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Singolare femminile atmosfere e colori
Sono esposte le opere di tre giovani pittrici che con la loro arte desiderano simboleggiare un omaggio in occasione della festa 8 marzo dedicata alla donna
Comunicato stampa
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Sono esposte le opere di tre giovani pittrici che con la loro arte desiderano simboleggiare un omaggio in occasione della festa 8 marzo dedicata alla donna:
Francesca Pettinato, Daniela Turetta e Raffaella Surian.
Francesca Pettinato: le opere di Francesca Pettinato - pannelli, formelle, bassorilievi - sono articolati sull’originalità dell'inventiva, sulla scioltezza dell’impostazione cromatica e su una propria applicazione della raffinata tecnica raku, un metodo molto antico di cottura della ceramica, ideato in Giappone a partire dal XVI secolo.
I graziosi lavori del suo percorso artistico - dove ricerca e sperimentazione acquistano un ruolo importante - non si svelano a uno sguardo fugace, distratto. Meritano, invece, un’approfondita riflessione, per quel personale utilizzo della creta o di altri materiali, la cui plasticità, permette di trarre forme e colori smaltati di grande effetto, di creare atmosfere dal sapore mistico, simili a soffi leggeri di un’anima che canta la bellezza della vita.
Nell’osservare le ceramiche di quest’artista - con elementi della natura, animali, mari e cieli, intrecci di città oniriche, barche e navi, che non vanno percepiti solo come elementi decorativi, ma anche come desiderio dell’autrice di esprimere, con un pizzico d’inventiva e di ironico verismo magico, il fascino ludico della vita – occorre fermarsi a cogliere il mescolarsi di realtà e fantasia in uno spazio-tempo dove tutto è possibile.
Oltre il diletto di una contemplazione, a volte anche incantata e incantante, Francesca Pettinato tende a esprimere i propri moti interiori, tramite un segno elegante e incisivo, unito a tonalità preziose e a tratti accese.
La sua figurazione al limite dell’astratto - dietro un fluttuante velarsi o dispiegarsi di forme morbide avvolgenti o divergenti - spicca vivida e squillante. I fondi a rilievo delle opere, suscitano in chi l’osserva, quasi fosse un gesto naturale, il desiderio di toccarne le superfici, per provare le sensazioni che trasmettono.
L’autrice è a modo suo spontanea e incantevole, per doti espressive e di scioltezza esecutiva. Ella riesce a trasformare la sua visionarietà in immagini poetiche, dai risultati romantici, con stile pulito e modulato da sinuosi segni decorativi, che creano raffinate forme, piacevoli figure e possibili vedute geologiche-satellitari.
Tutti i suoi soggetti ispirano riflessioni e profondi sentimenti, nelle segrete armonie di un mondo tra il sensibile e il trascendente, soprattutto per quel lirismo strutturato in cromie emozionali, che vivono di sé, delle loro possibilità evocative e rappresentative, nel cui fascino si sostanzia l’intera opera..
Daniela Turetta, padovana, ha frequentato l’Istituto d’Arte di Este (Padova) ed ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento dell’educazione artistica nel 1976. Dipinge dal 1977, nel 1980 presenta la prima esposizione personale; attiva partecipante a fiere d’arte nazionali e internazionali, espone periodicamente in mostre personali e collettive in Italia e all’Estero. “Pittrice dei Colli” ormai da diversi anni, amante della natura più nascosta e silenziosa, perché più vicina allo spirito.
Così la presenta Maria Luisa Trevisan: “l’opera di Daniela Turetta si può identificare completamente con la tematica del paesaggio, argomento antico ma sempre così attuale, in quanto condiziona il vissuto quotidiano di ognuno e continua a sollecitare la fantasia di molti artisti, come dimostra la recente mostra Anatomie del paesaggio realizzata nei luoghi cari alla nostra pittrice, l’Estense, che ha visto la partecipazione di ottanta artisti, di generazioni diverse, formatisi negli ambienti artistici più vari ma accomunati da una spiccata sensibilità nei confronti della tematica ambientale, quale emergenza del contemporaneo, ambito di ricerca e d’indagine che crea nuove tendenze.
La storia della pittura di paesaggio è tutto sommato una storia recente e si collega strettamente alla problematica della prospettiva. Secondo Luciano Bollosi, che nel saggio sulla rappresentazione dello spazio pittorico si chiede quando nasce l’esigenza di raffigurare l’ambiente circostante, non si può parlare di “rappresentazioni spaziose” nell’arte figurativa italiana se non a partire dalla fine del Duecento, tant’è che il recupero illusionistico dello spazio è solo l’aspetto più clamoroso di un mutamento capitale che interessa la storia della pittura europea. Ossia sta a significare che il mondo visibile ha riacquistato una tale importanza da porre all’artista il problema di come renderlo illusionisticamente.”
Raffaella Surian nasce a Padova nel 1960. Allieva dei Maestri Emilio Tadini, Luigi Veronesi, Emilio Isgrò e Walter Valentini, si diploma nel 1983 alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
Lavora come assistente al corso di tecniche dell’incisione presso la Nuova Accademia con il prof. Walter Valentini, Mario Benedetti ed Enrico della Torre.
