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Sinae Yoo – Shadow rift
The Gallery Apart è lieta di annunciare Shadow rift, la prima mostra personale in galleria di Sinae Yoo, a cura di Domenico de Chirico.
La mostra sarà corredata, durante l’opening, da un live act del giovane performer e coreografo tedesco Nils Amadeus Lange.
Comunicato stampa
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(english text below)
The Gallery Apart è lieta di annunciare Shadow rift, la prima mostra personale in galleria di Sinae Yoo, a cura di Domenico de Chirico.
Una libera e vivida interpretazione di situazioni, oggetti, figure e un complesso linguaggio di segni all’interno della cultura pop e ancora estesi scambi culturali che si muovono attraverso composizioni e motivi storici, che presentano le nozioni di un sé espressivo; questo è il punto di partenza del lavoro dell’artista coreana Sinae Yoo (*1985). Attualmente di stanza in Svizzera, per la sua prima mostra personale in Italia presso The Gallery Apart ha prodotto una nuova grande serie di lavori, quali un video con colonna sonora, installazioni, disegni e ceramiche.
Con ‘Shadow rift’, Sinae Yoo cerca di decostruire il senso privilegiato dalla theoria occidentale: la vista. Vedere non è esclusivamente vedere poiché ogni sguardo necessita di un occultamento. Tale modo di procedere, di stampo tipicamente derridiano, fa sì che la riflessione sulla vista, sulla visione, sullo sguardo e sull’occhio s’intrecci indissolubilmente col tatto: «Se due sguardi si guardano negli occhi, si può dire che in quel momento si toccano?».
Visione e tattilità, distanza e prossimità s’incrociano dunque come un chiasmo e il con-tatto degli occhi si dà come condizione affinché ci siano contemporaneamente lo sguardo e l’incontro con l’altro. L’essenza di questo discorso è indubbiamente di natura etica: Sinae Yoo indaga il modo d’essere e la capacità di porsi di fronte all’altro. Questa teoria oculare si risolve, per così dire, in un’impasse tecnologica: la visione si fa tatto e lo sguardo diventa contatto. Pertanto, il rapporto con l’altro decostruisce il movimento tra prossimità e distanza, la loro presunta dualità e la loro nitida separazione. Nella vicinanza estrema l’occhio non vede più, punta e tocca come un dito ed è così che la sua funzione, in ultima istanza, diventa digitale, non più ottica ma aptica (processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto). Si vuole così sottolineare un rapporto nuovo, ricostruito e attualizzato con la vista e con l’apertura degli occhi sul mondo. Per dirla con il filosofo francese Jean-Luc Nancy, «bisogna toccare senza toccare, cioè saper toccare senza toccare, senza troppo toccare».
All’interno della mostra, ricca di sinestesie, la riflessione sullo sguardo diventa anche una questione d’identità che si concretizza e si formalizza integrandosi con le distanze tipiche dello spettrale, immateriale e farmaceutico cyberspazio: qui è possibile baciarsi a distanza.
‘Shadow rift’ dà il benvenuto con uno zerbino tipico della Corea del Sud, il quale è solitamente posizionato fuori o dentro l'ingresso di una casa o di un edificio, per consentire alle persone di pulirsi le suole delle scarpe prima di entrare. L’invito a compiere un gesto ritualizzato, una consuetudine cerimoniale, vuole fungere da introduzione a una mostra che colleziona tutti gli aspetti di un mondo privato. Una volta dentro, lo spettatore viene sopraffatto da un’atmosfera protettiva in cui si conservano una serie di messaggi, simboli e oggetti universalmente riconoscibili. Ad accogliere c’è un paravento mobile, inteso simbolicamente come un soggetto immune, risultato visivo del raggiungimento di un possibile stadio finale di pulizia digitale e di privacy personale. Il blu che padroneggia su questo lavoro installativo è esattamente un campione di blu Nivea. Questa nota crema ‘bianca come la neve’, candida e dotata di particolari funzioni che permettevano di mantenere sempre la pelle di color alabastro, ottenne un successo subitaneo anche perché poteva essere conservata per lunghi periodi. Questo prodotto cosmetico ha acquisito nel lavoro di Sinae Yoo una rilevanza metaforica poiché è riconosciuto all’unisono come uno dei più longevi del mercato di massa tedesco, seppur riconducibile ai tempi del regime nazista, periodo in cui venne definito come la ‘crema degli ebrei’ poiché ebreo era il presidente del consiglio di amministrazione della società Beiersdorf nella quale veniva prodotta.
