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Sinfonia d’Immagini e Suoni
L’idea è quella di portare in scena una Performance di Pittura Digitale attraverso immagini e suoni, con un linguaggio multimediale, realizzato da artisti che utilizzano diverse modalità d’espressione, in un unico “processo creativo collettivo”unico grande corpo“ipercorpo”“Sinfonia” che si svilupperà in senso orizzontale attraverso il contributo dei singoli strumenti, ed in senso verticale grazie alla somma dei linguaggi artistici nella coordinata del tempo, dando vita così ad una vera e propria Sinfonia d’Immagini e Suoni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MARTEDì 6 OTTOBRE 2009
ore 18.30
Retroazione di un Suono D-Segno
da un’idea di
Danilo Bucchi e Giuseppe Stagnitta
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Danilo Bucchi Regia e Arti Visive
Giuseppe Stagnitta Regia e Ideazione Feedback
Paolo Giliberti Panettoni Programmazione e Controllo Feedback
Gerardo Greco Sound Design e Music Machines
Rossano Baldini Pianoforte
Piergiorgio Bellocchio Direttore Video
Enrico Datti Direttore Fotografia
Riflessioni Sinfoniche
testo a cura di Giuseppe Stagnitta
L’idea è quella di portare in scena una Performance di Pittura Digitale attraverso immagini e suoni, con un linguaggio multimediale, realizzato da artisti che utilizzano diverse modalità d’espressione, in un unico “processo creativo collettivo”unico grande corpo“ipercorpo”“Sinfonia” che si svilupperà in senso orizzontale attraverso il contributo dei singoli strumenti, ed in senso verticale grazie alla somma dei linguaggi artistici nella coordinata del tempo, dando vita così ad una vera e propria Sinfonia d’Immagini e Suoni.
Danilo Bucchi creerà un opera improvvisando, in modo estemporaneo, con l’ausilio del solo segno (identità dell’artista) su un supporto satinato, che sarà posto su un tavolo di plexiglas, dove è inserita una telecamera. L’immagine catturata dalla telecamera, a questo punto, prenderà due direzioni: una verrà proiettata sullo schermo retrostante in alta risoluzione e l’altra entrerà nella consolle di Paolo Giliberti, che catturerà il segno visivo trasformandolo, tramite un processo digitale (attraverso un software con un’applicazione programmata su misura dell’immaginario sonoro di Danilo Bucchi e delle suggestioni sonore legate al suo segno), in suono. Il “suono dell’immagine”, appunto.
La creazione musicale della performance è affidata alle mani di Gerardo Greco e Rossano Baldini. Il primo sarà il centro catalizzatore di ogni variazione, cioè ogni suono convergerà nella sua postazione, così da essere modificato, composto e decomposto. Il secondo comporrà e svilupperà le idee musicali, i temi, le sensazioni e le cellule sonore, intervenendo con il pianoforte, così da completare finalmente in musica il processo creativo, volto al termine e pronto a ripartire in uno scambio infinito.
Le immagini sono trasformate in suoni tramite il software che crea un feedback tra la variabile “segno in movimento” e “suono”. I suoni dell’immagine sono la base, l’input per la composizione in tempo reale dei musicisti.
Il movimento del segno sul supporto satinato trasparente catturato dalla telecamera è trasformato in segnale Midi ("Music Instrument Digital Interface", ovvero "interfaccia digitale per strumenti musicali"). Tale segnale è controllato da Paolo Giliberti, che apre in tempo reale la partitura Midi, mandatagli e creata dal segno di Bucchi, convogliandola all’esterno verso la consolle di Gerardo Greco, così da creare un vero e proprio suono, pronto per essere arricchito dalle creazioni di Baldini.
La tecnologia usata per realizzare il feedback utilizza telecamere in alta risoluzione proprio perché la costruzione del dispositivo hardware e software, che elabora l'immagine e orchestra il feedback creativo, è stato pensato per processare una quantità di dati enorme, e quindi con una grande qualità di definizione visiva e di conseguenza audio e percettiva.
In questa performance il video è un elemento lineare, limpido come l'ispirazione pura. Tecnicamente il computer analizza l'attimo, tralasciando il disegno e il segno appena avvenuto; infatti attraverso una precisa impostazione tecnica il sistema fa sparire il disegno già composto dando spazio e importanza al tratto che sta concretizzandosi in quell'istante, nella proiezione, nel suono e ovviamente nel momento creativo del pittore.
