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She shoots or being shot
Per fare una bella foto basta una macchina fotografica e una donna.
Comunicato stampa
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SHE SHOOTS or BEING SHOT
“La femme n’existe pas” si poteva affermare sulla scorta di Lacan riferendosi al panorama artistico fino agli anni Sessanta.
Questo principio è stato nettamente contraddetto a partire da quegli anni e le dinamiche completamente sovvertite negli anni ’90 arrivando persino le artiste ad appropriarsi in esclusiva di determinati generi espressivi.
In particolare la fotografia, prima come strumento di documentazione di forme artistiche comportamentali (happening, performance) e poi come medium autonomo si è conquistata un ruolo di primo piano.
La fotografia è uno strumento democratico ed economico, ha permesso alle artiste di conquistare il diritto di cittadinanza nel panorama dell’arte aggirando quelli che già Virginia Woolf nel 1929 individuava nel suo “Una stanza tutta per sé” come limiti strutturali per la partecipazione delle donne alla vita creativa; limiti di ordine sociale, economico e politico.
La mostra intende presentare un gruppo di artiste fotografe, che siano in grado dimostrare quanto variegato sia l’universo espressivo femminile contemporaneo.
In particolare viene messo in evidenza il superamento di determinati stereotipi connessi alle forme espressive muliebri.
Il complesso delle opere dimostra il definitivo superamento dell’atteggiamento militante contro i preconcetti patriarcali che vedeva compatto il fronte delle artiste strutturare una feroce politica del corpo come luogo del discorso, come scena privilegiata della rimessa in discussione dei tabù.
Politica che trovava nella performance che rinnova la dimensione liberatrice del “teatro della crudeltà” di Antonin Artaud l’emblema perfetto.
L’affrancamento da questa dimensione militante ha aperto ampi spazi alla pura sperimentazione estetica sempre connotata da un plusvalore di carattere identitario e da un certo atteggiamento “deciso” e un po’ aggressivo che abbiamo tentato di tradurre nel titolo della mostra.
L’espressione è sempre una questione di sopravvivenza, fisica e mentale.
Un altro dato certo riguarda la varietà e polimorfia di questo specifico universo fotografico; la capacità tutta al femminile di far convivere registri espressivi e moduli linguistici e tematici spesso – solo superficialmente – antitetici.
Estetica e politica, tradizione e innovazione, identità e morbosità.
Anche a livello tecnico troviamo una duttilità e flessibilità nell’utilizzo delle potenzialità del medium.
Si va dallo snapshot, alla foto tecnicamente ineccepibile, dalla cattura della realtà nel suo scorrere all’artificialità del set passando per le forme del foto diario.
Quest’approccio libero delle artiste, privo di preconcetti tecnici e di genere è sicuramente dovuto alla mancanza di una tradizione consolidata e dalla relativa osservanza a quei principi che la storia stratifica in un reticolato di vincoli di genere, tematici, rapporti con committenza e collezionismo.
L’approccio espressivo maschile all’universo femminile è quasi sempre di carattere estetico e di curiosa indagine attraverso lo strumento fotografico, di un complesso e spesso insondabile universo.
Parafrasando Francois Truffaut per fare una bella foto basta una macchina fotografica e una donna.
“La femme n’existe pas” si poteva affermare sulla scorta di Lacan riferendosi al panorama artistico fino agli anni Sessanta.
Questo principio è stato nettamente contraddetto a partire da quegli anni e le dinamiche completamente sovvertite negli anni ’90 arrivando persino le artiste ad appropriarsi in esclusiva di determinati generi espressivi.
In particolare la fotografia, prima come strumento di documentazione di forme artistiche comportamentali (happening, performance) e poi come medium autonomo si è conquistata un ruolo di primo piano.
La fotografia è uno strumento democratico ed economico, ha permesso alle artiste di conquistare il diritto di cittadinanza nel panorama dell’arte aggirando quelli che già Virginia Woolf nel 1929 individuava nel suo “Una stanza tutta per sé” come limiti strutturali per la partecipazione delle donne alla vita creativa; limiti di ordine sociale, economico e politico.
La mostra intende presentare un gruppo di artiste fotografe, che siano in grado dimostrare quanto variegato sia l’universo espressivo femminile contemporaneo.
In particolare viene messo in evidenza il superamento di determinati stereotipi connessi alle forme espressive muliebri.
Il complesso delle opere dimostra il definitivo superamento dell’atteggiamento militante contro i preconcetti patriarcali che vedeva compatto il fronte delle artiste strutturare una feroce politica del corpo come luogo del discorso, come scena privilegiata della rimessa in discussione dei tabù.
Politica che trovava nella performance che rinnova la dimensione liberatrice del “teatro della crudeltà” di Antonin Artaud l’emblema perfetto.
L’affrancamento da questa dimensione militante ha aperto ampi spazi alla pura sperimentazione estetica sempre connotata da un plusvalore di carattere identitario e da un certo atteggiamento “deciso” e un po’ aggressivo che abbiamo tentato di tradurre nel titolo della mostra.
L’espressione è sempre una questione di sopravvivenza, fisica e mentale.
Un altro dato certo riguarda la varietà e polimorfia di questo specifico universo fotografico; la capacità tutta al femminile di far convivere registri espressivi e moduli linguistici e tematici spesso – solo superficialmente – antitetici.
Estetica e politica, tradizione e innovazione, identità e morbosità.
Anche a livello tecnico troviamo una duttilità e flessibilità nell’utilizzo delle potenzialità del medium.
Si va dallo snapshot, alla foto tecnicamente ineccepibile, dalla cattura della realtà nel suo scorrere all’artificialità del set passando per le forme del foto diario.
Quest’approccio libero delle artiste, privo di preconcetti tecnici e di genere è sicuramente dovuto alla mancanza di una tradizione consolidata e dalla relativa osservanza a quei principi che la storia stratifica in un reticolato di vincoli di genere, tematici, rapporti con committenza e collezionismo.
L’approccio espressivo maschile all’universo femminile è quasi sempre di carattere estetico e di curiosa indagine attraverso lo strumento fotografico, di un complesso e spesso insondabile universo.
Parafrasando Francois Truffaut per fare una bella foto basta una macchina fotografica e una donna.
20
novembre 2010
She shoots or being shot
Dal 20 novembre al 20 dicembre 2010
fotografia
Location
GALLERIA NUMERO 38
Lucca, Via Del Battistero, 38, (Lucca)
Lucca, Via Del Battistero, 38, (Lucca)
Orario di apertura
da Lunedì a Sabato ore 10-13 e 16-19.30
Vernissage
20 Novembre 2010, ore 18
Autore