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SMAL
Un progetto collettivo e 5 individuali, frutto del corso tenuto da Alessandro Ligato presso l’Associazione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 24 maggio alle ore 18.30, presso l’Associazione Culturale QUID di Condrada del
Carmine 33 a Brescia, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica SMAL, un progetto
collettivo e 5 individuali, frutti del corso tenuto da Alessandro Ligato presso l’Associazione
Quid.
L’ALBERO È LA LENTA ESPLOSIONE DI UN SEME (di Claudia Parola)
La folgorante immagine munariana cattura l’essenza del processo di crescita e – perché
no? – dell’attività creativa. Da una parte, evoca l’irresistibile forza di attrazione capace
di calamitarci verso il nuovo, più o meno come una biglia in accelerazione su un piano
inclinato; ancora più importante, prefigura la vivace imprevedibilità dell’immaginazione,
un’entropia pronta ad avvilupparsi in una fitta chioma di connessioni. Attorno a queste
direttrici prendono forma i lavori del gruppo SMAL – acronimo di Silvia Battagin, Mara
Pace, Andrea Cibaldi, Anna e Luisa Greco –, testimonianza del graduale avvicinamento
dei componenti alla disciplina fotografica. Sotto la guida di Alessandro Ligato, i
protagonisti dell’esposizione si sono armati di curiosità e spirito d’iniziativa per compiere
un’esplorazione della realtà a loro più prossima. Gli esiti confermano la consonanza –
soprattutto prospettica – tra SMAL e small, piccolo, delineando un’estetica “minima”,
volta a rintracciare nel quotidiano le proiezioni delle proprie prerogative più intime. Il
processo, lontano dall’esaurirsi in un percorso unicamente individuale, si ridefinisce in
un secondo momento come azione partecipata: l’atto creativo trova infatti completezza
solo se declinato al plurale, in funzione di un “altro” misterioso ma presente. I fotografi,
condividendo riflessioni e sensazioni, pervengono all’individuazione del collante
necessario per mettere in comunicazione le sinapsi e favorire il fluire delle idee: anche
loro, come i semi di Munari, sono pronti ad esplodere.
FOTODINAMICA (di Andrea Cibaldi)
Il progetto sviluppa il dinamismo, il movimento, e la velocità che hanno caratterizzato
soprattutto il primo periodo legato al Manifesto Futurista. Il futurismo è nato dalla fase
evolutiva dove tutto il mondo dell’arte e della cultura era stimolato da moltissimi fattori
determinanti come le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti
politici, le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la
radio, aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente
la percezione delle distanze e del tempo, “avvicinando” fra loro i continenti. Ho cercato di
riportare ai giorni nostri questo principio di non staticità esaltando quello che oggi è un vivere
in maniera sempre più frenetica che lascia poco spazio alla ricerca e al pensiero dando la
sensazione di non voltarti mai indietro. Ho evidenziato questi aspetti attraverso le persone,
cercando di imprimere quella sensazione di assoluto dinamismo rappresentandole nelle loro
passioni, in situazioni e luoghi apparentemente vicini a noi ma nel contempo anche molto
distanti.
NEMMENO IO (di Anna Greco)
“non c’è niente
che sia mio in questa stanza
nemmeno io
mi scompaio e poi mi cerco altrove
lontano dalla carne dalla morte
dal mio nome”
(di Silvia Rosa per Francesca Woodman)
LE COSE CHE SIAMO (di Mara Pace)
La parte nascosta e quella che appare: ogni dittico fotografico mostra il dentro e il fuori degli
spazi domestici, esplorando la disposizione delle cose e gli accostamenti cromatici che ne
nascono. Ma non sono gli oggetti al centro della narrazione visiva, bensì gli abitanti della casa.
Chi vive da solo si rispecchia infatti nel luogo in cui abita, lo trasforma e ne viene trasformato.
Mobili e oggetti diventano così la persona stessa, il suo ritratto silenzioso, rigoroso e
geometrico.
TREGUA (di Luisa Greco)
Quando non riesco a guardare per intero un corpo, perché sono troppi i danni che il cervello
gli ha procurato e troppe le armonie perdute, provo a ritagliarne solo il centro. Rinuncio
ai contorni e trovo rifugio in una manciata di finestrelle dall’estetica fallita che mi sembra
perdano meglio, con più dignità, come un paesaggio che solo attraverso costanti smarrimenti
può ritrovare il candore di tutti i suoi diritti.
LA CITTÀ INVISIBILE (di Silvia Battagin)
“La città non rivela il suo passato, lo contiene”, lo trattiene con forza.
“Solo attraverso a ciò che è diventata, si può ripensare con nostalgia a quello che era.”
L’occhio non vede semplicemente finestre, portali, pareti intaccati dal tempo ma fantastica sui
loro vissti, sulle storie che si sono consumate al loro interno. Vuol dare nuovamente vita a ciò
che in apparenza sembra appartenere solo al passato.
PROGETTO COLLETTIVO
Un rullino in bianco e nero, sei scatti a testa, un quaderno per annotare le sensazioni del
momento, tutto ciò dopo aver letto questafrase di Luigi Ghirri:
“La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell’occhio che ferma il mondo
fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per
quanto sottile, esiste e dà luogo a un’infinità di mondi immaginari.”
