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short show #1 – Jacopo Candotti
short show è un progetto che presenta nello spazio neon>fdv un solo lavoro di un giovane artista per la durata di dieci giorni
Comunicato stampa
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short show è un progetto che presenta nello spazio neon>fdv un solo lavoro di un giovane artista per la durata di dieci giorni. Gli appuntamenti del progetto short show non hanno una cadenza prestabilita ma si inseriscono, secondo opportunità e secondo necessità, nella programmazione della galleria. La scelta di proporre mostre della durata massima di dieci giorni risponde all’esigenza di dare spazio ad un ampio ventaglio di proposte, e nello stesso tempo alla volontà di non caricare di attenzione eccessiva quella che nelle nostre intenzioni deve essere una sorta di verifica di lavori in corso. Saranno mostre caratterizzate da un approccio sperimentale, una sorta di verifica sul campo di quanto sta accadendo in questo preciso momento. Dunque nulla di definitivo, nessuna volontà di definire una situazione: piuttosto una selezione di 'campioni' su cui condurre in tempo reale una verifica del clima complessivo. Gli artisti saranno sempre presentati da un giovane curatore.
A coordinare il progetto short show saranno Paola Gallio e Davide Tomaiuolo.
La ricerca di Jacopo Candotti si caratterizza per un eclettismo del mezzo espressivo legato alla necessità, sentita dall’artista, di fornire ad ogni lavoro una resa formale funzionale alle necessità del pensiero. Questa duttilità consente all’artista di riflettere sulle possibilità e sui limiti dell’opera, intesa come residuo di un processo di pensiero complesso. Un’esplorazione delle possibilità espressive capace di rendere attraverso immagini ed oggetti quelle problematiche legate al senso del precario che vive la nostra contemporaneità: la relatività che si nasconde dietro ogni equilibrio, i rapporti instabili che si instaurano tra noi e quello che ci circonda, tra gli oggetti e l’ambiente, tra opera e fruitore all’interno dello spazio espositivo.
Si tratta di riflessioni che nella sensibilità dell’artista si traducono in forme pulite, in microcosmi ordinati. Un’attenta ricerca formale volta all’esemplificazione attraverso strutture essenziali, apparentemente semplici, prive di elementi ritenuti superflui: un processo concettuale che vede nella sintesi della forma la sua compiutezza.
La sua prima formazione come scultore ha influito nella propensione che l’artista ha nei confronti dell’oggetto tridimensionale, da cui parte, spesso, per attualizzare i processi del proprio pensiero. Anche quando si confronta con la bidimensione, è inevitabilmente portato a considerarne le potenzialità scultoree, le possibilità di espansione nello spazio.
“ST05”, il lavoro presentato in questa occasione, è una piattaforma di 40 metri quadri composta da poliuretano e legno, che domina lo spazio espositivo della galleria raffreddando l’ambiente attraverso un effetto cromatico simile al colore del ghiaccio, appositamente determinato dall’artista.
Si tratta di un’opera la cui esistenza è legata al confronto/scontro col pubblico saldando indissolubilmente la realtà dell’opera a quella dello spettatore/performer. Questa pavimentazione smette di essere oggetto statico, per diventare tramite tra l’intenzione dell’artista e quella dello spettatore, che decide o rifiuta di partecipare ed entrare all’interno del lavoro. In un certo senso si fa riferimento, seppur in maniera critica, a quella “Esthetique relationelle” che individua nello spazio pubblico e nel rapporto tra opera, fruitore e ambiente un potenziale creativo.
Questa piattaforma, in cui l’artista si pone per la prima volta in relazione così diretta con lo spettatore, rappresenta, uno “spazio aperto”, accessibile a tutti nel quale la memoria dell’opera, cioè ciò che la connota, altro non è che sintesi vitale di uno scambio continuo tra opera e individuo.
Nonostante la sensazione di stabilità, la struttura è stata progettata per porre il fruitore in una condizione precaria, in cui l’attenzione del corpo volge unicamente al mantenimento di un equilibrio. Il senso di instabilità ricercata dall’artista mette alla prova le coordinate psicofisiche dello spettatore per fornirgli una nuova coscienza dello spazio fruito, quello spazio espositivo che spesso viene vissuto passivamente come luogo della contemplazione, più che dell’azione.
Il senso del lavoro “ST05” risiede nella volontà di Jacopo Candotti da un lato di rendere consapevole, attento e realmente partecipe lo spettatore, dall’altro di restituire dinamismo e freschezza all’opera.
