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Simone Falso – Tra la terra e il cielo
Astratto ma preciso, realistico e improvviso. Seguire il lavoro e la ricerca di Simone Falso significa decidere di lasciarsi condurre con consapevolezza e a sensi aperti dallo sguardo acuto e pulito di un autore che guarda e riflette l’universo contemporaneo.
Comunicato stampa
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Astratto ma preciso, realistico e improvviso. Seguire il lavoro e la ricerca di Simone Falso significa decidere di lasciarsi condurre con consapevolezza e a sensi aperti dallo sguardo acuto e pulito di un autore che guarda e riflette l’universo contemporaneo. Significa capire che dove ci sta portando non è il suo mondo ma il nostro, quello di tutti. Un esercizio non semplice e rischioso perché non è ciò a cui siamo abituati: fermarsi, intendo, osservare, avere il tempo per comprendere ciò che viviamo. Non è quello che la dimensione globale ci invita e esorta a fare.
Evadere piuttosto, interpretare, distrarsi, spostare ripetutamente lo sguardo altrove in un continuum di sollecitazioni, stimoli, obiettivi da raggiungere, mete da superare movimenti perpetui che negano lo spazio - inteso come distesa - il tempo vuoto, lo stare… fermi. Condizione generale complessa che, nella vita come nell’arte, coinvolge la maggior parte delle persone anche quelle che nella consapevolezza di questa danza tentano e cercano un varco personale. Lo sa bene Simone Falso che, a partire dal suo lavoro per un’agenzia fotografica, cerca di passare dalla cronaca allo sport con oggettività totale, cercando di restituire non quello che il proprio occhio elabora ma quello che vede, nell’utopia di voler realizzare una foto “senza di sé” per creare la condizione tale in
cui ciascuno possa riempire il vuoto che resta. Un’operazione titanica, un’operazione corale e completa in sé che, nella ricerca di un movimento immobile, di una tensione perpetua, richiama nel nostro immaginario al paradosso di un teatro senza attore, di una musica senza musicista, di un’arte senza segno. Un’impresa inconcepibile e incomprensibile, qui e ora, ma che nella visione dell’artista
suggerisce la possibilità di riappropriarsi di quella dimensione di tempo, di spazio e di stasi che è di ognuno.
Una possibilità che si realizza Tra la Terra e il Cielo, in quello spazio che è definito e restituito dalla serie di nuovi disegni e dipinti che Simone presenta per la prima volta a No loco, ma che è anche il luogo in cui ci muoviamo come abitanti del mondo. I disegni ci richiamano al presente, ci restituiscono in piena evidenza il nostro tempo.
In modi diversi, due nuclei distinti ma tangenti, composti da più serie ci consentono di incontrare situazioni, storie e personaggi noti come se li vedessimo per la prima volta. I disegni di cronaca allora, che hanno come matrice le immagini fotografiche scattate per il lavoro giornalistico, restituendo verità all’immagine, portano in superficie quelle scene consuete che finiscono sui rotocalchi, quelle a cui siamo assuefatti e assorbiamo senza considerarne più il peso e il senso, quelle che ormai non riusciamo più a leggere come attori del nostro tempo. Lavori essenziali e precisi che mostrano il lato grottesco, ironico e prevedibile del nostro agitarsi.
Per contrappunto la serie dei treni ci riconsegna la profondità della normalità in cui ognuno riconosce sè. Qui tra gli scompartimenti dei treni, i passeggeri inconsapevoli vengono ritratti dal vero. E senza mai staccare la penna dal foglio, in uno scorrere del segno unico tra inizio e fine, l’artista coglie prospettive e sequenze che decide di non mediare. Gente, scene e gesti comuni, non reinterpretati in grado di divenire parte
di una relazioni, grazie alla forza del loro stato neutro. Una condizione permeabile e di totale disponibilità in cui non è presente nessuna emozione e nessuna intenzione, in cui il vuoto può essere riempito.
In sintonia per giustapposizione di vedute e consonanza di senso i dipinti completano il percorso. Sembrano spingersi verso l’alto, tentano di staccarsi dal terreno, da ciò di cui l’umano sembra non partecipare. Le tonalità del bianco e del
nero di una graffite accuratamente manipolata insieme ad accenni di colore rarefatto
in una composizione equilibrata e precisa creano tensione tra lo spazio fisico che accoglie il quadro e l’interno della tela stessa. Invitano allo spostamento ma lasciano ancorati al suolo perché il movimento immobile è possibile e si realizza tra la terra e il cielo.
