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Sergio Maria Capilupi / Christian Ciampoli / Silvia Sbordoni – Metà e metà
Installazione site-specific del gruppo informale di arte urbana Traidentiti
con la collaborazione di C.S.O.A. Forte Prenestino
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A febbraio di quest’anno, abbiamo ricevuto l’invito da parte del gruppo del teatro/Forte, di allestire il foier, tentando solo di creare un ambiente più gradevole per il passaggio e l’attesa del pubblico del teatro stesso.
La circostanza ci era favorevole per approfondire la conoscenza del Forte, un luogo a nostro avviso molto affascinante sia per la sua architettura e per le sue originarie funzioni mai assolte, che per la sua storia dal momento dell’occupazione.
Inizialmente abbiamo riflettuto sul concetto di soglia, ovvero sul distacco creato in una certa misura dai limiti formali dell’architettura e in altra parte dalla volontà degli occupanti. In una situazione di questo genere si rendeva necessario indagare su questi temi attraverso il contatto diretto con le persone del posto. Ci siamo quindi mostrati interessati, come eravamo, alle dinamiche interne di gestione del centro sociale, rivolgendo domande dirette, oppure esponendoci nel documentare attraverso la fotografia tutto ciò che ci incuriosiva. Abbiamo cominciato a ritenere interessante il fatto di creare un archivio del forte dentro al forte stesso e più in particolare ci stimolava l’idea di presentare un punto di vista esterno e “meccanico”, tentando così di aprire un piccolo spiraglio sul muro di cinta del forte.
Ne è emerso un resoconto fatto di oggetti di ogni tipo: marchingegni, sedie, maniglie, cani, tubi, muri; tutto eccetto l’essere umano. Esaminando poi gli oggetti fotografati abbiamo oltrepassato quello che poteva essere un nostro punto di vista personale sul valore artistico di certe cose. Ogni cosa, compresi i cani senza padroni, rispecchiava un desiderio di libertà ed una energia creativa della stessa intensità di quella che aveva spinto noi stessi a registrare tutto indistintamente, quasi senza pensarci. Per questo motivo l’operazione non poteva risolversi solo nella catalogazione, ma diveniva necessario rafforzare quel punto di vista esterno. Prendendo quindi a prestito “un intero” del forte per sottrarne una metà, partendo dalle stratificazioni più superficiali, non abbiamo fatto altro che unire “la metà del forte” con un’altra al limite opposto (il centro commerciale), presa anch’essa a prestito, ma in luoghi dove il desiderio di libertà è soffocato dal nascere. Le due metà non fornivano un intero equilibrato, ma indicazioni con le quali era possibile individuare la separazione, ed abbatterla.
Il trasporto degli oggetti fuori dalla fortificazione:
Se all’interno del forte non si rendeva necessario separare lo spazio della installazione dal resto (perché non poteva esservi e non era necessaria una soluzione di continuità) ad Embrice è invece indispensabile rafforzare la separazione con il circostante. Il discorso dell’oggetto di design da centro commerciale verrà superato, quindi diventerà una delle tante stratificazioni su cui aggiungerne delle altre. In questo modo il lavoro perderà le caratteristiche derivanti dall’accostamento di due estremi, divenendo così una unità. Solo dopo il trasporto, e una volta installata ad Embrice essa si dimezzerà nuovamente avendo perduto il rapporto con lo spazio precedente. Sarà il visitatore, a questo punto, a ricostruire lo spazio nel suo immaginario: questa dimensione definirà la nuova metà ed il suo nuovo limite.
La circostanza ci era favorevole per approfondire la conoscenza del Forte, un luogo a nostro avviso molto affascinante sia per la sua architettura e per le sue originarie funzioni mai assolte, che per la sua storia dal momento dell’occupazione.
Inizialmente abbiamo riflettuto sul concetto di soglia, ovvero sul distacco creato in una certa misura dai limiti formali dell’architettura e in altra parte dalla volontà degli occupanti. In una situazione di questo genere si rendeva necessario indagare su questi temi attraverso il contatto diretto con le persone del posto. Ci siamo quindi mostrati interessati, come eravamo, alle dinamiche interne di gestione del centro sociale, rivolgendo domande dirette, oppure esponendoci nel documentare attraverso la fotografia tutto ciò che ci incuriosiva. Abbiamo cominciato a ritenere interessante il fatto di creare un archivio del forte dentro al forte stesso e più in particolare ci stimolava l’idea di presentare un punto di vista esterno e “meccanico”, tentando così di aprire un piccolo spiraglio sul muro di cinta del forte.
Ne è emerso un resoconto fatto di oggetti di ogni tipo: marchingegni, sedie, maniglie, cani, tubi, muri; tutto eccetto l’essere umano. Esaminando poi gli oggetti fotografati abbiamo oltrepassato quello che poteva essere un nostro punto di vista personale sul valore artistico di certe cose. Ogni cosa, compresi i cani senza padroni, rispecchiava un desiderio di libertà ed una energia creativa della stessa intensità di quella che aveva spinto noi stessi a registrare tutto indistintamente, quasi senza pensarci. Per questo motivo l’operazione non poteva risolversi solo nella catalogazione, ma diveniva necessario rafforzare quel punto di vista esterno. Prendendo quindi a prestito “un intero” del forte per sottrarne una metà, partendo dalle stratificazioni più superficiali, non abbiamo fatto altro che unire “la metà del forte” con un’altra al limite opposto (il centro commerciale), presa anch’essa a prestito, ma in luoghi dove il desiderio di libertà è soffocato dal nascere. Le due metà non fornivano un intero equilibrato, ma indicazioni con le quali era possibile individuare la separazione, ed abbatterla.
Il trasporto degli oggetti fuori dalla fortificazione:
Se all’interno del forte non si rendeva necessario separare lo spazio della installazione dal resto (perché non poteva esservi e non era necessaria una soluzione di continuità) ad Embrice è invece indispensabile rafforzare la separazione con il circostante. Il discorso dell’oggetto di design da centro commerciale verrà superato, quindi diventerà una delle tante stratificazioni su cui aggiungerne delle altre. In questo modo il lavoro perderà le caratteristiche derivanti dall’accostamento di due estremi, divenendo così una unità. Solo dopo il trasporto, e una volta installata ad Embrice essa si dimezzerà nuovamente avendo perduto il rapporto con lo spazio precedente. Sarà il visitatore, a questo punto, a ricostruire lo spazio nel suo immaginario: questa dimensione definirà la nuova metà ed il suo nuovo limite.
26
settembre 2008
Sergio Maria Capilupi / Christian Ciampoli / Silvia Sbordoni – Metà e metà
Dal 26 settembre al 07 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA EMBRICE
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì al sabato ore 18 - 20.00
Vernissage
26 Settembre 2008, dalle ore 18.00
Autore
Curatore