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Simon Boudvin – Heaps and other shapes by default
L’artista francese presenta in galleria quattro nuove fotografie della serie Exometries, realizzate durante esplorazioni in aree abbandonate e nei luoghi di accumulazione di materiali da costruzione, ed il suo primo video The Architect, 2008, in cui, chiuso all’interno di un metro cubo di alluminio, l’artista stesso si muove tra le forme impervie delle rovine di un edificio.
Comunicato stampa
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La Blindarte contemporanea è lieta di annunciare la seconda mostra personale in galleria di Simon Boudvin dal 31 gennaio al 13 marzo 2009.
L'artista francese presenta in galleria quattro nuove fotografie della serie Exometries, realizzate durante esplorazioni in aree abbandonate e nei luoghi di accumulazione di materiali da costruzione, ed il suo primo video The Architect, 2008, in cui, chiuso all’interno di un metro cubo di alluminio, l'artista stesso si muove tra le forme impervie delle rovine di un edificio.
Colloquio tra Simon Boudvin e Memmo Grilli:
MG: I paesaggi urbani e suburbani sono in continuo cambiamento e tu nelle tue fotografie e nei tuoi fotomontaggi catturi queste mutazioni. Posti che avevano una precisa destinazione cambiano la propria utilità e adattano le proprie forme alle nuove diverse funzioni. Come le sopraelevate, gli edifici dalle peculiari caratteristiche architettoniche ed altre costruzioni, anche le discariche, con cumuli di materiali simili accumulati casualmente, sono luoghi emblematici del nostro tempo che ricreano una nuova condizione, spesso più selvaggia che in passato…
SB: Vero. La maggior parte dei luoghi sono disegnati in base alla propria funzione. E' l'assioma moderno della "forma che segue la funzione”. Molti spazi urbani sono in realtà monofunzionali: hai un solo modo per usare un'autostrada (con un veicolo standard, ad una velocità specifica, non ti è consentito fermarti, ...)
Nel nostro modo occidentale è spesso molto conveniente, ma talvolta anche spaventoso: gli spazi ti dicono cosa fare, cosa dire. Tu sei un utilizzatore. E se non ti adegui, qualcuno vestito di bianco o di blu viene e ti arresta. E' molto raro avere una relazione semplice, non pianificata e non disegnata con lo spazio, ad eccezione, forse, in un'area abbandonata. Ecco perchè mi piacciono. Hanno perso la loro funzione, il loro programma. Non sei un utilizzatore quando vagabondi in un area abbandonata.
MG: Nelle foto e nei fotomontaggi precedenti il tuo interesse era concentrato più sulle architetture esistenti e riadattate per usi diversi dalla funzione originaria; nei tuoi ultimi lavori, l’attenzione è invece concentrata sui posti dedicati all'accumulo di materiali, rifiuti derivanti da costruzioni o prodotti industriali, che lasciano aperta la questione sul loro futuro in termini di riciclo: materiali che possono essere nuovamente utilizzati per nuove costruzioni o definitivamente buttati via…
SB: Dal 2003, il mio lavoro è organizzato in due capitoli. Prima ho iniziato ad immaginare pre-fabbricati in architettura, riscoprendo Hans Hollein e James Wines. Ero uno studente in belle arti ed architettura ed ho cominciato a compiere incroci nella pratica usando il metodo della scultura per progetti architettonici. Con i fotomontaggi potevo lavorare scambiando elementi tra la realtà e progetti di costruzioni fittizie.
Poi ho cominciato una nuova serie - chiamata exometries. Volevo studiare la nascita della costruzione da un punto di vista estremamente materialistico.
Ho visitato le cave ed i fornitori di materiali da costruzione e mi sono accorto di una cosa che suona logica quando la pronunci: per costruire uno spazio, hai bisogno di estrarre materiali da un altro spazio. Quindi si costruiscono due luoghi: uno disegnato e voluto, l'altro in negativo, spesso sotterraneo – come un fratello nascosto dell'architettura.
Ho anche visto che le cave sotterranee sono riempite nuovamente con i detriti delle costruzioni. Il materiale dalla terra ha una vita visibile nella città e ritorna al sottosuolo, in un ciclo di costruzioni/distruzioni. Durante questo ciclo, i materiali da costruzione o i detriti assumono la comune forma di cumuli. Le foto della mostra “heaps and other shapes by default” sono state scattate durante queste esplorazioni.
