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Il tema della mostra è la sfida su diversi formati, piccolo, medio, grande, che ciascun artista ha operato nei lavori esposti. Ogni partecipante si è cimentato nella realizzazione di 3 opere in 3 diversi formati attraverso le quali è possibile leggere un percorso di ricerca nella relazione con lo spazio
Comunicato stampa
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Il tema della mostra è la sfida su diversi formati, piccolo, medio, grande, che ciascun artista ha operato nei lavori esposti. Ogni partecipante si è cimentato nella realizzazione di 3 opere in 3 diversi formati attraverso le quali è possibile leggere un percorso di ricerca nella relazione con lo spazio.
Andrea Abbatangelo, giovane artista ternano, utilizza i più diversi mezzi espressivi e tecnologici per la sua attività artistica: pittura, scultura, installazioni, video, fotografia, grafica, ecc...I suoi studi sociologici lo portano ad affrontare tematiche contingenti, con assoluta originalità e con lucida analisi. In una serie di opere ha tracciato un planisfero fatto di sabbia dorata, più recentemente ha affrontato le tematiche del nomadismo, del rapporto sud-nord del mondo, e quella dell’Homo videns. Le sue opere risultano godibili visivamente, e nello stesso tempo inducono ad una riflessione sulla realtà geografica e umana che viviamo.
Maria Cecilia Camozzi si occupa di fotografia di ricerca, traendo ispirazione - nei lavori più recenti - dal Flamenco. Il risultato dell’abbinamento sinestesico “suono-colore”, è una serie di fotografie di genere astratto caratterizzate da vivace cromatismo in grado di creare un filo conduttore con ogni singolo pezzo, ogni emozione. Nei bagliori di luce, innestati nell’oscurità di forme con-fuse, palpitanti, si ritrova il ritmo delle nacchere e delle mani, dove il colore scinde le immagini, le esaspera in saturazioni vigorose, senza attendere che la ragione ne comprenda le Gestalten.
Antonietta Campilongo affonda le sue radici nella pop-art europea. Stella Tasca sottolinea che i dipinti della Campilongo sono frammenti di ricordi, di sogni o di vissuti personali che si specchiano però esattamente nelle storie altrui perché descrittive di un quotidiano comune. I lavori esposti mostra no una particolare combinazione di ricerca in bianco e nero che racconta un insieme, come in un lavoro trittico, ma al contempo ciascun frammento si presenta come un se compiuto, capace di vivere da solo pur se creato in relazione con l’insieme.
Accanto ai tradizionali media pittorici, Valentino Carboni sfrutta le potenzialità espressive dei materiali più diversi, soprattutto elementi di scarto, come sacchi di iuta, ritagli di giornali, ferri industriali, su cui sono ben evidenti le sedimentazioni del tempo. Nelle sue opere sono spesso inglobati questi oggetti, ma anche elementi che forzano i limiti fisici della tela per invadere con forza lo spazio tridimensionale. La sua poetica si ispira a certi esiti dell’Oggettualismo degli anni ’50-’60, ma anche alla poetica dell’objet trouvé.
Ciro, ovvero Roberto Cipollone, è legato alla bottega medievale. Le sue opere sono create con gli oggetti scartati dalla nostra società dei consumi, legni rigettati dal mare, vecchie bacinelle di metallo, oggetti che creano atmosfere coniuganti l’antica sapienza del fare con lo spirito tragicomico moderno delle opere di Arman o di Baj. Dietro i lavori di Ciro si intravede l’ironia della moderna pop-art miscelata con lo spirito quasi sacrale dell’antico artigianato. Il risultato di questo ardimentoso cocktail è una rivisitazione estremamente moderna dell’idea della visione classica della scultura.
Luciano Crisostomi propone una pittura figurativa incentrata su alcuni elementi iconografici particolari. L’artista ama la citazione colta, come nel caso del fregio rinascimentale desunto dagli affreschi del Mantegna, ironicamente associata con figure più moderne e popolari (di chiara matrice pop). Le poltrone vuote, metafora di un silente dialogo in attesa di interlocutori, fanno parte di un’ampia serie, come le Cartoline, in cui intervenendo con la più tradizionale pittura ad olio, con una sorprendentemente sottile e traslucida pellicola pittorica, Crisostomi rende unica un’immagine consumata dalla riproduzione seriale, ovvero una cartolina erotica d’inizio Novecento.
