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Siamese Sculptures #1 – Andrea Salvatori / Philippe Starck
Siamese Sculptures è un rapporto dialogico, meglio: una dialettica a proposito di uno straordinario legame reciproco
Comunicato stampa
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Siamese Sculptures è un rapporto dialogico, meglio: una dialettica a proposito di uno straordinario legame reciproco. Seguendo lo snodo di un cordone ombelicale giammai reciso, tale parentela intende debellare le idiosincrasie al fine di allineare l’industrial design alle sculture di artisti emergenti per determinarne ambiguità o affinità elettive. Vale quindi la pena ricordare Adolf Loos, che di sé aveva detto di essersi limitato a mostrare che «fra un’urna e un vaso da notte c’è una differenza e che proprio in questa differenza la civiltà ha il suo spazio. Gli altri invece, gli spiriti positivi, si dividono fra quelli che usano l’urna come vaso da notte e quelli che usano il vaso da notte come urna»; esautorato il principio secondo cui la forma segue la funzione, e senza per questo voler innescare un dibattito ormai permanente (concetto-querelle tra arti liberali e arti applicate, tra gusto e consumo, opera e prodotto, estetica e utilità), le differenze e le convenzioni saranno qui limate, così pure le finalità, sposando la società dei consumi con la mania del collezionismo più colto, giungendo da ultimo a un “quotidiano attaccamento” per le cose. In un ambiente domestico, design e arte convergeranno favorendo una contemplazione che pareggia la natura dell’uno e dell’altra, mostrandoceli come nudi oggetti, identità da cui non possono trascendere.
La prima “coppia siamese” vede affiancati Philippe Starck e Andrea Salvatori, inaugurando la rassegna con il bizzarro connubio tra la Science-fiction e i B-movies dell’horror. Il celebre Juicy Salif di Starck prodotto dalla Alessi nel 1990 (si tratta di una fusione di alluminio lucido con piedini in poliammide) è uno spremiagrumi dalla forma vagamente congenere a un polipo o a un calamaro, ma più spesso associata a quella di un’astronave. Inventore d’objets d’une structure simple, mais inventive, [...] attaché à l’expression symbolique des formes comme de l’espace, Starck fa collidere il design e lo styling, il funzionalismo con l’antirazionalismo; l’effetto streamlining – le cui prime applicazioni furono proprio in campo aeronautico – fanno dello spremiagrumi un perfetto Unidentifield Flying Object, quegli UFO che comunemente chiamiamo “dischi volanti” e che derivano dalla definizione data da Kenneth Arnold nel giugno 1947: Flying Saucers, “sottobicchieri volanti”. L’affascinante analogia con i complementi d’arredo si continua nella ceramica usata da Andrea Salvatori, materiale usato a livello industriale e che vanta numerose applicazioni nell’ambito del design. Ovviamente le corrispondenze non si esauriscono qui, se infatti la fantascienza degli anni ’40-’50 ci proponeva gli alieni come dei BEM (acronimo di Bug Eyed Monsters) al teriomorfo non sfugge neppure il genere horror. Dal cult movie Creature from the black lagoon della Universal, diretto da Jack Arnold nel 1954, Andrea Salvatori trae ispirazione per inscenare la morte del mostro, infilzato da una lunga bacchetta d’ottone che parrebbe fare il verso a G.D.D. e al suo principio d’immortalità. Dalla commistione Starck-Salvatori si evince quindi un milieu di materiali e generi analoghi, filo ininterrotto tra citazione e immaginario collettivo.
La prima “coppia siamese” vede affiancati Philippe Starck e Andrea Salvatori, inaugurando la rassegna con il bizzarro connubio tra la Science-fiction e i B-movies dell’horror. Il celebre Juicy Salif di Starck prodotto dalla Alessi nel 1990 (si tratta di una fusione di alluminio lucido con piedini in poliammide) è uno spremiagrumi dalla forma vagamente congenere a un polipo o a un calamaro, ma più spesso associata a quella di un’astronave. Inventore d’objets d’une structure simple, mais inventive, [...] attaché à l’expression symbolique des formes comme de l’espace, Starck fa collidere il design e lo styling, il funzionalismo con l’antirazionalismo; l’effetto streamlining – le cui prime applicazioni furono proprio in campo aeronautico – fanno dello spremiagrumi un perfetto Unidentifield Flying Object, quegli UFO che comunemente chiamiamo “dischi volanti” e che derivano dalla definizione data da Kenneth Arnold nel giugno 1947: Flying Saucers, “sottobicchieri volanti”. L’affascinante analogia con i complementi d’arredo si continua nella ceramica usata da Andrea Salvatori, materiale usato a livello industriale e che vanta numerose applicazioni nell’ambito del design. Ovviamente le corrispondenze non si esauriscono qui, se infatti la fantascienza degli anni ’40-’50 ci proponeva gli alieni come dei BEM (acronimo di Bug Eyed Monsters) al teriomorfo non sfugge neppure il genere horror. Dal cult movie Creature from the black lagoon della Universal, diretto da Jack Arnold nel 1954, Andrea Salvatori trae ispirazione per inscenare la morte del mostro, infilzato da una lunga bacchetta d’ottone che parrebbe fare il verso a G.D.D. e al suo principio d’immortalità. Dalla commistione Starck-Salvatori si evince quindi un milieu di materiali e generi analoghi, filo ininterrotto tra citazione e immaginario collettivo.
01
gennaio 2007
Siamese Sculptures #1 – Andrea Salvatori / Philippe Starck
Dal primo al 31 gennaio 2007
design
giovane arte
giovane arte
Location
DA AZ – DEPOSITO ARTE ALBERTO ZANCHETTA
Sossano, Via Andrea Palladio, 19, (Vicenza)
Sossano, Via Andrea Palladio, 19, (Vicenza)
Orario di apertura
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