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Sidival Fila – Tra le pieghe della luce
Mercoledì 4 aprile 2012 alle ore 18 inaugura presso la Ex GIL di Roma, spazio espositivo e convegnistico della Regione Lazio, la mostra SIDIVAL FILA – LE PIEGHE DELLA LUCE (a cura di Silvia Pegoraro e Carlo Ciccarelli). Promossa dall’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio.
Comunicato stampa
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Mercoledì 4 aprile 2012 alle ore 18 inaugura presso la Ex GIL di Roma, spazio espositivo e convegnistico della Regione Lazio, la mostra SIDIVAL FILA - LE PIEGHE DELLA LUCE (a cura di Silvia Pegoraro e Carlo Ciccarelli). Promossa dall’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, la mostra resterà aperta fino al 20 aprile. Saranno esposte una trentina di opere dell’artista italo-brasiliano Sidival Fila (Stato di Paranà, Brasile, 1962), che è tra i migliori esponenti attuali della linea di ricerca “spazialista” inaugurata da Lucio Fontana, e dall’inizio degli anni ’90 fa parte dell’Ordine dei Frati Minori di San Francesco d’Assisi. Dopo aver rinunciato all’attività artistica per circa diciotto anni, solo nel 2006 Fra’ Sidival ha ripreso a dipingere, maturando una propria inconfondibile cifra stilistica, rigorosa e insieme drammaticamente espressiva, che approfondisce la problematica relativa allo spazio e alla sua corporeità. In chiusura della mostra uscirà una monografia che documenterà le opere di Sidival Fila installate negli storici spazi della Ex GIL, così da valorizzare anche l’edificio, realizzato dall’architetto Luigi Moretti nei primi anni ’30, considerato uno dei più importanti esempi di Razionalismo nell’architettura italiana ed europea del Novecento.
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Sidival Fila si autodefinisce “pittore informale”, e dell’arte informale conserva in effetti un amore profondo per l’intensità lirica della materia, al quale unisce però un’altrettanto profonda essenza strutturale, concettuale e spirituale . “Nessun taglio, stile Fontana – afferma l’artista – anche se lui è stato tra i miei ispiratori, con Burri e Manzoni. Le mie sono piuttosto introflessioni”. Infatti le pieghe sulle tele antiche e a grossa trama che Fra’ Sidival usa per realizzare le sue opere sono tra i suoi strumenti espressivi privilegiati. Gilles Deleuze, rileggendo Leibniz in un suo bellissimo libro (La piega. Leibniz e il barocco), ripercorre la sua “teoria del continuo”: ciò che non si frammenta in parti, ma si avvolge in un’infinità di pieghe. Questa materia-piega, che si curva infinitamente, e che ritroviamo nel lavoro di Sidival Fila, è la materia-tempo, ed è la materia-vita, per la sua struttura organica, quasi “muscolare”. Anche se si tratta di arte “astratta”, e le figure sono assenti, si è accompagnati dalla sensazione di una corporeità traslata: non visibile in figura, ma sensibile nel tattilismo, nella serpeggiante tensione tra sostanza materica e struttura volumetrica. E’ identità materia-percezione-pensiero, in una perenne circolazione di energia che lo sviluppo spaziale del colore, nelle sue infinite variazioni, rappresenta. L’intensità metamorfica del colore è rafforzata da fitte trame di fili che vanno a “ricucire” le pieghe, come se si trattasse di ferite originarie da sanare. Ferite, però, sottratte ad ogni lacerazione “espressionistica”, ed elevate a un’inattaccabile dimensione simbolica, anche grazie a una totalizzante esperienza spirituale e religiosa. Una dimensione in cui la concezione della materia come corpo e come carne non può prescindere dall’Incarnazione di Cristo come fondamento di tutta la storia dell’arte occidentale.
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Sidival Fila si autodefinisce “pittore informale”, e dell’arte informale conserva in effetti un amore profondo per l’intensità lirica della materia, al quale unisce però un’altrettanto profonda essenza strutturale, concettuale e spirituale . “Nessun taglio, stile Fontana – afferma l’artista – anche se lui è stato tra i miei ispiratori, con Burri e Manzoni. Le mie sono piuttosto introflessioni”. Infatti le pieghe sulle tele antiche e a grossa trama che Fra’ Sidival usa per realizzare le sue opere sono tra i suoi strumenti espressivi privilegiati. Gilles Deleuze, rileggendo Leibniz in un suo bellissimo libro (La piega. Leibniz e il barocco), ripercorre la sua “teoria del continuo”: ciò che non si frammenta in parti, ma si avvolge in un’infinità di pieghe. Questa materia-piega, che si curva infinitamente, e che ritroviamo nel lavoro di Sidival Fila, è la materia-tempo, ed è la materia-vita, per la sua struttura organica, quasi “muscolare”. Anche se si tratta di arte “astratta”, e le figure sono assenti, si è accompagnati dalla sensazione di una corporeità traslata: non visibile in figura, ma sensibile nel tattilismo, nella serpeggiante tensione tra sostanza materica e struttura volumetrica. E’ identità materia-percezione-pensiero, in una perenne circolazione di energia che lo sviluppo spaziale del colore, nelle sue infinite variazioni, rappresenta. L’intensità metamorfica del colore è rafforzata da fitte trame di fili che vanno a “ricucire” le pieghe, come se si trattasse di ferite originarie da sanare. Ferite, però, sottratte ad ogni lacerazione “espressionistica”, ed elevate a un’inattaccabile dimensione simbolica, anche grazie a una totalizzante esperienza spirituale e religiosa. Una dimensione in cui la concezione della materia come corpo e come carne non può prescindere dall’Incarnazione di Cristo come fondamento di tutta la storia dell’arte occidentale.
04
aprile 2012
Sidival Fila – Tra le pieghe della luce
Dal 04 al 20 aprile 2012
arte contemporanea
Location
SPAZIO EX GIL
Roma, Largo Ascianghi, 5, (Roma)
Roma, Largo Ascianghi, 5, (Roma)
Orario di apertura
LUN-SAB 16.00-21.00; DOMENICA CHIUSO
Vernissage
4 Aprile 2012, ore 18.00
Autore
Curatore