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Sonia Agosti – Sa Vida
Sacrificio e valori tradizionali non corrotti dal tempo si mescolano e vengono restituiti intatti alla memoria collettiva attraverso il racconto di tre persone unite da un lontano ricordo mai dimenticato nell’opera di Sonia Agosti
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Castelnuovo, “Sa Vida” di Sonia Agosti all’oratorio della Madonna della Provvidenza
A CRAD l’opera digitale dell’artista piacentina
Prosegue con “Sa Vida” di Sonia Agosti il percorso di CRAD, lo spazio dedicato all’arte digitale nell’antico oratorio della Madonna della Provvidenza a Castelnuovo Rangone. Sacrificio e valori tradizionali non corrotti dal tempo si mescolano e vengono restituiti intatti alla memoria collettiva attraverso il racconto di tre persone unite da un lontano ricordo mai dimenticato nell’opera dell’artista piacentina, visibile fino al prossimo 28 aprile all’interno della rassegna, quest’anno impreziosita dal patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e curata da Alessandro Mescoli, Massimiliano Piccinini e Giorgia Cantelli.
L’inizio della scena si apre con l’immagine delle onde del mare che, sciabordando, lambiscono una spiaggia fatta di tanti piccoli sassi tondeggianti, dalle sfumature bianche, ocra, grigie e rosate, con al centro uno più grande, lucente come una perla. Dal rumore iniziale del mare, si sente la voce di una donna che parla la lingua sarda con i suoi tipici accenti e la sua fonetica particolare, quasi musicale. La donna è seduta su un divano variopinto e parla a qualcuno che siede di fronte a lei: “Ti ricordi di quella ragazza (sa picciocca) che era venuta qui vent’anni fa? La ragazza che era legata a nostro figlio da una bella amicizia e che da sempre sognava di fare l’artista, ricordi? Ho saputo che è tornata in questi luoghi per rivedere la spiaggia bianca di cui si era innamorata”. Mentre la donna parla, l’inquadratura della scena cambia e ci trasporta in un altro luogo in cui una grande croce arrugginita, simile ad una scatola vuota o ad un contenitore da riempire, è appoggiata a terra, su un pavimento dalle tonalità rosso scuro, quasi violaceo. Il frinire delle cicale pervade l’atmosfera della stanza.
Poi di nuovo siamo in presenza della coppia che continua il dialogo in sardo. L’uomo seduto davanti alla donna risponde: “Sì, mi ricordo di lei e so che è tornata”. La donna riprende: “Poi con nostro figlio le cose non sono andate bene, hanno preso strade diverse.” L’uomo dice: “Io penso che la vita (sa vida) sia così: a volte ci riserva cose belle, altre volte cose brutte”. La scena prosegue con il marito che suona la chitarra e canta antiche canzoni sarde mentre la moglie siede affettuosamente dietro di lui: “C’era un tempo in cui si mangiava tutti in compagnia, sia i ricchi che i poveri e tutti apprezzavano le bellezze della terra sarda e i suoi grandi valori. C’era un mastro muratore che si vantava di saper costruire dei forni con camino per arrostire la carne e di decorarli con opere d’arte da lui create. Diceva di metterlo alla prova, che avrebbe arrostito e riscaldato tutti con i suoi caminetti fatti a regola d’arte. Ma il fuoco incendiò tutto, il suo caminetto cadde in frantumi e lui rimase sconfitto.”
Il Sacrificio della Natura
Nella seconda parte del video, una vestale, con addosso una tunica bianca, sta riempiendo la croce-contenitore di tanti piccoli quarzi che, cadendo, emettono un suono tintinnante. I ricordi cadono dalle sue mani, rimbalzando sulla superficie ferrosa e depositandosi sul fondo come un accumulo di sensazioni tangibili. In questo gesto sonoro, ritmato e ripetuto, si nasconde la voce del mare, imprigionata nei piccoli granelli di quarzo, trasportati lontano in un altro luogo e usati per altri significati rispetto alla loro appartenenza millenaria. Le emozioni della sacerdotessa diventano testimonianza di un tempo passato, si spargono in modo casuale e riempiono lo spazio vuoto della croce che, ad ogni rabbocco, cambia e si trasforma. La spiaggia dei chicchi di riso screziati di bianco, rosa, verde, giallo, grigio e beige, assume così la dimensione del non luogo attraverso un rituale che simula la tribolazione della natura e dell’uomo: dal lavoro incessante del mare, alle mani di una custode depositaria di antichi rituali.