Carmine 33 a Brescia, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica SMAL, un progetto
collettivo e 5 individuali, frutti del corso tenuto da Alessandro Ligato presso l’Associazione
Quid.
L’ALBERO È LA LENTA ESPLOSIONE DI UN SEME (di Claudia Parola)
La folgorante immagine munariana cattura l’essenza del processo di crescita e – perché
no? – dell’attività creativa. Da una parte, evoca l’irresistibile forza di attrazione capace
di calamitarci verso il nuovo, più o meno come una biglia in accelerazione su un piano
inclinato; ancora più importante, prefigura la vivace imprevedibilità dell’immaginazione,
un’entropia pronta ad avvilupparsi in una fitta chioma di connessioni. Attorno a queste
direttrici prendono forma i lavori del gruppo SMAL – acronimo di Silvia Battagin, Mara
Pace, Andrea Cibaldi, Anna e Luisa Greco –, testimonianza del graduale avvicinamento
dei componenti alla disciplina fotografica. Sotto la guida di Alessandro Ligato, i
protagonisti dell’esposizione si sono armati di curiosità e spirito d’iniziativa per compiere
un’esplorazione della realtà a loro più prossima. Gli esiti confermano la consonanza –
soprattutto prospettica – tra SMAL e small, piccolo, delineando un’estetica “minima”,
volta a rintracciare nel quotidiano le proiezioni delle proprie prerogative più intime. Il
processo, lontano dall’esaurirsi in un percorso unicamente individuale, si ridefinisce in
un secondo momento come azione partecipata: l’atto creativo trova infatti completezza
solo se declinato al plurale, in funzione di un “altro” misterioso ma presente. I fotografi,
condividendo riflessioni e sensazioni, pervengono all’individuazione del collante
necessario per mettere in comunicazione le sinapsi e favorire il fluire delle idee: anche
loro, come i semi di Munari, sono pronti ad esplodere.
FOTODINAMICA (di Andrea Cibaldi)
Il progetto sviluppa il dinamismo, il movimento, e la velocità che hanno caratterizzato
soprattutto il primo periodo legato al Manifesto Futurista. Il futurismo è nato dalla fase
evolutiva dove tutto il mondo dell’arte e della cultura era stimolato da moltissimi fattori
determinanti come le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti
politici, le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la
radio, aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente
la percezione delle distanze e del tempo, “avvicinando” fra loro i continenti. Ho cercato di
riportare ai giorni nostri questo principio di non staticità esaltando quello che oggi è un vivere
in maniera sempre più frenetica che lascia poco spazio alla ricerca e al pensiero dando la
sensazione di non voltarti mai indietro. Ho evidenziato questi aspetti attraverso le persone,
cercando di imprimere quella sensazione di assoluto dinamismo rappresentandole nelle loro
passioni, in situazioni e luoghi apparentemente vicini a noi ma nel contempo anche molto
distanti.
NEMMENO IO (di Anna Greco)
“non c’è niente
che sia mio in questa stanza
nemmeno io
mi scompaio e poi mi cerco altrove
lontano dalla carne dalla morte
dal mio nome”
(di Silvia Rosa per Francesca Woodman)
LE COSE CHE SIAMO (di Mara Pace)
La parte nascosta e quella che appare: ogni dittico fotografico mostra il dentro e il fuori degli
spazi domestici, esplorando la disposizione delle cose e gli accostamenti cromatici che ne
nascono. Ma non sono gli oggetti al centro della narrazione visiva, bensì gli abitanti della casa.
Chi vive da solo si rispecchia infatti nel luogo in cui abita, lo trasforma e ne viene trasformato.
Mobili e oggetti diventano così la persona stessa, il suo ritratto silenzioso, rigoroso e
geometrico.
TREGUA (di Luisa Greco)
Quando non riesco a guardare per intero un corpo, perché sono troppi i danni che il cervello
gli ha procurato e troppe le armonie perdute, provo a ritagliarne solo il centro. Rinuncio
ai contorni e trovo rifugio in una manciata di finestrelle dall’estetica fallita che mi sembra
perdano meglio, con più dignità, come un paesaggio che solo attraverso costanti smarrimenti
può ritrovare il candore di tutti i suoi diritti.
LA CITTÀ INVISIBILE (di Silvia Battagin)
“La città non rivela il suo passato, lo contiene”, lo trattiene con forza.
“Solo attraverso a ciò che è diventata, si può ripensare con nostalgia a quello che era.”
L’occhio non vede semplicemente finestre, portali, pareti intaccati dal tempo ma fantastica sui
loro vissti, sulle storie che si sono consumate al loro interno. Vuol dare nuovamente vita a ciò
che in apparenza sembra appartenere solo al passato.
PROGETTO COLLETTIVO
Un rullino in bianco e nero, sei scatti a testa, un quaderno per annotare le sensazioni del
momento, tutto ciò dopo aver letto questafrase di Luigi Ghirri:
“La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell’occhio che ferma il mondo
fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per
quanto sottile, esiste e dà luogo a un’infinità di mondi immaginari.”
24
maggio 2012
SMAL
Dal 24 maggio al 24 giugno 2012
fotografia
Location
ASSOCIAZIONE CULTURALE QUID
Brescia, Contrada Del Carmine, 33, (Brescia)
Brescia, Contrada Del Carmine, 33, (Brescia)
Vernissage
24 Maggio 2012, ore 18.30
Autore