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Silvia Lepore / Fulvia Spizzo
Fulvia Spizzo racconta una “Vacanza all’isola di Uma”; Silvia Lepore parte dal corpo per cercare la propria unicità. Entrambe raccontano un viaggio come promessa di approdi libertari e fantasiosi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Questa “doppia personale” è nata su suggerimento del gallerista, Carlo Clocchiatti, che ha voluto proporre due artiste molto diverse per formazione, scarto generazionale, indole e scelta estetica: Fulvia Spizzo e Silvia Lepore.
Sempre su suo invito sono state coinvolte nella presentazione della mostra due critiche d’arte, Francesca Agostinelli e Paola Bristot.
Ne è nata una sorta di mutuo scambio impercettibile a chi guarda gli esiti delle mostre, che restano volutamente distinte e distinguibili, e dei cataloghi, ma ne è nata una corrispondenza sotterranea e un confronto in atto che realizza un dialogo aperto e possible, quello più fervido della circolazione delle idée, dei pensieri e delle riflessioni sull’arte.
Naturalmente Fulvia Spizzo e Silvia Lepore hanno mantenuto la loro unicità e la loro rispettiva “doppia” personalità, indagando Silvia proprio il concetto di identità, e Fulvia il fertile rapporto verbo-visivo, o meglio narrativo-visivo.
Silvia Lepore parte dal corpo, come territorio in cui giocare la partita del sentire e volgere l’esperienza a vissuto, in un inarrestabile scambio con il mondo esterno che fa di ciascuno di noi uno. E non altro. Comincia dunque da sé e sgrana parti corporee mai ferme, fermate piuttosto qua e là a indicare nel loro continuo modificarsi l’instabilità mutevole della nostra contemporanea identità. Che ricerca e declina nei modi della pittura, della installazione e del video facendo di materiali trasparenti e “filtranti” autentici soggetti della ricerca, volti a suturare ataviche polarità, a rammendare bordi, in un oscillare tra sponde sempre meno distanti.
Fulvia Spizzo ci racconta una “Vacanza all’isola di Uma”, dove segue le tracce di due animali, personificazioni del sè dell’artista, e caccia le loro ombre mute e danzanti, come estensioni di un intimo desiderio di libertà. Libertà creativa che si manifesta nel gioco dei materiali con cui Fulvia Spizzo rappresenta quasi naturalisticamente un cane e un gatto, e nella libertà di pensiero e movimento allo stesso tempo registrata nelle sequenze dei disegni e dei video volutamente “amatoriali”. Senza legami.
Due tendenze molto diverse seppure con una radice comune in un “pensiero femminile” che si vede qui solo accennato, mentre meriterebbe un ulteriore approfondimento. Una duplice visione intima, a fior di pelle, emotiva, cosciente della propria diversità sia nella scrittura che nella dimensione poetica.
Sempre su suo invito sono state coinvolte nella presentazione della mostra due critiche d’arte, Francesca Agostinelli e Paola Bristot.
Ne è nata una sorta di mutuo scambio impercettibile a chi guarda gli esiti delle mostre, che restano volutamente distinte e distinguibili, e dei cataloghi, ma ne è nata una corrispondenza sotterranea e un confronto in atto che realizza un dialogo aperto e possible, quello più fervido della circolazione delle idée, dei pensieri e delle riflessioni sull’arte.
Naturalmente Fulvia Spizzo e Silvia Lepore hanno mantenuto la loro unicità e la loro rispettiva “doppia” personalità, indagando Silvia proprio il concetto di identità, e Fulvia il fertile rapporto verbo-visivo, o meglio narrativo-visivo.
Silvia Lepore parte dal corpo, come territorio in cui giocare la partita del sentire e volgere l’esperienza a vissuto, in un inarrestabile scambio con il mondo esterno che fa di ciascuno di noi uno. E non altro. Comincia dunque da sé e sgrana parti corporee mai ferme, fermate piuttosto qua e là a indicare nel loro continuo modificarsi l’instabilità mutevole della nostra contemporanea identità. Che ricerca e declina nei modi della pittura, della installazione e del video facendo di materiali trasparenti e “filtranti” autentici soggetti della ricerca, volti a suturare ataviche polarità, a rammendare bordi, in un oscillare tra sponde sempre meno distanti.
Fulvia Spizzo ci racconta una “Vacanza all’isola di Uma”, dove segue le tracce di due animali, personificazioni del sè dell’artista, e caccia le loro ombre mute e danzanti, come estensioni di un intimo desiderio di libertà. Libertà creativa che si manifesta nel gioco dei materiali con cui Fulvia Spizzo rappresenta quasi naturalisticamente un cane e un gatto, e nella libertà di pensiero e movimento allo stesso tempo registrata nelle sequenze dei disegni e dei video volutamente “amatoriali”. Senza legami.
Due tendenze molto diverse seppure con una radice comune in un “pensiero femminile” che si vede qui solo accennato, mentre meriterebbe un ulteriore approfondimento. Una duplice visione intima, a fior di pelle, emotiva, cosciente della propria diversità sia nella scrittura che nella dimensione poetica.
15
maggio 2010
Silvia Lepore / Fulvia Spizzo
Dal 15 maggio al 15 giugno 2010
arte contemporanea
Location
ARTESTUDIO CLOCCHIATTI
Udine, Via San Francesco D'assisi, 15, (Udine)
Udine, Via San Francesco D'assisi, 15, (Udine)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 10-12 e 17-19.
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 18
Autore
Curatore