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Silenzi d’alberi
Silenzi d’alberi è un’esposizione che nasce da una riflessione su una delle espressioni più interessanti dell’arte contemporanea: la sound art.
Comunicato stampa
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Silenzi d’alberi è un’esposizione che nasce da una riflessione su una delle espressioni più interessanti dell’arte contemporanea: la sound art.
Il titolo della mostra è un verso tratto dalla poesia Serica dell’illustre poeta Andrea Zanzotto, nativo di Pieve di Soligo. Questa mostra guarda infatti alla sua poetica, spesso volta alla riflessione sul rapporto tra essere umano e natura.
L’autore ricerca questo rapporto legame nel paesaggio, la cui essenza gli si rivela non soltanto negli elementi visivi ma anche in quelli sonori.
La comunicazione tra uomo e natura è risvegliata e riscoperta dunque attraverso il suono, capace di ricreare questa connessione intima e primordiale.
Villa Brandolini ospita 11 artisti internazionali, accomunati nella loro pratica dall’utilizzo del suono, che riflettono sul proprio rapporto con la natura, intesa sia come paesaggio che come singolo elemento naturale.
Il percorso si snoda secondo un criterio di presentazione non solo tipologico ma anche generazionale. Dai veterani fino ai più giovani sperimentatori, gli autori presentano opere (di cui alcune site specific) che nell’insieme restituiscono una panoramica sulle diverse tipologie di utilizzo del suono nella pratica artistica: field recording, data sonification, sound visualization, sculture cinetiche, induzione elettromagnetica, sculture interattive, trasduzione elettrica, forza cinetica delle onde sonore, suono randomizzato.
L’installazione Curtain di Adam Basanta (Montreal, 1985), una tenda costituita da centinaia di auricolari bianchi, ricrea suoni delicati che ricordano quelli del vento, della pioggia o delle onde del mare. Il video Vucca di Carlos Casas (Barcellona, 1974) è un tuffo nelle viscere della Terra, un meticoloso lavoro di field recording che cattura i suoni ambientali di una grotta pugliese. In Summer of Love di Douglas Henderson (Baltimora, 1960) grandi fiori ruotano su se stessi grazie alle vibrazioni degli speakers su cui poggiano, sussurrando Bomb di Gregory Corso, poesia satirica sulla bomba atomica, frutto della violenza dell’uomo, capace di distruggere il suo stesso pianeta. Le proprietà cinetiche del suono vengono usate anche nei water speakers di Untitled 2007-13, in cui la superficie dell’acqua si increspa rendendo visibili le diverse frequenze sonore.
Christina Kubisch (Brema, 1948) fa rivivere le serre di Villa Brandolini installando una giungla di cavi multicanali che trasmettono, in apposite cuffie, i suoni di una lontana natura esotica. Per far risuonare le sue sculture, Matteo Nasini (Roma, 1976) utilizza il vento, affidando direttamente alla natura la composizione di una parti- tura randomizzata.
La tecnica e la poesia di Donato Piccolo (Roma, 1976) sono in grado di imitare i fenomeni naturali: catturati sotto teche di vetro, una stella cadente (Oh, ho catturato un’altra stella) e un uragano (Hurricane – Double reversible) vorticano come a voler ritornare al loro luogo di provenienza, mentre nei disegni a tecnica mista le esplosioni degli elementi naturali sono quasi tangibili. Unità minime di sensibilità di Roberto Pugliese (Napoli, 1982) è un’installazione interattiva, perché porta nello spazio espositivo i dati atmosferici registrati da sensori esterni alla villa trasformandoli in suono e mettendo così in comunicazione diretta lo spettatore con l’ambiente esterno. In Equilibrium Variant l’artista indaga invece le potenzialità del fenomeno del feedback, presente anche in natura, in cui due bracci robotici dotati uno di microfono ed uno di speaker interagiscono e si muovono, simili a due animali che si corteggiano o duellano.
Tamara Repetto (Genova, 1973) con Costellazione A. Punctatum disegna, con archetti di violino e legni divorati dai tarli, una partitura di segni che, ispirandosi alla struttura degli spariti contemporanei o delle costellazioni, evocano rimandi sonori familiari legati al lavorio degli insetti.
