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Silvio Gagno – Un Percorso nel colore 1975 – 2017
La mostra presenta un centinaio di opere del noto artista trevigiano,
che vanno dai primi lavori degli anni Settanta, articolati sullo studio del corpo umano, fino ai dipinti di quest’anno, le Rigenerazioni, ultimo sviluppo delle
tematiche astratte dei Codici
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra antologica di Silvio Gagno a Palazzo Sarcinelli di Conegliano, a cura
di Sileno Salvagnini, presenta un centinaio di opere del noto artista trevigiano,
che vanno dai primi lavori degli anni Settanta, articolati sullo studio del corpo
umano, fino ai dipinti di quest’anno, le Rigenerazioni, ultimo sviluppo delle
tematiche astratte dei Codici.
Ad accompagnare la mostra due cataloghi di grande formato, uno a cura di
Flavia Casagranda (Leonardo Arte, 2006) e uno di Sileno Salvagnini (Antiga
Edizioni, 2017) che raccolgono l’intera produzione artistica di Silvio Gagno e
una ricca antologia di scritti di storici e critici d’arte.
Nei primi lavori, almeno fino all’inizio degli anni ottanta, Silvio Gagno
predilige dipingere il corpo umano, ispirandosi a motivi religiosi come nella
prima opera esposta, Deposizione di Cristo (1975).
A mano a mano, c’è un suo progressivo abbandono del figurativo: la figura
tende quasi a liquefarsi nella natura, o viceversa. Ma soprattutto, viene
accentuata una bidimensionalità di fondo: sembra che le immagini scorrano
davanti allo spettatore come un piano – sequenza, come un film senza
profondità prospettica.
Il superamento della stagione figurativa – e sia pure, di un figurativo rielaborato
e non pedissequo – in Gagno avviene già nella seconda metà degli anni Ottanta,
con dipinti incentrati sul concetto di una natura quasi turneriana, immaginaria e
ideale ad un tempo. In questo periodo fa ingresso un’altra componente: il titolo
scritto sulla tela; ad esempio in Amore e poesia per una sera d’estate (1985).
Un nuovo punto di svolta per Silvio Gagno arriva nel 1987. Ma non tanto con i
romantici e turneriani Cieli alti, o almeno non in tutti, bensì per in due di loro,
Cieli alti genesi - n. 2 e Cieli alti n.2 , nei quali la nebbia astratta, l’informe
Sturm und Drang della natura, subisce come un taglio spaziale, un’increspatura
logica che fa sì che le nubi offrano all’orizzonte un elemento assolutamente
razionale, geometrico; una forma che ritorna in entrambi, al di là del colore.
L'anno di rottura è il 1994 con le Fotogenesi, che ripropongono, ma con la
formula del modulo ripetuto in uno stesso quadro, motivi molto prossimi ai
Crepuscoli dell’anno precedente. Ulteriore e fertile sviluppo saranno a partire
dal 2004 i già nominati Codici, vale a dire quadri, ma anche sculture, in cui
l’artista sembra elaborare una sorta di alfabeto partendo o da suggestioni
artistiche del passato, oppure dai contrasti/accordi che possono produrre
pennellate di un medesimo colore sulla tela.
I Codici hanno segnato – ricorda Flavia Casagranda che ha sempre seguito da
molto vicino e con particolare attenzione l’evoluzione pittorica dell’artista –
una tappa fondamentale nel lavoro di Silvio, ossia una più matura capacità di
sintesi tra pulsione e ragione, tra struttura e colore, diventando “mappe” di un
muovo linguaggio segnico-pittorico.
Intorno al 2006/07 prende il via un tipo particolare di quadri dove Gagno tende a
solidificare le proprie ricerche cromatiche quasi segmentando la luce, con
ricerche dentro la ricerca; inizia così la serie di Oltre il codice.
Negli anni successivi è la volta dei Codici familiari e dei Codici genetici: dipinti
dove l’Artista compie un’operazione sincretistica fondendo il sostrato astratto
dei quadri con immagini tratte da vecchie foto di famiglia o da personaggi del
suo vissuto recente, “restituendo storie, evocazioni, ricordi che attivano nuovi
eventi quasi che l’indagine dipinta sovrimpressa potesse restituire il DNA della
persona e della stirpe: scrittura su scrittura e, ancora, codice su codice” (Flavia
Casagranda).
