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Sfingi/Edipo la Sfinge lo Spettro
L’Attico presenta venerdì 6 maggio 2011 Lo spettacolo teatrale Edipo, la Sfinge, lo Spettro di Elsa Agalbato e Fabio Sargentini con Aide Aste e Pino Censi e la mostra Sfingi di Sergio Ragalzi.
Lo spettacolo dura 25 minuti e verrà replicato ogni sera alle 19 fino al 14 maggio si prega di prenotare
Comunicato stampa
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Da tempo Sergio Ragalzi desiderava che io mi recassi nuovamente al suo studio. Lui vive e lavora fuori Torino e non è propriamente una passeggiata andare a trovarlo. Un anno fa, finalmente, gli ho fatto visita e attorniato da sculture e pitture di grandi dimensioni, quasi tutte nere, ho scorto su una mensola, mescolate alla rinfusa con altre cose, tre telette dal profilo di sfinge. Il piccolo formato, così insolito in Ragalzi, conferiva loro un’aura di tavolette votive. Subito mi è venuta in mente una mostra seriale di piccole sfingi. Sergio si è messo al lavoro e le telette sono diventate presto una ventina.
Di nessun artista ho presentato a L’Attico tante mostre personali come di Ragalzi. Strano, visto che lui, qualunque sia il soggetto, dipinge senza tregua l’ombra incombente della morte. Dapprima il ciclo aurorale delle scimmie, poi la serie di bocche spalancate nell’urlo munciano, ed ora le sfingi dal profilo di scimmia, sono tutte, è vero, sfaccettature dello stesso dramma. E tuttavia, ogni volta puntualmente, sono catturato dalle variazioni sul tema di cui il pittore è capace sulla sua pelle.
Una sfinge tira l’altra. Così Elsa Agalbato, dal secondo dei quattro atti di cui si compone La macchina infernale di Jean Cocteau, ha tratto il dialogo tra Edipo e la Sfinge, la quale per la prima volta viene descritta umanizzata, donna sensibile all’amore. Questa è la sua particolarità rispetto ad altre sfingi letterarie. Come è già accaduto lo scorso anno in Obliquo Pirandello, il testo recitato dagli attori, pure importante, è soltanto una parte dello spettacolo. Il nucleo drammaturgico, ridotto all’osso, s’incardina in una scena più ampia, non circoscritta al palcoscenico, ma estesa a tutto il contenitore teatrale, incluso il pubblico in platea. Questo il filo conduttore del nostro ragionamento: accettiamo pure un apparente ritorno all’ordine, il ripristino di una visione frontale inchiodata a una postazione fissa, ma questa passività dello spettatore può essere riesumata tale e quale, come vigeva prima della performance e dell’arte concettuale? Accantonando del tutto le loro conquiste non rimarrebbe alla sperimentazione che porre l’enfasi sui contenuti. Non una bella prospettiva.
Ecco, dunque, apparire nel nostro spettacolo lo Spettro, personaggio che consente l’apertura di un secondo fronte, il ribaltamento dell’azione scenica in platea. È un espediente drammaturgico che inquadra i personaggi di Cocteau, Sfinge ed Edipo, in un’ottica diversa, svia lo sguardo avanti a sé dello spettatore e lo invita a sentire con tutto il corpo.
Elsa Agalbato e Fabio Sargentini
Di nessun artista ho presentato a L’Attico tante mostre personali come di Ragalzi. Strano, visto che lui, qualunque sia il soggetto, dipinge senza tregua l’ombra incombente della morte. Dapprima il ciclo aurorale delle scimmie, poi la serie di bocche spalancate nell’urlo munciano, ed ora le sfingi dal profilo di scimmia, sono tutte, è vero, sfaccettature dello stesso dramma. E tuttavia, ogni volta puntualmente, sono catturato dalle variazioni sul tema di cui il pittore è capace sulla sua pelle.
Una sfinge tira l’altra. Così Elsa Agalbato, dal secondo dei quattro atti di cui si compone La macchina infernale di Jean Cocteau, ha tratto il dialogo tra Edipo e la Sfinge, la quale per la prima volta viene descritta umanizzata, donna sensibile all’amore. Questa è la sua particolarità rispetto ad altre sfingi letterarie. Come è già accaduto lo scorso anno in Obliquo Pirandello, il testo recitato dagli attori, pure importante, è soltanto una parte dello spettacolo. Il nucleo drammaturgico, ridotto all’osso, s’incardina in una scena più ampia, non circoscritta al palcoscenico, ma estesa a tutto il contenitore teatrale, incluso il pubblico in platea. Questo il filo conduttore del nostro ragionamento: accettiamo pure un apparente ritorno all’ordine, il ripristino di una visione frontale inchiodata a una postazione fissa, ma questa passività dello spettatore può essere riesumata tale e quale, come vigeva prima della performance e dell’arte concettuale? Accantonando del tutto le loro conquiste non rimarrebbe alla sperimentazione che porre l’enfasi sui contenuti. Non una bella prospettiva.
Ecco, dunque, apparire nel nostro spettacolo lo Spettro, personaggio che consente l’apertura di un secondo fronte, il ribaltamento dell’azione scenica in platea. È un espediente drammaturgico che inquadra i personaggi di Cocteau, Sfinge ed Edipo, in un’ottica diversa, svia lo sguardo avanti a sé dello spettatore e lo invita a sentire con tutto il corpo.
Elsa Agalbato e Fabio Sargentini
06
maggio 2011
Sfingi/Edipo la Sfinge lo Spettro
Dal 06 al 15 maggio 2011
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
GALLERIA L’ATTICO – FABIO SARGENTINI
Roma, Via Del Paradiso, 41, (Roma)
Roma, Via Del Paradiso, 41, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì alla domenica 17-20
Vernissage
6 Maggio 2011, ore 19.00
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