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Shobha – Storia d’amore
la città di Palermo attraverso lo sguardo di nove ragazzi speciali – nove giovani down impegnati in una laboratorio fotografico tenuto da SHOBHA – che raccontano per immagini, e con una spontaneità che li rende liberi, quanto la fotografia è in grado di catturare e comunicare
Comunicato stampa
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La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
e la fotografia di confine, quella che oltrepassa le frontiere e gli stereotipi dell’anima, quella che azzera le diversità e le valorizza trasfigurandole in abilità altre, nuove: SHOBHA – fotografa palermitana figlia d’arte – e nove giovani reporter speciali – un gruppo di ragazze e ragazzi down, tra i quattordici ed i ventisei anni – esplorano Palermo con la libertà, la freschezza e l’allegria che solo un animo autentico e garbato coltiva.
Scorrere le immagini di questa mostra coloratissima e briosa – ma anche profonda e a sprazzi malinconica – e, parallelamente, leggere gli appunti di quella sorta di diario di bordo attraverso il quale SHOBHA racconta la sua esperienza didattica palermitana, restituisce una immagine giocosa, plurale e a momenti sghemba del fare fotografia didattica e didattica della fotografia: senza pesanti tecnicismi o sofisticate teorie – in questo caso, quanto mai inopportuni – una “maestra bella, brava e buona” e le sue assistenti, Soraya e Luciana, si lasciano guidare dalla spontaneità delle emozioni e dei sentimenti sperimentando la libertà dello sguardo attento e curioso che balena negli occhi di Agostino, Cinzia, Chiara, Giuseppe, … Giuseppe e … Giuseppe, Manuela, Paolo e Roberta, sguardo che fa vedere, gustare e scoprire loro Palermo, ogni volta, quasi come fosse il primo giorno della creazione. E intorno, attraverso, con loro … lei, la fotografa SHOBHA che, come una grande madre universale, raccoglie, guida, suggerisce, interpreta e distilla le immagini ma, sopra ogni cosa, ne decanta l’amore, quello trasversale e a tratti struggente che da esse palpita e traspira.
Un’esperienza didattica e solidale si completa in questa bella mostra, tagliando trasversalmente il mondo della fotografia impegnata: il confine (o il limite) di un classico workshop fotografico viene superato quasi per gioco per sperimentare una educazione alla fotografia che è sostanzialmente un invito alla liberazione dello sguardo. Ognuno dei nove giovani reporter in erba – chi più spontaneamente, chi garbatamente guidato – partecipa, in una dinamica random, all’alba della propria visione fotografica: Palermo, gli scorci, i dettagli, gli alberi, i prati, i giardini, i cibi, i volti, i languori, gli abbracci, le famiglie, le mamme e la stessa Shobhina sono i pezzi di un caleidoscopio emozionale nella cui trama anche le frasi d’amore di un diario, pur ingenue e sgrammaticate, trovano la legittimazione di esistere … ed esprimerlo questo amore.
Tante le visioni transitate negli spazi della Galleria Fotografica Luigi Ghirri, innumerevoli i linguaggi parlati, unica resta, probabilmente, la sensibilità capace di trascendere anche un errore di messa a fuoco: Agostino, Cinzia, Chiara, Giuseppe, Giuseppe e … Giuseppe, Manuela, Paolo, Roberta e SHOBHA ce l’hanno fatta.
E noi?
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, settembre 2012
P.S.
Anche questa mostra, a vent’anni dalla morte di Luigi GHIRRI (Scandiano RE, 1943 - Roncocesi RE, 1992) – il grande fotografo italiano del Novecento al quale, nel 1999, viene intitolata l’associazione culturale e l’omonimo spazio espositivo denominato pertanto Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone (prime, e al momento uniche, istituzioni dedicate all’indiscutibile maestro contemporaneo del saper vedere il mondo) – è dedicata a lui e alla moglie Paola BORGONZONI GHIRRI – scomparsa l’8 novembre 2011 –.
Con questo gesto cerchiamo di ricordare e dare testimonianza del suo … del loro insegnamento.
I Felici Pochi di SHOBHA
Ti regalerò una rosa
una rosa rossa per dipingere ogni cosa
una rosa per ogni tua lacrima da consolare
e una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
una rosa bianca come fossi la mia sposa
una rosa bianca che ti serva per dimenticare
ogni piccolo dolore
Simone CRISTICCHI, Ti regalerò una rosa, Sanremo 2007
Nessuno conosce veramente un altro, se non lo ama. Ciascuno di tutti gli altri, è conosciuto solo da chi lo ama.