Il lavoro di Gloria è legato ad una ricerca informale sul piano estetico, che si evolve nelle tematiche attualissime dell’utilizzo di cartone e carta riciclata. Questi materiali salvati dalla morte tra i rifiuti trovano nei suoi quadri nuova vita e nuova dignità. i colori metallici e l’oro usati nelle creazioni enfatizzano questa preziosità dimenticata che si vuol far riemergere ed evidenziare. La filosofia che ogni oggetto che gettiamo può essere prezioso per qualcun altro si diffonde oggi tra gli artisti della riciclart ed è in opposizione con il consumismo attuale e lo stile di vita usa e getta.
Tiziana Guidi stende il colore direttamente con le mani, escludendo la mediazione del pennello, in un rapporto di forte fisicità con l’opera. Nelle sue tele, fatte di corposa materia pittorica impastata con carte estrapolate dal quotidiano (carta igienica o carte da cucina) il colore domina la scena, si impadronisce dello spazio, non solo quello della tela, ma anche di quello visivo dello spettatore, travolgendone i sensi. Attraverso l’utilizzo di grandi spazi di colore, Tiziana circonda il fruitore dell’opera, inebriando chi si pone davanti ai suoi lavori.
Dario Iazzetti è un giovanissimo pittore e dai suoi lavori emerge fortemente il legame con un’idea dell’arte che, distaccandosi dal concetto dell’accademismo, mescola pittura, fumetti, graffiti, traendo da tutto l’ispirazione per la percorrenza di nuove strade. Come spesso accade nei giovani, nella ricerca di forme inedite e linguaggi innovativi nella loro impurezza, sta l’intero percorso concettuale di Iazzetti che, attraverso il suo dirompente desiderio di rivoluzione della forma estetica, raggiunge la forma concreta del pensiero artistico.
Giovanni Mangiacapra lavora sulla gestualità; la sua tecnica è strettamente collegata ad una grande sapienza del colore; il senso impresso dalla mano dell’artista, a volte rotatorio, a volte lineare, sottolinea la forza dei contrasti tonali utilizzati con la stessa energia e dinamica del ritmo musicale. Il collegamento storico di quest’artista è l’Action Painting americana di Pollok; il colore è gettato con forza sulla tela, lanciato e successivamente spalmato, i contrasti emergono vitali e rabbiosi, in un’armonia creata con l’utilizzo di una tecnicità che sfiora la libera aggressività del caos.
Sara Dragani ci racconta Caterina Morelli: “Una finestra dalle lunghe tende. Una vasca dei pesci rossi su di un comodino. Una sedia a dondolo, e l’armadio accanto ad essa. Oggetti e arredamenti, rapiti dagli interni di luoghi vissuti e liberati dalla reclusione delle mura domestiche. Ma nessun ordine gerarchico intende imporsi all’occhio: filo, segno a matita, vernice e pittura ad olio intraprendono una convivenza serena e scevra da intenti prevaricatori di una tecnica rispetto all’altra. L’atto del cucire tesse le trame su di una pittura che diviene ciò che dipinge e ne assume le forme, assottigliandosi sino a divenire filo di lana e ingrossandosi fino a marcare le asperità del legno”.
Simone Nicoletti, giovanissimo, divide con Iazzetti la passione per la mescolanza dei linguaggi pittorici con il fumetto, con un racconto ironico e fatto di colori accesi e pieni, che coprono interamente lo spazio, impadronendosene con l’allegra e debordante “arroganza” dei giovani che proviene dall’urgente bisogno di narrare il se. Nei suoi lavori l’ansia della ricerca, i tentativi, lo sperimentare se stesso prima ancor della tecnica rendono poco comprensibile il progetto di lunga scadenza del lavoro di Nicoletti, ma fanno emerge con forza e chiarezza la potenza embrionale del suo divenire.
