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Soffio d’arte giovane per Ferrara
giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 24 giugno alle ore 18,30 inaugura alla Galleria "del Carbone" di via del Carbone 18/A la mostra collettiva:
"UN SOFFIO DI ARTE GIOVANE PER FERRARA" curata da Domenico Difilippo e realizzata da giovani artisti dell'Accademia di Belle Arti di Bologna: Stefania Achilli, Francesco Cau, Luisa Denti, Cinzia Delnevo, Alessandra Maio, Vincenzo Loria, Teresa Palestini, Francesca Pasquali, Veronica Romitelli, Cristiane Soares, Soheila Solai Sohee, Chiara Valentini.
Ben si addice il titolo della mostra " Soffio d’arte giovane per Ferrara" perché questi giovani artisti hanno idee, rappresentazioni originali e creatività che spazia dal bidimensionale al tridimensionale con l'uso di materiali tradizionali e innovativi allo stesso tempo.
Gli studenti saranno ospiti con loro opere nella "Galleria del Carbone" di Ferrara dal 24 giugno al 28 agosto 2005.
testo e mostra a cura di Domenico Difilippo
" UN SOFFIO DI ARTE GIOVANE PER FERRARA "
Achille Bonito Oliva nel suo saggio "Onomatopee dell’io" sostiene che: - La creazione artistica diventa il tentativo di "riparare" alla subnormalità del reale e "ricreare", secondo il concetto di Melanine Klein, l’origine della creatività, lo sviluppo dei simboli e del senso di realtà. "Ogni creazione è in realtà la ‘ri-creazione’ di un oggetto che un tempo era amato ed integro, ma poi si è trovato ad essere perduto e rovinato, di un mondo intero e di un sé frantumato; se l’opera d’arte è per l’artista il modo più soddisfacente, completo, con cui poter alleviare il rimorso e la disperazione nascenti dalla posizione depressiva e ricostruire i suoi oggetti distrutti, essa non è d’altronde se non uno dei molti modi umani per conseguire questo scopo" (H. Segal, introduzione all’opera di Melanine Klein). Ma l’arte non tende a considerare intercambiabile l’operare artistico con le altre attività umane, bensì a privilegiare in maniera specifica le tecniche della creatività artistica.
Tali tecniche sono puntigliosamente raccolte e contenute in una nozione rifondata di lavoro artistico, in cui la sperimentazione diventa la caratteristica specifica dell’operazione artistica. La sperimentazione nasce dall’esigenza di aiutare l’inconscio, depositato e congelato nel fondo di ogni individuo, ad approdare al livello cosciente della forma e dunque a manifestarsi. Se l’atto creativo è il desiderio di riparare l’oggetto perduto, le tecniche di riparazione sono esercitate e assunte dentro la specificità del linguaggio. Così il linguaggio diventa l’infinita soglia dell’orizzonte, entro il quale l’io pratica il recupero delle proprie zone oscure. Il linguaggio, come rivoluzione permanente, diventa un gesto oppositivo e alternativo a una realtà anchilosa e circoscritta alle proprie funzioni produttive. Alla disarticolazione del sistema l’artista risponde con la complessa articolazione del linguaggio, in cui l’articolazione è pur sempre ritorno a un sistema. Tale ritorno nasce dall’esigenza politica di portare l’esperienza artistica dalla soggettività dell’io all’oggettività del noi, da un bisogno dunque di comunicare".
E dunque comunicare con un proprio linguaggio come stanno facendo un gruppo di giovani artisti, forgiati nella fucina dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, taluni appena neo laureati, altri che a breve completeranno gli studi con buoni profitti, dei quali sicuramente sentiremo spesso parlare in futuro. Quasi tutti li ho visti crescere personalmente, accompagnandoli nelle inevitabili crisi di identità, li ho visti dibattersi con il proprio io, fino a superare le barriere del dubbio, intraprendendo un proprio e consono percorso personale. Stefania Achilli, Francesco Cau, Luisa Denti, Cinzia Delnevo, Alessandra Maio, Vincenzo Loria, Teresa Palestini, Francesca Pasquali, Veronica Romitelli, Cristiane Soares, Soheila Solai Sohee, Chiara Valentini, sono ora ospiti con loro opere nella "Galleria del Carbone" di Ferrara, diretta da Paolo Volta, manifestazione inserita nell’estate ferrarese.
