Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Silvio Pasquarelli – Isole
I disegni di Pasquarelli, realizzati esclusivamente a matita, dimoreranno nella Caffetteria della Casa dell’Architettura fino al 16 Febbraio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’isola di Pasqua(relli)
Renato Nicolini
Conosco Silvio Pasquarelli da tanto tempo, i primi anni dell’Università, la mostra dell’InArch
al Palazzo delle Esposizioni per i cento anni di Roma Capitale nel 1970, e mi pare che la sua
figura sia rimasta sempre uguale. Non è una variante dell’ (ormai banale) “Ritratto di Dorian
Gray”. I segni del passare del tempo si leggono sul suo volto come su quello di tutti noi. Ma il
cappello a larghe tese, il panciotto, i pizzi della camicia, il cravattino a farfalla sono sempre gli
stessi.
Il cravattino a farfalla ha un valore simbolico per gli architetti italiani, almeno per quelli che
hanno conosciuto Bruno Zevi, che l’usava come una divisa. (Ma, se non sbaglio, l’usavano
anche Gropius, Wright, Le Corbusier, anche se con minore costanza…). La cravatta a farfalla
obbedisce ad evidenti ragioni pratiche, corre meno rischi della cravatta lunga di sporcarsi
con la grafite. Ma chi è oggi che disegna ancora con la matita a grafite? Che magari indossa
a studio, come faceva Enrico Del Debbio, il camice bianco? Tempi passati! Quando l’ho
indossato anch’io, l’implacabile battutista Gianni Accasto mi ha gelato: “Me li incarta due etti
di prosciutto?”.
Perché l’abito di lavoro dell’architetto eroico anni Trenta non è diverso da quello del
pizzicagnolo.
Nella testarda fedeltà di Silvio al suo look, c’è dunque più di un motivo: l’ideologia
dell’architettura moderna ed il gusto del passato si bilanciano perfettamente, il suo omaggio a
Zevi è bifronte come Giano, il Dio romano degli inizi… Guarda al futuro o al passato? E’ eroico
o ironico? Chi può dirlo però, al di là delle intenzioni soggettive… Molte volte il senso delle
nostre azioni è esattamente il contrario di quello che pensiamo.
Però (ho pensato) questa fedeltà alla propria immagine deve indurre una gran voglia di
ritratti spirituali assolutamente mobili, diversi l’uno dall’altro, imprevedibili travestimenti
dell’anima che ne rivelano i desideri (che cinicamente tentiamo di negare…).
Così (ho concluso) Silvio Pasquarelli si ritrae come un’isola. Anzi, come un arcipelago, un
insieme di isole. Qualcosa deve averla detta Cacciari, a proposito di isole ed arcipelaghi,
rintracciando qualche somiglianza tra questa famiglia e la società moderna ed il nostro modo
contemporaneo di pensare.
Nello scoglio più alto mi pare di poter rintracciare uno dei Faraglioni di Capri, trasformato in
archetipo di un’isola che però un po’ nega se stessa nell’evidente desiderio di elevarsi fino al
cielo… Sull’isola una casa, tipo di casa ideale dell’architetto, dove è sicuramente bello sostare,
anche se appare molto difficile raggiungerla…
Ogni uomo è davvero un’isola? E’ ancora vero nell’epoca dell’interconnessione e del mondo
globale? L’isola di Pasquarelli ci strizza l’occhio, sicuramente non ci crede. Ma le piacerebbe
(anche le isole, non solo gli edifici di Kahn, hanno una volontà propria), fosse, almeno in parte,
ancora così… Compare su quel picco inaccessibile l’ombra surrealista della casa di Alberto
Savinio, la casa in cui non è ammessa la stupidità (anche se si sa che - siamo uomini di mondo
- è praticamente impossibile).
In questo difficile gioco di equilibri, poeticamente abita Silvio, abbigliato un po’ da
Heidegger, un po’ da Sherlock Holmes, un tipo di metafisico che non riuscirà mai a staccarsi
completamente dal controllo della ragione. Dà forma al suo ritratto spirituale: se l’uomo è
ridotto alla bombetta di Magritte, ci si può ben descrivere come una giovane isola che svetta.