Il concerto che si ascolta con Nocturno, di Edgardo Rudnitzky (Buenos Aires, 1956) è consegnato all’arbitrarietà del fuoco, in cui il calore di 7 fiammelle sollecita i plettri che pizzicano altrettanti monocordi. L’installazione La fontanella scintilla con i grilli sotto l’acqua di Alessandro Sciaraffa (Torino, 1976) è composta da giocose fontane d’acqua, in cui però l’elemento non è presente, bensì ricreato attraverso il suono di piatti di bronzo attivati dalla curiosità dello spettatore. In Natura morta di Michele Spanghero (Gorizia, 1979) il suono è generato convertendo l’energia chimica dei limoni in energia elettrica: contrariamente al titolo, l’artista attraverso il suono dona alla composizione una nuova vita.
Silenzi d’alberi mira ad avvicinare il pubblico alla sound art, sottolineando l’importanza di un’esperienza uditiva in grado di arricchire e amplificare quella visiva.
Scrive Zanzotto nel suo saggio Verso-dentro il paesaggio (1994):
“Quando l’intesa affettiva [tra uomo e natura] è costante e profonda ecco che il mondo non è più uno spettacolo
da ammirare, da contemplare passivamente, ma un’esperienza da vivere, e soprattutto da conoscere, proprio
attraverso la pittura”. La mostra permette di conoscere il passo successivo, quello in cui l’uomo-artista esplora e
rappresenta la natura non solo attraverso l’elemento visivo (la pittura), ma anche quello sonoro.
Per il poeta, la contemplazione di un singolo paesaggio ha la capacità di far sentire l’artista connesso alla natura
tutta: è tramite il paesaggio che si può creare il legame con quello che egli definisce l’Essere. Ma c’è anche un
invito ad andare oltre le forme tangibili del paesaggio e udirne il suo linguaggio, che è il suono della natura. Un
invito che viene accolto dagli artisti in mostra e restituito sotto molteplici ed intime creazioni.
In questo senso, la mostra richiama e omaggia un concetto caro al poeta, cioè la capacità della natura di plasmare e formare la persona.
Quando l’individuo entra nel paesaggio (per usare le sue parole), fissa un momento di connessione vitale, si
fonde in esso, sancendo l’importanza della natura come principio fondante dell’esistenza dell’uomo.
Il titolo della mostra è un verso tratto dalla poesia Serica dell’illustre poeta Andrea Zanzotto, nativo di Pieve di Soligo. Questa mostra guarda infatti alla sua poetica, spesso volta alla riflessione sul rapporto tra essere umano e natura.
L’autore ricerca questo rapporto legame nel paesaggio, la cui essenza gli si rivela non soltanto negli elementi visivi ma anche in quelli sonori.
La comunicazione tra uomo e natura è risvegliata e riscoperta dunque attraverso il suono, capace di ricreare questa connessione intima e primordiale.
Villa Brandolini ospita 11 artisti internazionali, accomunati nella loro pratica dall’utilizzo del suono, che riflettono sul proprio rapporto con la natura, intesa sia come paesaggio che come singolo elemento naturale.
Il percorso si snoda secondo un criterio di presentazione non solo tipologico ma anche generazionale. Dai veterani fino ai più giovani sperimentatori, gli autori presentano opere (di cui alcune site specific) che nell’insieme restituiscono una panoramica sulle diverse tipologie di utilizzo del suono nella pratica artistica: field recording, data sonification, sound visualization, sculture cinetiche, induzione elettromagnetica, sculture interattive, trasduzione elettrica, forza cinetica delle onde sonore, suono randomizzato.
L’installazione Curtain di Adam Basanta (Montreal, 1985), una tenda costituita da centinaia di auricolari bianchi, ricrea suoni delicati che ricordano quelli del vento, della pioggia o delle onde del mare. Il video Vucca di Carlos Casas (Barcellona, 1974) è un tuffo nelle viscere della Terra, un meticoloso lavoro di field recording che cattura i suoni ambientali di una grotta pugliese. In Summer of Love di Douglas Henderson (Baltimora, 1960) grandi fiori ruotano su se stessi grazie alle vibrazioni degli speakers su cui poggiano, sussurrando Bomb di Gregory Corso, poesia satirica sulla bomba atomica, frutto della violenza dell’uomo, capace di distruggere il suo stesso pianeta. Le proprietà cinetiche del suono vengono usate anche nei water speakers di Untitled 2007-13, in cui la superficie dell’acqua si increspa rendendo visibili le diverse frequenze sonore.
