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Shape without form, shade without colour, paralysed force, gesture without motion
Il nuovo progetto della galleria francesca kaufmann è una nota a margine al genere del ritratto
Comunicato stampa
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Il nuovo progetto della galleria francesca kaufmann è una nota a margine al genere del ritratto. L’inaugurazione avviene in occasione di Start 2006, tre giorni di arte contemporanea a Milano. Piuttosto che considerare il ritratto nella sua accezione naturalistica la mostra focalizza su opere che rinunciano alla riconoscibilità del modello in favore di aspetti alieni alla sua fisica tangibilità. I lavori si concentrano su questo peculiare approccio al ritratto in differenti modalità. Gli artisti possono basare la rappresentazione sul gusto e l'individualità del modello: in questo modo si rinuncia volontariamente a un certo numero di decisioni, delegandole all'arbitrio del soggetto. In altri casi l'artista evita una diretta relazione col soggetto ritraendo personaggi del passato mai direttamente incontrati. O, ancora, è attuata una trasformazione metafisica, alchemica o magica del modello.
Pae White, Dave Muller e Allan Kaprow sono tutti riconducibili alla prima categoria. Pae White lascia che il soggetto del ritratto scelga la specifica tinta dello chandelier, le cui decorazioni sono concepite in modo da mantenere una forma estremamente vaga. La scelta del colore innesca una serie di imprevedibili suggestioni liriche, come un potenziale inconscio che scaturisce dalla forma del pezzo. Dave Muller chiede che il suo modello compili una lista dei primi dieci LP preferiti, i cui dorsi sono rappresentati nel dipinto. In questo modo, e rispettando alcune direttive come l'altezza della persona rappresentata, Dave Muller è condizionato nell'esecuzione tanto che la sua personale visione del soggetto è praticamente annullata, mentre i dischi si riferiscono insieme alla memoria della persona e a un altrove temporale. Diversamente, Allan Kaprow è molto specifico in quelli che chiama Scores. La serie di azioni che predispone per i performers è minimale e precisa tanto che la persona è portata quasi invariabilmente a ridursi a un automa, ma è paradossalmente indotto a compiere questi gesti come se gli appartenessero. Il ritratto si sposta così dalla mera rappresentazione del corpo al suo modo di espletare un movimento.
Lorna Macintyre e Tom Burr scelgono entrambi di basare le proprie opere su una scomparsa figura letteraria. I lavori di Burr come le installazioni di Mcintyre aprono la via a una serie di influenze non sempre direttamente correlate al soggetto. Piuttosto che essere dei ritratti commemorativi, i lavori diventano una sorta di manifesto, una dichiarazione programmatica della poetica dell'artista. Questi ritratti si basano su dati già in partenza diversi da quelli del genere tradizionale, parziali rispetto alla persona considerata nel suo insieme, come una serie di possibili associazioni intellettuali.
Roberta Silva, Peter Coffin, Francesco Gennari e Gianni Caravaggio affrontano il ritratto in modo più astratto. Tutti condividono la volontà di tramutare il corpo del modello in un'altra sostanza, di carattere sovra-umano. Il lavoro di Silva e Gennari ruota in modo specifico attorno al soggetto - per una suo padre, per l'altro se stesso. La figura del padre si connette, per Roberta Silva, al padre di tutte le trasformazioni alchemiche, il mercurio, e insieme al lavoro manuale, alla base delle teorie alchemiche. Per Gennari centrale è la costruzione della relazione tra il corpo e l'anima, tra il mondo esteriore e l'interiore, accentuato dal fatto che l'interno strutturato della scultura resta invisibile. Peter Coffin gioca con il concetto di aura e, con un semplice gesto, disegna la sagoma del modello con dei tratti colorati di sapore infantile. In questo modo la sagoma sul muro permane come un'essenza immateriale più che una presenza, la memoria di un passaggio che ha lasciato la sua traccia. Infine nel cortile, il progetto di Gianni Caravaggio è non solo un'installazione site-specific ma pure un ritratto dello spazio in cui si colloca, quasi un omaggio al luogo ospitante che rivendica così la propria individualità. L'installazione è in un secondo momento ricomposta e riportata alle dimensioni di una scatola che, assieme ad altri ritratti di luoghi, traccia una mappatura della memoria dell'artista.