Stefania Schiavon
Evadere piuttosto, interpretare, distrarsi, spostare ripetutamente lo sguardo altrove in un continuum di sollecitazioni, stimoli, obiettivi da raggiungere, mete da superare movimenti perpetui che negano lo spazio - inteso come distesa - il tempo vuoto, lo stare… fermi. Condizione generale complessa che, nella vita come nell’arte, coinvolge la maggior parte delle persone anche quelle che nella consapevolezza di questa danza tentano e cercano un varco personale. Lo sa bene Simone Falso che, a partire dal suo lavoro per un’agenzia fotografica, cerca di passare dalla cronaca allo sport con oggettività totale, cercando di restituire non quello che il proprio occhio elabora ma quello che vede, nell’utopia di voler realizzare una foto “senza di sé” per creare la condizione tale in
cui ciascuno possa riempire il vuoto che resta. Un’operazione titanica, un’operazione corale e completa in sé che, nella ricerca di un movimento immobile, di una tensione perpetua, richiama nel nostro immaginario al paradosso di un teatro senza attore, di una musica senza musicista, di un’arte senza segno. Un’impresa inconcepibile e incomprensibile, qui e ora, ma che nella visione dell’artista
suggerisce la possibilità di riappropriarsi di quella dimensione di tempo, di spazio e di stasi che è di ognuno.
Una possibilità che si realizza Tra la Terra e il Cielo, in quello spazio che è definito e restituito dalla serie di nuovi disegni e dipinti che Simone presenta per la prima volta a No loco, ma che è anche il luogo in cui ci muoviamo come abitanti del mondo. I disegni ci richiamano al presente, ci restituiscono in piena evidenza il nostro tempo.
In modi diversi, due nuclei distinti ma tangenti, composti da più serie ci consentono di incontrare situazioni, storie e personaggi noti come se li vedessimo per la prima volta. I disegni di cronaca allora, che hanno come matrice le immagini fotografiche scattate per il lavoro giornalistico, restituendo verità all’immagine, portano in superficie quelle scene consuete che finiscono sui rotocalchi, quelle a cui siamo assuefatti e assorbiamo senza considerarne più il peso e il senso, quelle che ormai non riusciamo più a leggere come attori del nostro tempo. Lavori essenziali e precisi che mostrano il lato grottesco, ironico e prevedibile del nostro agitarsi.
Per contrappunto la serie dei treni ci riconsegna la profondità della normalità in cui ognuno riconosce sè. Qui tra gli scompartimenti dei treni, i passeggeri inconsapevoli vengono ritratti dal vero. E senza mai staccare la penna dal foglio, in uno scorrere del segno unico tra inizio e fine, l’artista coglie prospettive e sequenze che decide di non mediare. Gente, scene e gesti comuni, non reinterpretati in grado di divenire parte
di una relazioni, grazie alla forza del loro stato neutro. Una condizione permeabile e di totale disponibilità in cui non è presente nessuna emozione e nessuna intenzione, in cui il vuoto può essere riempito.
In sintonia per giustapposizione di vedute e consonanza di senso i dipinti completano il percorso. Sembrano spingersi verso l’alto, tentano di staccarsi dal terreno, da ciò di cui l’umano sembra non partecipare. Le tonalità del bianco e del
nero di una graffite accuratamente manipolata insieme ad accenni di colore rarefatto
in una composizione equilibrata e precisa creano tensione tra lo spazio fisico che accoglie il quadro e l’interno della tela stessa. Invitano allo spostamento ma lasciano ancorati al suolo perché il movimento immobile è possibile e si realizza tra la terra e il cielo.
Stefania Schiavon
11
ottobre 2008
Simone Falso – Tra la terra e il cielo
Dall'undici ottobre al 09 novembre 2008
arte contemporanea
Location
NOLOCO STUDIO
Padova, Volto Dell'orologio, 29, (Padova)
Padova, Volto Dell'orologio, 29, (Padova)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 17-20
Vernissage
11 Ottobre 2008, ore 18.30
Autore
Curatore