Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Serie InContemporanea. La fotografia come meta-narrazione
La mostra esplora il concetto di serie in fotografia attraverso i contributi di esponenti di spicco nel panorama mondiale dell’arte e della fotografia contemporanee
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Serie InContemporanea. La fotografia come meta-narrazione esplora il concetto di serie in fotografia attraverso i contributi di esponenti di spicco nel panorama mondiale dell’arte e della fotografia contemporanee.
La mostra, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, è realizzata dal Fondo Giov-Anna Piras con il prezioso contributo di Imesa Group e di Art Hotel Italia.
Un percorso che evidenzia il potenziale versatile della fotografia, poiché ne illustra la capacità di rinnovarsi, a livello contenutistico quanto formale, per mezzo di espedienti come la “moltiplicazione” dei fotogrammi, gesto che in qualche modo fa riferimento al fatto che concetti e messaggi sono come pervasi da un’ incontenibile espansione dei canali di comunicazione, tanto da dovere essere espressi per mezzo di più immagini.
La serialità rappresenta una forma di frantumazione dell’idea che si riunisce poi in un unico insieme, come a volere sottolineare la necessità di attingere ad un immaginario sempre più complesso, dove quella che una volta spiccava come “opera unica”, si scioglie in un approccio via via sempre più simile a quello narrativo. Questo modo di fare fotografia riassume bene lo slancio alla progettualità vissuto dall’arte contemporanea, ovvero l’aspirazione ad una modalità espressiva che non si ferma alla creazione estemporanea ma che anzi punta ad estendersi oltre l’oggetto/soggetto e ad articolarsi in più punti, proprio come accade nel progetto.
Il progetto rappresenta di per sé un percorso cognitivo che preesiste al risultato; creare un progetto in arte equivale a pianificare una successione (una serie, per l’appunto) di gesti che, solo se letti nel giusto ordine, daranno vita al risultato che il progetto vuole sortire.
La fotografia non è più ermetica; non è più fedele a se stessa; la fotografia sceglie, con consapevolezza crescente, cosa riprodurre per volere dell’artista e lo fa secondo un’ottica sempre più selettiva, creando un interspazio estetico dove l’aderenza tra oggetto e concetto è sempre più marcata.
Tra le aderenze che pongono la fotografia in relazione con i media della comunicazione moderna, non possiamo dimenticare quanto le serie fotografiche siano, tra le altre cose, il naturale esito della cinematografia. Tra gli artisti presenti in mostra troviamo esponenti come Gregory Crewson, Li Wei che, seppure in modi diametralmente opposti, hanno reinterpretato, caricandole di significati simbolici, immagini di stampo
Associazione Fondo Giov-Anna Piras via Brofferio 80, 14100 Asti
0141 352 111 info@fondopiras.com www.fondopiras.com
UFFICIO STAMPA 011 599 144 press@arthotelitalia.it
palesemente cinematografico, che nel contesto seriale in cui sono state concepite, hanno trovato una valvola di
sfogo al carico emotivo di cui si fanno portavoce.
Una fitta immersione nell’affascinante arte orientale contemporanea, pervasa da costanti implicazioni di stampo
tradizionale, è resa dalla forte presenza di artisti cinesi e giapponesi; come nel caso di Zhang Huan, presente
con una serie dal titolo Family tree, nove fotogrammi di grande formato dove la progressiva metamorfosi del
volto dell’artista si realizza all’insegna della tradizione. Altre volte sono foto che evidenziano il dato spaziotemporale
sfruttando la trasformazione subita dai luoghi per mezzo del movimento impresso dai soggetti
riprodotti (Ale De La Puente). Forte è anche l’uso della serialità per esprimere la trasformazione che ha come
soggetto il corpo (Luigi Ontani, Andrei Molodkin) o per mettere a confronto situazioni/concetti che hanno
bisogno di più termini di paragone per realizzare la propria parabola comunicativa: questo il caso di Erwin Olaf
nella video-foto installazione Rouge, lavoro di matrice palesemente pubblicitaria, oppure, all’altro estremo, di
Oleg Kulik, nella cui serie Dead monkeys, i molteplici soggetti ritratti tassidermizzati, sono giocati dall’autore con
l’intento di individuare le problematiche di trasmissione dei messaggi dal piano inconscio e individuale
dell’artista a quello esteriore percepito dal pubblico.
Una forte differenziazione formale e di contenuto, ravvisabile a diversi livelli, caratterizza l’uso delle immagini
fotografiche in serie come espediente per la resa narrativa o, semplicemente, come illustrazione del processo
creativo dei vari artisti.
