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Sergio Padovani – L’Apocalisse ti dona!
Atmosfere cupe, personaggi orrorifici, deformi e multi sessuati: Sergio Padovani e il suo circo pittorico delle delizie sono in città ad annunciare la buona novella.
Comunicato stampa
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L’Apocalisse sta per compiersi, ma niente paura, si tratta di evento che dona: è oscura, quindi snellisce e va un po’ su tutto! L’artista, che impiega una pittura sapiente come medium espressivo, ha cominciato la propria ricerca artistica come compositore musicale, per approdare alle arti visive solo in un secondo momento, «perché – ha spiegato – la pittura è uno strumento completo, come il pianoforte, che non necessita di alcun accompagnamento: pochi gesti offrono uno spettro immediato e compiuto.» Il suo sguardo apre finestre inquiete su di un universo onirico che è necessariamente da preservare, puntando un faro su di un circo straordinario che non bisogna in alcun modo temere, che si palesa attraverso un procedimento di creazione che è più importante del risultato finale stesso. La titolazione dei lavori viene a completare con la sua spolverata di parole affascinanti, l’opera stessa, imponendo per la prima volta il punto di vista dell’artista sulla visione; molte sono le influenze estetiche ed emotive, che vengono filtrare per dar vita ad un’opera totalmente originale: dalla pittura fiamminga all’espressionismo tedesco, dal cinema muto degli anni ’20, all’estetica degli anni ’40, passando attraverso i trattati di storia, e la letteratura, ma sopra a tutto la musica.
Scrive Viviana Siviero nel testo in catalogo: «Sergio Padovani mette in scena uno spettacolo piacevolmente orrorifico, attraverso la costruzione di corpi mostruosi, zeppi di ricuciture ermafrodite di pelli cadenti che si muovono al confine fra la riunione dei sessi e delle età, in uno spazio senza spazio dove le ore si susseguono ed esistono in quanto tali e non in relazione al loro essere ripetizione perpetua di ventiquattro. La sua pratica artistica indagata in punta di capace pennello solleva ad ogni nuova opera quella quinta di sipario che nasconde la realtà, scoprendo un popolo che la banalità miope del quotidiano ha reso insicuro, una corte dei folli riunita attorno alle proprie diversità deformi.
Sarebbe facile parlare di anime emarginate costrette a vivere in una sorta di “mondo di sotto”, una realtà parallela e rassicurante dove l’anomalia è diventata regola perché condivisa dai più. Sarebbe banale parlare di un loro desiderio – che comunque risulta palpabile fra le molteplici pennellate oscure – di accettazione da parte di coloro che si attengono radicalmente alla regola per forma ed essenza. E per semplice volere del destino. La tela, col suo riquadro ligneo, definisce uno spazio di confronto; la cornice si apre come una finestra d’inquadratura su una realtà più complessa che ci chiede di non fuggire con lo sguardo[…]
Sergio Padovani e il suo sopraffino pennello fanno lo stupore di chi li “ascolta”. Il colore predominante potrebbe sembrare il nero ma non ci si deve lasciar ingannare dalla quantità: il vero protagonista dell’inquadratura è il bianco, manifesto attraverso l’assenza di colore ma inteso come luce, quindi somma di tutti i colori. La sua impalpabilità rende necessaria la messa in gioco del suo opposto, l’ombra, che fa da supporto al protagonista per permettere alla luce e a tutte le sue significanti di mostrare la propria forza. Lo stesso vale per l’assenza di ambientazione, obnubilata da uno sfondo che annienta qualunque particolare: la volontà dell’artista sembra essere quella di indicare la strada di lettura più che di dettagliarne la cromia».
Scrive Viviana Siviero nel testo in catalogo: «Sergio Padovani mette in scena uno spettacolo piacevolmente orrorifico, attraverso la costruzione di corpi mostruosi, zeppi di ricuciture ermafrodite di pelli cadenti che si muovono al confine fra la riunione dei sessi e delle età, in uno spazio senza spazio dove le ore si susseguono ed esistono in quanto tali e non in relazione al loro essere ripetizione perpetua di ventiquattro. La sua pratica artistica indagata in punta di capace pennello solleva ad ogni nuova opera quella quinta di sipario che nasconde la realtà, scoprendo un popolo che la banalità miope del quotidiano ha reso insicuro, una corte dei folli riunita attorno alle proprie diversità deformi.
Sarebbe facile parlare di anime emarginate costrette a vivere in una sorta di “mondo di sotto”, una realtà parallela e rassicurante dove l’anomalia è diventata regola perché condivisa dai più. Sarebbe banale parlare di un loro desiderio – che comunque risulta palpabile fra le molteplici pennellate oscure – di accettazione da parte di coloro che si attengono radicalmente alla regola per forma ed essenza. E per semplice volere del destino. La tela, col suo riquadro ligneo, definisce uno spazio di confronto; la cornice si apre come una finestra d’inquadratura su una realtà più complessa che ci chiede di non fuggire con lo sguardo[…]
Sergio Padovani e il suo sopraffino pennello fanno lo stupore di chi li “ascolta”. Il colore predominante potrebbe sembrare il nero ma non ci si deve lasciar ingannare dalla quantità: il vero protagonista dell’inquadratura è il bianco, manifesto attraverso l’assenza di colore ma inteso come luce, quindi somma di tutti i colori. La sua impalpabilità rende necessaria la messa in gioco del suo opposto, l’ombra, che fa da supporto al protagonista per permettere alla luce e a tutte le sue significanti di mostrare la propria forza. Lo stesso vale per l’assenza di ambientazione, obnubilata da uno sfondo che annienta qualunque particolare: la volontà dell’artista sembra essere quella di indicare la strada di lettura più che di dettagliarne la cromia».
15
marzo 2011
Sergio Padovani – L’Apocalisse ti dona!
Dal 15 marzo al 05 aprile 2011
arte contemporanea
Location
WANNABEE GALLERY
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-20
sabato ore 11 - 19
Vernissage
15 Marzo 2011, ore 19
Autore
Curatore