Il linguaggio di Giampiero Nucciarelli fa forza sulla deformazione espressionista. La sua indagine è da sempre incentrata sulla figura e la realtà umana, multiforme e impenetrabile. Gli stati d’animo dell’essere contemporaneo sono stati spesso fissati e descritti attraverso le sue immagini, sempre di forte impatto emotivo-emozionale. Di recente il suo fare si è rivolto verso la descrizione di atmosfere più rarefatte, con un abbandono del colore che ha lasciato il posto alle variazioni del nero-grigio-bianco. Costante permane, tuttavia, la matrice filosofica della sua ricerca, ovvero l’Esistenzialismo.
Il fascino dei lavori di Angela Scappaticci è riassumibile nella parola “Materia”. Di materia solida e invadente dello spazio, contrapposta a parti più impalpabili della tela, sono fatti i suoi lavori. Se Angela non ricercasse con tanta positiva ossessione nuovi materiali da inserire nelle sue opere, il racconto sarebbe ovvio; ma la maestria dell’artista riesce ad “ammucchiare” in un angolo della tela un insieme di spessori che si contrappongono al resto lasciato quasi senza rilievi. Ed è il contrastarsi di questi due elementi, il loro scontrarsi/integrarsi che svela il racconto poetico che, spostando lo spettatore verso diverse e complementari sensazioni, lo trascinano in un turbinio sentimentale.
Lavinia Tucciarelli è una giovanissima artista alle sue prime esperienze espositive. Il suo lavoro sposa un impianto astratto che la lascia libera di esprimere una romantica visione dell’arte, di relazione stretta tra l’uso del colore con un bisogno impellente di esprimere le proprie visioni. Le spatolate energiche che la Tucciarelli dà ai suoi quadri sono schiaffi, pianti, risa, espressioni vivide del suo sentire. Forse questo è solo il seme della giovinezza, ma non possiamo negare che il fascino della visione dell’artista che non si pone altri limiti che non siano il proprio sentire ed esprimere i sentimenti conseguenti faccia parte di un immaginario quasi arcaico del pittore.
Andrea Abbatangelo, giovane artista ternano, utilizza i più diversi mezzi espressivi e tecnologici per la sua attività artistica: pittura, scultura, installazioni, video, fotografia, grafica, ecc...I suoi studi sociologici lo portano ad affrontare tematiche contingenti, con assoluta originalità e con lucida analisi. In una serie di opere ha tracciato un planisfero fatto di sabbia dorata, più recentemente ha affrontato le tematiche del nomadismo, del rapporto sud-nord del mondo, e quella dell’Homo videns. Le sue opere risultano godibili visivamente, e nello stesso tempo inducono ad una riflessione sulla realtà geografica e umana che viviamo.
Maria Cecilia Camozzi si occupa di fotografia di ricerca, traendo ispirazione - nei lavori più recenti - dal Flamenco. Il risultato dell’abbinamento sinestesico “suono-colore”, è una serie di fotografie di genere astratto caratterizzate da vivace cromatismo in grado di creare un filo conduttore con ogni singolo pezzo, ogni emozione. Nei bagliori di luce, innestati nell’oscurità di forme con-fuse, palpitanti, si ritrova il ritmo delle nacchere e delle mani, dove il colore scinde le immagini, le esaspera in saturazioni vigorose, senza attendere che la ragione ne comprenda le Gestalten.
Antonietta Campilongo affonda le sue radici nella pop-art europea. Stella Tasca sottolinea che i dipinti della Campilongo sono frammenti di ricordi, di sogni o di vissuti personali che si specchiano però esattamente nelle storie altrui perché descrittive di un quotidiano comune. I lavori esposti mostra no una particolare combinazione di ricerca in bianco e nero che racconta un insieme, come in un lavoro trittico, ma al contempo ciascun frammento si presenta come un se compiuto, capace di vivere da solo pur se creato in relazione con l’insieme.