Quella dell’artista è una riflessione sullo sguardo dello spettatore che osserva con curiosità, ma allo stesso tempo rimane immune da ciò che vede, educato a guardare con distacco e lontananza ciò che si presenta al suo sguardo; in questo senso “ST05” cerca di scardinare questo atteggiamento, alla ricerca di uno sguardo più “visionario” attraverso il quale opera e pubblico trovano senso in uno scambio reciproco.
A coordinare il progetto short show saranno Paola Gallio e Davide Tomaiuolo.
La ricerca di Jacopo Candotti si caratterizza per un eclettismo del mezzo espressivo legato alla necessità, sentita dall’artista, di fornire ad ogni lavoro una resa formale funzionale alle necessità del pensiero. Questa duttilità consente all’artista di riflettere sulle possibilità e sui limiti dell’opera, intesa come residuo di un processo di pensiero complesso. Un’esplorazione delle possibilità espressive capace di rendere attraverso immagini ed oggetti quelle problematiche legate al senso del precario che vive la nostra contemporaneità: la relatività che si nasconde dietro ogni equilibrio, i rapporti instabili che si instaurano tra noi e quello che ci circonda, tra gli oggetti e l’ambiente, tra opera e fruitore all’interno dello spazio espositivo.
Si tratta di riflessioni che nella sensibilità dell’artista si traducono in forme pulite, in microcosmi ordinati. Un’attenta ricerca formale volta all’esemplificazione attraverso strutture essenziali, apparentemente semplici, prive di elementi ritenuti superflui: un processo concettuale che vede nella sintesi della forma la sua compiutezza.
La sua prima formazione come scultore ha influito nella propensione che l’artista ha nei confronti dell’oggetto tridimensionale, da cui parte, spesso, per attualizzare i processi del proprio pensiero. Anche quando si confronta con la bidimensione, è inevitabilmente portato a considerarne le potenzialità scultoree, le possibilità di espansione nello spazio.
“ST05”, il lavoro presentato in questa occasione, è una piattaforma di 40 metri quadri composta da poliuretano e legno, che domina lo spazio espositivo della galleria raffreddando l’ambiente attraverso un effetto cromatico simile al colore del ghiaccio, appositamente determinato dall’artista.
Si tratta di un’opera la cui esistenza è legata al confronto/scontro col pubblico saldando indissolubilmente la realtà dell’opera a quella dello spettatore/performer. Questa pavimentazione smette di essere oggetto statico, per diventare tramite tra l’intenzione dell’artista e quella dello spettatore, che decide o rifiuta di partecipare ed entrare all’interno del lavoro. In un certo senso si fa riferimento, seppur in maniera critica, a quella “Esthetique relationelle” che individua nello spazio pubblico e nel rapporto tra opera, fruitore e ambiente un potenziale creativo.
Questa piattaforma, in cui l’artista si pone per la prima volta in relazione così diretta con lo spettatore, rappresenta, uno “spazio aperto”, accessibile a tutti nel quale la memoria dell’opera, cioè ciò che la connota, altro non è che sintesi vitale di uno scambio continuo tra opera e individuo.
Nonostante la sensazione di stabilità, la struttura è stata progettata per porre il fruitore in una condizione precaria, in cui l’attenzione del corpo volge unicamente al mantenimento di un equilibrio. Il senso di instabilità ricercata dall’artista mette alla prova le coordinate psicofisiche dello spettatore per fornirgli una nuova coscienza dello spazio fruito, quello spazio espositivo che spesso viene vissuto passivamente come luogo della contemplazione, più che dell’azione.
Il senso del lavoro “ST05” risiede nella volontà di Jacopo Candotti da un lato di rendere consapevole, attento e realmente partecipe lo spettatore, dall’altro di restituire dinamismo e freschezza all’opera.
Quella dell’artista è una riflessione sullo sguardo dello spettatore che osserva con curiosità, ma allo stesso tempo rimane immune da ciò che vede, educato a guardare con distacco e lontananza ciò che si presenta al suo sguardo; in questo senso “ST05” cerca di scardinare questo atteggiamento, alla ricerca di uno sguardo più “visionario” attraverso il quale opera e pubblico trovano senso in uno scambio reciproco.
20
febbraio 2007
short show #1 – Jacopo Candotti
Dal 20 febbraio al 02 marzo 2007
giovane arte
Location
NEON>FDV
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00, e su appuntamento
Vernissage
20 Febbraio 2007, ore 19
Autore
Curatore