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Severino Bellotti – Antologica
Una mostra per ripercorrere l’intensa poetica di un grande maestro del Novecento.
Comunicato stampa
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Nato a Bergamo, nel 1900 e scomparso a Milano nel 1964, Bellotti era un artista a 360 gradi, dalla personalità poliedrica: fu infatti anche direttore per due anni dell'Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, e profondo conoscitore e critico d’arte delle opere di Pellizza da Volpedo. Bellotti dipingeva paesaggi, nature morte, ma anche romantiche figure di donna colte nell’intimità dei pensieri e nella semplicità dei gesti, ritratti di bambini, vecchi suonatori e contadini. Amava la figura e le cromie dolci e intense, prive di evidenti contrasti chiaroscurali, le forme plastiche e ben tornite.
In mostra, fino al 10 maggio 2015, ci sono molte delle opere che hanno caratterizzato la storia di questo grande maestro del Novecento.
Siamo felici di poter ospitare nelle belle sale del Castello Visconteo le opere di Severino Bellotti, grande talento pittorico del Novecento, ammirato da tutti coloro che negli anni si sono avvicinati ai suoi lavori. Paesaggi, nature morte, ritratti, i soggetti di Bellotti sono ora riuniti insieme a Pavia grazie allo sforzo congiunto del Centro Giorgio La Pira Onlus e della nostra Amministrazione, e si presentano come una finestra sulla storia dell’arte del secolo scorso. Un’esposizione, questa, che riconferma la vocazione culturale della nostra città, dichiara Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia.
Proporre un’indagine storiografica e critica sull’opera artistica di Severino Bellotti – scrive Giosuè Allegrini nel testo di presentazione al catalogo – significa porre la luce dei riflettori su un grande artista figurativo, sì vicino alle istanze di “Novecento” e del “Realismo Magico”, ma senza che ne venisse mai travolto. Cantore di un’espressione creativa, velata di un fascino antico e malinconico e al contempo foriera di spunti di originalità e modernità. A un iniziale periodo concepito con opere di grande respiro e monumentalità, sulla scorta degli assunti teorici di Valori Plastici e Novecento, seguono in Bellotti opere di formato più contenuto raffiguranti ritratti, ambientazioni domestiche, bambini, scene di vita contadina e animali; il tutto illustrato con una freschezza narrativa e un’intima, sottesa, delicata sensibilità espressiva che ha pochi eguali. Pur conoscendo le varie tecniche pittoriche, l’artista bergamasco prediligeva la pittura a olio su tela o ancor meglio su legno. Non mancano tuttavia molte opere eseguite a carboncino a sanguigna e a pastello, che per delicatezza riteneva particolarmente adatto a ritrarre i volti gentili di bambini e di giovani donne. Componimenti campestri, nature morte, figure silenti sorprese nell’esercizio di un’umile quotidianità, la ritualità delle piccole cose di ogni giorno, travestite di una sacralità frutto di quel realismo magico che è nelle corde dell’artista bergamasco, ma anche opere di grande modernità in cui si esplicano chiaramente le differenze stilistico-tematiche rispetto agli altri realisti magici Funi, Donghi e Cagnaccio di San Pietro. Una diversità retta dal forte intreccio di elementi psicologici e di naturalismo narrativo; come se l’artista volesse condurci da un piano di retorica, solo apparentemente celebrativo, governato dalle forme sobrie e arcaiche e da una fissità atemporale d’impronta metafisica, a un profondo civismo psicologico, direttamente ereditato dall’umanesimo della più grande stagione pittorica italiana, in cui i soggetti sono colti in un’attesa esistenziale che s’intuisce, fin da subito, temporanea poiché manovrata da una vis umana, sì intima e immateriale, ma altrettanto nitida e tangibile. L’artista, in tal modo, elabora una sua particolare figurazione in cui il nitore delle forme plastiche, la classicità delle composizioni si coniuga con registri di matrice psicologica e naturalista in cui infondere, come apporto personale, il suo essere lirico; un lirismo dettato da un profondo senso di sofferenza, di rinascita, di redenzione e di verità che sta alla base dell’essere umano.
