Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Simone Turra – Relazioni
Turra presenta un ciclo di sculture in bronzo e terracotta che indagano sul corpo umano, inteso come urna dei pensieri e delle relazioni tra gli uomini ritmata tecnicamente da una serie di incisioni e disegni di notevole tensione emotiva.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
mostra personale dello scultore Simone Turra che è alla prima occasione espositiva a Ferrara. Turra presenta un ciclo di sculture in bronzo e terracotta che indagano sul corpo umano, inteso come urna dei pensieri e delle relazioni tra gli uomini modulata tecnicamente da una serie di incisioni e disegni di notevole tensione emotiva.
Turra apprezzato scultore trentino, vive e lavora a Tonadico di Primiero, ha all'attivo numerose commissioni pubbliche e private monumentali, si è diplomato all'Accademia di Brera nel 1992.
ul filo di sguardi sta l'anima di grosse figure nello studio di Simone Turra
Lei, occhi chiusi, è distesa sul letto di marmo (nulla della scena appare freddo) nessun disagio morbide le membra nella lieve torsione, la gamba appena piegata, la mano appoggia dietro la testa. Lui la guarda negli occhi: è amore determinato e sereno, è abbraccio silenzioso. Il suo occhio è un taglio nero nella roccia granitica, alto due metri lui, Francesco, oltre due metri di Sonno il corpo bianco di lei, un drappo di marmo nero scivola e scopre.
Il pastore all'alpe ha g! uardato intensamente le forme di roccia emergenti dall'erba rasata. I sassi a volte appoggiano instabili sulla dolcezza fresca del muschio, tanto che non paiono così duri e compatti. Possono rotolare in silenzio dal pendio, solo con lievi sussulti, che sono come respiri. Altri massi possenti emergono, pochissimo, al confronto della loro massa sotterranea, e si manifestano la loro maschia solidità. Instancabili i solchi e le cavità nella roccia, sono come occhi scuri che guardano, sempre nelle stesse direzioni. Giorno e notte.
Forse è dall'esperienza del monte che Simone Turra deriva il proprio immaginario di relazioni tra figure. E sono figure forti, decise, ma dolcissime nell'anima. Proprio come le montagne attorno allo studio di Tonadico che, pare si scrutino o si voltino le terga e da come tendono al cielo o ingobbiscono nel verde evocano nelle forme, persone, pensieri, caratteri e si può dare loro un nome.
Nello studio i Lui e le Lei, sono megaliti: pietre, ro! cce, marmi scolpiti purissimi. Fine e dolcissima è la loro pelle, la m ano grossa, tozza, enorme è bella, perché non ha vezzi di scatti dinamici. Nel suo stare, senza aspirazioni e pretese, dentro al proprio destino, è la sua perfezione.
Ermione protende le braccia, che sono rami, e le mani, nelle dita, ne hanno conservato le asimmetrie. Ermione (è legno di ciliegio lisciato, come cotto nel bitume, nel fumo e nella cenere) sta dentro la scura pelle e l'albero accanto libera una sensuale fessura verticale, arrotondata dall'esterno al dentro. Appoggia al grande triangolo nero, radice brunita, rimasta poco più che sbozzata. Il legno non esibisce la sua natura fatta di fibre e nodi e si adegua al nuovo destino di 'forma' che scambia il suo dialogo con la forma vicina. Un altro Lui è un corpo di legno grosso e pesante, piantato e slanciato: Lui e Lei, vivono una tentazione, più alto di due metri, più lunga di due metri, stanno. Figure bianche al titanio, patina oleosa, pelle di latte, una morbidezza che non racconta della forza imposta al legno,! ostile agli scalpelli, ma racconta un amore. Le natiche sode e rotonde di lui, i piedi grandi e potenti a poter reggere l'inclinazione obliqua protesa verso Lei. E l'occhio, sottile feritoia scura, la guarda. L'amore perdura fino all'ultima frizione che lucida la patina lattescente, fino a poter dire: è finita.
Allora, come Davide con la semplice fionda in mano, lo scultore può sedere ed ora è lui stesso che resta a guardare. La fatica è passata. Dentro lo studio c'è una nuova relazione, oltre ad Angelo, il grande nudo disteso di porfido nero, l'altro di bronzo rosso, l'altro granito possente orizzontale, con gli occhi che scrutano. Caino e Abele stanno nell'ortogona relazione di destini opposti, così accade anche in Mercato, masse di marmo di corpi di teste, appese e distese, suggeriscono i rapporti precisi degli angoli retti.
Tutt'intorno, anche nelle piccole figure dei 'taccuini di terra' (il gioco di forme che sono già nelle dita prima di essere terre cotte e ! poi grandi sculture) si creano rapporti di linee tra i corpi e le dire zioni degli occhi. E partecipano anche i disegni che sono scultorei, ancor più quando la sintesi è più che mai decisa a togliere, tanto che pastelli o altri mezzi grafici, sono quasi colpi di sgorbia. E anch'essi stendono assieme alle figure scolpite fili di ragno e di anime.
