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Simone Pizzinga – Visioni Simmetriche
La mostra presenta una trentina di opere che offrono una panoramica completa della produzione dell’artista
Comunicato stampa
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VISIONI SIMMETRICHE
SIMONE PIZZINGA
inaugurazione mercoledì 9 maggio ore 18.30
fino al 26 maggio, dal martedì al sabato dalle ore 16 alle 20
FART temporary Gallery – via Bonelli 4C – Torino
FART gallery è lieta di presentare Visioni Simmetriche la prima personale a Torino di Simone Pizzinga.
La mostra presenta una trentina di opere che offrono una panoramica completa della sua produzione
artistica.
Come da titolo, la simmetria è la chiave di questi lavori. “La matematica, la biologia, l'architettura, la
letteratura nascondono evidenti modelli simmetrici – dice l'artista –. La Divina Commedia, ad esempio, è
strutturata secondo un sistema speculare per cui, da un lato c'è il male, dall'altro il bene. Una simmetria
degli opposti che ricorda la teoria dell'ambivalenza umana di Jung. La mia ricerca parte da qui e il suo scopo
è trovare nella specularità un modo per indagare l'animo umano e i suoi aspetti più nascosti. Quello che
creo sono macchie di Rorschach, immagini organiche e totemiche”.
Da queste visioni caleidoscopiche nascono esseri ibridi. Una parola che nell'antica Grecia indicava un
peccato. L'hybris, infatti, era la violazione della norma della misura, cioè dei limiti che l'uomo incontra nei
suoi rapporti con gli altri uomini, con la divinità e con l'ordine delle cose. Quella che nell'antichità era
un'offesa punita dalla collera divina, diventa, nei lavori di Pizzinga, una forma di coraggio. Coraggio che, in
fondo, dovrebbe essere di ogni artista memore del monito di Orazio al “diritto di osare con la fantasia”.
Oltre a mescolare immagini, Pizzinga fonde anche tecniche diverse. “Il mio lavoro usa l'incisione in maniera
non convenzionale. Con una tecnica chiamata tonerstransfer porto sulle lastre incisorie immagini realizzate
al computer o con la fotocopiatrice. Nasce così congiunzione tra il vecchio ed il nuovo. Acidi e torchi si
abbinano al trasferimento alla nitro, all'acquerello, a fotomontaggi digitali e fotocopie”.
Nonostante l'inquietudine di fondo in tutti i lavori c'è un'armonia compositiva, una forza attrattiva che porta
il risultato oltre l'orrore e lo fa entrare nel terreno del sublime, del perturbante. Un terreno in cui non è mai
chiaro dove finisce il bello e comincia il grottesco, dove l'armonia diventa deformità, dove la visione del
reale diventa sogno o incubo. L'unica cosa certa è che la bellezza assume forme diverse da quelle dei canoni
classici o degli stereotipi.
Simone Pizzinga è nato a Casale Monferrato nel 1985. Vive e lavora a Torino dove si è recentemente laureato in
Grafica d'Arte all'Accademia delle Belle Arti. Nel 2011 vince il concorso MADEINART, e inizia un ciclo di 3 mostre
personali la prima della quali, Antipodi, sì è tenuta, tramite il FAI, presso il Castello di Santena. Ha esposto a
Forever Jung, collettiva presentata da FART gallery alla fiera The Others presso le carceri Nuove di Torino. Sempre
a cura di FART è presente in Artberg I e II presso il Machè e lo Spazio Ferramenta, in What the FART? presso l'ex
fabbrica Aspira e in A fresh art explosion a Torino e Milano presso gli storici spazi dell'Arci Bellezza. Ha presentato
i suoi lavori anche in Capitale del Monferrato presso il castello di Casale Monferrato, al Premio Nazionale per
giovani Incisori “Gino Carrera” a Casalpusterlengo (LO), alla IX Biennale Internazionale di Grafica Ed ExLibris a Palazzo Sannazzaro di Casale Monferrato.
OLTRE IL BELLO
Se qualcuno mi chiedesse di descrivere il lavoro di Simone in poche parole risponderei: sublime,
perturbante, caleidoscopico.
La prima parola è legata al concetto di Edmund Burke. Quell' “orrendo che affascina” che il filosofo
inglese diceva essere superiore al concetto di bellezza in quanto "produce la più forte emozione
che l'animo sia capace di sentire".
La seconda deriva dall'idea di perturbante di Freud, ovvero “quella sorta di spaventoso che risale a
quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”.