E ciascuno di tutti gli uomini e le donne, ciascuno è straordinario, è un universo favoloso,
è, in fondo, senza colpa,innocente. Ma solo chi lo ama lo sa.
Elsa MORANTE, dalla prefazione alle Opere, 1990
Storia d’amore: è in effetti il racconto di una particolare storia d’amore l’ultima mostra allestita nella Galleria Fotografica Luigi GHIRRI di Caltagirone. SHOBHA, anima di questo progetto, ne delinea commossa la genesi e ci consegna spunti critici sul talento individuale di ciascuno dei nove giovani Artisti che si sono messi in gioco, ci racconta frammenti della loro vita, l’affetto che per essi prova, intensamente ricambiato.
Nel leggere le sue parole, vedendo queste immagini, l’opera intera di Elsa MORANTE si è affacciata alla mia memoria e ha fatto riaffiorare gli indimenticabili giovani protagonisti dei suoi testi, dal piccolo Useppe de La Storia, all’Arturo dell’omonima Isola, al Manuel di Aracoeli, ai ragazzini de Il mondo salvato. Tutte storie che, citando Giulio FERRONI, narrano dei Felici Pochi capaci di mantenere intatta la coscienza e il senso della bellezza.
Ecco delinearsi l’analogia fra MORANTE e SHOBHA: la volontà di dare voce agli F.P., i Felici Pochi che qui, attraverso l’obiettivo di una camera digitale, sanno cogliere frammenti di bellezza per offrirli al nostro sguardo. Ricchi della loro ingenua interiorità, stigmatizzati nella purezza di una fanciullezza solo a tratti consapevole della propria diversità, i giovani fotografi esplorano Palermo, se stessi, le proprie famiglie, attraverso visioni d’insieme o cogliendo i particolari di una realtà che riflette una visione serena della vita e del mondo. Ogni aspetto del reale suscita in loro un’entusiastica partecipazione animata da straordinario fervore creativo.
Solo i volti che in alcune di queste fotografie compaiono, rivelano il tratto che accomuna questi scatti: sono down i ragazzi protagonisti di questo laboratorio di fotografia, e tutti i loro scatti denotano una acuta capacità di cogliere il reale attraverso scorci carichi di una potente sensibilità.
Personalmente ho apprezzato molto il progetto di SHOBHA, i risultati artistici che esso ha generato, e l’ho sentito vicino per una curiosa coincidenza: da molti anni, quando mi reco al lavoro, ogni mattina osservo incantata un giovane ragazzo down che percorre la mia strada in senso inverso. Vestito elegantemente, con una piccola cartella da lavoro appesa alla spalla, ogni giorno mi viene incontro, e mentre disegna nell’aria arabeschi invisibili, tratteggiati con il tocco lieve di una mano, sorride fra sé. Sottovoce parla e camminando racconta a se stesso una storia che da anni non ha fine. Quando incontra i miei occhi, per un attimo tace e mi saluta, con la compostezza seria di chi è impegnato in meditazioni da cui a fatica si distoglie. E’ un delicato e ricco mondo poetico quello che egli offre ai miei occhi, così intenso e toccante che ogni volta, nello spazio temporale che intercorre in questo incontro, mi trovo a riflettere sul concetto di diversità opposta agli schemi di ciò che dai più viene definito normale. Il confine sono convinta sia labile.
E di sicuro l’universo dei ragazzi down conserva intatto la purezza e il candore che nel cosiddetto mondo della normalità da tempo non esiste più. Le fotografie di questa mostra rafforzano la mia convinzione, e ci donano la possibilità di ampliare queste riflessioni: sono cariche di una poeticità elementare che nasce da una profonda intuizione della bellezza enigmatica dell’esistenza stessa.
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, settembre 2012
La voglio mettere giù, così …
come mi esce dal cuore e dal cervello: questa “Storia d’amore”, se mi fosse stata raccontata per immagini da un fotografo, inevitabilmente, credo, mi sarebbe apparsa solo il racconto di un sincero legame oppure di un onesto esperimento di comunione. Ma è SHOBHA che me/ce la racconta per immagini ed allora questa “sua” storia d’amore, – dapprima di attenzione e poi di partecipazione, – diventa naturaliter un “storia di tutti e di tutto”, quasi che il sentimento che specifica questa “sua” personale storia non possa prescindere dal coinvolgimento emotivo ed esistenziale che la sostiene.
