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Seven in a Room
workshopexhibition
Comunicato stampa
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Seven in a room presenta l’esito di un laboratorio a cui hanno partecipato i quattro studenti di Masters della Temple University: Natasha Bowdoin, Sarah Kurz, Monika Meler e Owen Schuh e tre artisti – loro coetanei – che vivono e lavorano a Roma: PH_ON, Federico Pietrella and Marco Raparelli. Strutturato in una serie di incontri, il progetto non è stato sviluppato attorno ad un tema o ad un soggetto, ma si è appuntato sul lavoro di ciascun artista, nell’ottica di dare a ciascuno dei partecipanti la possibilità di riflettere sul proprio lavoro e di interrogarlo, piuttosto che pretendere delle risposte e degli statement.
Rispecchiando il contesto in cui si è sviluppato, Seven in a room richiama intenzionalmente nella struttura e nella sostanza un’accademia: luogo di ricerca, di scambio di saperi e conoscenze che avviene nel tempo e attraverso un processo.
L’accademia viene sempre più spesso presa a modello per altri tipi di attività culturali proprio perché – come ha scritto recentemente Irit Rogoff – ‘ci autorizza ad iniziare dal mezzo. E questa autorizzazione, di contro, dà la possibilità all’educando di essere al centro dell’attenzione’. Il punto principale del laboratorio Seven in a room è il gruppo di individui che ne hanno fatto parte, le loro differenze e la possibilità di un confronto attraverso il loro lavoro. Questo progetto ha voluto dare spazio al pensiero, alla sperimentazione, al gioco e suggerisce la depense, la fantasticheria e lo studio come antidoti ad un’arte sempre più incalzata dai ritmi e dalle richieste del mercato.
I lavori sviluppati nel corso del laboratorio riflettono tutte queste idee: Monika Meler lavorerà ad una installazione composta di bustine da tè per l’intera durata della mostra, dando così conto della relazione tra i riti della quotidianità e la processualità dell’opera. Sarah Kurz ha iniziato un diario che avrà la duplice funzione di interrogare e di presentare le idee che danno corpo ai suoi dipinti, intrecciando con lo spettatore una relazione che evolverà nel corso del progetto. Owen Schuh presenta invece il backstage del proprio lavoro: una collezione di quaderni dove l’artista sviluppa le formule che poi usa nei suoi disegni disciplinati dal caso e dalla regola, giocando allo stesso tempo con l’estetica dei numeri. In maniera non dissimile, Marco Raparelli crea un paesaggio urbano composto di piccoli disegni su carte diverse e che costituiscono il lavoro preparatorio dei suoi film d’animazione. Per Natasha Bowodin Seven in a room è l’occasione per esplorare la potenziale tridimensionalità delle sue composizioni, in un nuovo lavoro che crescerà organicamente nel corso dell’esposizione. La nozione di tempo è centrale nel lavoro di Federico Pietrella. Per Seven in a room l’artista traccerà su un muro della galleria una costellazione, suggerendo attraverso la ripetizione di un gesto minimale il confronto con una serie di sue recenti opere. Infine, il collettivo PH_ON gioca con l’idea di depense, inerente alla produzione culturale, e il ricordo dei giorni di scuola in una scultura che emette suoni e odori.
Rispecchiando il contesto in cui si è sviluppato, Seven in a room richiama intenzionalmente nella struttura e nella sostanza un’accademia: luogo di ricerca, di scambio di saperi e conoscenze che avviene nel tempo e attraverso un processo.
L’accademia viene sempre più spesso presa a modello per altri tipi di attività culturali proprio perché – come ha scritto recentemente Irit Rogoff – ‘ci autorizza ad iniziare dal mezzo. E questa autorizzazione, di contro, dà la possibilità all’educando di essere al centro dell’attenzione’. Il punto principale del laboratorio Seven in a room è il gruppo di individui che ne hanno fatto parte, le loro differenze e la possibilità di un confronto attraverso il loro lavoro. Questo progetto ha voluto dare spazio al pensiero, alla sperimentazione, al gioco e suggerisce la depense, la fantasticheria e lo studio come antidoti ad un’arte sempre più incalzata dai ritmi e dalle richieste del mercato.
I lavori sviluppati nel corso del laboratorio riflettono tutte queste idee: Monika Meler lavorerà ad una installazione composta di bustine da tè per l’intera durata della mostra, dando così conto della relazione tra i riti della quotidianità e la processualità dell’opera. Sarah Kurz ha iniziato un diario che avrà la duplice funzione di interrogare e di presentare le idee che danno corpo ai suoi dipinti, intrecciando con lo spettatore una relazione che evolverà nel corso del progetto. Owen Schuh presenta invece il backstage del proprio lavoro: una collezione di quaderni dove l’artista sviluppa le formule che poi usa nei suoi disegni disciplinati dal caso e dalla regola, giocando allo stesso tempo con l’estetica dei numeri. In maniera non dissimile, Marco Raparelli crea un paesaggio urbano composto di piccoli disegni su carte diverse e che costituiscono il lavoro preparatorio dei suoi film d’animazione. Per Natasha Bowodin Seven in a room è l’occasione per esplorare la potenziale tridimensionalità delle sue composizioni, in un nuovo lavoro che crescerà organicamente nel corso dell’esposizione. La nozione di tempo è centrale nel lavoro di Federico Pietrella. Per Seven in a room l’artista traccerà su un muro della galleria una costellazione, suggerendo attraverso la ripetizione di un gesto minimale il confronto con una serie di sue recenti opere. Infine, il collettivo PH_ON gioca con l’idea di depense, inerente alla produzione culturale, e il ricordo dei giorni di scuola in una scultura che emette suoni e odori.
07
novembre 2006
Seven in a Room
Dal 07 al 30 novembre 2006
arte contemporanea
Location
TEMPLE UNIVERSITY
Roma, Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15, (Roma)
Roma, Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15, (Roma)
Orario di apertura
Lun - Ven 10:00 – 19:00
Vernissage
7 Novembre 2006, ore 19
Autore
Curatore