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Simonetta Moro – Theatrum Mundi
Theatrum Mundi è il titolo scelto dall’artista per questa sua prima personale alla Galleria del Carbone, che è anche la sua prima mostra nella città di Ferrara. Le opere esposte sono per la maggior parte inedite, realizzate negli ultimi cinque anni.
Comunicato stampa
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Theatrum Mundi
Testo in catalogo di Claudio Cerritelli___________________
“C’è una premessa critico-teorica di cui bisogna tenere conto commentando le opere di questa esposizione, una considerazione preliminare che sostiene le ragioni su cui si fonda il linguaggio pittorico di Simonetta Moro. Si tratta di una concezione creativa che rifugge dagli sperimentalismi esercitati in nome della novità a tutti i costi, una riflessione che accompagna i modi di ritrovamento del passato e i relativi percorsi di assimilazione. C’è, inoltre, nella prospettiva estetica dell’artista, l’esigenza di dare nuova sostanza immaginativa alla citazione di documenti cartografici dispersi negli archivi del mondo, di riproporne la lettura con gli antichi mezzi del disegno e del colore, strumenti di rappresentazione per disvelare le possibilità future dell’eredità del passato.”*
Theatrum Mundi è il titolo scelto dall’artista per questa sua prima personale alla Galleria del Carbone, che è anche la sua prima mostra nella città di Ferrara. Le opere esposte sono per la maggior parte inedite, realizzate negli ultimi cinque anni: si va da un gruppo di pastelli su carta ispirati da luoghi al centro di conflitti a noi contemporanei in Medio Oriente, a delle opere pittoriche su mylar (un materiale plastico usato per il disegno tecnico), rappresentanti cartografie immaginarie di teatri di guerra più antichi, risalenti alla Prima Guerra Mondiale, di cui è ricorso da poco il centennale.
Implicita in questa scelta è l’idea che gli eventi del mondo, nonostante appaiano lontani storicamente, ideologicamente e concettualmente, siano in qualche modo connessi fra di loro, non in una sequenza organizzata linearmente (secondo una superata concezione della storia), ma piuttosto secondo una logica della sovrapposizione e dei punti di rottura, che evoca sia l’immagine della rovina che del palinsesto. Le “vedute” così ottenute evocano un mondo caleidoscopico dove gli eventi storici non si cancellano a vicenda, ma si accumulano l’uno sull’altro in una maniera che rimanda all’allegoria barocca.
Non è forse una coincidenza che la figura del “Theatrum Mundi” diventasse popolare proprio nel periodo barocco e, secoli più tardi, fosse recuperata nell’era postmoderna. Il carattere teatrale delle nostre esperienze vissute, particolarmente nel modo in cui sono attualizzate nel simulacro dello spazio mediatico e politico, trasforma anche gli eventi più seri in drammi che si svolgono sulla scena del mondo, immediatamente spettacolarizzati, denunciati e subito dimenticati al ritmo micidiale dell’“infosfera”. Un senso di impotenza si abbatte su coloro che testimoniano, da spettatori e consumatori di media, gli eventi del mondo, a distanza di sicurezza eppure incapaci di dimorare in alcuna sensazione sublime. Cosa può fare l’artista?
Moro suggerisce che l’artista può cercare di riconnettere i fili di una trama lacerata della memoria. Molti dei luoghi al centro delle notizie più recenti hanno una lunga storia di invenzioni culturali, invasioni e distruzioni militari, ingerenze straniere, occupazioni e migrazioni umane. L’antica città semitica di Palmira fu a lungo una colonia romana, ma anche un’importante crocevia lungo la Via della Seta che collegava l’oriente con l’occidente nell’antichità e nel Medio Evo. Lo stato moderno della Siria, come il resto delle nazioni della Mesopotamia, è il risultato delle spartizioni che seguirono la Prima Guerra Mondiale controllate dalle potenze europee vincitrici. Ciò che appare come un mondo frammentario e incoerente è in realtà il risultato di precise decisioni politiche, alcune perse fra gli archivi della storia. Rievocare queste connessioni attraverso l’accostamento visivo di paesaggi perduti nel tempo è uno dei compiti che l’artista può assumersi, senza alcuna intenzione di risolvere problemi, ma per mostrare come si può pensare in maniera più ampia – in maniera, per usare un termine visivo, più panoramica – il “teatro del mondo” in cui viviamo.