Questi ultimi ritornano nel 2010 con le Trame sideree e, ancor più, due anni più
tardi, con la serie di ritratti dedicati a Mario Del Monaco, dal titolo Mario del
Monaco. Vibrazioni Canore.
La spirale della Trama Siderea n. 2 (2010), come scrive Salvagnini,
naturalmente richiama quella delle galassie, simbolo arcaico ma anche moderno,
che troviamo in molte culture, dalle Metamorfosi di Ovidio, ai Maya a... Marcel
Duchamp stesso.
Alla lunga però questa specie di ritorno al figurativo stanca l’autore: lo si evince
da opere come Fulgore d’autunno, del medesimo anno, e Luoghi dello spirito,
del 2013.
Il 2013 per Silvio è un anno di turbamento spirituale. Le ceneri di Adriano, di
colui che a Silvio era stato vicino e che aveva saputo cogliere il suo valore
artistico iniziando a redigerne un rigoroso catalogo generale, vengono sparse
nel mare di Venezia: in questo caso non per farne, come nel liturgico Sposalizio
del Mare, quando cioè il doge sul Bucintoro gettava l’anello d’oro per celebrare
il matrimonio fra Venezia e il mare “insignum perpetui imperi”, una cerimonia
d’unione con la Dominante; ma, semmai, per farne un matrimonio con quella
che era stata la protagonista nei quadri di Gagno: la luce. (Salvagnini)
Non è dunque un caso che le poche opere che realizza in quell’anno abbiano per
titolo proprio Luoghi dello spirito.
Silvio, come tutti gli artisti, ha sempre inseguito il potere formativo della luce e
lo ha sempre catturato, mutato di evidenza, ad ogni stagione della sua
produzione artistica, sempre più consapevole e ardito sino a sfidare il mistero
della solitudine della luce isolata dal fenomeno, parafrasando uno scritto di
Virginia Baradel.
Ecco quindi che l’Autore intraprende una nuova stagione pittorica, caratterizzata
da ulteriori ricerche sul sottile confine fra luce e colore, culminata in dipinti di
quest’anno come Rigenerazioni 8, 9 e 10, giungendo a una smaterializzione del
colore, conquistando una liricità atmosferica.
Forse un nuovo ciclo che porterà l’artista al raggiungimento di una libertà
rinnovata?
di Sileno Salvagnini, presenta un centinaio di opere del noto artista trevigiano,
che vanno dai primi lavori degli anni Settanta, articolati sullo studio del corpo
umano, fino ai dipinti di quest’anno, le Rigenerazioni, ultimo sviluppo delle
tematiche astratte dei Codici.
Ad accompagnare la mostra due cataloghi di grande formato, uno a cura di
Flavia Casagranda (Leonardo Arte, 2006) e uno di Sileno Salvagnini (Antiga
Edizioni, 2017) che raccolgono l’intera produzione artistica di Silvio Gagno e
una ricca antologia di scritti di storici e critici d’arte.
Nei primi lavori, almeno fino all’inizio degli anni ottanta, Silvio Gagno
predilige dipingere il corpo umano, ispirandosi a motivi religiosi come nella
prima opera esposta, Deposizione di Cristo (1975).
A mano a mano, c’è un suo progressivo abbandono del figurativo: la figura
tende quasi a liquefarsi nella natura, o viceversa. Ma soprattutto, viene
accentuata una bidimensionalità di fondo: sembra che le immagini scorrano
davanti allo spettatore come un piano – sequenza, come un film senza
profondità prospettica.
Il superamento della stagione figurativa – e sia pure, di un figurativo rielaborato
e non pedissequo – in Gagno avviene già nella seconda metà degli anni Ottanta,
con dipinti incentrati sul concetto di una natura quasi turneriana, immaginaria e
ideale ad un tempo. In questo periodo fa ingresso un’altra componente: il titolo
scritto sulla tela; ad esempio in Amore e poesia per una sera d’estate (1985).
Un nuovo punto di svolta per Silvio Gagno arriva nel 1987. Ma non tanto con i
romantici e turneriani Cieli alti, o almeno non in tutti, bensì per in due di loro,
Cieli alti genesi - n. 2 e Cieli alti n.2 , nei quali la nebbia astratta, l’informe
Sturm und Drang della natura, subisce come un taglio spaziale, un’increspatura
logica che fa sì che le nubi offrano all’orizzonte un elemento assolutamente
razionale, geometrico; una forma che ritorna in entrambi, al di là del colore.
