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Siamo in un periodo di transizione
Giovedì 26 luglio alle ore 18.00, inaugura lo spazio DoubleRoom con una mostra dedicata alle questioni di genere dal titolo “siamo in un periodo di transizione”. L’esposizione, a cura di Massimo Premuda, intende trattare il tema dell’androginia e della transessualità partendo dalla suggestione del libro “Trieste and the Meaning of Nowhere” di Jan Morris, in cui la protagonista confessa di aver trovato solo a Trieste la libertà mentale per poter pensare al cambiamento di sesso.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
26 luglio > 14 ottobre 2012
DoubleRoom, via canova 9, trieste
siamo in un periodo di transizione
a cura di massimo premuda
testi di fabio bozzato e caterina skerl
renate bertlmann : maddalena fragnito : fabrizio giraldi
ane lan : emanuela marassi : laura zicari
+ dubravka cherubini : reading da trieste and the meaning of nowhere di jan morris
Giovedì 26 luglio alle ore 18.00, inaugura lo spazio DoubleRoom con una mostra dedicata alle questioni di genere dal titolo “siamo in un periodo di transizione”. L’esposizione, a cura di Massimo Premuda, intende trattare il tema dell’androginia e della transessualità partendo dalla suggestione del libro “Trieste and the Meaning of Nowhere” di Jan Morris, in cui la protagonista confessa di aver trovato solo a Trieste la libertà mentale per poter pensare al cambiamento di sesso. La mostra è accompagnata da un testo sulle questioni di genere del giornalista Fabio Bozzato dell’Osservatorio Queer di Venezia, e da un intrigante testo critico di Caterina Skerl, che ipotizzano un genius loci psicoanalitico di Trieste capace di guidare questi percorsi di transizione attraverso gli ibridi sentieri degli stati intersessuali e dell’ermafroditismo.
La mostra si apre con “Conversione androginoide” un lavoro fortemente ironico che ci propone l’artista Laura Zicari, disegnatrice anatomica presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Trieste, che ha documentato le operazioni per la riassegnazione chirurgica del sesso della Clinica Urologica di Trieste, molto conosciuta per questa specializzazione anche nel mondo dello show business. Si prosegue con un’installazione delicatissima di Emanuela Marassi che con la sua “Rosa profondo. Androgino ginandro” ci fa scivolare nell’ovattato mondo di una vanità androgina che si nutre di materiali preziosi e fragili, quali la porcellana, i batuffoli della cipria e i nastri di raso e organza. Mentre i raffinati disegni dell’austriaca Renate Bertlmann ci fanno credere ancora che una ironica sessualità ermafrodita possa esistere anche in una società erotizzata come la nostra.
Su un altro registro si muove il reportage del fotografo Fabrizio Giraldi che con le sue coinvolgenti immagini documenta le aspettative delle aspiranti al titolo di “Miss Trans Italia”. L’artista milanese Maddalena Fragnito con il suo “Transparenza” ci presenta invece una ventina di tavole con schizzi realizzati durante il “Seminario di studio sull’identità di genere” organizzato a Milano dall’attrice triestina Marcela Serli e Davide Tolu a cui hanno partecipato una quarantina di persone transessuali provenienti da tutta Italia e dal cui incontro è nata la compagnia teatrale Atopos e lo spettacolo “Variabili Umane”. La mostra si chiude infine con il sorprendente video “Woman of the World” dell’artista norvegese Ane Lan che, come dice il critico Sigurd Langbakk: “indagando il concetto di “multiculturalismo”, riesce a distorcere le nostre concezioni con l'introduzione di una comprensione più stratificata di quello che potrebbe essere inteso come l’identità etnica. L'opera è una sorta di performance video in cui incontriamo sei personaggi femminili di diverse etnie, ognuno dei quali canta la stessa canzone naïf con una voce in falsetto arrugginito, mettendo in discussione il loro nome, la loro origine e la loro immagine. Lan così non solo si interroga sull’idea dell’”identità” legata al genere e al sesso, ma anche su quali fattori economici e psicologici sono le basi per il nostro incontro con l’”altro” o per la costruzione dell’”altro”, in questo caso l’“altro” multiculturale.”
“siamo in un periodo di transizione” è organizzata in collaborazione con Trieste Contemporanea e il Gruppo78, e con la consulenza dell’Osservatorio Queer di Venezia. Massimo Premuda, curatore della mostra, e iniziatore di questo nuovo spazio di dibattito culturale in città, dedica la giornata inaugurale alla poliedrica figura di Franco Jesurun che tanto ha fatto per la cultura contemporanea a Trieste, in concomitanza con l’evento che, nel giorno del compleanno del gallerista e attore triestino e a due anni dalla sua scomparsa, sarà organizzato allo Studio Tommaseo di Trieste alle ore 19.30.