“Ogni immagine si anima attraverso lineamenti e sedimenti cromatici, segni frantumati e dettagli architettonici, tramiti per cogliere l’atmosfera inconfondibile delle rovine, il vuoto e la desolazione che da esse affiora. Analitico e al tempo stesso emozionale è lo sguardo con cui Moro penetra negli interstizi degli orditi geologici, la rappresentazione delle città antiche oscilla tra reperti riconoscibili e astratte parvenze, luminose trasparenze e offuscamenti, effetti d’ombra e tonalità sfumate, valenze pittoriche in sintonia gli echi del passato come rispecchiamento del presente.
Descrivere i fantasmi di questo Theatrum Mundi significa attraversarne le latitudini fino al punto di smarrire una logica lineare, annullare i confini definiti, immergersi nelle apparizioni latenti dell’invisibile, in ascolto delle sonorità misteriose di mondi lontani e immisurabili.”*
(*Citazioni tratte da: Claudio Cerritelli, “Cartografie pittoriche, risvegli della memoria: Intorno all’arte di Simonetta Moro”, Catalogo Theatrum Mundi, 2019)
Nata a Portogruaro (Venezia), Simonetta Moro attualmente vive a New York. È Direttrice e docente di Art Theory presso l’Institute for Doctoral Studies in the Visual Arts (IDSVA). Moro si è diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna (1994, classe: Daniele Degli Angeli), ha conseguito un Master in European Fine Arts con Distinction alla Winchester School of Art, UK (1996), e un dottorato in Fine Arts alla University of Central Lancashire, Preston, UK (2003). Fra i numerosi riconoscimenti, sono da segnalare: Fulbright Fellowship (1999-2000); borsa di studio dalla Skowhegan School of Painting and Sculpture (2003); borsa di studio dalla Gladys Krieble Delmas Foundation (2011); Premio “Movin’ Up” GAI/Giovani Artisti Italiani (2002); Premio Zucchelli (1994).
Moro ha esposto negli Stati Uniti e in Europa, tra cui: Fortezza Medicea, Siena; BRIC Art House, New York; Brooklyn Historical Society, Brooklyn (NY); Center for Architecture, New York; Museum of Contemporary Art, Chicago; Clara Hatton Gallery, Ft. Collins, CO; Eleanor D. Wilson Museum, Roanoke, VA; the American Academy in Rome; Harris Museum, Preston, UK.
Testo in catalogo di Claudio Cerritelli___________________
“C’è una premessa critico-teorica di cui bisogna tenere conto commentando le opere di questa esposizione, una considerazione preliminare che sostiene le ragioni su cui si fonda il linguaggio pittorico di Simonetta Moro. Si tratta di una concezione creativa che rifugge dagli sperimentalismi esercitati in nome della novità a tutti i costi, una riflessione che accompagna i modi di ritrovamento del passato e i relativi percorsi di assimilazione. C’è, inoltre, nella prospettiva estetica dell’artista, l’esigenza di dare nuova sostanza immaginativa alla citazione di documenti cartografici dispersi negli archivi del mondo, di riproporne la lettura con gli antichi mezzi del disegno e del colore, strumenti di rappresentazione per disvelare le possibilità future dell’eredità del passato.”*
Theatrum Mundi è il titolo scelto dall’artista per questa sua prima personale alla Galleria del Carbone, che è anche la sua prima mostra nella città di Ferrara. Le opere esposte sono per la maggior parte inedite, realizzate negli ultimi cinque anni: si va da un gruppo di pastelli su carta ispirati da luoghi al centro di conflitti a noi contemporanei in Medio Oriente, a delle opere pittoriche su mylar (un materiale plastico usato per il disegno tecnico), rappresentanti cartografie immaginarie di teatri di guerra più antichi, risalenti alla Prima Guerra Mondiale, di cui è ricorso da poco il centennale.
Implicita in questa scelta è l’idea che gli eventi del mondo, nonostante appaiano lontani storicamente, ideologicamente e concettualmente, siano in qualche modo connessi fra di loro, non in una sequenza organizzata linearmente (secondo una superata concezione della storia), ma piuttosto secondo una logica della sovrapposizione e dei punti di rottura, che evoca sia l’immagine della rovina che del palinsesto. Le “vedute” così ottenute evocano un mondo caleidoscopico dove gli eventi storici non si cancellano a vicenda, ma si accumulano l’uno sull’altro in una maniera che rimanda all’allegoria barocca.
