radura I e II), forse si vuole richiamare il pensiero di Heidegger che intende riferirsi con Lichtung al “chiaroscuro fra presenza e assenza”. La pittura di Sergio Gandini, filamentosa, pregna di pigmento colorato, compatta e tumultuosa sembra essere una risposta alle domande provocate dalla frequentazione di filosofi, poeti e artisti. Paul Celan e Rainer Maria Rilke sono presenti, il primo in Fadensonnen (Filamenti di sole), in Flügel nacht (Volo di notte), in Ballt um das wort sich der schnee (S’aggruma attorno alla parola la neve), in In der luft (Nell’aria), in Tenebrae (Tenebre); il secondo in Werwandlung ist nicht lüge (La metamorfosi non è inganno), mentre una eco di Georg Trakl si avverte in Blutet die dämmerung (Sanguina il tramonto). Poeti questi che hanno restituito nei loro versi l’inquietudine di un tempo controverso e impietoso come la loro anima. Una scelta letteraria per accompagnare una pittura di gesto, che nasce solo dall’impulso nervoso della mano.
Una ricerca di tranquillità, di pace interiore si annida nell’uso dei termini di origine orientale per le opere intitolate: Jaku (Quiete), Hyōgen (Distesa di ghiaccio), Akikaze (Brezza autunnale), Kido (Luccicanza) e forse solo un sapore d'oriente contengono le espressioni: Ciliegio a sera e Hebstkokon che significa Bozzolo d’autunno, il bozzolo della seta.
D’estate l’allodola canta fa pensare a Giulietta e Romeo e alla fine di una notte d’amore segnata dal canto che da lieto si fa lugubre.
La natura del desiderio è dentro un aforisma di Aristotele che recita così: “E’ nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto, e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo”, mentre La pianura della verità rimanda all’iperuranio di Platone. In tutto questo c’è qualche cosa di irraggiungibile, di inespresso.
La dimora della morte, Schneegrube (Sepolcro di neve), Fossilherz (Cuore fossile), Steinwogen (Ondate di pietra), Schicksal (Destino) restituiscono la durezza pietrosa, l’aridità del deserto.
Ancora fiori, minacciosi però, in Dente di cane e in Wintergrün (Inverno verde), il nome della pervinca che nasce nel freddo dell’inverno.
Un lampo di luce catturato con Abglanz (Riflessi), Feenaugen (Occhi delle fate), Disgelo, I lembi del manto di Dio, Lichtinsel (Isola di luce); un movimento d’aria con Rohrwind (Vento fra le canne), In der luft (Nell’aria). Aria e luce si sono insinuate inattese fra le spatolate di colore per restituire leggerezza a un’arte meditativa che predilige i toni cupi dei rossi e dei neri.
Narciso alla fonte ci assale come un autoritratto che giunge da lontano dopo un impossibile amore.
Sergio Gandini, laureato in filosofia all'Università Statale di Milano, coltiva l'interesse e la pratica della pittura a partire del 1971: ha avuto come amici e maestri Antonio Arosio, Pietro Gentili e, infine, Luigi Stradella. Ha esposto in collettive e personali, in Italia, a Milano, Monza, Lecco, Merate, Arcore, Vittorio Veneto, e all'estero, a Cadiz, Sofia, Budapest, Parigi, Madrid, Berlino; come poeta ho ricevuto il premio internazionale “Città di Milano” nel 1987, e ho pubblicato diverse raccolte di poesie, tenuto conferenze e seminari di poesia.
Un tempo, quando il dipingere nasceva da un sapere che ancora veniva appreso all’interno delle “botteghe” d’arte, il rapporto maestro-discepolo era considerato ovvio nella pratica pittorica: oggi, in tempi differenti, rimane traccia, in questi due artisti, soprattutto di una ricerca condivisa sulla luce al punto che, forse, è più rispondente al vero considerare questi due artisti entrambi come “discepoli” della Luce.