DoubleRoom, via canova 9, trieste
siamo in un periodo di transizione
a cura di massimo premuda
testi di fabio bozzato e caterina skerl
renate bertlmann : maddalena fragnito : fabrizio giraldi
ane lan : emanuela marassi : laura zicari
+ dubravka cherubini : reading da trieste and the meaning of nowhere di jan morris
Giovedì 26 luglio alle ore 18.00, inaugura lo spazio DoubleRoom con una mostra dedicata alle questioni di genere dal titolo “siamo in un periodo di transizione”. L’esposizione, a cura di Massimo Premuda, intende trattare il tema dell’androginia e della transessualità partendo dalla suggestione del libro “Trieste and the Meaning of Nowhere” di Jan Morris, in cui la protagonista confessa di aver trovato solo a Trieste la libertà mentale per poter pensare al cambiamento di sesso. La mostra è accompagnata da un testo sulle questioni di genere del giornalista Fabio Bozzato dell’Osservatorio Queer di Venezia, e da un intrigante testo critico di Caterina Skerl, che ipotizzano un genius loci psicoanalitico di Trieste capace di guidare questi percorsi di transizione attraverso gli ibridi sentieri degli stati intersessuali e dell’ermafroditismo.
La mostra si apre con “Conversione androginoide” un lavoro fortemente ironico che ci propone l’artista Laura Zicari, disegnatrice anatomica presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Trieste, che ha documentato le operazioni per la riassegnazione chirurgica del sesso della Clinica Urologica di Trieste, molto conosciuta per questa specializzazione anche nel mondo dello show business. Si prosegue con un’installazione delicatissima di Emanuela Marassi che con la sua “Rosa profondo. Androgino ginandro” ci fa scivolare nell’ovattato mondo di una vanità androgina che si nutre di materiali preziosi e fragili, quali la porcellana, i batuffoli della cipria e i nastri di raso e organza. Mentre i raffinati disegni dell’austriaca Renate Bertlmann ci fanno credere ancora che una ironica sessualità ermafrodita possa esistere anche in una società erotizzata come la nostra.
Su un altro registro si muove il reportage del fotografo Fabrizio Giraldi che con le sue coinvolgenti immagini documenta le aspettative delle aspiranti al titolo di “Miss Trans Italia”. L’artista milanese Maddalena Fragnito con il suo “Transparenza” ci presenta invece una ventina di tavole con schizzi realizzati durante il “Seminario di studio sull’identità di genere” organizzato a Milano dall’attrice triestina Marcela Serli e Davide Tolu a cui hanno partecipato una quarantina di persone transessuali provenienti da tutta Italia e dal cui incontro è nata la compagnia teatrale Atopos e lo spettacolo “Variabili Umane”. La mostra si chiude infine con il sorprendente video “Woman of the World” dell’artista norvegese Ane Lan che, come dice il critico Sigurd Langbakk: “indagando il concetto di “multiculturalismo”, riesce a distorcere le nostre concezioni con l'introduzione di una comprensione più stratificata di quello che potrebbe essere inteso come l’identità etnica. L'opera è una sorta di performance video in cui incontriamo sei personaggi femminili di diverse etnie, ognuno dei quali canta la stessa canzone naïf con una voce in falsetto arrugginito, mettendo in discussione il loro nome, la loro origine e la loro immagine. Lan così non solo si interroga sull’idea dell’”identità” legata al genere e al sesso, ma anche su quali fattori economici e psicologici sono le basi per il nostro incontro con l’”altro” o per la costruzione dell’”altro”, in questo caso l’“altro” multiculturale.”
“siamo in un periodo di transizione” è organizzata in collaborazione con Trieste Contemporanea e il Gruppo78, e con la consulenza dell’Osservatorio Queer di Venezia. Massimo Premuda, curatore della mostra, e iniziatore di questo nuovo spazio di dibattito culturale in città, dedica la giornata inaugurale alla poliedrica figura di Franco Jesurun che tanto ha fatto per la cultura contemporanea a Trieste, in concomitanza con l’evento che, nel giorno del compleanno del gallerista e attore triestino e a due anni dalla sua scomparsa, sarà organizzato allo Studio Tommaseo di Trieste alle ore 19.30.
26
luglio 2012
Siamo in un periodo di transizione
Dal 26 luglio al 14 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
DOUBLEROOM
Trieste, Via Antonio Canova, 9, (Trieste)
Trieste, Via Antonio Canova, 9, (Trieste)
Orario di apertura
lunedì > giovedì 17-19
Vernissage
26 Luglio 2012, h 18
Autore
Curatore