Qui, per chiari rimandi storici, è possibile cominciare una riflessione sulla differenza antitetica tra antigene e anticorpo, interno ed esterno, amici e nemici, io e l'altro, puro e impuro, negatività e positività. Alcune sushi-boxes, arricchite da creature ‘embrionali’ fatte di ceramica, dipanano chiaramente la questione del cibo confezionato, mediante l’utilizzo di perfette e accattivanti incubatrici, al fine di rassicurare il consumatore: è una presa di posizione formale che si schiera contro la questione della somiglianza estetica dei prodotti a livello commerciale. Invece, i disegni esposti sono volti a indagare il rapporto, generalmente problematico, tra la sfera sociale e quella biologica. Un'altra installazione è costituita da una serie di pilastri che contengono telecamere di sorveglianza, coperte da tessuto semi-trasparente, volte a evidenziare l'impossibilità di chiarezza nei rapporti interpersonali. Infatti, secondo una visione del tutto freudiana, l’esistenza umana non è limpida neanche a se stessa e tale lacuna si ripercuote anche nel rapporto con l’altro.
Il piano inferiore della galleria, adornato da barattoli di crema Nivea, ospita il video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016), corredato da una colonna sonora realizzata ad hoc, in cui una ragazza cieca nuota in un bluescreen-like water: si tratta del fantasma di un fantasma che vive in uno stato di deificazione della propria igiene mentale e che tenta narcisisticamente di potenziare, in quanto a sanità, l’immagine che gli altri possono avere di se stessi, mediante l’utilizzo di una certa mimica adattabile e di modelli protettivi e di blocco dello schermo. Inoltre, il video tenta di esplorare il concetto di cyber-hygiene, nel corso del XXI secolo, con i suoi molteplici significati non d’immediata comprensione. A tal proposito, infatti, secondo il giornalista britannico Ben Hammersley: «The most important life skill we'll be teaching our children over the coming decades will be cyber-hygiene. Fighting infections in the 21st century is less about washing your hands and more about not clicking on untrusted email attachments. Those of us who don't understand this will be shunned as digitally unclean». *
La mostra sarà corredata, durante l’opening, da un live act del giovane performer e coreografo tedesco Nils Amadeus Lange che darà vita a una one to one performance per esplorare differenti forme di intimità & igiene con l’uso di crema Nivea ispirandosi al video di Sinae Yoo ‘The Dead by Many Firsts’ (2016).
* https://www.theguardian.com/technology/2013/jun/16/future-of-behaviour-concepts-for-21st-century
SCHEDA INFORMATIVA
Sinae Yoo (1985, Seul, Corea del Sud) recentemente ha avuto una personale al Kunsthaus Langenthal (2016). Il suo video Enemy (2016) è stato proiettato al Daojiao art festival in Cina. I Am Permanently Broken On Temporary Ideas (2015) è stato esposito nella mostra 'Playtime' a Los Angeles. Il video The First Smell Of The Moon (2015) è stato proiettato presso la O’New’Wall Gallery a Seul. Ha esposito l’opera video Tidymess (2014) alla Kunsthalle Bern in occasione della Cantonale Bern Jura exhibition, nonce il video The Book of Strange New Wind (2014) alla Kunsthaus Langenthal and Delivery Near Me (2014) al Centre Pasqu’Art Biel. La sua pratica abbraccia molteplici discipline, far cui video, scultura e new media. Ha conseguito un MA in Contemporary Arts Practice dalla Bern University of the Arts e un BA in Fine Arts dalla Sejong University Seoul. Yoo attualmente risiede in Svizzera e in Corea del Sud.