Ferrara aprile 2012 Lucia Boni
Turra apprezzato scultore trentino, vive e lavora a Tonadico di Primiero, ha all'attivo numerose commissioni pubbliche e private monumentali, si è diplomato all'Accademia di Brera nel 1992.
ul filo di sguardi sta l'anima di grosse figure nello studio di Simone Turra
Lei, occhi chiusi, è distesa sul letto di marmo (nulla della scena appare freddo) nessun disagio morbide le membra nella lieve torsione, la gamba appena piegata, la mano appoggia dietro la testa. Lui la guarda negli occhi: è amore determinato e sereno, è abbraccio silenzioso. Il suo occhio è un taglio nero nella roccia granitica, alto due metri lui, Francesco, oltre due metri di Sonno il corpo bianco di lei, un drappo di marmo nero scivola e scopre.
Il pastore all'alpe ha g! uardato intensamente le forme di roccia emergenti dall'erba rasata. I sassi a volte appoggiano instabili sulla dolcezza fresca del muschio, tanto che non paiono così duri e compatti. Possono rotolare in silenzio dal pendio, solo con lievi sussulti, che sono come respiri. Altri massi possenti emergono, pochissimo, al confronto della loro massa sotterranea, e si manifestano la loro maschia solidità. Instancabili i solchi e le cavità nella roccia, sono come occhi scuri che guardano, sempre nelle stesse direzioni. Giorno e notte.
Forse è dall'esperienza del monte che Simone Turra deriva il proprio immaginario di relazioni tra figure. E sono figure forti, decise, ma dolcissime nell'anima. Proprio come le montagne attorno allo studio di Tonadico che, pare si scrutino o si voltino le terga e da come tendono al cielo o ingobbiscono nel verde evocano nelle forme, persone, pensieri, caratteri e si può dare loro un nome.
Nello studio i Lui e le Lei, sono megaliti: pietre, ro! cce, marmi scolpiti purissimi. Fine e dolcissima è la loro pelle, la m ano grossa, tozza, enorme è bella, perché non ha vezzi di scatti dinamici. Nel suo stare, senza aspirazioni e pretese, dentro al proprio destino, è la sua perfezione.
Ermione protende le braccia, che sono rami, e le mani, nelle dita, ne hanno conservato le asimmetrie. Ermione (è legno di ciliegio lisciato, come cotto nel bitume, nel fumo e nella cenere) sta dentro la scura pelle e l'albero accanto libera una sensuale fessura verticale, arrotondata dall'esterno al dentro. Appoggia al grande triangolo nero, radice brunita, rimasta poco più che sbozzata. Il legno non esibisce la sua natura fatta di fibre e nodi e si adegua al nuovo destino di 'forma' che scambia il suo dialogo con la forma vicina. Un altro Lui è un corpo di legno grosso e pesante, piantato e slanciato: Lui e Lei, vivono una tentazione, più alto di due metri, più lunga di due metri, stanno. Figure bianche al titanio, patina oleosa, pelle di latte, una morbidezza che non racconta della forza imposta al legno,! ostile agli scalpelli, ma racconta un amore. Le natiche sode e rotonde di lui, i piedi grandi e potenti a poter reggere l'inclinazione obliqua protesa verso Lei. E l'occhio, sottile feritoia scura, la guarda. L'amore perdura fino all'ultima frizione che lucida la patina lattescente, fino a poter dire: è finita.
Allora, come Davide con la semplice fionda in mano, lo scultore può sedere ed ora è lui stesso che resta a guardare. La fatica è passata. Dentro lo studio c'è una nuova relazione, oltre ad Angelo, il grande nudo disteso di porfido nero, l'altro di bronzo rosso, l'altro granito possente orizzontale, con gli occhi che scrutano. Caino e Abele stanno nell'ortogona relazione di destini opposti, così accade anche in Mercato, masse di marmo di corpi di teste, appese e distese, suggeriscono i rapporti precisi degli angoli retti.
Tutt'intorno, anche nelle piccole figure dei 'taccuini di terra' (il gioco di forme che sono già nelle dita prima di essere terre cotte e ! poi grandi sculture) si creano rapporti di linee tra i corpi e le dire zioni degli occhi. E partecipano anche i disegni che sono scultorei, ancor più quando la sintesi è più che mai decisa a togliere, tanto che pastelli o altri mezzi grafici, sono quasi colpi di sgorbia. E anch'essi stendono assieme alle figure scolpite fili di ragno e di anime.
Ferrara aprile 2012 Lucia Boni
24
marzo 2012
Simone Turra – Relazioni
Dal 24 marzo al 15 aprile 2012
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 17.00-20.00 martedì chiuso
Vernissage
24 Marzo 2012, ore 18.00
Autore
Curatore