The Architect, 2008, dvd, 5 '
MG : Nel tuo video The Architect, 2008, un grande cubo “magico” si muove da solo attraverso le forme impervie delle rovine di un edificio demolito, saltando e rotolando su cumuli di materiali.
L'artista, chiuso nel cubo, ricrea una poetica immagine in cui la figura geometrica, ma dinamica, si muove in questo contesto di rovine. Il contrasto tra la precisa geometria del cubo ed il paesaggio in cui rotola, come una navicella su di un pianeta alieno, può essere considerato come una necessità dell'artista-architetto in un mondo distrutto di trovare conforto in un elemento base della costruzione, un bisogno di regole contro una sorta di anarchia, il bisogno di inquadrare le conseguenze caotiche del progresso e forse il cubo può essere l'origine di una nuova costruzione…
SB: L'idea era molto semplice. Ho dissociato gli elementi: una forma visita i materiali; il disegnatore chiuso nella forma la fa muovere e attraversa il posto abbandonato.
Mi piaceva come Edwin A. Abbott faceva parlare un quadrato in Flatland. Ho conservato questo contrasto tra la chiara geometria del cubo e le sue naturali e difficili mosse. Qui il cubo prova ad andare ma la sua forma è un handicap. Una scatola di alluminio di un metro cubo è forse il veicolo più stupido. Nel video senti questa difficoltà di muoversi, dolorosa e comica allo stesso tempo.
Il sito (nella periferia orientale di Parigi) dove ho girato il video è un'area abbandonata incredibile. I detriti di costruzione sono lì fin dalla demolizione di una fabbrica, due anni fa. Il tempo si è fermato in questo stato intermedio, lasciando cumuli di calcinacci, travi di acciaio piegate, una immagine di rovina e rifiuti.
MG: Lo spazio della nostra galleria è caratterizzato dalla vicinanza di un grosso tunnel che collega due importanti aree di Napoli. Il tunnel influenza la vita dell'intera strada e, in un certo senso, anche la vita delle persone che come me lavorano in galleria. Quali sono le tue percezioni in proposito?
SB: Adoro questo tunnel. Ha un effetto surrealistico sulla percezione che si ha nell'attraversarlo, ma anche guardando le persone che guidando ne escono fuori. Sembrano arrivare da un altra dimensione. Penso che abbia conseguenze reali sull'elasticità del tempo. Dovreste organizzare per questo tunnel una cerimonia - una volta l'anno – e sparare fuochi d'artificio orizzontali.
note biografiche:
Nato a Le Mans (Francia) nel 1979, vive e lavora nei sobborghi di Parigi. Simon Boudvin ha esposto in gallerie e spazi pubblici in differenti paesi. Selezionate mostre personali : 2009 'l'anse brisée', galerie Jean Brolly, Paris; 'heaps and other shapes by default', Blindarte contemporanea, Naples; 2008 'mineralism', Form content with Caroline Soyez-Petithomme, London; 2006 'exometries', galerie Hengevoss Dürkop, Hambourg; 'and so on', Blindarte contemporanea, Naples; 'sens fictions', Galerie de l'école des Beaux-arts de Rouen; 2005 'ville perdue', galerie Corentin Hamel, Paris. Selezionate mostre collettive: 2008 ‘playtime’, with Vincent Ganivet, Béton-Salon, Paris; ‘lieux de vie’, Abbaye Saint-André - Centre d'art contemporain, Meymac, France; ‘faire et défaire, c’est toujours travailler', galerie West, Den Haag;‘espèces d'architecte: l'alibi documentaire’, centre Wallonie-Bruxelles, Paris; 2007 ‘extraits’, with Vincent Ganivet, La Vitrine, Paris; ‘super blockhaus total parpaing’, le Commissariat, Oen Group, Copenhague; ‘expéditions’, La Galerie, Noisy-le-sec.‘la ville dense’, CAUE75, chaix de Bercy, Paris; 2006 ‘réseves&garnisons’ with Synesthesie for Art Grandeur Nature Biennale, Seine-saint-denis; ‘arte in sabina’, Casperia; 2005 ‘almost Something’, Flux Factory, New York; 'j'en rêve', fondation Cartier, Paris; 'schau der meisterklassen', galerie Hengevoss-Dürkop, Hambourg. I suoi lavori sono inclusi in importanti collezioni internazionali.