Nils Amadeus Lange (1989 Colonia, Germania) è performer e coreografo di stanza a Zurigo. Al termine dei suoi studi di teatro alla Hochschule der Künste Bern, nel corso del suo programma master „Scenic Arts Practice“ (sempre alla Hochschule der Künste Bern) ha cominciato ad interessarsi di forme astratte di espressione, danza e storia della performance. Utilizza il suo corpo come un’arma con cui penetrare le teste degli spettatori, in modo da analizzare ricordi di convenzioni, modelli di ruolo e stereotipi di genere dal loro cervello. Per l’opera „under the influence“, ha ricevuto il Publikumspreis des Performance Award Schweiz 2015 insieme a Janet Haufler. In anni recent ha sviluppato non solo il suo personale lavoro, ma anche varie collaborazioni. Tra i vari lavori, la serie online „body and freedom“ è stata sviluppata in collaborazione con Florentina Holzinger, Vincent Riebeek, Annina Machaz and Manuel Scheiwiller, che è stata rappresentata dal vivo al Tanzhaus Zürich e successivamente a ImPuls Tanz Wien, Liste Basel, Haus der Berliner Festspiele). Nel padiglione della Lituania alla Biennale di Venezia del 2015 ha fatto parte di “The young boy dancing group”, una compagnia aperta a diverse autorialità.
The Gallery Apart is pleased to announce Shadow rift, Sinae Yoo’s first exhibition at the gallery, curated by Domenico de Chirico.
Vivid free interpretation of situations, objects, figures and a complex sign language in pop culture and extended cultural exchanges as they move through historical motifs and compositions, posing notions of an expressive self, this is the general starting point for the artistic work of Korean artist Sinae Yoo (*1985). Currently living in Switzerland, for her first solo exhibition in Italy at The Gallery Apart in Rome, she has produced a large new work series, including: a video accompanied by the soundtrack, installations, drawings and ceramics.
In ‘Shadow rift’, Sinae Yoo seeks to deconstruct the privileged sense of the Western theoria: the sight. Seeing does not mean exclusively seeing, as each gaze needs a concealment. This typically Deriddan practice implies that the reflection upon the sight, upon the vision, upon the gaze and the eye, intertwines inextricably with the touch: «If two gazes look into each other's eyes, can we say that in that right moment they are touching each other?».
Vision and touch, distance and proximity interlace like a chiasm and the con-tact of the eyes is given as a condition, so that the look and the encounter with the other occur contemporaneously. The essence of this discourse is unquestionably ethical: Sinae Yoo investigates the mode of being and the ability to deal with the other. Such ocular theory results, so to speak, in a technological impasse: the vision becomes tact and the sight becomes contact. Therefore, the relationship with the other deconstructs the movement between proximity and distance, their presumed duality and their nitid separation. In the extreme vicinity the eye cannot see anymore, points and touches like a finger and so ultimately, its function becomes digital, no longer optic but haptic (i.e., tactile object recognition). The aim is to highlight a new relationship, built and realized through the sight and by opening the eyes to the world. To quote the French philosopher Jean-Luc Nancy, « we have to touch without touching, that is to know how to touch without touching, without touching too much ».
Within the exhibition, rich in synaesthesia, the reflection on the look becomes also a question of identity which takes concrete form integrating with the distances typical of the spectral, immaterial and pharmaceutical cyberspace: here it is possible to kiss from a distance.