Renato Nicolini
Conosco Silvio Pasquarelli da tanto tempo, i primi anni dell’Università, la mostra dell’InArch
al Palazzo delle Esposizioni per i cento anni di Roma Capitale nel 1970, e mi pare che la sua
figura sia rimasta sempre uguale. Non è una variante dell’ (ormai banale) “Ritratto di Dorian
Gray”. I segni del passare del tempo si leggono sul suo volto come su quello di tutti noi. Ma il
cappello a larghe tese, il panciotto, i pizzi della camicia, il cravattino a farfalla sono sempre gli
stessi.
Il cravattino a farfalla ha un valore simbolico per gli architetti italiani, almeno per quelli che
hanno conosciuto Bruno Zevi, che l’usava come una divisa. (Ma, se non sbaglio, l’usavano
anche Gropius, Wright, Le Corbusier, anche se con minore costanza…). La cravatta a farfalla
obbedisce ad evidenti ragioni pratiche, corre meno rischi della cravatta lunga di sporcarsi
con la grafite. Ma chi è oggi che disegna ancora con la matita a grafite? Che magari indossa
a studio, come faceva Enrico Del Debbio, il camice bianco? Tempi passati! Quando l’ho
indossato anch’io, l’implacabile battutista Gianni Accasto mi ha gelato: “Me li incarta due etti
di prosciutto?”.
Perché l’abito di lavoro dell’architetto eroico anni Trenta non è diverso da quello del
pizzicagnolo.
Nella testarda fedeltà di Silvio al suo look, c’è dunque più di un motivo: l’ideologia
dell’architettura moderna ed il gusto del passato si bilanciano perfettamente, il suo omaggio a
Zevi è bifronte come Giano, il Dio romano degli inizi… Guarda al futuro o al passato? E’ eroico
o ironico? Chi può dirlo però, al di là delle intenzioni soggettive… Molte volte il senso delle
nostre azioni è esattamente il contrario di quello che pensiamo.
Però (ho pensato) questa fedeltà alla propria immagine deve indurre una gran voglia di
ritratti spirituali assolutamente mobili, diversi l’uno dall’altro, imprevedibili travestimenti
dell’anima che ne rivelano i desideri (che cinicamente tentiamo di negare…).
Così (ho concluso) Silvio Pasquarelli si ritrae come un’isola. Anzi, come un arcipelago, un
insieme di isole. Qualcosa deve averla detta Cacciari, a proposito di isole ed arcipelaghi,
rintracciando qualche somiglianza tra questa famiglia e la società moderna ed il nostro modo
contemporaneo di pensare.
Nello scoglio più alto mi pare di poter rintracciare uno dei Faraglioni di Capri, trasformato in
archetipo di un’isola che però un po’ nega se stessa nell’evidente desiderio di elevarsi fino al
cielo… Sull’isola una casa, tipo di casa ideale dell’architetto, dove è sicuramente bello sostare,
anche se appare molto difficile raggiungerla…
Ogni uomo è davvero un’isola? E’ ancora vero nell’epoca dell’interconnessione e del mondo
globale? L’isola di Pasquarelli ci strizza l’occhio, sicuramente non ci crede. Ma le piacerebbe
(anche le isole, non solo gli edifici di Kahn, hanno una volontà propria), fosse, almeno in parte,
ancora così… Compare su quel picco inaccessibile l’ombra surrealista della casa di Alberto
Savinio, la casa in cui non è ammessa la stupidità (anche se si sa che - siamo uomini di mondo
- è praticamente impossibile).
In questo difficile gioco di equilibri, poeticamente abita Silvio, abbigliato un po’ da
Heidegger, un po’ da Sherlock Holmes, un tipo di metafisico che non riuscirà mai a staccarsi
completamente dal controllo della ragione. Dà forma al suo ritratto spirituale: se l’uomo è
ridotto alla bombetta di Magritte, ci si può ben descrivere come una giovane isola che svetta.
12
dicembre 2011
Silvio Pasquarelli – Isole
Dal 12 dicembre 2011 al 16 febbraio 2012
disegno e grafica
Location
CASA DELL’ARCHITETTURA – ACQUARIO ROMANO
Roma, Piazza Manfredo Fanti, 47, (Roma)
Roma, Piazza Manfredo Fanti, 47, (Roma)
Vernissage
12 Dicembre 2011, ore 17
Sito web
www.prospettivedizioni.it
Autore