L'analisi del tratto attraverso la telecamera genera delle informazioni che possono essere usate a piacimento dal programmatore. Questo vuol dire che se una linea retta, ad esempio, genera un dato X, la velocità di esecuzione genera un altro dato Y, la posizione sul foglio ne genera ancora un altro Z e una curva un nuovo S. E' infine il programmatore a determinare, interpretando l'intenzione del pittore, cosa realizzare e in che strada dirigersi.
La gestione dei dispositivi hardware e software con l’immaginario sonoro del segno avviene dall’incontro tra Giuseppe Stagnitta, Paolo Giliberti e Gerardo Greco con Danilo Bucchi. Gruppo che utilizza la tecnologia digitale per catturare il momento creativo del pittore e per farlo esplodere nel qui e ora della creazione nella sua pienezza emotiva e di significati, a vari livelli di linguaggio, attraverso quella sintesi espressiva e comunicativa caratterizzata dalla performance digitale.
Il segno nella pittura classica scorre dinamico su una superficie che è il supporto materiale destinato a ricevere il contenuto dell'opera, si tratta solitamente di una tela. L'opera risulta dunque essere limitata da due linee orizzontali e due verticali.
In questo caso l’esecuzione e conseguentemente la fruizione dell’opera è in movimento, non bloccata e statica attraverso la tela e neanche dai confini di uno schermo in cui fruisce semplicemente l’immagine in movimento, il segno esce dalla superficie bidimensionale della tela e tridimensionale dell’immagine in movimento, per essere fruita insieme al suono che emette. Segno vissuto nel qui e ora del suo momento creativo. E’ come se riuscissimo a far uscire/fruire, attraverso questa macchina (nuova forma di comunicazione dell’arte), quello che vive realmente il pittore nell’istante in cui crea il segno sulla tela. In quel momento del vissuto della creazione nella sua completezza: segno completo del suo sforzo muscolare/tensione, del suo movimento, della sua direzione, dell’immaginario sonoro, del suono che emette nell’immaginario dell’artista.
Vorrei concludere questa presentazione con una riflessione sulla natura del segno e dell’immaginario sonoro di un grande pittore del ‘900, Wassily Kandinsky: “Sono il colore e la forma a possedere una sonorità interiore che viene trasmessa percettivamente attraverso il quadro, al di là del fatto che questo rappresenti degli oggetti, una storia, un paesaggio, oppure costruisca un mondo di forme autonome e completamente separati dai fenomeni naturali”.
Il tema della tensione è centrale in tutte le forme di espressione artistica, dalle arti figurative, al teatro alla musica. Per questo Wassily Kandinsky in Punto, linea e superficie (trad. 1967) sottolinea l’importanza delle tensioni e noi con lui, aggiungendo che le immagini dell’opera d’arte evocano essenzialmente tensioni corporee, che sono successivamente proiettate sull’immagine originaria.
In questo senso credo che l’Immaginario sonoro sia il frutto del vissuto dell’atto psicomotorio in cui l’artista si immerge durante il processo che si conclude nel segno. Vissuto corporeo che si traduce in vissuto sonoro, come rappresentazione sonora dell’atto motorio, nel momento del movimento/esternalizzazione del vissuto creativo che fluisce nel puro segno.
Chi non avesse mai visto uno strumento musicale, per esempio un abitante di un altro pianeta, avrebbe difficoltà ad immaginare che tanta ricchezza di suoni possa nascere dal movimento di corde di diversa lunghezza e di diverso spessore: da corde diversamente tese! Il corpo ha più muscoli che l’arpa corde! I muscoli del corpo suonano per il suo autore. La musica corrisponde ai vissuti soggettivi generati dal gioco di tensione di muscoli.
Le variazioni di tensione e l’attività reafferentata e sintetizzata generano le diverse sensazioni-sentimenti: di leggerezza, pesantezza, rabbia, etc… uno stimolo che in noi elicita leggerezza produce un vissuto di leggerezza attraverso modificazioni di tensioni che successivamente proiettiamo sullo stimolo stesso (Vezio Ruggeri, 2002).
Caratteristica essenziale della linea è l’intervento di una o più forze esterne, abbiamo detto, che consentono il passaggio dalla staticità al dinamismo. Esistono dunque in essa una tensione (forza virtuale) e una direzione (forza in atto).