L'artista francese presenta in galleria quattro nuove fotografie della serie Exometries, realizzate durante esplorazioni in aree abbandonate e nei luoghi di accumulazione di materiali da costruzione, ed il suo primo video The Architect, 2008, in cui, chiuso all’interno di un metro cubo di alluminio, l'artista stesso si muove tra le forme impervie delle rovine di un edificio.
Colloquio tra Simon Boudvin e Memmo Grilli:
MG: I paesaggi urbani e suburbani sono in continuo cambiamento e tu nelle tue fotografie e nei tuoi fotomontaggi catturi queste mutazioni. Posti che avevano una precisa destinazione cambiano la propria utilità e adattano le proprie forme alle nuove diverse funzioni. Come le sopraelevate, gli edifici dalle peculiari caratteristiche architettoniche ed altre costruzioni, anche le discariche, con cumuli di materiali simili accumulati casualmente, sono luoghi emblematici del nostro tempo che ricreano una nuova condizione, spesso più selvaggia che in passato…
SB: Vero. La maggior parte dei luoghi sono disegnati in base alla propria funzione. E' l'assioma moderno della "forma che segue la funzione”. Molti spazi urbani sono in realtà monofunzionali: hai un solo modo per usare un'autostrada (con un veicolo standard, ad una velocità specifica, non ti è consentito fermarti, ...)
Nel nostro modo occidentale è spesso molto conveniente, ma talvolta anche spaventoso: gli spazi ti dicono cosa fare, cosa dire. Tu sei un utilizzatore. E se non ti adegui, qualcuno vestito di bianco o di blu viene e ti arresta. E' molto raro avere una relazione semplice, non pianificata e non disegnata con lo spazio, ad eccezione, forse, in un'area abbandonata. Ecco perchè mi piacciono. Hanno perso la loro funzione, il loro programma. Non sei un utilizzatore quando vagabondi in un area abbandonata.
MG: Nelle foto e nei fotomontaggi precedenti il tuo interesse era concentrato più sulle architetture esistenti e riadattate per usi diversi dalla funzione originaria; nei tuoi ultimi lavori, l’attenzione è invece concentrata sui posti dedicati all'accumulo di materiali, rifiuti derivanti da costruzioni o prodotti industriali, che lasciano aperta la questione sul loro futuro in termini di riciclo: materiali che possono essere nuovamente utilizzati per nuove costruzioni o definitivamente buttati via…
SB: Dal 2003, il mio lavoro è organizzato in due capitoli. Prima ho iniziato ad immaginare pre-fabbricati in architettura, riscoprendo Hans Hollein e James Wines. Ero uno studente in belle arti ed architettura ed ho cominciato a compiere incroci nella pratica usando il metodo della scultura per progetti architettonici. Con i fotomontaggi potevo lavorare scambiando elementi tra la realtà e progetti di costruzioni fittizie.
Poi ho cominciato una nuova serie - chiamata exometries. Volevo studiare la nascita della costruzione da un punto di vista estremamente materialistico.
Ho visitato le cave ed i fornitori di materiali da costruzione e mi sono accorto di una cosa che suona logica quando la pronunci: per costruire uno spazio, hai bisogno di estrarre materiali da un altro spazio. Quindi si costruiscono due luoghi: uno disegnato e voluto, l'altro in negativo, spesso sotterraneo – come un fratello nascosto dell'architettura.
Ho anche visto che le cave sotterranee sono riempite nuovamente con i detriti delle costruzioni. Il materiale dalla terra ha una vita visibile nella città e ritorna al sottosuolo, in un ciclo di costruzioni/distruzioni. Durante questo ciclo, i materiali da costruzione o i detriti assumono la comune forma di cumuli. Le foto della mostra “heaps and other shapes by default” sono state scattate durante queste esplorazioni.
The Architect, 2008, dvd, 5 '
MG : Nel tuo video The Architect, 2008, un grande cubo “magico” si muove da solo attraverso le forme impervie delle rovine di un edificio demolito, saltando e rotolando su cumuli di materiali.
