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Sergio Ragalzi – Visioni
Proseguendo nell’esplorazione dei lati più oscuri della mente umana, svelandone gli aspetti involutivi legati ad un ambivalente e pericoloso progresso tecnologico, l’artista propone una possibile visione di un futuro degenerato
Comunicato stampa
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La 41 artecontemporanea è lieta di presentare la seconda mostra personale di opere su carta di Sergio Ragalzi.
Proseguendo nell'esplorazione dei lati più oscuri della mente umana, svelandone gli aspetti involutivi legati ad un ambivalente e pericoloso progresso tecnologico, l'artista propone una possibile visione di un futuro degenerato dove forme embrionali antropomorfe, prototipi di esistenze primordiali costruite in laboratorio, vivono generati e nutriti visivamente dagli orrori alchemici del dolore umano.
Calpestando gli antichi territori del mito demiurgico della creazione, assolutamente contemporaneo e centrale nell'attuale ricerca scientifica, e quelli fantascientifici di schiere di androidi a servizio dell'inesauribile potere umano di conquista, l'operazione di Ragalzi si discosta dalla concezione asettica della creazione artificiale, così come dall'ipotetica rivolta della macchina al suo padrone.
La sfera emotiva e panica, seppur nella sua accezione più negativa e dolorosa, è all'origine del racconto. Dagli sguardi saturi ed inquietanti dei volti costretti in ampolle chimiche, scorrono lacrime imperdonabili, sofferenti conseguenze degli squilibri umani che li hanno generati.
Il corpo-cervello acquista un potere spazialmente illimitato, invadendo l'atmosfera vitale con forme liquide che disegnano le allucinazioni della nostra psiche tenuta sotto controllo dai pesanti e vigili sguardi sentenziosi, specchi di una memoria umana fragile e squilibrata.
Se la vista è il senso, il mezzo, attraverso il quale essi prendono vita e forma, l'occhio è il "cuore" di tali esistenze,. Ma esso agisce sullo spettatore ribaltando i termini dell'abituale dialogo tra questi e l'opera. L'osservatore si sente osservato, non solo è l'osservato. Perdendo il proprio diritto all'invisibilità, alla possibilità di un giudizio unidirezionale verso l'esterno, i cardini della centralità individuale, di un'identità tanto libera quanto possibile, vengono destrutturati.
L'asse volontà/libertà personale perde di colpo la propria verticalità innata per preoccuparsi di doverla difendere, sottoposta all'affascinante, magnetico, subdolo e tirannico pericolo del giudizio esterno.
Il fatidico momento di inversione di potere, che vuole l'uomo sottomesso alle sue stesse creazioni, si inscrive in questo caso in un sistema di tipo etico piuttosto che in un esplosione emotivo passionale della macchina che si rivolta al padre assumendone inspiegabilmente gli stessi desideri.
L'angoscia che ne deriva non è data dall'incontro con l'alieno dello spazio esterno, né da una condizione di pura allucinazione psichica: è l'incontro mortale dell'uomo con l'immaginario tecnologico.
Proseguendo nell'esplorazione dei lati più oscuri della mente umana, svelandone gli aspetti involutivi legati ad un ambivalente e pericoloso progresso tecnologico, l'artista propone una possibile visione di un futuro degenerato dove forme embrionali antropomorfe, prototipi di esistenze primordiali costruite in laboratorio, vivono generati e nutriti visivamente dagli orrori alchemici del dolore umano.
Calpestando gli antichi territori del mito demiurgico della creazione, assolutamente contemporaneo e centrale nell'attuale ricerca scientifica, e quelli fantascientifici di schiere di androidi a servizio dell'inesauribile potere umano di conquista, l'operazione di Ragalzi si discosta dalla concezione asettica della creazione artificiale, così come dall'ipotetica rivolta della macchina al suo padrone.
La sfera emotiva e panica, seppur nella sua accezione più negativa e dolorosa, è all'origine del racconto. Dagli sguardi saturi ed inquietanti dei volti costretti in ampolle chimiche, scorrono lacrime imperdonabili, sofferenti conseguenze degli squilibri umani che li hanno generati.
Il corpo-cervello acquista un potere spazialmente illimitato, invadendo l'atmosfera vitale con forme liquide che disegnano le allucinazioni della nostra psiche tenuta sotto controllo dai pesanti e vigili sguardi sentenziosi, specchi di una memoria umana fragile e squilibrata.
Se la vista è il senso, il mezzo, attraverso il quale essi prendono vita e forma, l'occhio è il "cuore" di tali esistenze,. Ma esso agisce sullo spettatore ribaltando i termini dell'abituale dialogo tra questi e l'opera. L'osservatore si sente osservato, non solo è l'osservato. Perdendo il proprio diritto all'invisibilità, alla possibilità di un giudizio unidirezionale verso l'esterno, i cardini della centralità individuale, di un'identità tanto libera quanto possibile, vengono destrutturati.
L'asse volontà/libertà personale perde di colpo la propria verticalità innata per preoccuparsi di doverla difendere, sottoposta all'affascinante, magnetico, subdolo e tirannico pericolo del giudizio esterno.
Il fatidico momento di inversione di potere, che vuole l'uomo sottomesso alle sue stesse creazioni, si inscrive in questo caso in un sistema di tipo etico piuttosto che in un esplosione emotivo passionale della macchina che si rivolta al padre assumendone inspiegabilmente gli stessi desideri.
L'angoscia che ne deriva non è data dall'incontro con l'alieno dello spazio esterno, né da una condizione di pura allucinazione psichica: è l'incontro mortale dell'uomo con l'immaginario tecnologico.
28
ottobre 2004
Sergio Ragalzi – Visioni
Dal 28 ottobre all'undici dicembre 2004
arte contemporanea
Location
41 ARTECONTEMPORANEA
Torino, Strada Val Salice, 9, (Torino)
Torino, Strada Val Salice, 9, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 16 alle 19,30.
Mattina su appuntamento
Vernissage
28 Ottobre 2004, ore 18,30
Curatore