Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Slim
mostra collettiva di pittura e grafica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SLIM:
la sottile intensità dell’arte
di Diana Gianquitto
Sottile.
Ludica.
Intensa.
Metalinguistica.
Un gioco di parole che ha l’aria di un divertissement, forse, ma alle volte nell’aspetto e nel corpo dei vocaboli si nasconde un’inaspettata anima di verità, e l’acrostico che si cela tra le lettere che formano il titolo del progetto espositivo concepito dall’Associazione Culturale IN FORM OF ART è un indizio che sintetizza, in modo sorprendentemente fedele, le istanze e i caratteri che sono alla base di una tale operazione artistica.
Sottile: SLIM nasce dalla voglia di sperimentare per le opere un formato inusuale, stretto alla base ed allungato in altezza, sottile, appunto, che è in qualche modo la negazione della visione naturale, in quanto costituisce un evidente restringimento del campo ottico percepito dall’occhio umano. Il 50x160 imprime ai dipinti un’immediata accelerazione verticale, che inevitabilmente condiziona le direttrici visive della composizione, sia che si decida di assecondare la verticalità imposta dalla forma della tela sia che invece si scelga di porvisi a contrario. Le dimensioni non sono mai, per l’arte, un elemento indifferente: il carattere e la specificità di un prodotto creativo sono influenzati notevolmente dal formato adoperato, che, lungi dall’essere un neutro “contenitore”, finisce per acquisire un valore sostanziale ai fini del messaggio artistico che si vuole trasmettere. Del resto, già McLuhan ci insegnava che the medium is the message, ossia che il mezzo adoperato in un processo comunicativo impronta a sé in modo così forte il messaggio da identificarsi con esso. Un particolare formato, in ultima analisi, conferisce già di per sé uno specifico “sapore” e una peculiare atmosfera alle opere, il che spiega anche perchè ogni artista finisce per individuare, nella sua ricerca, un tipo di formato e di dimensioni particolarmente congeniali alla propria poetica, ai quali poi solitamente si attiene.
Ludica: alla base di un’operazione di questo genere c’è anche, naturalmente, la voglia di giocare con gli strumenti della propria arte, come in questo caso la tela stessa, la sua forma e dimensione, in una sorta di sfida spumeggiantemente virtuosistica con se stessi a trovare ingegnose soluzioni alla bizzarria di nuove regole volutamente imposte alla propria creatività.
Intensa: l’arte che è nata da questo esperimento dimostra in modo eclatante che la riduzione del campo visivo a una dimensione nella quale l’occhio si sente ristretto, costretto, quasi “imprigionato”, ha avuto come risultato non lo sbiadimento, la diluizione della forza artistica delle opere, ma al contrario un’enfatizzazione ancor maggiore di essa; del resto, così come la compressione delle passioni provoca solo un proporzionale rafforzamento di esse, così l’aver imposto dei “limiti dimensionali” agli artisti non ha fatto altro che aumentare l’intensità creativa ed estetica della loro ricerca. Inoltre, il ridurre la porzione di immagine che si decide di mostrare a una sottilissima “lama” di visione, a uno “squarcio” ottico dal quale sbirciare solo quella fetta di realtà o di ricreazione immaginifica che l’artista ci permette di vedere, non ha altro risultato che l’evidenziare ancora di più la figura circoscritta dalla tela, che in tal modo, quasi come se fosse stata sottoposta a un potentissimo zoom o close-up concettuale, attira su di sé tutta l’attenzione creatrice dell’artista e ricettiva del fruitore e acquisisce una potenza comunicativa senza paragoni. Mostrare meno è intensificare maggiormente quello che si fa vedere.
Metalinguistica: condurre una sperimentazione sul supporto pittorico e sulle sue dimensioni significa interrogarsi su un elemento costitutivo basilare della pittura, il che inevitabilmente configura una sottilissima riflessione sul linguaggio adoperato, condotta dall’interno del codice stesso, ossia una tipica indagine metalinguistica che si avvicina, in un certo qual modo, a quella, egualmente incentrata sul valore della forma del supporto, portata avanti negli anni Sessanta da Robert Mangold, nell’ambito dell’Astrazione Opaca.
(…) Molteplicità di interpretazioni (…) per l’inusuale specificità del formato, che gli artisti di SLIM hanno a volte assecondato, accettato, “accarezzato”, altre volte aggirato, messo in discussione, “disinnescato”. In tutti, però, si è respirata forte la sensazione di come la riduzione del campo visivo non abbia significato un restringimento di creatività, ma solo un dar vita a un taglio, a uno spiraglio, un socchiudere gli occhi per poi riaprirli in un nuovo sguardo interiore sui motivi e sugli strumenti della propria arte e su una inedita prospettiva che mostra come il limite, talora, è solo punto di partenza per una nuova esplorazione su uno sconosciuto territorio.
la sottile intensità dell’arte
di Diana Gianquitto
Sottile.
Ludica.
Intensa.
Metalinguistica.