La mostra, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, è realizzata dal Fondo Giov-Anna Piras con il prezioso contributo di Imesa Group e di Art Hotel Italia.
Un percorso che evidenzia il potenziale versatile della fotografia, poiché ne illustra la capacità di rinnovarsi, a livello contenutistico quanto formale, per mezzo di espedienti come la “moltiplicazione” dei fotogrammi, gesto che in qualche modo fa riferimento al fatto che concetti e messaggi sono come pervasi da un’ incontenibile espansione dei canali di comunicazione, tanto da dovere essere espressi per mezzo di più immagini.
La serialità rappresenta una forma di frantumazione dell’idea che si riunisce poi in un unico insieme, come a volere sottolineare la necessità di attingere ad un immaginario sempre più complesso, dove quella che una volta spiccava come “opera unica”, si scioglie in un approccio via via sempre più simile a quello narrativo. Questo modo di fare fotografia riassume bene lo slancio alla progettualità vissuto dall’arte contemporanea, ovvero l’aspirazione ad una modalità espressiva che non si ferma alla creazione estemporanea ma che anzi punta ad estendersi oltre l’oggetto/soggetto e ad articolarsi in più punti, proprio come accade nel progetto.
Il progetto rappresenta di per sé un percorso cognitivo che preesiste al risultato; creare un progetto in arte equivale a pianificare una successione (una serie, per l’appunto) di gesti che, solo se letti nel giusto ordine, daranno vita al risultato che il progetto vuole sortire.
La fotografia non è più ermetica; non è più fedele a se stessa; la fotografia sceglie, con consapevolezza crescente, cosa riprodurre per volere dell’artista e lo fa secondo un’ottica sempre più selettiva, creando un interspazio estetico dove l’aderenza tra oggetto e concetto è sempre più marcata.
Tra le aderenze che pongono la fotografia in relazione con i media della comunicazione moderna, non possiamo dimenticare quanto le serie fotografiche siano, tra le altre cose, il naturale esito della cinematografia. Tra gli artisti presenti in mostra troviamo esponenti come Gregory Crewson, Li Wei che, seppure in modi diametralmente opposti, hanno reinterpretato, caricandole di significati simbolici, immagini di stampo
Associazione Fondo Giov-Anna Piras via Brofferio 80, 14100 Asti
0141 352 111 info@fondopiras.com www.fondopiras.com
UFFICIO STAMPA 011 599 144 press@arthotelitalia.it
palesemente cinematografico, che nel contesto seriale in cui sono state concepite, hanno trovato una valvola di
sfogo al carico emotivo di cui si fanno portavoce.
Una fitta immersione nell’affascinante arte orientale contemporanea, pervasa da costanti implicazioni di stampo
tradizionale, è resa dalla forte presenza di artisti cinesi e giapponesi; come nel caso di Zhang Huan, presente
con una serie dal titolo Family tree, nove fotogrammi di grande formato dove la progressiva metamorfosi del
volto dell’artista si realizza all’insegna della tradizione. Altre volte sono foto che evidenziano il dato spaziotemporale
sfruttando la trasformazione subita dai luoghi per mezzo del movimento impresso dai soggetti
riprodotti (Ale De La Puente). Forte è anche l’uso della serialità per esprimere la trasformazione che ha come
soggetto il corpo (Luigi Ontani, Andrei Molodkin) o per mettere a confronto situazioni/concetti che hanno
bisogno di più termini di paragone per realizzare la propria parabola comunicativa: questo il caso di Erwin Olaf
nella video-foto installazione Rouge, lavoro di matrice palesemente pubblicitaria, oppure, all’altro estremo, di
Oleg Kulik, nella cui serie Dead monkeys, i molteplici soggetti ritratti tassidermizzati, sono giocati dall’autore con
l’intento di individuare le problematiche di trasmissione dei messaggi dal piano inconscio e individuale
dell’artista a quello esteriore percepito dal pubblico.
Una forte differenziazione formale e di contenuto, ravvisabile a diversi livelli, caratterizza l’uso delle immagini
fotografiche in serie come espediente per la resa narrativa o, semplicemente, come illustrazione del processo
creativo dei vari artisti.
08
maggio 2010
Serie InContemporanea. La fotografia come meta-narrazione
Dall'otto maggio al 30 settembre 2010
fotografia
Location
ASSOCIAZIONE FONDO GIOV-ANNA PIRAS
Asti, Via Angelo Brofferio, 80, (Asti)
Asti, Via Angelo Brofferio, 80, (Asti)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10 -13 e 15 – 19
Vernissage
8 Maggio 2010, ore 18
Autore