Inizia una promettente attività artistica nel campo della grafica d’arte, allestendo alcune mostre personali e partecipando a concorsi di grafica e pittura. Gravi avversità la costringono a smettere.
Da qualche tempo ha potuto dedicarsi nuovamente all’incisione pubblicando piccole edizioni artistiche con poesie ed acqueforti.
Si cimenta nuovamente anche nei grandi formati, a lei più confacenti, sperimentando e approfondendo la tecnica incisoria, “…quel suo modo ostinato di recuperare ciò che la tecnica le da e che diventa la sua maniera espressiva.” (W. Valentini)
Riprende i contatti con i luoghi del collezionismo di grafica d’arte come il Mercante di Stampe in Foro Bonaparte a Milano e Valeria Bella, che espongono le sue opere.
Collabora con alcuni editori del settore alla pubblicazione di quaderni d’arte corredati delle sue acqueforti, esponendole alla libreria specializzata Pecorini.
Alla personale “Verso nuovi paesaggi” ha detto di lei il Prof. Paolo Biscottini: “…è doveroso sottolineare la libertà con cui l’artista ha saputo affidarsi ai suoi maestri, guadagnando una sua autonomia espressiva , improntata alla sua natura, schiva e comunicativa insieme…”.
E ancora W. Valentini: “…Ora il lento e faticoso lavoro dell’incidere sempre più le restituisce carte piene di sapore, con la sicurezza di chi ora ha il mestiere e con il mestiere il linguaggio dell’Arte”.
Dice di sé la Surian: “Proporre e proporsi con opere che spesso si considerano “non originali” nel senso di “non uniche” perché in più esemplari, è a volte difficile.
Trovando invece quasi esclusivamente nella tecnica incisoria il mio modo espressivo-artistico ho l’ardire ed anche la presunzione di affermare le mie acqueforti come assolutamente irripetibili dal punto di vista espressivo, quindi assolutamente originali e non riconducibili ad altre tecniche artistiche che riguardino il disegno o la pittura.
Lavorando la matrice e piegando la tecnica al mio intento espressivo, anche la fase di stampa diventa creativa e non meccanico-ripetitiva, infatti sostengo che il rapporto con l’artigiano-stampatore debba essere di intesa profonda e di grande collaborazione, così come la scelta della carta, della sua consistenza, peso e colore non possono essere né casuali, né ugualmente appropriate a qualsiasi acquaforte, acquatinta, maniera a zucchero o cera molle…”
Francesca Pettinato, Daniela Turetta e Raffaella Surian.
Francesca Pettinato: le opere di Francesca Pettinato - pannelli, formelle, bassorilievi - sono articolati sull’originalità dell'inventiva, sulla scioltezza dell’impostazione cromatica e su una propria applicazione della raffinata tecnica raku, un metodo molto antico di cottura della ceramica, ideato in Giappone a partire dal XVI secolo.
I graziosi lavori del suo percorso artistico - dove ricerca e sperimentazione acquistano un ruolo importante - non si svelano a uno sguardo fugace, distratto. Meritano, invece, un’approfondita riflessione, per quel personale utilizzo della creta o di altri materiali, la cui plasticità, permette di trarre forme e colori smaltati di grande effetto, di creare atmosfere dal sapore mistico, simili a soffi leggeri di un’anima che canta la bellezza della vita.
Nell’osservare le ceramiche di quest’artista - con elementi della natura, animali, mari e cieli, intrecci di città oniriche, barche e navi, che non vanno percepiti solo come elementi decorativi, ma anche come desiderio dell’autrice di esprimere, con un pizzico d’inventiva e di ironico verismo magico, il fascino ludico della vita – occorre fermarsi a cogliere il mescolarsi di realtà e fantasia in uno spazio-tempo dove tutto è possibile.
Oltre il diletto di una contemplazione, a volte anche incantata e incantante, Francesca Pettinato tende a esprimere i propri moti interiori, tramite un segno elegante e incisivo, unito a tonalità preziose e a tratti accese.
La sua figurazione al limite dell’astratto - dietro un fluttuante velarsi o dispiegarsi di forme morbide avvolgenti o divergenti - spicca vivida e squillante. I fondi a rilievo delle opere, suscitano in chi l’osserva, quasi fosse un gesto naturale, il desiderio di toccarne le superfici, per provare le sensazioni che trasmettono.
L’autrice è a modo suo spontanea e incantevole, per doti espressive e di scioltezza esecutiva. Ella riesce a trasformare la sua visionarietà in immagini poetiche, dai risultati romantici, con stile pulito e modulato da sinuosi segni decorativi, che creano raffinate forme, piacevoli figure e possibili vedute geologiche-satellitari.
Tutti i suoi soggetti ispirano riflessioni e profondi sentimenti, nelle segrete armonie di un mondo tra il sensibile e il trascendente, soprattutto per quel lirismo strutturato in cromie emozionali, che vivono di sé, delle loro possibilità evocative e rappresentative, nel cui fascino si sostanzia l’intera opera..