Ben si addice il titolo della mostra " Soffio d’arte giovane per Ferrara" perché questi giovani artisti hanno idee, rappresentazioni originali e creatività che spaziano dal bidimensionale al tridimensionale, come Valentini Chiara e Francesco Cau i quali muovono la loro ricerca nella memoria della storia, la prima con il suo Totem, misto a simboli di antiche culture ancestrali, il cui colore brunito accentua con la patina il tempo e sembra uscire dalla terra come un reperto archeologico, il secondo prediligendo frammenti plastici anatomici del corpo umano, con composizioni raccolte in teche che ricordano o paiono sembrare resti di figure pompeiane. Sul versante opposto ai primi due, si colloca l’opera di Vincenzo Loria che sembra privilegiare temi prettamente futuribili, con il suo "hermano de luz", omino che si nutre di energia elettrica, esso stesso nell’atto di disporre e proporre tantissime lampade luminose, creando un suggestivo impatto visivo. Su di un piano pittorico muove Luisa Denti, che con le sue interpretazioni del quotidiano evidenzia gesti comuni, focalizzati ed impressi sulla tela come fossero scatti fotografici rappresentandone sino nelle pieghe della pelle tutta la sua realtà; lo stesso supporto tecnico è per Cinzia Delnevo, la cui ricerca è incentrata sulla luce, con un motivo dominante un luciore improvviso, forse un fulmine, una forza della natura che sfiora una figura sempre femminile, un viso, creando visioni d’insieme con reminiscenze caravaggesche. La pittura di Soheila Solai Sohee è materica, pregna di colore e anche di odori, perché spesso le sue composizioni sono realizzate con spezie orientali, provenienti dall’Iran, terra paterna e dei suoi natali, l’antica Persia. Accomunerei entrambi i lavori di Francesca Pasquali e Cristiane Soares le quali sembrano prediligere opere che ben si prestano ad essere realizzate nell’ambito del design, la prima con il suo intreccio di gomma piuma, realizzando elaborati e prototipi di indubbia fascinosità e di intrigante bellezza, ben collocabile in un ambiente di arredo architettonico. A differenziare l’opera delle due giovani artiste interviene il forte temperamento solare della Soares dovuto certamente alle sue origini brasiliane, sia per i colori che per l’originalità dei materiali da lei utilizzati. Prettamente concettuali sono i lavori di: Alessandra Maio, Stefania Achilli, Teresa Palestini e Veronica Romitelli, quest’ultima con un autoritratto apparentemente dal viso tranquillo ma piangente di lacrime vere, insinuando nel fruitore una domanda: "come può piangere l’autoritratto fotografico di vere lacrime", questa è la magia di Veronica. La Maio, con i suoi volti di lattice, che non sono altro che il calco del suo viso, intervenendo con varie modifiche, riesce a rendere queste maschere differenti e portatrici di una sottile metafora interpretativa, che egli stessa ribadisce: "Sono io una, ma anche tre differenti". La Palestini con il suo lavoro di cera e feltro raggiunge situazioni veramente spiazzanti, ben definiti con il pensiero di Gòngora: " Non uscire, ti attende un tiranno; rimanda il tuo nascere per vivere, perché anticipi la tua esistenza per la morte". L’ Achilli propone un pallet carico di brandelli di corpo inglobati nella resina e adagiati su basi di legno utilizzate nel sistema industriale per il carico e lo scarico delle merci, con l’intento forse di sottolineare quanto al giorno d’oggi il corpo umano sia stato ridotto a oggetto di scambio.
Come si è visto questi giovani artisti hanno interpretato il loro disagio, con l’intento di denunciare ma anche evidenziando l’aspetto positivo della vita, che con il loro operare, vogliono cambiare, ma innanzitutto sognare.