‘Shadow rift’ welcomes the visitors with a doormat typical of South Korea, which is usually placed outside or inside the doorway of a house or a building in order to allow people to clean the sole of footwear before entering a place. The invitation to perform a ritualistic gesture, a ceremonial custom, serves as the introduction to an exhibition that collects every aspect of a private world. Once inside, the visitor is overwhelmed by a protective atmosphere where a series of messages, symbols and objects universally recognizable are kept. To welcome the visitor there is a mobile shield, symbolically representing an immune subject, visual result of the achievement of a possible stage of digital cleaning and personal privacy. The prevailing blue colour of the installation is a sample of the distinctive blue pot of the Nivea creme. The well-known ‘snow-white’ crème, having special functions that allowed to keep the skin as white as alabaster, obtained a sudden success as it could also be stored for a long period of time. In the work of Sinae Yoo, the cosmetic product acquired a metaphorical relevance since it is acknowledged in unison as one of the oldest product of the German mass product, although it dates back to the Nazi regime, when it was defined as the ‘Jewish crème’ because the Chairman of the Board of Directors of Beiersdorf, where the lotion was produced, was Jewish. For some evident historical references, it is possible to start an antithetical reflection between antigen and antibody, internal and external, friends and foes, I and the other, pure and impure, negativity and positivity. A collection of sushi-boxes, featuring ‘embryonic’ creatures made of ceramic , clearly unravels the issue of packaged food, through the use of perfect and eye-catching incubators, in order to reassure the consumers: it is a formal statement against the question of the aesthetic similarity of commercial mass products. On the other hand, the drawings aim at investigating the relationship, generally problematic, between the social and biological sphere. A further installation consists of a series of columns containing surveillance cameras, covered with a semi-transparent fabric, aimed at highlighting the impossibility of clarity in interpersonal relationships. Indeed, according to a totally Freudian vision, human existence is not limpid even to itself and such lacuna has an effect also on the relationship with the other. On the lower floor of the gallery, decorated with Nivea crème tins, there is the video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016), accompanied by a soundtrack purposely composed for the video, where a blind girl swims in bluescreen-like water: it is the ghost of the ghost who lives in a status of deification of his own mental hygiene and who tries narcissistically to boost, with regard to healthiness, the image that the others can have of himself, through the use of an adaptable mimic and of protective models of the screen lock. Moreover, the video seeks to explore the concept of cyber-hygiene, in the 21st century, along with its multiple meanings not of immediate understanding. In this respect, indeed, quoting the British journalist Ben Hammersley: «The most important life skill we'll be teaching our children over the coming decades will be cyber-hygiene. Fighting infections in the 21st century is less about washing your hands and more about not clicking on untrusted email attachments. Those of us who don't understand this will be shunned as digitally unclean». *
During the opening, the exhibition will feature a live act by the young German performer and choreographer Nils Amadeus Lange. He will make a one to one performance exploring different forms of intimacy & hygiene with Nivea cream based on Sinae Yoo's video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016).
* https://www.theguardian.com/technology/2013/jun/16/future-of-behaviour-concepts-for-21st-century
Sinae Yoo (b. 1985, Seoul) recently had a solo exhibition at Kunsthaus Langenthal (2016). Her video work Enemy (2016) was displayed at the Daojiao art festival in China. I Am Permanently Broken On Temporary Ideas (2015) was exhibited in the 'Playtime' exhibition in Los Angeles. The First Smell Of The Moon (2015) video was screened in O’New’Wall Gallery in Seoul. She also exhibited video works Tidymess (2014) in Kunsthalle Bern at the Cantonale Bern Jura exhibition as well as The Book of Strange New Wind (2014) at Kunsthaus Langenthal and Delivery Near Me (2014) at Centre Pasqu’Art Biel. Her practice bridges multiple disciplines including video, sculpture, and new media. She earned an MA in Contemporary Arts Practice from Bern University of the Arts and a BA in Fine Arts from Sejong University Seoul. Yoo currently resides in both Switzerland and Korea.
Nils Amadeus Lange (*1989 Köln) works as a performer and choreographer in Zurich. After completing his drama studies at Hochschule der Künste Bern, he began withdrawing from shifting his focus to abstract forms of expression, dance and performance history during his master's program „Scenic Arts Practice“ (also at Hochschule der Künste Bern). He uses his body as a weapon, with which he pierces through the audience's heads, in order to subsequently dissect memories of conventions, role models and gender stereotypes from their brains. For the piece „under the influence“, he received the Publikumspreis des Performance Award Schweiz 2015 along with Janet Haufler. Recent years have seen the emergence of not only his own work, but also various collaborations. Among other works, the online series and stage„body and freedom“ was developed in collaboration with Florentina Holzinger, Vincent Riebeek, Annina Machaz and Manuel Scheiwiller, which premiered at Tanzhaus Zürich. (Further performances: ImPuls Tanz Wien, Liste Basel, Haus der Berliner Festspiele). At the Lithuanian pavilion at the Venice Biennale 2015, he was part of the young boy dancing group, a company with open authorship.