Con il segno ha inizio, dunque, un atto di comunicazione, di esternalizzazione dei propri significati…dove il significante scatena un processo comunicativo a catena…Catena di significati (sia emotivi che di contenuto) che uniscono in modo continuo artista e fruitore secondo uno schema preciso che trova una formula precisa: momento/atto creativo dell’artista - espressione/comunicazione del significato attraverso il significante - percezione - decodificazione imitativa (empatia) - fruitore. Catena infinita del processo creativo.
ore 18.30
Retroazione di un Suono D-Segno
da un’idea di
Danilo Bucchi e Giuseppe Stagnitta
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Danilo Bucchi Regia e Arti Visive
Giuseppe Stagnitta Regia e Ideazione Feedback
Paolo Giliberti Panettoni Programmazione e Controllo Feedback
Gerardo Greco Sound Design e Music Machines
Rossano Baldini Pianoforte
Piergiorgio Bellocchio Direttore Video
Enrico Datti Direttore Fotografia
Riflessioni Sinfoniche
testo a cura di Giuseppe Stagnitta
L’idea è quella di portare in scena una Performance di Pittura Digitale attraverso immagini e suoni, con un linguaggio multimediale, realizzato da artisti che utilizzano diverse modalità d’espressione, in un unico “processo creativo collettivo”unico grande corpo“ipercorpo”“Sinfonia” che si svilupperà in senso orizzontale attraverso il contributo dei singoli strumenti, ed in senso verticale grazie alla somma dei linguaggi artistici nella coordinata del tempo, dando vita così ad una vera e propria Sinfonia d’Immagini e Suoni.
Danilo Bucchi creerà un opera improvvisando, in modo estemporaneo, con l’ausilio del solo segno (identità dell’artista) su un supporto satinato, che sarà posto su un tavolo di plexiglas, dove è inserita una telecamera. L’immagine catturata dalla telecamera, a questo punto, prenderà due direzioni: una verrà proiettata sullo schermo retrostante in alta risoluzione e l’altra entrerà nella consolle di Paolo Giliberti, che catturerà il segno visivo trasformandolo, tramite un processo digitale (attraverso un software con un’applicazione programmata su misura dell’immaginario sonoro di Danilo Bucchi e delle suggestioni sonore legate al suo segno), in suono. Il “suono dell’immagine”, appunto.
La creazione musicale della performance è affidata alle mani di Gerardo Greco e Rossano Baldini. Il primo sarà il centro catalizzatore di ogni variazione, cioè ogni suono convergerà nella sua postazione, così da essere modificato, composto e decomposto. Il secondo comporrà e svilupperà le idee musicali, i temi, le sensazioni e le cellule sonore, intervenendo con il pianoforte, così da completare finalmente in musica il processo creativo, volto al termine e pronto a ripartire in uno scambio infinito.
Le immagini sono trasformate in suoni tramite il software che crea un feedback tra la variabile “segno in movimento” e “suono”. I suoni dell’immagine sono la base, l’input per la composizione in tempo reale dei musicisti.
Il movimento del segno sul supporto satinato trasparente catturato dalla telecamera è trasformato in segnale Midi ("Music Instrument Digital Interface", ovvero "interfaccia digitale per strumenti musicali"). Tale segnale è controllato da Paolo Giliberti, che apre in tempo reale la partitura Midi, mandatagli e creata dal segno di Bucchi, convogliandola all’esterno verso la consolle di Gerardo Greco, così da creare un vero e proprio suono, pronto per essere arricchito dalle creazioni di Baldini.
La tecnologia usata per realizzare il feedback utilizza telecamere in alta risoluzione proprio perché la costruzione del dispositivo hardware e software, che elabora l'immagine e orchestra il feedback creativo, è stato pensato per processare una quantità di dati enorme, e quindi con una grande qualità di definizione visiva e di conseguenza audio e percettiva.
In questa performance il video è un elemento lineare, limpido come l'ispirazione pura. Tecnicamente il computer analizza l'attimo, tralasciando il disegno e il segno appena avvenuto; infatti attraverso una precisa impostazione tecnica il sistema fa sparire il disegno già composto dando spazio e importanza al tratto che sta concretizzandosi in quell'istante, nella proiezione, nel suono e ovviamente nel momento creativo del pittore.
L'analisi del tratto attraverso la telecamera genera delle informazioni che possono essere usate a piacimento dal programmatore. Questo vuol dire che se una linea retta, ad esempio, genera un dato X, la velocità di esecuzione genera un altro dato Y, la posizione sul foglio ne genera ancora un altro Z e una curva un nuovo S. E' infine il programmatore a determinare, interpretando l'intenzione del pittore, cosa realizzare e in che strada dirigersi.