Domenico Difilippo
"UN SOFFIO DI ARTE GIOVANE PER FERRARA" curata da Domenico Difilippo e realizzata da giovani artisti dell'Accademia di Belle Arti di Bologna: Stefania Achilli, Francesco Cau, Luisa Denti, Cinzia Delnevo, Alessandra Maio, Vincenzo Loria, Teresa Palestini, Francesca Pasquali, Veronica Romitelli, Cristiane Soares, Soheila Solai Sohee, Chiara Valentini.
Ben si addice il titolo della mostra " Soffio d’arte giovane per Ferrara" perché questi giovani artisti hanno idee, rappresentazioni originali e creatività che spazia dal bidimensionale al tridimensionale con l'uso di materiali tradizionali e innovativi allo stesso tempo.
Gli studenti saranno ospiti con loro opere nella "Galleria del Carbone" di Ferrara dal 24 giugno al 28 agosto 2005.
testo e mostra a cura di Domenico Difilippo
" UN SOFFIO DI ARTE GIOVANE PER FERRARA "
Achille Bonito Oliva nel suo saggio "Onomatopee dell’io" sostiene che: - La creazione artistica diventa il tentativo di "riparare" alla subnormalità del reale e "ricreare", secondo il concetto di Melanine Klein, l’origine della creatività, lo sviluppo dei simboli e del senso di realtà. "Ogni creazione è in realtà la ‘ri-creazione’ di un oggetto che un tempo era amato ed integro, ma poi si è trovato ad essere perduto e rovinato, di un mondo intero e di un sé frantumato; se l’opera d’arte è per l’artista il modo più soddisfacente, completo, con cui poter alleviare il rimorso e la disperazione nascenti dalla posizione depressiva e ricostruire i suoi oggetti distrutti, essa non è d’altronde se non uno dei molti modi umani per conseguire questo scopo" (H. Segal, introduzione all’opera di Melanine Klein). Ma l’arte non tende a considerare intercambiabile l’operare artistico con le altre attività umane, bensì a privilegiare in maniera specifica le tecniche della creatività artistica.
Tali tecniche sono puntigliosamente raccolte e contenute in una nozione rifondata di lavoro artistico, in cui la sperimentazione diventa la caratteristica specifica dell’operazione artistica. La sperimentazione nasce dall’esigenza di aiutare l’inconscio, depositato e congelato nel fondo di ogni individuo, ad approdare al livello cosciente della forma e dunque a manifestarsi. Se l’atto creativo è il desiderio di riparare l’oggetto perduto, le tecniche di riparazione sono esercitate e assunte dentro la specificità del linguaggio. Così il linguaggio diventa l’infinita soglia dell’orizzonte, entro il quale l’io pratica il recupero delle proprie zone oscure. Il linguaggio, come rivoluzione permanente, diventa un gesto oppositivo e alternativo a una realtà anchilosa e circoscritta alle proprie funzioni produttive. Alla disarticolazione del sistema l’artista risponde con la complessa articolazione del linguaggio, in cui l’articolazione è pur sempre ritorno a un sistema. Tale ritorno nasce dall’esigenza politica di portare l’esperienza artistica dalla soggettività dell’io all’oggettività del noi, da un bisogno dunque di comunicare".
E dunque comunicare con un proprio linguaggio come stanno facendo un gruppo di giovani artisti, forgiati nella fucina dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, taluni appena neo laureati, altri che a breve completeranno gli studi con buoni profitti, dei quali sicuramente sentiremo spesso parlare in futuro. Quasi tutti li ho visti crescere personalmente, accompagnandoli nelle inevitabili crisi di identità, li ho visti dibattersi con il proprio io, fino a superare le barriere del dubbio, intraprendendo un proprio e consono percorso personale. Stefania Achilli, Francesco Cau, Luisa Denti, Cinzia Delnevo, Alessandra Maio, Vincenzo Loria, Teresa Palestini, Francesca Pasquali, Veronica Romitelli, Cristiane Soares, Soheila Solai Sohee, Chiara Valentini, sono ora ospiti con loro opere nella "Galleria del Carbone" di Ferrara, diretta da Paolo Volta, manifestazione inserita nell’estate ferrarese.