Accanto ai tradizionali media pittorici, Valentino Carboni sfrutta le potenzialità espressive dei materiali più diversi, soprattutto elementi di scarto, come sacchi di iuta, ritagli di giornali, ferri industriali, su cui sono ben evidenti le sedimentazioni del tempo. Nelle sue opere sono spesso inglobati questi oggetti, ma anche elementi che forzano i limiti fisici della tela per invadere con forza lo spazio tridimensionale. La sua poetica si ispira a certi esiti dell’Oggettualismo degli anni ’50-’60, ma anche alla poetica dell’objet trouvé.
Ciro, ovvero Roberto Cipollone, è legato alla bottega medievale. Le sue opere sono create con gli oggetti scartati dalla nostra società dei consumi, legni rigettati dal mare, vecchie bacinelle di metallo, oggetti che creano atmosfere coniuganti l’antica sapienza del fare con lo spirito tragicomico moderno delle opere di Arman o di Baj. Dietro i lavori di Ciro si intravede l’ironia della moderna pop-art miscelata con lo spirito quasi sacrale dell’antico artigianato. Il risultato di questo ardimentoso cocktail è una rivisitazione estremamente moderna dell’idea della visione classica della scultura.
Luciano Crisostomi propone una pittura figurativa incentrata su alcuni elementi iconografici particolari. L’artista ama la citazione colta, come nel caso del fregio rinascimentale desunto dagli affreschi del Mantegna, ironicamente associata con figure più moderne e popolari (di chiara matrice pop). Le poltrone vuote, metafora di un silente dialogo in attesa di interlocutori, fanno parte di un’ampia serie, come le Cartoline, in cui intervenendo con la più tradizionale pittura ad olio, con una sorprendentemente sottile e traslucida pellicola pittorica, Crisostomi rende unica un’immagine consumata dalla riproduzione seriale, ovvero una cartolina erotica d’inizio Novecento.
Il lavoro di Gloria è legato ad una ricerca informale sul piano estetico, che si evolve nelle tematiche attualissime dell’utilizzo di cartone e carta riciclata. Questi materiali salvati dalla morte tra i rifiuti trovano nei suoi quadri nuova vita e nuova dignità. i colori metallici e l’oro usati nelle creazioni enfatizzano questa preziosità dimenticata che si vuol far riemergere ed evidenziare. La filosofia che ogni oggetto che gettiamo può essere prezioso per qualcun altro si diffonde oggi tra gli artisti della riciclart ed è in opposizione con il consumismo attuale e lo stile di vita usa e getta.
Tiziana Guidi stende il colore direttamente con le mani, escludendo la mediazione del pennello, in un rapporto di forte fisicità con l’opera. Nelle sue tele, fatte di corposa materia pittorica impastata con carte estrapolate dal quotidiano (carta igienica o carte da cucina) il colore domina la scena, si impadronisce dello spazio, non solo quello della tela, ma anche di quello visivo dello spettatore, travolgendone i sensi. Attraverso l’utilizzo di grandi spazi di colore, Tiziana circonda il fruitore dell’opera, inebriando chi si pone davanti ai suoi lavori.
Dario Iazzetti è un giovanissimo pittore e dai suoi lavori emerge fortemente il legame con un’idea dell’arte che, distaccandosi dal concetto dell’accademismo, mescola pittura, fumetti, graffiti, traendo da tutto l’ispirazione per la percorrenza di nuove strade. Come spesso accade nei giovani, nella ricerca di forme inedite e linguaggi innovativi nella loro impurezza, sta l’intero percorso concettuale di Iazzetti che, attraverso il suo dirompente desiderio di rivoluzione della forma estetica, raggiunge la forma concreta del pensiero artistico.
Giovanni Mangiacapra lavora sulla gestualità; la sua tecnica è strettamente collegata ad una grande sapienza del colore; il senso impresso dalla mano dell’artista, a volte rotatorio, a volte lineare, sottolinea la forza dei contrasti tonali utilizzati con la stessa energia e dinamica del ritmo musicale. Il collegamento storico di quest’artista è l’Action Painting americana di Pollok; il colore è gettato con forza sulla tela, lanciato e successivamente spalmato, i contrasti emergono vitali e rabbiosi, in un’armonia creata con l’utilizzo di una tecnicità che sfiora la libera aggressività del caos.