The Gallery Apart è lieta di annunciare Shadow rift, la prima mostra personale in galleria di Sinae Yoo, a cura di Domenico de Chirico.
Una libera e vivida interpretazione di situazioni, oggetti, figure e un complesso linguaggio di segni all’interno della cultura pop e ancora estesi scambi culturali che si muovono attraverso composizioni e motivi storici, che presentano le nozioni di un sé espressivo; questo è il punto di partenza del lavoro dell’artista coreana Sinae Yoo (*1985). Attualmente di stanza in Svizzera, per la sua prima mostra personale in Italia presso The Gallery Apart ha prodotto una nuova grande serie di lavori, quali un video con colonna sonora, installazioni, disegni e ceramiche.
Con ‘Shadow rift’, Sinae Yoo cerca di decostruire il senso privilegiato dalla theoria occidentale: la vista. Vedere non è esclusivamente vedere poiché ogni sguardo necessita di un occultamento. Tale modo di procedere, di stampo tipicamente derridiano, fa sì che la riflessione sulla vista, sulla visione, sullo sguardo e sull’occhio s’intrecci indissolubilmente col tatto: «Se due sguardi si guardano negli occhi, si può dire che in quel momento si toccano?».
Visione e tattilità, distanza e prossimità s’incrociano dunque come un chiasmo e il con-tatto degli occhi si dà come condizione affinché ci siano contemporaneamente lo sguardo e l’incontro con l’altro. L’essenza di questo discorso è indubbiamente di natura etica: Sinae Yoo indaga il modo d’essere e la capacità di porsi di fronte all’altro. Questa teoria oculare si risolve, per così dire, in un’impasse tecnologica: la visione si fa tatto e lo sguardo diventa contatto. Pertanto, il rapporto con l’altro decostruisce il movimento tra prossimità e distanza, la loro presunta dualità e la loro nitida separazione. Nella vicinanza estrema l’occhio non vede più, punta e tocca come un dito ed è così che la sua funzione, in ultima istanza, diventa digitale, non più ottica ma aptica (processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto). Si vuole così sottolineare un rapporto nuovo, ricostruito e attualizzato con la vista e con l’apertura degli occhi sul mondo. Per dirla con il filosofo francese Jean-Luc Nancy, «bisogna toccare senza toccare, cioè saper toccare senza toccare, senza troppo toccare».
All’interno della mostra, ricca di sinestesie, la riflessione sullo sguardo diventa anche una questione d’identità che si concretizza e si formalizza integrandosi con le distanze tipiche dello spettrale, immateriale e farmaceutico cyberspazio: qui è possibile baciarsi a distanza.
‘Shadow rift’ dà il benvenuto con uno zerbino tipico della Corea del Sud, il quale è solitamente posizionato fuori o dentro l'ingresso di una casa o di un edificio, per consentire alle persone di pulirsi le suole delle scarpe prima di entrare. L’invito a compiere un gesto ritualizzato, una consuetudine cerimoniale, vuole fungere da introduzione a una mostra che colleziona tutti gli aspetti di un mondo privato. Una volta dentro, lo spettatore viene sopraffatto da un’atmosfera protettiva in cui si conservano una serie di messaggi, simboli e oggetti universalmente riconoscibili. Ad accogliere c’è un paravento mobile, inteso simbolicamente come un soggetto immune, risultato visivo del raggiungimento di un possibile stadio finale di pulizia digitale e di privacy personale. Il blu che padroneggia su questo lavoro installativo è esattamente un campione di blu Nivea. Questa nota crema ‘bianca come la neve’, candida e dotata di particolari funzioni che permettevano di mantenere sempre la pelle di color alabastro, ottenne un successo subitaneo anche perché poteva essere conservata per lunghi periodi. Questo prodotto cosmetico ha acquisito nel lavoro di Sinae Yoo una rilevanza metaforica poiché è riconosciuto all’unisono come uno dei più longevi del mercato di massa tedesco, seppur riconducibile ai tempi del regime nazista, periodo in cui venne definito come la ‘crema degli ebrei’ poiché ebreo era il presidente del consiglio di amministrazione della società Beiersdorf nella quale veniva prodotta.