Pae White, Dave Muller e Allan Kaprow sono tutti riconducibili alla prima categoria. Pae White lascia che il soggetto del ritratto scelga la specifica tinta dello chandelier, le cui decorazioni sono concepite in modo da mantenere una forma estremamente vaga. La scelta del colore innesca una serie di imprevedibili suggestioni liriche, come un potenziale inconscio che scaturisce dalla forma del pezzo. Dave Muller chiede che il suo modello compili una lista dei primi dieci LP preferiti, i cui dorsi sono rappresentati nel dipinto. In questo modo, e rispettando alcune direttive come l'altezza della persona rappresentata, Dave Muller è condizionato nell'esecuzione tanto che la sua personale visione del soggetto è praticamente annullata, mentre i dischi si riferiscono insieme alla memoria della persona e a un altrove temporale. Diversamente, Allan Kaprow è molto specifico in quelli che chiama Scores. La serie di azioni che predispone per i performers è minimale e precisa tanto che la persona è portata quasi invariabilmente a ridursi a un automa, ma è paradossalmente indotto a compiere questi gesti come se gli appartenessero. Il ritratto si sposta così dalla mera rappresentazione del corpo al suo modo di espletare un movimento.
Lorna Macintyre e Tom Burr scelgono entrambi di basare le proprie opere su una scomparsa figura letteraria. I lavori di Burr come le installazioni di Mcintyre aprono la via a una serie di influenze non sempre direttamente correlate al soggetto. Piuttosto che essere dei ritratti commemorativi, i lavori diventano una sorta di manifesto, una dichiarazione programmatica della poetica dell'artista. Questi ritratti si basano su dati già in partenza diversi da quelli del genere tradizionale, parziali rispetto alla persona considerata nel suo insieme, come una serie di possibili associazioni intellettuali.
Roberta Silva, Peter Coffin, Francesco Gennari e Gianni Caravaggio affrontano il ritratto in modo più astratto. Tutti condividono la volontà di tramutare il corpo del modello in un'altra sostanza, di carattere sovra-umano. Il lavoro di Silva e Gennari ruota in modo specifico attorno al soggetto - per una suo padre, per l'altro se stesso. La figura del padre si connette, per Roberta Silva, al padre di tutte le trasformazioni alchemiche, il mercurio, e insieme al lavoro manuale, alla base delle teorie alchemiche. Per Gennari centrale è la costruzione della relazione tra il corpo e l'anima, tra il mondo esteriore e l'interiore, accentuato dal fatto che l'interno strutturato della scultura resta invisibile. Peter Coffin gioca con il concetto di aura e, con un semplice gesto, disegna la sagoma del modello con dei tratti colorati di sapore infantile. In questo modo la sagoma sul muro permane come un'essenza immateriale più che una presenza, la memoria di un passaggio che ha lasciato la sua traccia. Infine nel cortile, il progetto di Gianni Caravaggio è non solo un'installazione site-specific ma pure un ritratto dello spazio in cui si colloca, quasi un omaggio al luogo ospitante che rivendica così la propria individualità. L'installazione è in un secondo momento ricomposta e riportata alle dimensioni di una scatola che, assieme ad altri ritratti di luoghi, traccia una mappatura della memoria dell'artista.
22
settembre 2006
Shape without form, shade without colour, paralysed force, gesture without motion
Dal 22 settembre al 22 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
KAUFMANN REPETTO
Milano, Via Di Porta Tenaglia, 7, (Milano)
Milano, Via Di Porta Tenaglia, 7, (Milano)
Vernissage
22 Settembre 2006, ore 19
Autore