La terza si riferisce a quel tubo ottico che, tramite la rotazione interna di una serie di specchi e
figure colorate, dà vita a immagini ipnotiche e il cui termine deriva dal greco kalos (bello) eidos
(forma) skopeō (osservare), ovvero, osservare forme belle.
Le immagini e le forme che Simone crea non sono sempre belle, se per bello intendiamo
semplicemente qualcosa di piacevole alla vista. Anzi, spesso i suoi lavori sono inquietanti, ma è
proprio da questa inquietudine che nasce la fascinazione che circonda le sue opere.
Le prime opere di Simone che ho visto erano le incisioni della serie Nascita esposte alla prima
mostra di FART gallery, il progetto che seguo e curo. Erano opere in cui neonati venivano raffigurati
in una doppia specchiatura che, proprio come in un caleidoscopio, moltiplicava il numero delle loro
mani, piedi, occhi, bocche. Più che bambini, i soggetti della serie, sembravano mostri. Ma in tutti i
lavori c'era un'armonia di fondo, una forza attrattiva che portava il risultato oltre l'orrore e lo
faceva entrare nel terreno del sublime, del perturbante. Un terreno in cui non è mai chiaro dove
finisce il bello e comincia il grottesco, dove l'armonia diventa deformità, dove la visione del reale
diventa sogno o incubo. L'unica cosa certa è che, in questi come in tutte le altre sue opere, la
bellezza assume forme diverse da quelle dei canoni classici o degli stereotipi.
Ecco, credo che la forza del lavoro di Simone stia proprio in questo. Nel riuscire a ibridare il
concetto di bello con quello di deforme e inquietante dandogli così un significato nuovo e inatteso.
Ricorrendo ancora all'etimologia greca, ibrido deriva da hybris. Parola che indicava una qualsiasi
violazione della norma della misura, cioè dei limiti che l'uomo deve incontrare nei suoi rapporti
con gli altri uomini, con la divinità e con l'ordine delle cose.
Quello che nella Grecia antica era considerato un peccato, diventa nei lavori di Simone una forma
di coraggio. Coraggio che, in fondo, dovrebbe essere di ogni artista memore del monito di Orazio al “diritto di osare con la fantasia”. Il fatto è che oggi solo pochi lo ricordano. Simone è uno tra questi.
Stefano Riba
SIMONE PIZZINGA
inaugurazione mercoledì 9 maggio ore 18.30
fino al 26 maggio, dal martedì al sabato dalle ore 16 alle 20
FART temporary Gallery – via Bonelli 4C – Torino
FART gallery è lieta di presentare Visioni Simmetriche la prima personale a Torino di Simone Pizzinga.
La mostra presenta una trentina di opere che offrono una panoramica completa della sua produzione
artistica.
Come da titolo, la simmetria è la chiave di questi lavori. “La matematica, la biologia, l'architettura, la
letteratura nascondono evidenti modelli simmetrici – dice l'artista –. La Divina Commedia, ad esempio, è
strutturata secondo un sistema speculare per cui, da un lato c'è il male, dall'altro il bene. Una simmetria
degli opposti che ricorda la teoria dell'ambivalenza umana di Jung. La mia ricerca parte da qui e il suo scopo
è trovare nella specularità un modo per indagare l'animo umano e i suoi aspetti più nascosti. Quello che
creo sono macchie di Rorschach, immagini organiche e totemiche”.
Da queste visioni caleidoscopiche nascono esseri ibridi. Una parola che nell'antica Grecia indicava un
peccato. L'hybris, infatti, era la violazione della norma della misura, cioè dei limiti che l'uomo incontra nei
suoi rapporti con gli altri uomini, con la divinità e con l'ordine delle cose. Quella che nell'antichità era
un'offesa punita dalla collera divina, diventa, nei lavori di Pizzinga, una forma di coraggio. Coraggio che, in
fondo, dovrebbe essere di ogni artista memore del monito di Orazio al “diritto di osare con la fantasia”.
Oltre a mescolare immagini, Pizzinga fonde anche tecniche diverse. “Il mio lavoro usa l'incisione in maniera
non convenzionale. Con una tecnica chiamata tonerstransfer porto sulle lastre incisorie immagini realizzate
al computer o con la fotocopiatrice. Nasce così congiunzione tra il vecchio ed il nuovo. Acidi e torchi si
abbinano al trasferimento alla nitro, all'acquerello, a fotomontaggi digitali e fotocopie”.