Qui, per chiari rimandi storici, è possibile cominciare una riflessione sulla differenza antitetica tra antigene e anticorpo, interno ed esterno, amici e nemici, io e l'altro, puro e impuro, negatività e positività. Alcune sushi-boxes, arricchite da creature ‘embrionali’ fatte di ceramica, dipanano chiaramente la questione del cibo confezionato, mediante l’utilizzo di perfette e accattivanti incubatrici, al fine di rassicurare il consumatore: è una presa di posizione formale che si schiera contro la questione della somiglianza estetica dei prodotti a livello commerciale. Invece, i disegni esposti sono volti a indagare il rapporto, generalmente problematico, tra la sfera sociale e quella biologica. Un'altra installazione è costituita da una serie di pilastri che contengono telecamere di sorveglianza, coperte da tessuto semi-trasparente, volte a evidenziare l'impossibilità di chiarezza nei rapporti interpersonali. Infatti, secondo una visione del tutto freudiana, l’esistenza umana non è limpida neanche a se stessa e tale lacuna si ripercuote anche nel rapporto con l’altro.
Il piano inferiore della galleria, adornato da barattoli di crema Nivea, ospita il video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016), corredato da una colonna sonora realizzata ad hoc, in cui una ragazza cieca nuota in un bluescreen-like water: si tratta del fantasma di un fantasma che vive in uno stato di deificazione della propria igiene mentale e che tenta narcisisticamente di potenziare, in quanto a sanità, l’immagine che gli altri possono avere di se stessi, mediante l’utilizzo di una certa mimica adattabile e di modelli protettivi e di blocco dello schermo. Inoltre, il video tenta di esplorare il concetto di cyber-hygiene, nel corso del XXI secolo, con i suoi molteplici significati non d’immediata comprensione. A tal proposito, infatti, secondo il giornalista britannico Ben Hammersley: «The most important life skill we'll be teaching our children over the coming decades will be cyber-hygiene. Fighting infections in the 21st century is less about washing your hands and more about not clicking on untrusted email attachments. Those of us who don't understand this will be shunned as digitally unclean». *
La mostra sarà corredata, durante l’opening, da un live act del giovane performer e coreografo tedesco Nils Amadeus Lange che darà vita a una one to one performance per esplorare differenti forme di intimità & igiene con l’uso di crema Nivea ispirandosi al video di Sinae Yoo ‘The Dead by Many Firsts’ (2016).
* https://www.theguardian.com/technology/2013/jun/16/future-of-behaviour-concepts-for-21st-century
SCHEDA INFORMATIVA
Sinae Yoo (1985, Seul, Corea del Sud) recentemente ha avuto una personale al Kunsthaus Langenthal (2016). Il suo video Enemy (2016) è stato proiettato al Daojiao art festival in Cina. I Am Permanently Broken On Temporary Ideas (2015) è stato esposito nella mostra 'Playtime' a Los Angeles. Il video The First Smell Of The Moon (2015) è stato proiettato presso la O’New’Wall Gallery a Seul. Ha esposito l’opera video Tidymess (2014) alla Kunsthalle Bern in occasione della Cantonale Bern Jura exhibition, nonce il video The Book of Strange New Wind (2014) alla Kunsthaus Langenthal and Delivery Near Me (2014) al Centre Pasqu’Art Biel. La sua pratica abbraccia molteplici discipline, far cui video, scultura e new media. Ha conseguito un MA in Contemporary Arts Practice dalla Bern University of the Arts e un BA in Fine Arts dalla Sejong University Seoul. Yoo attualmente risiede in Svizzera e in Corea del Sud.