Non è forse una coincidenza che la figura del “Theatrum Mundi” diventasse popolare proprio nel periodo barocco e, secoli più tardi, fosse recuperata nell’era postmoderna. Il carattere teatrale delle nostre esperienze vissute, particolarmente nel modo in cui sono attualizzate nel simulacro dello spazio mediatico e politico, trasforma anche gli eventi più seri in drammi che si svolgono sulla scena del mondo, immediatamente spettacolarizzati, denunciati e subito dimenticati al ritmo micidiale dell’“infosfera”. Un senso di impotenza si abbatte su coloro che testimoniano, da spettatori e consumatori di media, gli eventi del mondo, a distanza di sicurezza eppure incapaci di dimorare in alcuna sensazione sublime. Cosa può fare l’artista?
Moro suggerisce che l’artista può cercare di riconnettere i fili di una trama lacerata della memoria. Molti dei luoghi al centro delle notizie più recenti hanno una lunga storia di invenzioni culturali, invasioni e distruzioni militari, ingerenze straniere, occupazioni e migrazioni umane. L’antica città semitica di Palmira fu a lungo una colonia romana, ma anche un’importante crocevia lungo la Via della Seta che collegava l’oriente con l’occidente nell’antichità e nel Medio Evo. Lo stato moderno della Siria, come il resto delle nazioni della Mesopotamia, è il risultato delle spartizioni che seguirono la Prima Guerra Mondiale controllate dalle potenze europee vincitrici. Ciò che appare come un mondo frammentario e incoerente è in realtà il risultato di precise decisioni politiche, alcune perse fra gli archivi della storia. Rievocare queste connessioni attraverso l’accostamento visivo di paesaggi perduti nel tempo è uno dei compiti che l’artista può assumersi, senza alcuna intenzione di risolvere problemi, ma per mostrare come si può pensare in maniera più ampia – in maniera, per usare un termine visivo, più panoramica – il “teatro del mondo” in cui viviamo.
“Ogni immagine si anima attraverso lineamenti e sedimenti cromatici, segni frantumati e dettagli architettonici, tramiti per cogliere l’atmosfera inconfondibile delle rovine, il vuoto e la desolazione che da esse affiora. Analitico e al tempo stesso emozionale è lo sguardo con cui Moro penetra negli interstizi degli orditi geologici, la rappresentazione delle città antiche oscilla tra reperti riconoscibili e astratte parvenze, luminose trasparenze e offuscamenti, effetti d’ombra e tonalità sfumate, valenze pittoriche in sintonia gli echi del passato come rispecchiamento del presente.
Descrivere i fantasmi di questo Theatrum Mundi significa attraversarne le latitudini fino al punto di smarrire una logica lineare, annullare i confini definiti, immergersi nelle apparizioni latenti dell’invisibile, in ascolto delle sonorità misteriose di mondi lontani e immisurabili.”*
(*Citazioni tratte da: Claudio Cerritelli, “Cartografie pittoriche, risvegli della memoria: Intorno all’arte di Simonetta Moro”, Catalogo Theatrum Mundi, 2019)
Nata a Portogruaro (Venezia), Simonetta Moro attualmente vive a New York. È Direttrice e docente di Art Theory presso l’Institute for Doctoral Studies in the Visual Arts (IDSVA). Moro si è diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna (1994, classe: Daniele Degli Angeli), ha conseguito un Master in European Fine Arts con Distinction alla Winchester School of Art, UK (1996), e un dottorato in Fine Arts alla University of Central Lancashire, Preston, UK (2003). Fra i numerosi riconoscimenti, sono da segnalare: Fulbright Fellowship (1999-2000); borsa di studio dalla Skowhegan School of Painting and Sculpture (2003); borsa di studio dalla Gladys Krieble Delmas Foundation (2011); Premio “Movin’ Up” GAI/Giovani Artisti Italiani (2002); Premio Zucchelli (1994).
Moro ha esposto negli Stati Uniti e in Europa, tra cui: Fortezza Medicea, Siena; BRIC Art House, New York; Brooklyn Historical Society, Brooklyn (NY); Center for Architecture, New York; Museum of Contemporary Art, Chicago; Clara Hatton Gallery, Ft. Collins, CO; Eleanor D. Wilson Museum, Roanoke, VA; the American Academy in Rome; Harris Museum, Preston, UK.
09
marzo 2019
Simonetta Moro – Theatrum Mundi
Dal 09 al 31 marzo 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì 17.00-20.00
sabato e festivi: 11.00-12.30 e 17.00-20.00
chiuso lunedì e martedì
Vernissage
9 Marzo 2019, ore 18.00
Autore
Curatore