Nonostante l'inquietudine di fondo in tutti i lavori c'è un'armonia compositiva, una forza attrattiva che porta
il risultato oltre l'orrore e lo fa entrare nel terreno del sublime, del perturbante. Un terreno in cui non è mai
chiaro dove finisce il bello e comincia il grottesco, dove l'armonia diventa deformità, dove la visione del
reale diventa sogno o incubo. L'unica cosa certa è che la bellezza assume forme diverse da quelle dei canoni
classici o degli stereotipi.
Simone Pizzinga è nato a Casale Monferrato nel 1985. Vive e lavora a Torino dove si è recentemente laureato in
Grafica d'Arte all'Accademia delle Belle Arti. Nel 2011 vince il concorso MADEINART, e inizia un ciclo di 3 mostre
personali la prima della quali, Antipodi, sì è tenuta, tramite il FAI, presso il Castello di Santena. Ha esposto a
Forever Jung, collettiva presentata da FART gallery alla fiera The Others presso le carceri Nuove di Torino. Sempre
a cura di FART è presente in Artberg I e II presso il Machè e lo Spazio Ferramenta, in What the FART? presso l'ex
fabbrica Aspira e in A fresh art explosion a Torino e Milano presso gli storici spazi dell'Arci Bellezza. Ha presentato
i suoi lavori anche in Capitale del Monferrato presso il castello di Casale Monferrato, al Premio Nazionale per
giovani Incisori “Gino Carrera” a Casalpusterlengo (LO), alla IX Biennale Internazionale di Grafica Ed ExLibris a Palazzo Sannazzaro di Casale Monferrato.
OLTRE IL BELLO
Se qualcuno mi chiedesse di descrivere il lavoro di Simone in poche parole risponderei: sublime,
perturbante, caleidoscopico.
La prima parola è legata al concetto di Edmund Burke. Quell' “orrendo che affascina” che il filosofo
inglese diceva essere superiore al concetto di bellezza in quanto "produce la più forte emozione
che l'animo sia capace di sentire".
La seconda deriva dall'idea di perturbante di Freud, ovvero “quella sorta di spaventoso che risale a
quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”.
La terza si riferisce a quel tubo ottico che, tramite la rotazione interna di una serie di specchi e
figure colorate, dà vita a immagini ipnotiche e il cui termine deriva dal greco kalos (bello) eidos
(forma) skopeō (osservare), ovvero, osservare forme belle.
Le immagini e le forme che Simone crea non sono sempre belle, se per bello intendiamo
semplicemente qualcosa di piacevole alla vista. Anzi, spesso i suoi lavori sono inquietanti, ma è
proprio da questa inquietudine che nasce la fascinazione che circonda le sue opere.
Le prime opere di Simone che ho visto erano le incisioni della serie Nascita esposte alla prima
mostra di FART gallery, il progetto che seguo e curo. Erano opere in cui neonati venivano raffigurati
in una doppia specchiatura che, proprio come in un caleidoscopio, moltiplicava il numero delle loro
mani, piedi, occhi, bocche. Più che bambini, i soggetti della serie, sembravano mostri. Ma in tutti i
lavori c'era un'armonia di fondo, una forza attrattiva che portava il risultato oltre l'orrore e lo
faceva entrare nel terreno del sublime, del perturbante. Un terreno in cui non è mai chiaro dove
finisce il bello e comincia il grottesco, dove l'armonia diventa deformità, dove la visione del reale
diventa sogno o incubo. L'unica cosa certa è che, in questi come in tutte le altre sue opere, la
bellezza assume forme diverse da quelle dei canoni classici o degli stereotipi.
Ecco, credo che la forza del lavoro di Simone stia proprio in questo. Nel riuscire a ibridare il
concetto di bello con quello di deforme e inquietante dandogli così un significato nuovo e inatteso.
Ricorrendo ancora all'etimologia greca, ibrido deriva da hybris. Parola che indicava una qualsiasi
violazione della norma della misura, cioè dei limiti che l'uomo deve incontrare nei suoi rapporti
con gli altri uomini, con la divinità e con l'ordine delle cose.
Quello che nella Grecia antica era considerato un peccato, diventa nei lavori di Simone una forma
di coraggio. Coraggio che, in fondo, dovrebbe essere di ogni artista memore del monito di Orazio al “diritto di osare con la fantasia”. Il fatto è che oggi solo pochi lo ricordano. Simone è uno tra questi.
Stefano Riba
09
maggio 2012
Simone Pizzinga – Visioni Simmetriche
Dal 09 al 26 maggio 2012
arte contemporanea
Location
FART TEMPORARY GALLERY
Torino, Via Franco Bonelli, 4c, (Torino)
Torino, Via Franco Bonelli, 4c, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle ore 16 alle 20
Vernissage
9 Maggio 2012, ore 19.30
Autore