La gestione dei dispositivi hardware e software con l’immaginario sonoro del segno avviene dall’incontro tra Giuseppe Stagnitta, Paolo Giliberti e Gerardo Greco con Danilo Bucchi. Gruppo che utilizza la tecnologia digitale per catturare il momento creativo del pittore e per farlo esplodere nel qui e ora della creazione nella sua pienezza emotiva e di significati, a vari livelli di linguaggio, attraverso quella sintesi espressiva e comunicativa caratterizzata dalla performance digitale.
Il segno nella pittura classica scorre dinamico su una superficie che è il supporto materiale destinato a ricevere il contenuto dell'opera, si tratta solitamente di una tela. L'opera risulta dunque essere limitata da due linee orizzontali e due verticali.
In questo caso l’esecuzione e conseguentemente la fruizione dell’opera è in movimento, non bloccata e statica attraverso la tela e neanche dai confini di uno schermo in cui fruisce semplicemente l’immagine in movimento, il segno esce dalla superficie bidimensionale della tela e tridimensionale dell’immagine in movimento, per essere fruita insieme al suono che emette. Segno vissuto nel qui e ora del suo momento creativo. E’ come se riuscissimo a far uscire/fruire, attraverso questa macchina (nuova forma di comunicazione dell’arte), quello che vive realmente il pittore nell’istante in cui crea il segno sulla tela. In quel momento del vissuto della creazione nella sua completezza: segno completo del suo sforzo muscolare/tensione, del suo movimento, della sua direzione, dell’immaginario sonoro, del suono che emette nell’immaginario dell’artista.
Vorrei concludere questa presentazione con una riflessione sulla natura del segno e dell’immaginario sonoro di un grande pittore del ‘900, Wassily Kandinsky: “Sono il colore e la forma a possedere una sonorità interiore che viene trasmessa percettivamente attraverso il quadro, al di là del fatto che questo rappresenti degli oggetti, una storia, un paesaggio, oppure costruisca un mondo di forme autonome e completamente separati dai fenomeni naturali”.
Il tema della tensione è centrale in tutte le forme di espressione artistica, dalle arti figurative, al teatro alla musica. Per questo Wassily Kandinsky in Punto, linea e superficie (trad. 1967) sottolinea l’importanza delle tensioni e noi con lui, aggiungendo che le immagini dell’opera d’arte evocano essenzialmente tensioni corporee, che sono successivamente proiettate sull’immagine originaria.
In questo senso credo che l’Immaginario sonoro sia il frutto del vissuto dell’atto psicomotorio in cui l’artista si immerge durante il processo che si conclude nel segno. Vissuto corporeo che si traduce in vissuto sonoro, come rappresentazione sonora dell’atto motorio, nel momento del movimento/esternalizzazione del vissuto creativo che fluisce nel puro segno.
Chi non avesse mai visto uno strumento musicale, per esempio un abitante di un altro pianeta, avrebbe difficoltà ad immaginare che tanta ricchezza di suoni possa nascere dal movimento di corde di diversa lunghezza e di diverso spessore: da corde diversamente tese! Il corpo ha più muscoli che l’arpa corde! I muscoli del corpo suonano per il suo autore. La musica corrisponde ai vissuti soggettivi generati dal gioco di tensione di muscoli.
Le variazioni di tensione e l’attività reafferentata e sintetizzata generano le diverse sensazioni-sentimenti: di leggerezza, pesantezza, rabbia, etc… uno stimolo che in noi elicita leggerezza produce un vissuto di leggerezza attraverso modificazioni di tensioni che successivamente proiettiamo sullo stimolo stesso (Vezio Ruggeri, 2002).
Caratteristica essenziale della linea è l’intervento di una o più forze esterne, abbiamo detto, che consentono il passaggio dalla staticità al dinamismo. Esistono dunque in essa una tensione (forza virtuale) e una direzione (forza in atto).
Con il segno ha inizio, dunque, un atto di comunicazione, di esternalizzazione dei propri significati…dove il significante scatena un processo comunicativo a catena…Catena di significati (sia emotivi che di contenuto) che uniscono in modo continuo artista e fruitore secondo uno schema preciso che trova una formula precisa: momento/atto creativo dell’artista - espressione/comunicazione del significato attraverso il significante - percezione - decodificazione imitativa (empatia) - fruitore. Catena infinita del processo creativo.
06
ottobre 2009
Sinfonia d’Immagini e Suoni
06 ottobre 2009
performance - happening
serata - evento
serata - evento
Location
ROOM 26
Roma, Piazza Guglielmo Marconi, 31, (Roma)
Roma, Piazza Guglielmo Marconi, 31, (Roma)
Vernissage
6 Ottobre 2009, ore 18.30
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