Un gioco di parole che ha l’aria di un divertissement, forse, ma alle volte nell’aspetto e nel corpo dei vocaboli si nasconde un’inaspettata anima di verità, e l’acrostico che si cela tra le lettere che formano il titolo del progetto espositivo concepito dall’Associazione Culturale IN FORM OF ART è un indizio che sintetizza, in modo sorprendentemente fedele, le istanze e i caratteri che sono alla base di una tale operazione artistica.
Sottile: SLIM nasce dalla voglia di sperimentare per le opere un formato inusuale, stretto alla base ed allungato in altezza, sottile, appunto, che è in qualche modo la negazione della visione naturale, in quanto costituisce un evidente restringimento del campo ottico percepito dall’occhio umano. Il 50x160 imprime ai dipinti un’immediata accelerazione verticale, che inevitabilmente condiziona le direttrici visive della composizione, sia che si decida di assecondare la verticalità imposta dalla forma della tela sia che invece si scelga di porvisi a contrario. Le dimensioni non sono mai, per l’arte, un elemento indifferente: il carattere e la specificità di un prodotto creativo sono influenzati notevolmente dal formato adoperato, che, lungi dall’essere un neutro “contenitore”, finisce per acquisire un valore sostanziale ai fini del messaggio artistico che si vuole trasmettere. Del resto, già McLuhan ci insegnava che the medium is the message, ossia che il mezzo adoperato in un processo comunicativo impronta a sé in modo così forte il messaggio da identificarsi con esso. Un particolare formato, in ultima analisi, conferisce già di per sé uno specifico “sapore” e una peculiare atmosfera alle opere, il che spiega anche perchè ogni artista finisce per individuare, nella sua ricerca, un tipo di formato e di dimensioni particolarmente congeniali alla propria poetica, ai quali poi solitamente si attiene.
Ludica: alla base di un’operazione di questo genere c’è anche, naturalmente, la voglia di giocare con gli strumenti della propria arte, come in questo caso la tela stessa, la sua forma e dimensione, in una sorta di sfida spumeggiantemente virtuosistica con se stessi a trovare ingegnose soluzioni alla bizzarria di nuove regole volutamente imposte alla propria creatività.
Intensa: l’arte che è nata da questo esperimento dimostra in modo eclatante che la riduzione del campo visivo a una dimensione nella quale l’occhio si sente ristretto, costretto, quasi “imprigionato”, ha avuto come risultato non lo sbiadimento, la diluizione della forza artistica delle opere, ma al contrario un’enfatizzazione ancor maggiore di essa; del resto, così come la compressione delle passioni provoca solo un proporzionale rafforzamento di esse, così l’aver imposto dei “limiti dimensionali” agli artisti non ha fatto altro che aumentare l’intensità creativa ed estetica della loro ricerca. Inoltre, il ridurre la porzione di immagine che si decide di mostrare a una sottilissima “lama” di visione, a uno “squarcio” ottico dal quale sbirciare solo quella fetta di realtà o di ricreazione immaginifica che l’artista ci permette di vedere, non ha altro risultato che l’evidenziare ancora di più la figura circoscritta dalla tela, che in tal modo, quasi come se fosse stata sottoposta a un potentissimo zoom o close-up concettuale, attira su di sé tutta l’attenzione creatrice dell’artista e ricettiva del fruitore e acquisisce una potenza comunicativa senza paragoni. Mostrare meno è intensificare maggiormente quello che si fa vedere.
Metalinguistica: condurre una sperimentazione sul supporto pittorico e sulle sue dimensioni significa interrogarsi su un elemento costitutivo basilare della pittura, il che inevitabilmente configura una sottilissima riflessione sul linguaggio adoperato, condotta dall’interno del codice stesso, ossia una tipica indagine metalinguistica che si avvicina, in un certo qual modo, a quella, egualmente incentrata sul valore della forma del supporto, portata avanti negli anni Sessanta da Robert Mangold, nell’ambito dell’Astrazione Opaca.
(…) Molteplicità di interpretazioni (…) per l’inusuale specificità del formato, che gli artisti di SLIM hanno a volte assecondato, accettato, “accarezzato”, altre volte aggirato, messo in discussione, “disinnescato”. In tutti, però, si è respirata forte la sensazione di come la riduzione del campo visivo non abbia significato un restringimento di creatività, ma solo un dar vita a un taglio, a uno spiraglio, un socchiudere gli occhi per poi riaprirli in un nuovo sguardo interiore sui motivi e sugli strumenti della propria arte e su una inedita prospettiva che mostra come il limite, talora, è solo punto di partenza per una nuova esplorazione su uno sconosciuto territorio.
08
dicembre 2006
Slim
Dall'otto al 21 dicembre 2006
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
IL DIAPASON ARTE
Napoli, Via Giotto, 7A, (Napoli)
Napoli, Via Giotto, 7A, (Napoli)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10:00 / 13:00 - 17:30 / 20:00; domenica 11:00 / 13:00
Vernissage
8 Dicembre 2006, ore 18.30