L'artista, chiuso nel cubo, ricrea una poetica immagine in cui la figura geometrica, ma dinamica, si muove in questo contesto di rovine. Il contrasto tra la precisa geometria del cubo ed il paesaggio in cui rotola, come una navicella su di un pianeta alieno, può essere considerato come una necessità dell'artista-architetto in un mondo distrutto di trovare conforto in un elemento base della costruzione, un bisogno di regole contro una sorta di anarchia, il bisogno di inquadrare le conseguenze caotiche del progresso e forse il cubo può essere l'origine di una nuova costruzione…
SB: L'idea era molto semplice. Ho dissociato gli elementi: una forma visita i materiali; il disegnatore chiuso nella forma la fa muovere e attraversa il posto abbandonato.
Mi piaceva come Edwin A. Abbott faceva parlare un quadrato in Flatland. Ho conservato questo contrasto tra la chiara geometria del cubo e le sue naturali e difficili mosse. Qui il cubo prova ad andare ma la sua forma è un handicap. Una scatola di alluminio di un metro cubo è forse il veicolo più stupido. Nel video senti questa difficoltà di muoversi, dolorosa e comica allo stesso tempo.
Il sito (nella periferia orientale di Parigi) dove ho girato il video è un'area abbandonata incredibile. I detriti di costruzione sono lì fin dalla demolizione di una fabbrica, due anni fa. Il tempo si è fermato in questo stato intermedio, lasciando cumuli di calcinacci, travi di acciaio piegate, una immagine di rovina e rifiuti.
MG: Lo spazio della nostra galleria è caratterizzato dalla vicinanza di un grosso tunnel che collega due importanti aree di Napoli. Il tunnel influenza la vita dell'intera strada e, in un certo senso, anche la vita delle persone che come me lavorano in galleria. Quali sono le tue percezioni in proposito?
SB: Adoro questo tunnel. Ha un effetto surrealistico sulla percezione che si ha nell'attraversarlo, ma anche guardando le persone che guidando ne escono fuori. Sembrano arrivare da un altra dimensione. Penso che abbia conseguenze reali sull'elasticità del tempo. Dovreste organizzare per questo tunnel una cerimonia - una volta l'anno – e sparare fuochi d'artificio orizzontali.
note biografiche:
Nato a Le Mans (Francia) nel 1979, vive e lavora nei sobborghi di Parigi. Simon Boudvin ha esposto in gallerie e spazi pubblici in differenti paesi. Selezionate mostre personali : 2009 'l'anse brisée', galerie Jean Brolly, Paris; 'heaps and other shapes by default', Blindarte contemporanea, Naples; 2008 'mineralism', Form content with Caroline Soyez-Petithomme, London; 2006 'exometries', galerie Hengevoss Dürkop, Hambourg; 'and so on', Blindarte contemporanea, Naples; 'sens fictions', Galerie de l'école des Beaux-arts de Rouen; 2005 'ville perdue', galerie Corentin Hamel, Paris. Selezionate mostre collettive: 2008 ‘playtime’, with Vincent Ganivet, Béton-Salon, Paris; ‘lieux de vie’, Abbaye Saint-André - Centre d'art contemporain, Meymac, France; ‘faire et défaire, c’est toujours travailler', galerie West, Den Haag;‘espèces d'architecte: l'alibi documentaire’, centre Wallonie-Bruxelles, Paris; 2007 ‘extraits’, with Vincent Ganivet, La Vitrine, Paris; ‘super blockhaus total parpaing’, le Commissariat, Oen Group, Copenhague; ‘expéditions’, La Galerie, Noisy-le-sec.‘la ville dense’, CAUE75, chaix de Bercy, Paris; 2006 ‘réseves&garnisons’ with Synesthesie for Art Grandeur Nature Biennale, Seine-saint-denis; ‘arte in sabina’, Casperia; 2005 ‘almost Something’, Flux Factory, New York; 'j'en rêve', fondation Cartier, Paris; 'schau der meisterklassen', galerie Hengevoss-Dürkop, Hambourg. I suoi lavori sono inclusi in importanti collezioni internazionali.
30
gennaio 2009
Simon Boudvin – Heaps and other shapes by default
Dal 30 gennaio al 13 marzo 2009
fotografia
Location
BLINDARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Palermo, 11, (Milano)
Milano, Via Palermo, 11, (Milano)
Vernissage
30 Gennaio 2009, ore 19
Autore