Daniela Turetta, padovana, ha frequentato l’Istituto d’Arte di Este (Padova) ed ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento dell’educazione artistica nel 1976. Dipinge dal 1977, nel 1980 presenta la prima esposizione personale; attiva partecipante a fiere d’arte nazionali e internazionali, espone periodicamente in mostre personali e collettive in Italia e all’Estero. “Pittrice dei Colli” ormai da diversi anni, amante della natura più nascosta e silenziosa, perché più vicina allo spirito.
Così la presenta Maria Luisa Trevisan: “l’opera di Daniela Turetta si può identificare completamente con la tematica del paesaggio, argomento antico ma sempre così attuale, in quanto condiziona il vissuto quotidiano di ognuno e continua a sollecitare la fantasia di molti artisti, come dimostra la recente mostra Anatomie del paesaggio realizzata nei luoghi cari alla nostra pittrice, l’Estense, che ha visto la partecipazione di ottanta artisti, di generazioni diverse, formatisi negli ambienti artistici più vari ma accomunati da una spiccata sensibilità nei confronti della tematica ambientale, quale emergenza del contemporaneo, ambito di ricerca e d’indagine che crea nuove tendenze.
La storia della pittura di paesaggio è tutto sommato una storia recente e si collega strettamente alla problematica della prospettiva. Secondo Luciano Bollosi, che nel saggio sulla rappresentazione dello spazio pittorico si chiede quando nasce l’esigenza di raffigurare l’ambiente circostante, non si può parlare di “rappresentazioni spaziose” nell’arte figurativa italiana se non a partire dalla fine del Duecento, tant’è che il recupero illusionistico dello spazio è solo l’aspetto più clamoroso di un mutamento capitale che interessa la storia della pittura europea. Ossia sta a significare che il mondo visibile ha riacquistato una tale importanza da porre all’artista il problema di come renderlo illusionisticamente.”
Raffaella Surian nasce a Padova nel 1960. Allieva dei Maestri Emilio Tadini, Luigi Veronesi, Emilio Isgrò e Walter Valentini, si diploma nel 1983 alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
Lavora come assistente al corso di tecniche dell’incisione presso la Nuova Accademia con il prof. Walter Valentini, Mario Benedetti ed Enrico della Torre.
Inizia una promettente attività artistica nel campo della grafica d’arte, allestendo alcune mostre personali e partecipando a concorsi di grafica e pittura. Gravi avversità la costringono a smettere.
Da qualche tempo ha potuto dedicarsi nuovamente all’incisione pubblicando piccole edizioni artistiche con poesie ed acqueforti.
Si cimenta nuovamente anche nei grandi formati, a lei più confacenti, sperimentando e approfondendo la tecnica incisoria, “…quel suo modo ostinato di recuperare ciò che la tecnica le da e che diventa la sua maniera espressiva.” (W. Valentini)
Riprende i contatti con i luoghi del collezionismo di grafica d’arte come il Mercante di Stampe in Foro Bonaparte a Milano e Valeria Bella, che espongono le sue opere.
Collabora con alcuni editori del settore alla pubblicazione di quaderni d’arte corredati delle sue acqueforti, esponendole alla libreria specializzata Pecorini.
Alla personale “Verso nuovi paesaggi” ha detto di lei il Prof. Paolo Biscottini: “…è doveroso sottolineare la libertà con cui l’artista ha saputo affidarsi ai suoi maestri, guadagnando una sua autonomia espressiva , improntata alla sua natura, schiva e comunicativa insieme…”.
E ancora W. Valentini: “…Ora il lento e faticoso lavoro dell’incidere sempre più le restituisce carte piene di sapore, con la sicurezza di chi ora ha il mestiere e con il mestiere il linguaggio dell’Arte”.
Dice di sé la Surian: “Proporre e proporsi con opere che spesso si considerano “non originali” nel senso di “non uniche” perché in più esemplari, è a volte difficile.
Trovando invece quasi esclusivamente nella tecnica incisoria il mio modo espressivo-artistico ho l’ardire ed anche la presunzione di affermare le mie acqueforti come assolutamente irripetibili dal punto di vista espressivo, quindi assolutamente originali e non riconducibili ad altre tecniche artistiche che riguardino il disegno o la pittura.
Lavorando la matrice e piegando la tecnica al mio intento espressivo, anche la fase di stampa diventa creativa e non meccanico-ripetitiva, infatti sostengo che il rapporto con l’artigiano-stampatore debba essere di intesa profonda e di grande collaborazione, così come la scelta della carta, della sua consistenza, peso e colore non possono essere né casuali, né ugualmente appropriate a qualsiasi acquaforte, acquatinta, maniera a zucchero o cera molle…”
10
marzo 2007
Singolare femminile atmosfere e colori
Dal 10 marzo al 12 aprile 2007
arte contemporanea
Location
SPAZIOARTE
Mergozzo, Piazza della resistenza, 3, (Verbano-cusio-ossola)
Mergozzo, Piazza della resistenza, 3, (Verbano-cusio-ossola)
Orario di apertura
martedì 10,00-12,00
mercoledì-domenica 16.00-19
Vernissage
10 Marzo 2007, ore 16-20
Autore