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Sergio Giantomassi – Sotto il segno del Cactus. Illustrazioni citazioni pensieri e scarabocchi
Creatrice di idee, regina del mondo del perfettibile, connettore essenziale del binomio mano-cervello, oggetto d’affezione, strumento analogico, tattile e fisico in netto disallineamento con le tendenze digitali, virtuali e impalpabili del nuovo millennio: la matita è la protagonista indiscussa.
Comunicato stampa
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La matita c’est moi! Creatrice di idee, regina del mondo del perfettibile, connettore essenziale del binomio mano-cervello, oggetto d’affezione, strumento analogico, tattile e fisico in netto disallineamento con le tendenze digitali, virtuali e impalpabili del nuovo millennio: la matita è protagonista indiscussa della nuova produzione di Sergio Giantomassi. Un passo ulteriore nell’eccentrico universo di un illustratore guidato da una creatività giocosa e fertile: dalle maschere a china che raccontavano qualità e virtù umane, agli oggetti inutili progettati per risolvere problemi surreali fino alle piante impossibili che descrivevano un mondo vegetale alternativo.
E se è inconfutabile che il soggetto scelto è storia alquanto personale per l’autore che nella vita presta il suo talento alla grafica editoriale e pubblicitaria oltre che all’insegnamento, è altrettanto vero che, se potessimo tornare alla nostra infanzia, sarebbe subito chiaro che la matita è parte integrante della storia di ognuno di noi: è la prima compagna di scuola, su di lei si sono sfogate le mandibole di intere generazioni di studenti, alle sue linee abbiamo affidato le nostre prime immagini, grazie alla sua cancellabilità, abbiamo capito il valore del “tornare sui nostri passi” e modificare le nostre scelte.
Perciò queste immagini possono considerarsi un album o, meglio, una raccolta di ritratti dove le matite raccontano qualcosa di noi impugnatori, sono il nostro specchio deformante, liberano i nostri sogni, danno forma alle nostre idee. Sanno visualizzare le nostre psico-patologie come quella che Sergio Giantomassi chiama la sindrome dei “socializzanti virtuali e respingenti reali”: “non capisco perché a volte non si avvicina nessuno” si chiede un matita-cactus, esemplificazione di un organismo assai attraente al suo interno (è una pianta piena d’acqua in pieno deserto) che si mostra pericoloso e inavvicinabile all’esterno, con le spine accentuate al punto da diventare caricaturali. “A volte è meglio essere un po’ quadrati” gli fa eco un mozzicone di legno e grafite, evidentemente veterano del segno e ben disposto a dare consigli mentre un modello dotato di gomma da cancellare chiosa “ ogni tanto fermiamoci un attimo… per pensare a chi e cosa ci sta vicino”, guardandoci dentro con acuta leggerezza e un pizzico di fantasia, ingredienti necessari per “…affrontare le tempeste della vita con buon segno”.
Ogni matita ha un suo contesto, ma tutte concentrano la nostra attenzione tanto su se stesse quanto sul segno tracciato per rimanere, per comunicare con l’altro, per trasmettere un messaggio personale, forte, chiaro e utile, se possibile e non necessariamente legato al mondo delle parole: “non ho niente da dire” sostiene una matita interdetta “ma posso lasciare un segno”. In un quotidiano che ci vede delegare i nostri stati d’animo a 140 caratteri e qualche emoji, Giantomassi crede che le parole non sempre bastino a esprimere un particolare stato d’animo ed ecco che il disegno, l’immagine diviene alleato indispensabile e necessario per spiegare e farsi capire: basta distrattori di massa attraenti come caramelle, è necessario progettare il futuro e buttar giù delle idee (“…caramelle non ne voglio più”). Idee multiple e varie, mosse dall’interno, tracciate “(nonostante nonostante ) il grigio dalla grafite…” a colori. L’impugnatore è un pilota che può guidare la matita verso luoghi nuovi e inesplorati, trascrivendo i propri sogni senza porre filtri, creando segni frammentari, visionari, metropolitani, slegati tra loro eppure connessi come nel roteare di una trottola.