L'anno di rottura è il 1994 con le Fotogenesi, che ripropongono, ma con la
formula del modulo ripetuto in uno stesso quadro, motivi molto prossimi ai
Crepuscoli dell’anno precedente. Ulteriore e fertile sviluppo saranno a partire
dal 2004 i già nominati Codici, vale a dire quadri, ma anche sculture, in cui
l’artista sembra elaborare una sorta di alfabeto partendo o da suggestioni
artistiche del passato, oppure dai contrasti/accordi che possono produrre
pennellate di un medesimo colore sulla tela.
I Codici hanno segnato – ricorda Flavia Casagranda che ha sempre seguito da
molto vicino e con particolare attenzione l’evoluzione pittorica dell’artista –
una tappa fondamentale nel lavoro di Silvio, ossia una più matura capacità di
sintesi tra pulsione e ragione, tra struttura e colore, diventando “mappe” di un
muovo linguaggio segnico-pittorico.
Intorno al 2006/07 prende il via un tipo particolare di quadri dove Gagno tende a
solidificare le proprie ricerche cromatiche quasi segmentando la luce, con
ricerche dentro la ricerca; inizia così la serie di Oltre il codice.
Negli anni successivi è la volta dei Codici familiari e dei Codici genetici: dipinti
dove l’Artista compie un’operazione sincretistica fondendo il sostrato astratto
dei quadri con immagini tratte da vecchie foto di famiglia o da personaggi del
suo vissuto recente, “restituendo storie, evocazioni, ricordi che attivano nuovi
eventi quasi che l’indagine dipinta sovrimpressa potesse restituire il DNA della
persona e della stirpe: scrittura su scrittura e, ancora, codice su codice” (Flavia
Casagranda).
Questi ultimi ritornano nel 2010 con le Trame sideree e, ancor più, due anni più
tardi, con la serie di ritratti dedicati a Mario Del Monaco, dal titolo Mario del
Monaco. Vibrazioni Canore.
La spirale della Trama Siderea n. 2 (2010), come scrive Salvagnini,
naturalmente richiama quella delle galassie, simbolo arcaico ma anche moderno,
che troviamo in molte culture, dalle Metamorfosi di Ovidio, ai Maya a... Marcel
Duchamp stesso.
Alla lunga però questa specie di ritorno al figurativo stanca l’autore: lo si evince
da opere come Fulgore d’autunno, del medesimo anno, e Luoghi dello spirito,
del 2013.
Il 2013 per Silvio è un anno di turbamento spirituale. Le ceneri di Adriano, di
colui che a Silvio era stato vicino e che aveva saputo cogliere il suo valore
artistico iniziando a redigerne un rigoroso catalogo generale, vengono sparse
nel mare di Venezia: in questo caso non per farne, come nel liturgico Sposalizio
del Mare, quando cioè il doge sul Bucintoro gettava l’anello d’oro per celebrare
il matrimonio fra Venezia e il mare “insignum perpetui imperi”, una cerimonia
d’unione con la Dominante; ma, semmai, per farne un matrimonio con quella
che era stata la protagonista nei quadri di Gagno: la luce. (Salvagnini)
Non è dunque un caso che le poche opere che realizza in quell’anno abbiano per
titolo proprio Luoghi dello spirito.
Silvio, come tutti gli artisti, ha sempre inseguito il potere formativo della luce e
lo ha sempre catturato, mutato di evidenza, ad ogni stagione della sua
produzione artistica, sempre più consapevole e ardito sino a sfidare il mistero
della solitudine della luce isolata dal fenomeno, parafrasando uno scritto di
Virginia Baradel.
Ecco quindi che l’Autore intraprende una nuova stagione pittorica, caratterizzata
da ulteriori ricerche sul sottile confine fra luce e colore, culminata in dipinti di
quest’anno come Rigenerazioni 8, 9 e 10, giungendo a una smaterializzione del
colore, conquistando una liricità atmosferica.
Forse un nuovo ciclo che porterà l’artista al raggiungimento di una libertà
rinnovata?
28
ottobre 2017
Silvio Gagno – Un Percorso nel colore 1975 – 2017
Dal 28 ottobre al 26 novembre 2017
arte contemporanea
Location
PINACOTECA COMUNALE – PALAZZO SARCINELLI
Conegliano, Via XX Settembre, 132, (Treviso)
Conegliano, Via XX Settembre, 132, (Treviso)
Orario di apertura
Venerdì, Sabato e Domenica 10.00 – 20.00
Vernissage
28 Ottobre 2017, ore 18
Autore
Curatore