Nils Amadeus Lange (1989 Colonia, Germania) è performer e coreografo di stanza a Zurigo. Al termine dei suoi studi di teatro alla Hochschule der Künste Bern, nel corso del suo programma master „Scenic Arts Practice“ (sempre alla Hochschule der Künste Bern) ha cominciato ad interessarsi di forme astratte di espressione, danza e storia della performance. Utilizza il suo corpo come un’arma con cui penetrare le teste degli spettatori, in modo da analizzare ricordi di convenzioni, modelli di ruolo e stereotipi di genere dal loro cervello. Per l’opera „under the influence“, ha ricevuto il Publikumspreis des Performance Award Schweiz 2015 insieme a Janet Haufler. In anni recent ha sviluppato non solo il suo personale lavoro, ma anche varie collaborazioni. Tra i vari lavori, la serie online „body and freedom“ è stata sviluppata in collaborazione con Florentina Holzinger, Vincent Riebeek, Annina Machaz and Manuel Scheiwiller, che è stata rappresentata dal vivo al Tanzhaus Zürich e successivamente a ImPuls Tanz Wien, Liste Basel, Haus der Berliner Festspiele). Nel padiglione della Lituania alla Biennale di Venezia del 2015 ha fatto parte di “The young boy dancing group”, una compagnia aperta a diverse autorialità.
The Gallery Apart is pleased to announce Shadow rift, Sinae Yoo’s first exhibition at the gallery, curated by Domenico de Chirico.
Vivid free interpretation of situations, objects, figures and a complex sign language in pop culture and extended cultural exchanges as they move through historical motifs and compositions, posing notions of an expressive self, this is the general starting point for the artistic work of Korean artist Sinae Yoo (*1985). Currently living in Switzerland, for her first solo exhibition in Italy at The Gallery Apart in Rome, she has produced a large new work series, including: a video accompanied by the soundtrack, installations, drawings and ceramics.
In ‘Shadow rift’, Sinae Yoo seeks to deconstruct the privileged sense of the Western theoria: the sight. Seeing does not mean exclusively seeing, as each gaze needs a concealment. This typically Deriddan practice implies that the reflection upon the sight, upon the vision, upon the gaze and the eye, intertwines inextricably with the touch: «If two gazes look into each other's eyes, can we say that in that right moment they are touching each other?».
Vision and touch, distance and proximity interlace like a chiasm and the con-tact of the eyes is given as a condition, so that the look and the encounter with the other occur contemporaneously. The essence of this discourse is unquestionably ethical: Sinae Yoo investigates the mode of being and the ability to deal with the other. Such ocular theory results, so to speak, in a technological impasse: the vision becomes tact and the sight becomes contact. Therefore, the relationship with the other deconstructs the movement between proximity and distance, their presumed duality and their nitid separation. In the extreme vicinity the eye cannot see anymore, points and touches like a finger and so ultimately, its function becomes digital, no longer optic but haptic (i.e., tactile object recognition). The aim is to highlight a new relationship, built and realized through the sight and by opening the eyes to the world. To quote the French philosopher Jean-Luc Nancy, « we have to touch without touching, that is to know how to touch without touching, without touching too much ».
Within the exhibition, rich in synaesthesia, the reflection on the look becomes also a question of identity which takes concrete form integrating with the distances typical of the spectral, immaterial and pharmaceutical cyberspace: here it is possible to kiss from a distance.