Sara Dragani ci racconta Caterina Morelli: “Una finestra dalle lunghe tende. Una vasca dei pesci rossi su di un comodino. Una sedia a dondolo, e l’armadio accanto ad essa. Oggetti e arredamenti, rapiti dagli interni di luoghi vissuti e liberati dalla reclusione delle mura domestiche. Ma nessun ordine gerarchico intende imporsi all’occhio: filo, segno a matita, vernice e pittura ad olio intraprendono una convivenza serena e scevra da intenti prevaricatori di una tecnica rispetto all’altra. L’atto del cucire tesse le trame su di una pittura che diviene ciò che dipinge e ne assume le forme, assottigliandosi sino a divenire filo di lana e ingrossandosi fino a marcare le asperità del legno”.
Simone Nicoletti, giovanissimo, divide con Iazzetti la passione per la mescolanza dei linguaggi pittorici con il fumetto, con un racconto ironico e fatto di colori accesi e pieni, che coprono interamente lo spazio, impadronendosene con l’allegra e debordante “arroganza” dei giovani che proviene dall’urgente bisogno di narrare il se. Nei suoi lavori l’ansia della ricerca, i tentativi, lo sperimentare se stesso prima ancor della tecnica rendono poco comprensibile il progetto di lunga scadenza del lavoro di Nicoletti, ma fanno emerge con forza e chiarezza la potenza embrionale del suo divenire.
Il linguaggio di Giampiero Nucciarelli fa forza sulla deformazione espressionista. La sua indagine è da sempre incentrata sulla figura e la realtà umana, multiforme e impenetrabile. Gli stati d’animo dell’essere contemporaneo sono stati spesso fissati e descritti attraverso le sue immagini, sempre di forte impatto emotivo-emozionale. Di recente il suo fare si è rivolto verso la descrizione di atmosfere più rarefatte, con un abbandono del colore che ha lasciato il posto alle variazioni del nero-grigio-bianco. Costante permane, tuttavia, la matrice filosofica della sua ricerca, ovvero l’Esistenzialismo.
Il fascino dei lavori di Angela Scappaticci è riassumibile nella parola “Materia”. Di materia solida e invadente dello spazio, contrapposta a parti più impalpabili della tela, sono fatti i suoi lavori. Se Angela non ricercasse con tanta positiva ossessione nuovi materiali da inserire nelle sue opere, il racconto sarebbe ovvio; ma la maestria dell’artista riesce ad “ammucchiare” in un angolo della tela un insieme di spessori che si contrappongono al resto lasciato quasi senza rilievi. Ed è il contrastarsi di questi due elementi, il loro scontrarsi/integrarsi che svela il racconto poetico che, spostando lo spettatore verso diverse e complementari sensazioni, lo trascinano in un turbinio sentimentale.
Lavinia Tucciarelli è una giovanissima artista alle sue prime esperienze espositive. Il suo lavoro sposa un impianto astratto che la lascia libera di esprimere una romantica visione dell’arte, di relazione stretta tra l’uso del colore con un bisogno impellente di esprimere le proprie visioni. Le spatolate energiche che la Tucciarelli dà ai suoi quadri sono schiaffi, pianti, risa, espressioni vivide del suo sentire. Forse questo è solo il seme della giovinezza, ma non possiamo negare che il fascino della visione dell’artista che non si pone altri limiti che non siano il proprio sentire ed esprimere i sentimenti conseguenti faccia parte di un immaginario quasi arcaico del pittore.
23
marzo 2006
Small, Medium, Large
Dal 23 marzo al 06 aprile 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA GARD
Roma, Via Dei Conciatori, 3/I, (Roma)
Roma, Via Dei Conciatori, 3/I, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-20
Vernissage
23 Marzo 2006, ore 18.30
Autore
Curatore