Tante volte, infatti, la nostra amica ha capito, da donna, che nella didattica fotografica, misteriosamente, si nasconde l’aggancio “buono” che, una volta individuato, ti permette, poi, di comunicare e vedere con occhi nuovi, liberamente. Quando questo aggancio con gli autori e con la realtà si realizza (ma occorre cercarlo e volerlo) allora, prima ancora di condividere la ricchezza per il risultato raggiunto si gioisce per la comunanza della ricerca, della complicità del gioco, e, se vuoi, dell’innamoramento. Come io, adesso.
Si. dell’innamoramento: cioè “dello stare in amore”; che solo ti permette realmente di superare e sconvolgere il pregiudizio, il timore, la paura e riconsiderare ben altre cose, come ad esempio la ricchezza della diversità, l’accettazione della patologia, il riconoscimento bellissimo del proprio limite, della propria finitezza, che diventa valicabile solo perché esiste l’altro, solo perché esiste la speranza e, con essi, la gratitudine.
Io non so se questi adolescenti e questi fanciulli faranno guadagnare alla nostra autrice l’ennesimo World Press Photo, tra “Gli ultimi Gattopardi” delle sue origini e gli “Angeli di Medina”. Non m’interessa, in questa sede, approfondire il lavoro della fotografa, quasi a giudicarne la capacità seduttiva o convincente delle immagini e, quindi, la loro collocazione, storica ed estetica. nella vicenda fotografica nazionale. Qui, giocoforza, sicuramente, trattasi di testimonianza, di proposta sociale, trattasi di narrazione forte e totale, qui si tratta di altri, di “noi” altri.
Se vogliamo, queste immagini sono il “filo” col quale SHOBHA, sua mamma Letizia BATTAGLIA e tante altre persone di “buona volontà” costruiscono le “trame del mondo”. Le immagini, queste immagini, scavalcano il concetto di buono, bello, giusto e vanno verso la partecipazione più presente: diventano concludenti. Se poi, strappano anche un sorriso – allegro o mesto –, beh, vuol dire che sono state capaci di interloquire.
E, detto da uomo a donna, con i tempi che corrono, è cosa importante assai.
Pippo PAPPALARDO
per la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Catania, settembre 2012
e la fotografia di confine, quella che oltrepassa le frontiere e gli stereotipi dell’anima, quella che azzera le diversità e le valorizza trasfigurandole in abilità altre, nuove: SHOBHA – fotografa palermitana figlia d’arte – e nove giovani reporter speciali – un gruppo di ragazze e ragazzi down, tra i quattordici ed i ventisei anni – esplorano Palermo con la libertà, la freschezza e l’allegria che solo un animo autentico e garbato coltiva.
Scorrere le immagini di questa mostra coloratissima e briosa – ma anche profonda e a sprazzi malinconica – e, parallelamente, leggere gli appunti di quella sorta di diario di bordo attraverso il quale SHOBHA racconta la sua esperienza didattica palermitana, restituisce una immagine giocosa, plurale e a momenti sghemba del fare fotografia didattica e didattica della fotografia: senza pesanti tecnicismi o sofisticate teorie – in questo caso, quanto mai inopportuni – una “maestra bella, brava e buona” e le sue assistenti, Soraya e Luciana, si lasciano guidare dalla spontaneità delle emozioni e dei sentimenti sperimentando la libertà dello sguardo attento e curioso che balena negli occhi di Agostino, Cinzia, Chiara, Giuseppe, … Giuseppe e … Giuseppe, Manuela, Paolo e Roberta, sguardo che fa vedere, gustare e scoprire loro Palermo, ogni volta, quasi come fosse il primo giorno della creazione. E intorno, attraverso, con loro … lei, la fotografa SHOBHA che, come una grande madre universale, raccoglie, guida, suggerisce, interpreta e distilla le immagini ma, sopra ogni cosa, ne decanta l’amore, quello trasversale e a tratti struggente che da esse palpita e traspira.
Un’esperienza didattica e solidale si completa in questa bella mostra, tagliando trasversalmente il mondo della fotografia impegnata: il confine (o il limite) di un classico workshop fotografico viene superato quasi per gioco per sperimentare una educazione alla fotografia che è sostanzialmente un invito alla liberazione dello sguardo. Ognuno dei nove giovani reporter in erba – chi più spontaneamente, chi garbatamente guidato – partecipa, in una dinamica random, all’alba della propria visione fotografica: Palermo, gli scorci, i dettagli, gli alberi, i prati, i giardini, i cibi, i volti, i languori, gli abbracci, le famiglie, le mamme e la stessa Shobhina sono i pezzi di un caleidoscopio emozionale nella cui trama anche le frasi d’amore di un diario, pur ingenue e sgrammaticate, trovano la legittimazione di esistere … ed esprimerlo questo amore.
