Dall'Egitto all'Australia, possiamo dire che il passo è breve, almeno in considerazione dell'unione, o meglio di una fusione tra una ricerca ematerica (Australia) dove si intravedono presenze di una natura incontaminata, ancestrale e misteriosa, e una ricerca simbolica (Egitto) attraverso una scrittura grafica, quasi ieratica in cui prendono forma una sorta di immagini che sembrano, (o forse lo sono) dei gerogrifici, che, associati a quell'ematerismo astratto, creano forme e segnali di una grande suggestività, un "unicum-armonicum" che l'artista chiama: "Macro-Microcosmos". Shadee in qualche modo vuole dimostrare che la sua opera non è altro che la rappresentazione dell'ordine di ogni cosa, come direbbe Hermes Trismegistos: ciò che esiste in grandi dimensioni c'è pure nelle piccole, come è sotto così è sopra.
L'artista "erede" di una antica cultura in cui il dio Thot, divinità egizia che misura il tempo, dio della luna, della sapienza, delle scritture, della matematica e geometria, considerato tra l'altro inventore della scrittura stessa e custode dei segreti dei movimenti del cielo ha trasmesso in lui quei segreti messaggi che testimoniano la contemporaneità dell'essere in sintonia con il cielo e la terra, con l'alto e il basso, e così tutto torna.
E non è nemmeno un caso che Shadee Selim con le sue scritture e grafismo d'altri tempi, assieme alle foto-composizioni e installazioni moderne riesca a creare una sintonia tra le sue origini e l'Australia, il paese in cui vive e lavora, un paese ricco di una "nuova cultura" : una cultura che libera e stimola le sue capacità creative. Del resto, le opere che sono esposte in questa mostra sono la testimonianza dello spirito del tempo di un antico passato, in sintonia con lo spirito del tempo che stiamo vivendo ora.