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Seven Sins
L’ottica contemporanea dei sette peccati capitali sentita da sette artisti scelti tra i più rinomati sulla scena internazionale.
Comunicato stampa
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Nella mostra SEVEN SINS un sistema di valori arcaico e pertanto sufficientemente distaccato viene filtrato attraverso gli sguardi di sette artisti contemporanei al fine di indagare alcuni parametri comportamentali della nostra società. Un tradizionale registro di insegnamenti moralistici diventa dunque quasi un pretesto per riproporre il ruolo dell’artista come una sorta di coscienza della comunità umana. Alla luce di un sistema internazionale che paradossalmente vede contrapposti un concetto di globalità e l’idea di diversi sistemi di valore la mostra SEVEN SINS si interroga se esistono dei “peccati” universalmente condivisi e se, in nome delle differenze culturali, sia possibile credere in alcuni principi socio-politici di riferimento.
In merito a queste considerazioni sono state definite le regole di un gioco (serio), in cui sette giovani artisti alquanto affermati sulla scena internazionale sono stati invitati a confrontarsi individualmente con uno dei sette peccati capitali. La scelta degli artisti ha tenuto conto di una certa componente sovversiva all’interno della loro opera così come di un curriculum artistico consolidato e parimenti visibilmente aperto a nuove evoluzioni. Il confronto con il rispettivo peccato è avvenuto sulla base dei diversi percorsi artistici in maniera volutamente non plateale, bensì trasversale, dato che la mostra non mira ad avere un carattere illustrativo, ma piuttosto suggestivo.
Così Elke Krystufek nella realizzazione della sua grande tela dedicata alla lussuria ha portato avanti la reiterata messa in scena del proprio corpo all’insegna dello svelamento di ogni tabù sociale, mentre il “Sentiero della superbia” di Jota Castro che si ispira all’iconografia dell’Hollywood Boulevard si inserisce nella sua produzione volta a smascherare e stigmatizzare i meccanismi del potere. Il video di Hilla Lulu Lin connesso alla gula appartiene al percorso di un’artista che è sovente incentrato sul proprio corpo, sul suo nutrimento e sulla messa nudo di alcune funzioni vitali. L’invidia è diventata oggetto di riflessione nell’installazione approntata da Sislej Xhafa, un artista da sempre attento a evidenziare meccanismi comportamentali provocati dall’incontro di culture differenti. Muntean & Rosenblum per l’accidia attingono al loro repertorio di adolescenti incapaci di reagire individualmente agli eventi del presente e sospesi in un a sorta di limbo spazio-temporale, mentre Tracey Emin con l’ira fa leva su una componente importante della sua opera in aperto contrasto con un certo perbenismo della società inglese e non solo. Infine, Santiago Sierra diventa il portavoce dell’avarizia in quanto nei propri lavori mette in scena l’uso di materiale umano remunerato chiamando in causa non solo il potere dell’arte, ma anche quello dell’economia.
Il legame con il territorio e con il sistema tradizionale dei sette peccati capitali è dato dal coinvolgimento di diversi luoghi sacri in Alto Adige, nei quali compare l’iconografia dei peccati (la cappella di Santa Caterina nella chiesa dei Domenicani a Bolzano, Castellatz presso Termeno, Novacella, il duomo di Bressanone etc.). Presso queste chiese sarà visibile un rimando alla mostra di Museion e parimenti in sede di mostra saranno annoverati questi siti, i quali saranno oggetto di una visita guidata di una intera giornata in data 26 settembre 2004.
La mostra avrà luogo dal 10 di settembre (data dell’inaugurazione) fino al 28 novembre 2004 e sarà corredata da un catalogo trilingue (italiano, tedesco, inglese) con testi di Andreas Hapkemeyer (direttore di Museion), Letizia Ragaglia (curatrice Museion), Leo Andergassen (storico dell’arte) e Simon Blackburn (professore di filosofia presso il Trinity College di Cambridge e autore di un volume sulla lussuria edito dalla Oxford University Press).
In merito a queste considerazioni sono state definite le regole di un gioco (serio), in cui sette giovani artisti alquanto affermati sulla scena internazionale sono stati invitati a confrontarsi individualmente con uno dei sette peccati capitali. La scelta degli artisti ha tenuto conto di una certa componente sovversiva all’interno della loro opera così come di un curriculum artistico consolidato e parimenti visibilmente aperto a nuove evoluzioni. Il confronto con il rispettivo peccato è avvenuto sulla base dei diversi percorsi artistici in maniera volutamente non plateale, bensì trasversale, dato che la mostra non mira ad avere un carattere illustrativo, ma piuttosto suggestivo.
Così Elke Krystufek nella realizzazione della sua grande tela dedicata alla lussuria ha portato avanti la reiterata messa in scena del proprio corpo all’insegna dello svelamento di ogni tabù sociale, mentre il “Sentiero della superbia” di Jota Castro che si ispira all’iconografia dell’Hollywood Boulevard si inserisce nella sua produzione volta a smascherare e stigmatizzare i meccanismi del potere. Il video di Hilla Lulu Lin connesso alla gula appartiene al percorso di un’artista che è sovente incentrato sul proprio corpo, sul suo nutrimento e sulla messa nudo di alcune funzioni vitali. L’invidia è diventata oggetto di riflessione nell’installazione approntata da Sislej Xhafa, un artista da sempre attento a evidenziare meccanismi comportamentali provocati dall’incontro di culture differenti. Muntean & Rosenblum per l’accidia attingono al loro repertorio di adolescenti incapaci di reagire individualmente agli eventi del presente e sospesi in un a sorta di limbo spazio-temporale, mentre Tracey Emin con l’ira fa leva su una componente importante della sua opera in aperto contrasto con un certo perbenismo della società inglese e non solo. Infine, Santiago Sierra diventa il portavoce dell’avarizia in quanto nei propri lavori mette in scena l’uso di materiale umano remunerato chiamando in causa non solo il potere dell’arte, ma anche quello dell’economia.
Il legame con il territorio e con il sistema tradizionale dei sette peccati capitali è dato dal coinvolgimento di diversi luoghi sacri in Alto Adige, nei quali compare l’iconografia dei peccati (la cappella di Santa Caterina nella chiesa dei Domenicani a Bolzano, Castellatz presso Termeno, Novacella, il duomo di Bressanone etc.). Presso queste chiese sarà visibile un rimando alla mostra di Museion e parimenti in sede di mostra saranno annoverati questi siti, i quali saranno oggetto di una visita guidata di una intera giornata in data 26 settembre 2004.
La mostra avrà luogo dal 10 di settembre (data dell’inaugurazione) fino al 28 novembre 2004 e sarà corredata da un catalogo trilingue (italiano, tedesco, inglese) con testi di Andreas Hapkemeyer (direttore di Museion), Letizia Ragaglia (curatrice Museion), Leo Andergassen (storico dell’arte) e Simon Blackburn (professore di filosofia presso il Trinity College di Cambridge e autore di un volume sulla lussuria edito dalla Oxford University Press).
10
settembre 2004
Seven Sins
Dal 10 settembre al 28 novembre 2004
arte contemporanea
Location
MUSEION
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Orario di apertura
ma-do ore 10 alle 18, gio ore 10 alle 20
Autore