Testo di presentazione critico
Un amore impossibile
Silvia Cuppini Sassi
Anche quando Sergio Gandini dipinge un fiore, anche quando una sua immagine cattura lo sguardo per l’amabile semplicità, il dipinto nasconde un’intenzione del pensiero. Il fiore di cardo o è triste o è gaio. Il Cardo triste è il Cirsium Heterophillum, un fiore che nell’antica farmacopea veniva usato per vincere gli stati melanconici, del Cardo gaio non ho trovato un riscontro scientifico o poetico, può essere un gioco posto in atto dall’artista per contrasto con il Cardo triste. La mostra offre due piani di lettura: uno attraverso le immagini, l’altro racchiuso nelle parole dei titoli.
Terra, Fuoco, Acqua, tre dei quattro elementi si sviluppano coerentemente in orizzontale mentre l’Aria tendendo verso l’alto ha richiesto il formato verticale.
Con Lichtung I e II (Radura I e II), forse si vuole richiamare il pensiero di Heidegger che intende riferirsi con Lichtung al “chiaroscuro fra presenza e assenza”. La pittura di Sergio Gandini, filamentosa, pregna di pigmento colorato, compatta e tumultuosa sembra essere una risposta alle domande provocate dalla frequentazione di filosofi, poeti e artisti. Paul Celan e Rainer Maria Rilke sono presenti, il primo in Fadensonnen (Filamenti di sole), in Flügel nacht (Volo di notte), in Ballt um das wort sich der schnee (S’aggruma attorno alla parola la neve), in In der luft (Nell’aria), in Tenebrae (Tenebre); il secondo in Werwandlung ist nicht lüge (La metamorfosi non è inganno), mentre una eco di Georg Trakl si avverte in Blutet die dämmerung (Sanguina il tramonto). Poeti questi che hanno restituito nei loro versi l’inquietudine di un tempo controverso e impietoso come la loro anima. Una scelta letteraria per accompagnare una pittura di gesto, che nasce solo dall’impulso nervoso della mano.
Una ricerca di tranquillità, di pace interiore si annida nell’uso dei termini di origine orientale per le opere intitolate: Jaku (Quiete), Hyōgen (Distesa di ghiaccio), Akikaze (Brezza autunnale), Kido (Luccicanza) e forse solo un sapore d'oriente contengono le espressioni: Ciliegio a sera e Hebstkokon che significa Bozzolo d’autunno, il bozzolo della seta.
D’estate l’allodola canta fa pensare a Giulietta e Romeo e alla fine di una notte d’amore segnata dal canto che da lieto si fa lugubre.
La natura del desiderio è dentro un aforisma di Aristotele che recita così: “E’ nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto, e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo”, mentre La pianura della verità rimanda all’iperuranio di Platone. In tutto questo c’è qualche cosa di irraggiungibile, di inespresso.
La dimora della morte, Schneegrube (Sepolcro di neve), Fossilherz (Cuore fossile), Steinwogen (Ondate di pietra), Schicksal (Destino) restituiscono la durezza pietrosa, l’aridità del deserto.
Ancora fiori, minacciosi però, in Dente di cane e in Wintergrün (Inverno verde), il nome della pervinca che nasce nel freddo dell’inverno.
Un lampo di luce catturato con Abglanz (Riflessi), Feenaugen (Occhi delle fate), Disgelo, I lembi del manto di Dio, Lichtinsel (Isola di luce); un movimento d’aria con Rohrwind (Vento fra le canne), In der luft (Nell’aria). Aria e luce si sono insinuate inattese fra le spatolate di colore per restituire leggerezza a un’arte meditativa che predilige i toni cupi dei rossi e dei neri.
Narciso alla fonte ci assale come un autoritratto che giunge da lontano dopo un impossibile amore.
02
agosto 2014
Sergio Gandini – Elogio della Luce
Dal 02 al 17 agosto 2014
arte contemporanea
Location
CASA NATALE DI RAFFAELLO
Urbino, Via Raffaello, 57, (Pesaro E Urbino)
Urbino, Via Raffaello, 57, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 9,00-13,00 e 15,00-19,0 domenica 10,00-13,00
aperta a ferragosto
Vernissage
2 Agosto 2014, ore 17.30
Autore