In mostra, fino al 10 maggio 2015, ci sono molte delle opere che hanno caratterizzato la storia di questo grande maestro del Novecento.
Siamo felici di poter ospitare nelle belle sale del Castello Visconteo le opere di Severino Bellotti, grande talento pittorico del Novecento, ammirato da tutti coloro che negli anni si sono avvicinati ai suoi lavori. Paesaggi, nature morte, ritratti, i soggetti di Bellotti sono ora riuniti insieme a Pavia grazie allo sforzo congiunto del Centro Giorgio La Pira Onlus e della nostra Amministrazione, e si presentano come una finestra sulla storia dell’arte del secolo scorso. Un’esposizione, questa, che riconferma la vocazione culturale della nostra città, dichiara Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia.
Proporre un’indagine storiografica e critica sull’opera artistica di Severino Bellotti – scrive Giosuè Allegrini nel testo di presentazione al catalogo – significa porre la luce dei riflettori su un grande artista figurativo, sì vicino alle istanze di “Novecento” e del “Realismo Magico”, ma senza che ne venisse mai travolto. Cantore di un’espressione creativa, velata di un fascino antico e malinconico e al contempo foriera di spunti di originalità e modernità. A un iniziale periodo concepito con opere di grande respiro e monumentalità, sulla scorta degli assunti teorici di Valori Plastici e Novecento, seguono in Bellotti opere di formato più contenuto raffiguranti ritratti, ambientazioni domestiche, bambini, scene di vita contadina e animali; il tutto illustrato con una freschezza narrativa e un’intima, sottesa, delicata sensibilità espressiva che ha pochi eguali. Pur conoscendo le varie tecniche pittoriche, l’artista bergamasco prediligeva la pittura a olio su tela o ancor meglio su legno. Non mancano tuttavia molte opere eseguite a carboncino a sanguigna e a pastello, che per delicatezza riteneva particolarmente adatto a ritrarre i volti gentili di bambini e di giovani donne. Componimenti campestri, nature morte, figure silenti sorprese nell’esercizio di un’umile quotidianità, la ritualità delle piccole cose di ogni giorno, travestite di una sacralità frutto di quel realismo magico che è nelle corde dell’artista bergamasco, ma anche opere di grande modernità in cui si esplicano chiaramente le differenze stilistico-tematiche rispetto agli altri realisti magici Funi, Donghi e Cagnaccio di San Pietro. Una diversità retta dal forte intreccio di elementi psicologici e di naturalismo narrativo; come se l’artista volesse condurci da un piano di retorica, solo apparentemente celebrativo, governato dalle forme sobrie e arcaiche e da una fissità atemporale d’impronta metafisica, a un profondo civismo psicologico, direttamente ereditato dall’umanesimo della più grande stagione pittorica italiana, in cui i soggetti sono colti in un’attesa esistenziale che s’intuisce, fin da subito, temporanea poiché manovrata da una vis umana, sì intima e immateriale, ma altrettanto nitida e tangibile. L’artista, in tal modo, elabora una sua particolare figurazione in cui il nitore delle forme plastiche, la classicità delle composizioni si coniuga con registri di matrice psicologica e naturalista in cui infondere, come apporto personale, il suo essere lirico; un lirismo dettato da un profondo senso di sofferenza, di rinascita, di redenzione e di verità che sta alla base dell’essere umano.
17
aprile 2015
Severino Bellotti – Antologica
Dal 17 aprile al 10 maggio 2015
arte contemporanea
Location
CASTELLO VISCONTEO – MUSEI CIVICI
Pavia, Viale XI Febbraio, 35, (Pavia)
Pavia, Viale XI Febbraio, 35, (Pavia)
Biglietti
www.museicivici.pavia.it
Orario di apertura
da martedì a domenica 10 – 17.50
Vernissage
17 Aprile 2015, ore 18
Autore
Curatore