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Sofia Dell’Aversano Orabona – Dionisiaca
La dialettica delle sue opposizioni poetiche, entro cui viene a situarsi un intero universo immaginario, a lei riferibile, si associa ad una assoluta capacità di mettere in scena un frammento del visibile
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sofia Dell’Aversano Orabona propone scene metropolitane, di astrazioni e figurazioni date dalle
misure del suo obiettivo. La dialettica delle sue opposizioni poetiche, entro cui viene a situarsi
un intero universo immaginario, a lei riferibile, si associa ad una assoluta capacità di mettere in
scena un frammento del visibile. Sofia offre la sua visione fotografica, rivolta sempre più verso
una connotazione inquietante, facendo recitare al suo paesaggio ed agli inconsapevoli protagonisti
umani, una sua parte dionisiaca, febbrile, proprio perché sembra non succedere niente e tutto è
sospeso in una dimensione spaziale che è, anche, temporale, perché il tempo è la forma delle cose e
la forma è sintassi dello spazio, grammatica della sua costruzione di un teatro dell’assurdo, dove il
non accadere, diventa il suo esatto contrario, anche se ognuno può darne un’allucinazione.
Guardo i “reperti teatrali” di un suo viaggio in treno, giocati tra presenza e assenza, creando
una sequenza in cui si alternano, linearità, specularità, circolarità, in cui la presentazione si fa
rappresentazione, che è verismo, che è invenzione.
Sofia è una viaggiatrice instancabile, in corpo e anima, ma soprattutto un’artista capace di inserire
la vita nel sogno e di fare del sogno, la dilatazione di un vedere che è saper vedere, che allarga gli
orizzonti ad ogni ristrettezza, chiamandola col suo vero nome contemplazione.
Una contemplazione filtrata dalla sensibilità dell’artista che l’attraversa in ogni sua molecola,
facendola diventare la grande metafora che amplifica il piccolo e attenua l’eclatante, come recita
l’a b c dell’arte fotografica, capace di sorprendere ciò che sfugge all’occhio umano e inchiodarlo
nell’icona della realtà.
Come ci ricorda lo storico dell’arte Francesco Gallo in un suo celebre passo sulla fotografia “… tale
processo porta con sé, tracce molteplici, sovrapposizioni e trasversalità che rendono oscuro tutto ciò
che è chiaro, complicato ciò che è semplice e viceversa, come in un gioco di specchi ingannatori
che trasformano la grande metropoli, fatta di vicoli e grattacieli, in un immenso villaggio di destini
incrociati di storie personali che sono scritte nelle pietre oleose dei vicoli e nel caos delle strade
scic”.
A tutte queste finestre si affaccia Sofia con la sua sintesi narrativa, che volutamente scarta ogni filo
conduttore di senso e di significato: pagine di riflessione, dove tutto è fatto di sguardi dispersi nel
vuoto o attaccati ad un dialogo muto, sospeso a distanza, nell’atmosfera di un grande silenzio, di
tutti i personaggi solitari, che restano tali anche quando sono un gruppo. Una attualità la cui attesa è
senza speranza.
Pasquale Lettieri
misure del suo obiettivo. La dialettica delle sue opposizioni poetiche, entro cui viene a situarsi
un intero universo immaginario, a lei riferibile, si associa ad una assoluta capacità di mettere in
scena un frammento del visibile. Sofia offre la sua visione fotografica, rivolta sempre più verso
una connotazione inquietante, facendo recitare al suo paesaggio ed agli inconsapevoli protagonisti
umani, una sua parte dionisiaca, febbrile, proprio perché sembra non succedere niente e tutto è
sospeso in una dimensione spaziale che è, anche, temporale, perché il tempo è la forma delle cose e
la forma è sintassi dello spazio, grammatica della sua costruzione di un teatro dell’assurdo, dove il
non accadere, diventa il suo esatto contrario, anche se ognuno può darne un’allucinazione.
Guardo i “reperti teatrali” di un suo viaggio in treno, giocati tra presenza e assenza, creando
una sequenza in cui si alternano, linearità, specularità, circolarità, in cui la presentazione si fa
rappresentazione, che è verismo, che è invenzione.
Sofia è una viaggiatrice instancabile, in corpo e anima, ma soprattutto un’artista capace di inserire
la vita nel sogno e di fare del sogno, la dilatazione di un vedere che è saper vedere, che allarga gli
orizzonti ad ogni ristrettezza, chiamandola col suo vero nome contemplazione.
Una contemplazione filtrata dalla sensibilità dell’artista che l’attraversa in ogni sua molecola,
facendola diventare la grande metafora che amplifica il piccolo e attenua l’eclatante, come recita
l’a b c dell’arte fotografica, capace di sorprendere ciò che sfugge all’occhio umano e inchiodarlo
nell’icona della realtà.
Come ci ricorda lo storico dell’arte Francesco Gallo in un suo celebre passo sulla fotografia “… tale
processo porta con sé, tracce molteplici, sovrapposizioni e trasversalità che rendono oscuro tutto ciò
che è chiaro, complicato ciò che è semplice e viceversa, come in un gioco di specchi ingannatori
che trasformano la grande metropoli, fatta di vicoli e grattacieli, in un immenso villaggio di destini
incrociati di storie personali che sono scritte nelle pietre oleose dei vicoli e nel caos delle strade
scic”.
A tutte queste finestre si affaccia Sofia con la sua sintesi narrativa, che volutamente scarta ogni filo
conduttore di senso e di significato: pagine di riflessione, dove tutto è fatto di sguardi dispersi nel
vuoto o attaccati ad un dialogo muto, sospeso a distanza, nell’atmosfera di un grande silenzio, di
tutti i personaggi solitari, che restano tali anche quando sono un gruppo. Una attualità la cui attesa è
senza speranza.
Pasquale Lettieri
02
luglio 2011
Sofia Dell’Aversano Orabona – Dionisiaca
Dal 02 al 31 luglio 2011
fotografia
Location
EX CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Scisciano, Piazza Xx Settembre, (Napoli)
Scisciano, Piazza Xx Settembre, (Napoli)
Autore
Curatore