Christina Kubisch (Brema, 1948) fa rivivere le serre di Villa Brandolini installando una giungla di cavi multicanali che trasmettono, in apposite cuffie, i suoni di una lontana natura esotica. Per far risuonare le sue sculture, Matteo Nasini (Roma, 1976) utilizza il vento, affidando direttamente alla natura la composizione di una parti- tura randomizzata.
La tecnica e la poesia di Donato Piccolo (Roma, 1976) sono in grado di imitare i fenomeni naturali: catturati sotto teche di vetro, una stella cadente (Oh, ho catturato un’altra stella) e un uragano (Hurricane – Double reversible) vorticano come a voler ritornare al loro luogo di provenienza, mentre nei disegni a tecnica mista le esplosioni degli elementi naturali sono quasi tangibili. Unità minime di sensibilità di Roberto Pugliese (Napoli, 1982) è un’installazione interattiva, perché porta nello spazio espositivo i dati atmosferici registrati da sensori esterni alla villa trasformandoli in suono e mettendo così in comunicazione diretta lo spettatore con l’ambiente esterno. In Equilibrium Variant l’artista indaga invece le potenzialità del fenomeno del feedback, presente anche in natura, in cui due bracci robotici dotati uno di microfono ed uno di speaker interagiscono e si muovono, simili a due animali che si corteggiano o duellano.
Tamara Repetto (Genova, 1973) con Costellazione A. Punctatum disegna, con archetti di violino e legni divorati dai tarli, una partitura di segni che, ispirandosi alla struttura degli spariti contemporanei o delle costellazioni, evocano rimandi sonori familiari legati al lavorio degli insetti.
Il concerto che si ascolta con Nocturno, di Edgardo Rudnitzky (Buenos Aires, 1956) è consegnato all’arbitrarietà del fuoco, in cui il calore di 7 fiammelle sollecita i plettri che pizzicano altrettanti monocordi. L’installazione La fontanella scintilla con i grilli sotto l’acqua di Alessandro Sciaraffa (Torino, 1976) è composta da giocose fontane d’acqua, in cui però l’elemento non è presente, bensì ricreato attraverso il suono di piatti di bronzo attivati dalla curiosità dello spettatore. In Natura morta di Michele Spanghero (Gorizia, 1979) il suono è generato convertendo l’energia chimica dei limoni in energia elettrica: contrariamente al titolo, l’artista attraverso il suono dona alla composizione una nuova vita.
Silenzi d’alberi mira ad avvicinare il pubblico alla sound art, sottolineando l’importanza di un’esperienza uditiva in grado di arricchire e amplificare quella visiva.
Scrive Zanzotto nel suo saggio Verso-dentro il paesaggio (1994):
“Quando l’intesa affettiva [tra uomo e natura] è costante e profonda ecco che il mondo non è più uno spettacolo
da ammirare, da contemplare passivamente, ma un’esperienza da vivere, e soprattutto da conoscere, proprio
attraverso la pittura”. La mostra permette di conoscere il passo successivo, quello in cui l’uomo-artista esplora e
rappresenta la natura non solo attraverso l’elemento visivo (la pittura), ma anche quello sonoro.
Per il poeta, la contemplazione di un singolo paesaggio ha la capacità di far sentire l’artista connesso alla natura
tutta: è tramite il paesaggio che si può creare il legame con quello che egli definisce l’Essere. Ma c’è anche un
invito ad andare oltre le forme tangibili del paesaggio e udirne il suo linguaggio, che è il suono della natura. Un
invito che viene accolto dagli artisti in mostra e restituito sotto molteplici ed intime creazioni.
In questo senso, la mostra richiama e omaggia un concetto caro al poeta, cioè la capacità della natura di plasmare e formare la persona.
Quando l’individuo entra nel paesaggio (per usare le sue parole), fissa un momento di connessione vitale, si
fonde in esso, sancendo l’importanza della natura come principio fondante dell’esistenza dell’uomo.
14
maggio 2017
Silenzi d’alberi
Dal 14 maggio al 02 luglio 2017
arte contemporanea
Location
VILLA BRANDOLINI
Pieve Di Soligo, Piazza Libertà, 7, (Treviso)
Pieve Di Soligo, Piazza Libertà, 7, (Treviso)
Orario di apertura
venerdì 16.00-21.00; sabato e domenica 10.00-13.00 / 16.00-21.00 e su appuntamento
Vernissage
14 Maggio 2017, ore 18,30
Autore
Curatore