Alla nostra società adolescenziale, fatta di continui stimoli ad alta intensità, Sergio Giantomassi contrappone una prospettiva piana, semplice, chiara eppure ludica e ironica. Un guizzo estroso attraente nella sua giocosa leggerezza e procreatore di genuina creatività capace finanche di progettare una nuova civiltà, partendo da una città ideale, racchiusa all’interno della lampadina che contrassegnava le geniali trovate di Archimede Pitagorico.
(Nicoletta Rosetti)
E se è inconfutabile che il soggetto scelto è storia alquanto personale per l’autore che nella vita presta il suo talento alla grafica editoriale e pubblicitaria oltre che all’insegnamento, è altrettanto vero che, se potessimo tornare alla nostra infanzia, sarebbe subito chiaro che la matita è parte integrante della storia di ognuno di noi: è la prima compagna di scuola, su di lei si sono sfogate le mandibole di intere generazioni di studenti, alle sue linee abbiamo affidato le nostre prime immagini, grazie alla sua cancellabilità, abbiamo capito il valore del “tornare sui nostri passi” e modificare le nostre scelte.
Perciò queste immagini possono considerarsi un album o, meglio, una raccolta di ritratti dove le matite raccontano qualcosa di noi impugnatori, sono il nostro specchio deformante, liberano i nostri sogni, danno forma alle nostre idee. Sanno visualizzare le nostre psico-patologie come quella che Sergio Giantomassi chiama la sindrome dei “socializzanti virtuali e respingenti reali”: “non capisco perché a volte non si avvicina nessuno” si chiede un matita-cactus, esemplificazione di un organismo assai attraente al suo interno (è una pianta piena d’acqua in pieno deserto) che si mostra pericoloso e inavvicinabile all’esterno, con le spine accentuate al punto da diventare caricaturali. “A volte è meglio essere un po’ quadrati” gli fa eco un mozzicone di legno e grafite, evidentemente veterano del segno e ben disposto a dare consigli mentre un modello dotato di gomma da cancellare chiosa “ ogni tanto fermiamoci un attimo… per pensare a chi e cosa ci sta vicino”, guardandoci dentro con acuta leggerezza e un pizzico di fantasia, ingredienti necessari per “…affrontare le tempeste della vita con buon segno”.
Ogni matita ha un suo contesto, ma tutte concentrano la nostra attenzione tanto su se stesse quanto sul segno tracciato per rimanere, per comunicare con l’altro, per trasmettere un messaggio personale, forte, chiaro e utile, se possibile e non necessariamente legato al mondo delle parole: “non ho niente da dire” sostiene una matita interdetta “ma posso lasciare un segno”. In un quotidiano che ci vede delegare i nostri stati d’animo a 140 caratteri e qualche emoji, Giantomassi crede che le parole non sempre bastino a esprimere un particolare stato d’animo ed ecco che il disegno, l’immagine diviene alleato indispensabile e necessario per spiegare e farsi capire: basta distrattori di massa attraenti come caramelle, è necessario progettare il futuro e buttar giù delle idee (“…caramelle non ne voglio più”). Idee multiple e varie, mosse dall’interno, tracciate “(nonostante nonostante ) il grigio dalla grafite…” a colori. L’impugnatore è un pilota che può guidare la matita verso luoghi nuovi e inesplorati, trascrivendo i propri sogni senza porre filtri, creando segni frammentari, visionari, metropolitani, slegati tra loro eppure connessi come nel roteare di una trottola.
Alla nostra società adolescenziale, fatta di continui stimoli ad alta intensità, Sergio Giantomassi contrappone una prospettiva piana, semplice, chiara eppure ludica e ironica. Un guizzo estroso attraente nella sua giocosa leggerezza e procreatore di genuina creatività capace finanche di progettare una nuova civiltà, partendo da una città ideale, racchiusa all’interno della lampadina che contrassegnava le geniali trovate di Archimede Pitagorico.
(Nicoletta Rosetti)
30
marzo 2019
Sergio Giantomassi – Sotto il segno del Cactus. Illustrazioni citazioni pensieri e scarabocchi
Dal 30 marzo al 14 aprile 2019
disegno e grafica
Location
GALLERIA PUCCINI
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (Ancona)
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (Ancona)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 17,30-19,30
Vernissage
30 Marzo 2019, ore 18.00
Autore