Tante le visioni transitate negli spazi della Galleria Fotografica Luigi Ghirri, innumerevoli i linguaggi parlati, unica resta, probabilmente, la sensibilità capace di trascendere anche un errore di messa a fuoco: Agostino, Cinzia, Chiara, Giuseppe, Giuseppe e … Giuseppe, Manuela, Paolo, Roberta e SHOBHA ce l’hanno fatta.
E noi?
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, settembre 2012
P.S.
Anche questa mostra, a vent’anni dalla morte di Luigi GHIRRI (Scandiano RE, 1943 - Roncocesi RE, 1992) – il grande fotografo italiano del Novecento al quale, nel 1999, viene intitolata l’associazione culturale e l’omonimo spazio espositivo denominato pertanto Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone (prime, e al momento uniche, istituzioni dedicate all’indiscutibile maestro contemporaneo del saper vedere il mondo) – è dedicata a lui e alla moglie Paola BORGONZONI GHIRRI – scomparsa l’8 novembre 2011 –.
Con questo gesto cerchiamo di ricordare e dare testimonianza del suo … del loro insegnamento.
I Felici Pochi di SHOBHA
Ti regalerò una rosa
una rosa rossa per dipingere ogni cosa
una rosa per ogni tua lacrima da consolare
e una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
una rosa bianca come fossi la mia sposa
una rosa bianca che ti serva per dimenticare
ogni piccolo dolore
Simone CRISTICCHI, Ti regalerò una rosa, Sanremo 2007
Nessuno conosce veramente un altro, se non lo ama. Ciascuno di tutti gli altri, è conosciuto solo da chi lo ama.
E ciascuno di tutti gli uomini e le donne, ciascuno è straordinario, è un universo favoloso,
è, in fondo, senza colpa,innocente. Ma solo chi lo ama lo sa.
Elsa MORANTE, dalla prefazione alle Opere, 1990
Storia d’amore: è in effetti il racconto di una particolare storia d’amore l’ultima mostra allestita nella Galleria Fotografica Luigi GHIRRI di Caltagirone. SHOBHA, anima di questo progetto, ne delinea commossa la genesi e ci consegna spunti critici sul talento individuale di ciascuno dei nove giovani Artisti che si sono messi in gioco, ci racconta frammenti della loro vita, l’affetto che per essi prova, intensamente ricambiato.
Nel leggere le sue parole, vedendo queste immagini, l’opera intera di Elsa MORANTE si è affacciata alla mia memoria e ha fatto riaffiorare gli indimenticabili giovani protagonisti dei suoi testi, dal piccolo Useppe de La Storia, all’Arturo dell’omonima Isola, al Manuel di Aracoeli, ai ragazzini de Il mondo salvato. Tutte storie che, citando Giulio FERRONI, narrano dei Felici Pochi capaci di mantenere intatta la coscienza e il senso della bellezza.
Ecco delinearsi l’analogia fra MORANTE e SHOBHA: la volontà di dare voce agli F.P., i Felici Pochi che qui, attraverso l’obiettivo di una camera digitale, sanno cogliere frammenti di bellezza per offrirli al nostro sguardo. Ricchi della loro ingenua interiorità, stigmatizzati nella purezza di una fanciullezza solo a tratti consapevole della propria diversità, i giovani fotografi esplorano Palermo, se stessi, le proprie famiglie, attraverso visioni d’insieme o cogliendo i particolari di una realtà che riflette una visione serena della vita e del mondo. Ogni aspetto del reale suscita in loro un’entusiastica partecipazione animata da straordinario fervore creativo.
Solo i volti che in alcune di queste fotografie compaiono, rivelano il tratto che accomuna questi scatti: sono down i ragazzi protagonisti di questo laboratorio di fotografia, e tutti i loro scatti denotano una acuta capacità di cogliere il reale attraverso scorci carichi di una potente sensibilità.