‘Shadow rift’ welcomes the visitors with a doormat typical of South Korea, which is usually placed outside or inside the doorway of a house or a building in order to allow people to clean the sole of footwear before entering a place. The invitation to perform a ritualistic gesture, a ceremonial custom, serves as the introduction to an exhibition that collects every aspect of a private world. Once inside, the visitor is overwhelmed by a protective atmosphere where a series of messages, symbols and objects universally recognizable are kept. To welcome the visitor there is a mobile shield, symbolically representing an immune subject, visual result of the achievement of a possible stage of digital cleaning and personal privacy. The prevailing blue colour of the installation is a sample of the distinctive blue pot of the Nivea creme. The well-known ‘snow-white’ crème, having special functions that allowed to keep the skin as white as alabaster, obtained a sudden success as it could also be stored for a long period of time. In the work of Sinae Yoo, the cosmetic product acquired a metaphorical relevance since it is acknowledged in unison as one of the oldest product of the German mass product, although it dates back to the Nazi regime, when it was defined as the ‘Jewish crème’ because the Chairman of the Board of Directors of Beiersdorf, where the lotion was produced, was Jewish. For some evident historical references, it is possible to start an antithetical reflection between antigen and antibody, internal and external, friends and foes, I and the other, pure and impure, negativity and positivity. A collection of sushi-boxes, featuring ‘embryonic’ creatures made of ceramic , clearly unravels the issue of packaged food, through the use of perfect and eye-catching incubators, in order to reassure the consumers: it is a formal statement against the question of the aesthetic similarity of commercial mass products. On the other hand, the drawings aim at investigating the relationship, generally problematic, between the social and biological sphere. A further installation consists of a series of columns containing surveillance cameras, covered with a semi-transparent fabric, aimed at highlighting the impossibility of clarity in interpersonal relationships. Indeed, according to a totally Freudian vision, human existence is not limpid even to itself and such lacuna has an effect also on the relationship with the other. On the lower floor of the gallery, decorated with Nivea crème tins, there is the video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016), accompanied by a soundtrack purposely composed for the video, where a blind girl swims in bluescreen-like water: it is the ghost of the ghost who lives in a status of deification of his own mental hygiene and who tries narcissistically to boost, with regard to healthiness, the image that the others can have of himself, through the use of an adaptable mimic and of protective models of the screen lock. Moreover, the video seeks to explore the concept of cyber-hygiene, in the 21st century, along with its multiple meanings not of immediate understanding. In this respect, indeed, quoting the British journalist Ben Hammersley: «The most important life skill we'll be teaching our children over the coming decades will be cyber-hygiene. Fighting infections in the 21st century is less about washing your hands and more about not clicking on untrusted email attachments. Those of us who don't understand this will be shunned as digitally unclean». *
During the opening, the exhibition will feature a live act by the young German performer and choreographer Nils Amadeus Lange. He will make a one to one performance exploring different forms of intimacy & hygiene with Nivea cream based on Sinae Yoo's video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016).
* https://www.theguardian.com/technology/2013/jun/16/future-of-behaviour-concepts-for-21st-century
Sinae Yoo (b. 1985, Seoul) recently had a solo exhibition at Kunsthaus Langenthal (2016). Her video work Enemy (2016) was displayed at the Daojiao art festival in China. I Am Permanently Broken On Temporary Ideas (2015) was exhibited in the 'Playtime' exhibition in Los Angeles. The First Smell Of The Moon (2015) video was screened in O’New’Wall Gallery in Seoul. She also exhibited video works Tidymess (2014) in Kunsthalle Bern at the Cantonale Bern Jura exhibition as well as The Book of Strange New Wind (2014) at Kunsthaus Langenthal and Delivery Near Me (2014) at Centre Pasqu’Art Biel. Her practice bridges multiple disciplines including video, sculpture, and new media. She earned an MA in Contemporary Arts Practice from Bern University of the Arts and a BA in Fine Arts from Sejong University Seoul. Yoo currently resides in both Switzerland and Korea.
Nils Amadeus Lange (*1989 Köln) works as a performer and choreographer in Zurich. After completing his drama studies at Hochschule der Künste Bern, he began withdrawing from shifting his focus to abstract forms of expression, dance and performance history during his master's program „Scenic Arts Practice“ (also at Hochschule der Künste Bern). He uses his body as a weapon, with which he pierces through the audience's heads, in order to subsequently dissect memories of conventions, role models and gender stereotypes from their brains. For the piece „under the influence“, he received the Publikumspreis des Performance Award Schweiz 2015 along with Janet Haufler. Recent years have seen the emergence of not only his own work, but also various collaborations. Among other works, the online series and stage„body and freedom“ was developed in collaboration with Florentina Holzinger, Vincent Riebeek, Annina Machaz and Manuel Scheiwiller, which premiered at Tanzhaus Zürich. (Further performances: ImPuls Tanz Wien, Liste Basel, Haus der Berliner Festspiele). At the Lithuanian pavilion at the Venice Biennale 2015, he was part of the young boy dancing group, a company with open authorship.
13
dicembre 2016
Sinae Yoo – Shadow rift
Dal 13 dicembre 2016 all'undici febbraio 2017
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
THE GALLERY APART
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Orario di apertura
martedì- sabato h.15-19
Vernissage
13 Dicembre 2016, h. 18.00
Autore
Curatore