Ben si addice il titolo della mostra " Soffio d’arte giovane per Ferrara" perché questi giovani artisti hanno idee, rappresentazioni originali e creatività che spaziano dal bidimensionale al tridimensionale, come Valentini Chiara e Francesco Cau i quali muovono la loro ricerca nella memoria della storia, la prima con il suo Totem, misto a simboli di antiche culture ancestrali, il cui colore brunito accentua con la patina il tempo e sembra uscire dalla terra come un reperto archeologico, il secondo prediligendo frammenti plastici anatomici del corpo umano, con composizioni raccolte in teche che ricordano o paiono sembrare resti di figure pompeiane. Sul versante opposto ai primi due, si colloca l’opera di Vincenzo Loria che sembra privilegiare temi prettamente futuribili, con il suo "hermano de luz", omino che si nutre di energia elettrica, esso stesso nell’atto di disporre e proporre tantissime lampade luminose, creando un suggestivo impatto visivo. Su di un piano pittorico muove Luisa Denti, che con le sue interpretazioni del quotidiano evidenzia gesti comuni, focalizzati ed impressi sulla tela come fossero scatti fotografici rappresentandone sino nelle pieghe della pelle tutta la sua realtà; lo stesso supporto tecnico è per Cinzia Delnevo, la cui ricerca è incentrata sulla luce, con un motivo dominante un luciore improvviso, forse un fulmine, una forza della natura che sfiora una figura sempre femminile, un viso, creando visioni d’insieme con reminiscenze caravaggesche. La pittura di Soheila Solai Sohee è materica, pregna di colore e anche di odori, perché spesso le sue composizioni sono realizzate con spezie orientali, provenienti dall’Iran, terra paterna e dei suoi natali, l’antica Persia. Accomunerei entrambi i lavori di Francesca Pasquali e Cristiane Soares le quali sembrano prediligere opere che ben si prestano ad essere realizzate nell’ambito del design, la prima con il suo intreccio di gomma piuma, realizzando elaborati e prototipi di indubbia fascinosità e di intrigante bellezza, ben collocabile in un ambiente di arredo architettonico. A differenziare l’opera delle due giovani artiste interviene il forte temperamento solare della Soares dovuto certamente alle sue origini brasiliane, sia per i colori che per l’originalità dei materiali da lei utilizzati. Prettamente concettuali sono i lavori di: Alessandra Maio, Stefania Achilli, Teresa Palestini e Veronica Romitelli, quest’ultima con un autoritratto apparentemente dal viso tranquillo ma piangente di lacrime vere, insinuando nel fruitore una domanda: "come può piangere l’autoritratto fotografico di vere lacrime", questa è la magia di Veronica. La Maio, con i suoi volti di lattice, che non sono altro che il calco del suo viso, intervenendo con varie modifiche, riesce a rendere queste maschere differenti e portatrici di una sottile metafora interpretativa, che egli stessa ribadisce: "Sono io una, ma anche tre differenti". La Palestini con il suo lavoro di cera e feltro raggiunge situazioni veramente spiazzanti, ben definiti con il pensiero di Gòngora: " Non uscire, ti attende un tiranno; rimanda il tuo nascere per vivere, perché anticipi la tua esistenza per la morte". L’ Achilli propone un pallet carico di brandelli di corpo inglobati nella resina e adagiati su basi di legno utilizzate nel sistema industriale per il carico e lo scarico delle merci, con l’intento forse di sottolineare quanto al giorno d’oggi il corpo umano sia stato ridotto a oggetto di scambio.
Come si è visto questi giovani artisti hanno interpretato il loro disagio, con l’intento di denunciare ma anche evidenziando l’aspetto positivo della vita, che con il loro operare, vogliono cambiare, ma innanzitutto sognare.
Domenico Difilippo
24
giugno 2005
Soffio d’arte giovane per Ferrara
Dal 24 giugno al 28 agosto 2005
giovane arte
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17,30-20; sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
24 Giugno 2005, ore 18,30
Autore
Curatore