Personalmente ho apprezzato molto il progetto di SHOBHA, i risultati artistici che esso ha generato, e l’ho sentito vicino per una curiosa coincidenza: da molti anni, quando mi reco al lavoro, ogni mattina osservo incantata un giovane ragazzo down che percorre la mia strada in senso inverso. Vestito elegantemente, con una piccola cartella da lavoro appesa alla spalla, ogni giorno mi viene incontro, e mentre disegna nell’aria arabeschi invisibili, tratteggiati con il tocco lieve di una mano, sorride fra sé. Sottovoce parla e camminando racconta a se stesso una storia che da anni non ha fine. Quando incontra i miei occhi, per un attimo tace e mi saluta, con la compostezza seria di chi è impegnato in meditazioni da cui a fatica si distoglie. E’ un delicato e ricco mondo poetico quello che egli offre ai miei occhi, così intenso e toccante che ogni volta, nello spazio temporale che intercorre in questo incontro, mi trovo a riflettere sul concetto di diversità opposta agli schemi di ciò che dai più viene definito normale. Il confine sono convinta sia labile.
E di sicuro l’universo dei ragazzi down conserva intatto la purezza e il candore che nel cosiddetto mondo della normalità da tempo non esiste più. Le fotografie di questa mostra rafforzano la mia convinzione, e ci donano la possibilità di ampliare queste riflessioni: sono cariche di una poeticità elementare che nasce da una profonda intuizione della bellezza enigmatica dell’esistenza stessa.
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, settembre 2012
La voglio mettere giù, così …
come mi esce dal cuore e dal cervello: questa “Storia d’amore”, se mi fosse stata raccontata per immagini da un fotografo, inevitabilmente, credo, mi sarebbe apparsa solo il racconto di un sincero legame oppure di un onesto esperimento di comunione. Ma è SHOBHA che me/ce la racconta per immagini ed allora questa “sua” storia d’amore, – dapprima di attenzione e poi di partecipazione, – diventa naturaliter un “storia di tutti e di tutto”, quasi che il sentimento che specifica questa “sua” personale storia non possa prescindere dal coinvolgimento emotivo ed esistenziale che la sostiene.
Tante volte, infatti, la nostra amica ha capito, da donna, che nella didattica fotografica, misteriosamente, si nasconde l’aggancio “buono” che, una volta individuato, ti permette, poi, di comunicare e vedere con occhi nuovi, liberamente. Quando questo aggancio con gli autori e con la realtà si realizza (ma occorre cercarlo e volerlo) allora, prima ancora di condividere la ricchezza per il risultato raggiunto si gioisce per la comunanza della ricerca, della complicità del gioco, e, se vuoi, dell’innamoramento. Come io, adesso.
Si. dell’innamoramento: cioè “dello stare in amore”; che solo ti permette realmente di superare e sconvolgere il pregiudizio, il timore, la paura e riconsiderare ben altre cose, come ad esempio la ricchezza della diversità, l’accettazione della patologia, il riconoscimento bellissimo del proprio limite, della propria finitezza, che diventa valicabile solo perché esiste l’altro, solo perché esiste la speranza e, con essi, la gratitudine.
Io non so se questi adolescenti e questi fanciulli faranno guadagnare alla nostra autrice l’ennesimo World Press Photo, tra “Gli ultimi Gattopardi” delle sue origini e gli “Angeli di Medina”. Non m’interessa, in questa sede, approfondire il lavoro della fotografa, quasi a giudicarne la capacità seduttiva o convincente delle immagini e, quindi, la loro collocazione, storica ed estetica. nella vicenda fotografica nazionale. Qui, giocoforza, sicuramente, trattasi di testimonianza, di proposta sociale, trattasi di narrazione forte e totale, qui si tratta di altri, di “noi” altri.
Se vogliamo, queste immagini sono il “filo” col quale SHOBHA, sua mamma Letizia BATTAGLIA e tante altre persone di “buona volontà” costruiscono le “trame del mondo”. Le immagini, queste immagini, scavalcano il concetto di buono, bello, giusto e vanno verso la partecipazione più presente: diventano concludenti. Se poi, strappano anche un sorriso – allegro o mesto –, beh, vuol dire che sono state capaci di interloquire.
E, detto da uomo a donna, con i tempi che corrono, è cosa importante assai.
Pippo PAPPALARDO
per la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Catania, settembre 2012
22
settembre 2012
Shobha – Storia d’amore
Dal 22 settembre al 21 ottobre 2012
fotografia
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Orario di apertura
lun./dom. 9.00 -12.30, 16.00 -19.00
Vernissage
22 Settembre 2012, ore 18.00
Autore
Curatore