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Silvio Sangiorgi – In compagnia di Arlecchina, mito, folclore e storia della maschera di Arlecchino
Mostra personale di pittura di Silvio Sangiorgi, dedicata alla figura di Arlecchino e Arlecchina, maschere della Commedia dell’Arte. Il mito, il folclore e la storia di un personaggio antichissimo, raccontata tramite l’arte del ritratto e il racconto dal vivo della vita di Arlecchino.
Comunicato stampa
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Il ruolo di Arlecchina è quello della servetta che aiuta con ogni sorta di stratagemma i sotterfugi amorosi della padrona, conducendoli a lieto fine. È impertinente, adulatrice, maliziosa e scaltra, è speculare ad Arlecchino, che come personaggio è molto più antico, di cui quasi sempre è l’Amorosa o la moglie, come Pierrette lo è di Pierrot.
Arlecchina è parte di una grande rivoluzione nel mondo del teatro che è la Commedia dell’Arte: le donne che fino a quel punto si erano potute esibire solo come balie, nutrici e cantanti del coro, iniziano a dare prova della loro bravura non solo in Italia, ma in tutta Europa con un grande impatto sul pubblico. Gli intrecci e contrasti che vengono portati in scena sono compiuti da tipi comuni come il truffatore, il disperato, il seduttore impenitente, gli amorosi, servitori e servette che parlano e agiscono allo stesso modo del pubblico che li guarda, dando vita alla partecipazione attiva di quest’ultimo e alla “rottura della quarta parete”.
Il personaggio di Arlecchina nasce nel 1695 a Parigi ed è connaturato a quello di Colombina, fidanzatina storica di Arlecchino. Il consenso del pubblico è immediato, visto il già grande successo del suo amoroso a teatro, nelle fiere e nei carnevali di cui è la vedette, prendendone il nome, la maschera nera e il costume a losanghe o come scrive Michelangelo il giovane, pronipote del più famoso Buonarroti, «a scacchi, a lune, a grilli, a zannetti, a bertucce».
Dell’etimologia del nome ancora non vi è certezza, quasi sicura la sua radice germanica che fa riferimento a un esercito (Heer) e ai suoi componenti armati (thing), o dal “gioco della schiera” (harjaleika) (battaglia) da cui è derivato herlechinus “membro del gioco della schiera” (guerriero), trasformato con il passare del tempo in nome proprio, perdendo il significato originario.
Le prime tracce letterarie risalgono a un periodo fra l’XI e il XII secolo e vedono Arlecchino protagonista della mesnie Hellequin, masnada di anime dannate dell’eterna “caccia selvaggia”; nel 1276 è lo sciocco buffone che indossa una maschera con un grugno diabolico nel dramma satirico Le Jeu de la Feuillée; all’inizio del 1300 è Alichino, diavolo dell’Inferno dantesco, dove insieme ad altri nove fa da scorta a Dante e Virgilio nella bolgia dei barattieri; è il ballerino saltellante chiamato Arlechino, Zanni, Pulecenella, a seconda del luogo, delle mascherate invernali; è lo Zani in seconda dei tanti canovacci della Commedia dell’Arte. È il protagonista, insieme ad Arlecchina, di questa mia mostra, mandato a vivere come un essere umano e vive le sue avventure come può.
Quel che è certo è che la “ventura” di questo personaggio è ancora da scrivere e ritrarre.
Arlecchina è parte di una grande rivoluzione nel mondo del teatro che è la Commedia dell’Arte: le donne che fino a quel punto si erano potute esibire solo come balie, nutrici e cantanti del coro, iniziano a dare prova della loro bravura non solo in Italia, ma in tutta Europa con un grande impatto sul pubblico. Gli intrecci e contrasti che vengono portati in scena sono compiuti da tipi comuni come il truffatore, il disperato, il seduttore impenitente, gli amorosi, servitori e servette che parlano e agiscono allo stesso modo del pubblico che li guarda, dando vita alla partecipazione attiva di quest’ultimo e alla “rottura della quarta parete”.
Il personaggio di Arlecchina nasce nel 1695 a Parigi ed è connaturato a quello di Colombina, fidanzatina storica di Arlecchino. Il consenso del pubblico è immediato, visto il già grande successo del suo amoroso a teatro, nelle fiere e nei carnevali di cui è la vedette, prendendone il nome, la maschera nera e il costume a losanghe o come scrive Michelangelo il giovane, pronipote del più famoso Buonarroti, «a scacchi, a lune, a grilli, a zannetti, a bertucce».
Dell’etimologia del nome ancora non vi è certezza, quasi sicura la sua radice germanica che fa riferimento a un esercito (Heer) e ai suoi componenti armati (thing), o dal “gioco della schiera” (harjaleika) (battaglia) da cui è derivato herlechinus “membro del gioco della schiera” (guerriero), trasformato con il passare del tempo in nome proprio, perdendo il significato originario.
Le prime tracce letterarie risalgono a un periodo fra l’XI e il XII secolo e vedono Arlecchino protagonista della mesnie Hellequin, masnada di anime dannate dell’eterna “caccia selvaggia”; nel 1276 è lo sciocco buffone che indossa una maschera con un grugno diabolico nel dramma satirico Le Jeu de la Feuillée; all’inizio del 1300 è Alichino, diavolo dell’Inferno dantesco, dove insieme ad altri nove fa da scorta a Dante e Virgilio nella bolgia dei barattieri; è il ballerino saltellante chiamato Arlechino, Zanni, Pulecenella, a seconda del luogo, delle mascherate invernali; è lo Zani in seconda dei tanti canovacci della Commedia dell’Arte. È il protagonista, insieme ad Arlecchina, di questa mia mostra, mandato a vivere come un essere umano e vive le sue avventure come può.
Quel che è certo è che la “ventura” di questo personaggio è ancora da scrivere e ritrarre.
25
febbraio 2023
Silvio Sangiorgi – In compagnia di Arlecchina, mito, folclore e storia della maschera di Arlecchino
Dal 25 al 26 febbraio 2023
arte contemporanea
Location
HOTEL EUROPA
Latina, Via Emanuele Filiberto, 14, (Latina)
Latina, Via Emanuele Filiberto, 14, (Latina)
Orario di apertura
sabato e domenica ore 10-13 e 15-19
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione
Sponsor