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Siamo sempre Nuovi-nuovi
La presente mostra intende insistere proprio nel presentare i Nuovi-nuovi, nella formazione plenaria con cui si sono manifestati in passato negli appuntamenti prestigiosi di Roma e Torino, non tanto per i loro meriti storici, la cui tutela si addice assai meglio a una istituzione museale pubblica.
Comunicato stampa
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Il gruppo dei Nuovi-nuovi è stato così battezzato agli inizi del 1980 in una mostra presso la Galleria d’Arte moderna di Bologna, a cura di Francesca Alinovi, Renato Barilli e Roberto Daolio. Successivamente i tre curatori ne hanno proposto mostre via via più ampie, fino a un massimo di venti unità, dapprima a Genova, Teatro del Falcone, poi a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1983, e in altre sedi ancora. Dopo la tragica scomparsa dell’Alinovi, il compito di sostenere il gruppo è stato assunto con immutata dedizione da Barilli e Daolio, che ne hanno pure curato una riproposta nel 2000, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino. I Nuovi-nuovi, seppur così battezzati solo nel 1980, hanno avuto una lunga gestazione nel corso degli interi anni Settanta, in cui hanno costituito una parte determinante del fenomeno di ribaltamento rispetto alle prospettive stabilite, a partire dal 68, dall’Arte povera e altre tendenze similari. Queste, com’è noto, avevano inteso abbandonare le tecniche tradizionali dell’arte, a cominciare dalla pittura, per utilizzare i nuovi media tecnologici e con essi procedere a una conquista “immateriale” dell’ambiente, curando più gli apporti della mente (arte concettuale) che dei sensi. Ma dal seno stesso dell’Arte povera si erano già affacciate tendenze di segno opposto, espresse da Giulio Paolini, e da taluni aspetti dell’opera di Fabro e Kounellis, tanto che già nel 1974, Barilli aveva potuto organizzare allo Studio Marconi di Milano la mostra “La ripetizione differente”, dove si additavano appunto le prospettive di chi, come Paolini, Kounellis e Fabro, andavano a rivisitare il passato e la memoria, ma valendosi della strumentazione impalpabile di specie concettuale. Però vi figuravano anche Luigi Ontani e Salvo, che con maggiore coraggio facevano riapparire tracce di pittura. Da quel momento è stato un seguito di iniziative dello stesso senso, volte cioè a riacquisire doti cromatiche, di immagine, di decorazione, il che ha accomunato l’intera generazione dei nati attorno al 1950. Questa vasta attività abbastanza concorde negli intenti si è però diramato lungo tre direzioni. C’è stato chi, al seguito di Carlo Maria Mariani, ha voluto simulare una specie di copia fedele di capolavori sconosciuti, e in realtà inesistenti, seguendo strettamente i criteri della “citazione”, condotta in modi paradossalmente conformi e super-accademici. Altri invece, per introdurre un fattore differenziante rispetto ai modelli museali, hanno adottato maniere strapazzate di ostentata “brutta pittura”, ricalcando le tracce di un espressionismo volutamente grossolano e provocante. Altri infine hanno ritenuto che la “ripetizione differente” richiesta potesse consistere in una traduzione delle forme del passato sul registro leggero, gioiosamente cromatico, quale era ormai caratteristico delle immagini elettroniche trasmesse dai video attraverso lo sciame dei pixel. In fondo, meglio sarebbe stato che queste tre anime coesistessero tra loro con scambi reciproci, ma ci fu un intervento partigiano di critici e galleristi, e degli stessi artisti portati a schierarsi in gruppuscoli, per cui nacquero tre etichette distintive: gli Anacronisti, al seguito di Mariani, la Transavanguardia, racchiusa in cinque nomi, Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino, e infine la vasta compagine che, come detto all’inizio, ha preso il nome un po’ generico dei Nuovi-nuovi ma che forse meglio delle altre indicava la ricchezza interna di quel clima, anche in forza dell’alto numero dei componenti. Inoltre la formazione dei Nuovi-nuovi si divideva quasi in misura uguale tra i compilatori di immagini, ma nel registro leggero, magico, ludico quale si addiceva alla nostra età postmoderna, ed altri che invece non sdegnavano le vie di un’astrazione, ma anch’essa condotta in modi incantati e favolosi. In seno a quel gruppo esisteva pure un giusto equilibrio tra le soluzioni di superficie e altre di specie plastica tridimensionale, con pronto passaggio dalle une alle altre.
Il panorama attuale risulta particolarmente favorevole a un rilancio dei Nuovi-nuovi, infatti dopo aver concesso tanto terreno all’immateriale e all’impalpabile, con utilizzo esasperato di foto, video, scritture, è in atto un processo di ri-materializzazione, con relativa ricomparsa dei valori della cromia e dell’immagine. Basti pensare all’attualità dei vari fenomeni di graffitismo, muralismo, wall painting e simili, rispetto ai quali i Nuovi-nuovi possono vantare un ruolo pionieristico.
Il panorama attuale risulta particolarmente favorevole a un rilancio dei Nuovi-nuovi, infatti dopo aver concesso tanto terreno all’immateriale e all’impalpabile, con utilizzo esasperato di foto, video, scritture, è in atto un processo di ri-materializzazione, con relativa ricomparsa dei valori della cromia e dell’immagine. Basti pensare all’attualità dei vari fenomeni di graffitismo, muralismo, wall painting e simili, rispetto ai quali i Nuovi-nuovi possono vantare un ruolo pionieristico.
21
marzo 2009
Siamo sempre Nuovi-nuovi
Dal 21 marzo al 05 maggio 2009
arte contemporanea
Location
FRITTELLI ARTE CONTEMPORANEA
Firenze, Via Val Di Marina, 15, (Firenze)
Firenze, Via Val Di Marina, 15, (Firenze)
Biglietti
libero
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13 15.30-19.30
Vernissage
21 Marzo 2009, ore 18.00
Editore
CARLO CAMBI
Autore
Curatore