L’artista
Piacentina di nascita, l’artista Sonia Agosti vive a Cremona e lavora come pittrice a Villanova sull’Arda (Piacenza), dopo essersi laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2002 con una tesi su “L’eredità di Joseph Beuys”.
A CRAD l’opera digitale dell’artista piacentina
Prosegue con “Sa Vida” di Sonia Agosti il percorso di CRAD, lo spazio dedicato all’arte digitale nell’antico oratorio della Madonna della Provvidenza a Castelnuovo Rangone. Sacrificio e valori tradizionali non corrotti dal tempo si mescolano e vengono restituiti intatti alla memoria collettiva attraverso il racconto di tre persone unite da un lontano ricordo mai dimenticato nell’opera dell’artista piacentina, visibile fino al prossimo 28 aprile all’interno della rassegna, quest’anno impreziosita dal patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e curata da Alessandro Mescoli, Massimiliano Piccinini e Giorgia Cantelli.
L’inizio della scena si apre con l’immagine delle onde del mare che, sciabordando, lambiscono una spiaggia fatta di tanti piccoli sassi tondeggianti, dalle sfumature bianche, ocra, grigie e rosate, con al centro uno più grande, lucente come una perla. Dal rumore iniziale del mare, si sente la voce di una donna che parla la lingua sarda con i suoi tipici accenti e la sua fonetica particolare, quasi musicale. La donna è seduta su un divano variopinto e parla a qualcuno che siede di fronte a lei: “Ti ricordi di quella ragazza (sa picciocca) che era venuta qui vent’anni fa? La ragazza che era legata a nostro figlio da una bella amicizia e che da sempre sognava di fare l’artista, ricordi? Ho saputo che è tornata in questi luoghi per rivedere la spiaggia bianca di cui si era innamorata”. Mentre la donna parla, l’inquadratura della scena cambia e ci trasporta in un altro luogo in cui una grande croce arrugginita, simile ad una scatola vuota o ad un contenitore da riempire, è appoggiata a terra, su un pavimento dalle tonalità rosso scuro, quasi violaceo. Il frinire delle cicale pervade l’atmosfera della stanza.
Poi di nuovo siamo in presenza della coppia che continua il dialogo in sardo. L’uomo seduto davanti alla donna risponde: “Sì, mi ricordo di lei e so che è tornata”. La donna riprende: “Poi con nostro figlio le cose non sono andate bene, hanno preso strade diverse.” L’uomo dice: “Io penso che la vita (sa vida) sia così: a volte ci riserva cose belle, altre volte cose brutte”. La scena prosegue con il marito che suona la chitarra e canta antiche canzoni sarde mentre la moglie siede affettuosamente dietro di lui: “C’era un tempo in cui si mangiava tutti in compagnia, sia i ricchi che i poveri e tutti apprezzavano le bellezze della terra sarda e i suoi grandi valori. C’era un mastro muratore che si vantava di saper costruire dei forni con camino per arrostire la carne e di decorarli con opere d’arte da lui create. Diceva di metterlo alla prova, che avrebbe arrostito e riscaldato tutti con i suoi caminetti fatti a regola d’arte. Ma il fuoco incendiò tutto, il suo caminetto cadde in frantumi e lui rimase sconfitto.”
Il Sacrificio della Natura
Nella seconda parte del video, una vestale, con addosso una tunica bianca, sta riempiendo la croce-contenitore di tanti piccoli quarzi che, cadendo, emettono un suono tintinnante. I ricordi cadono dalle sue mani, rimbalzando sulla superficie ferrosa e depositandosi sul fondo come un accumulo di sensazioni tangibili. In questo gesto sonoro, ritmato e ripetuto, si nasconde la voce del mare, imprigionata nei piccoli granelli di quarzo, trasportati lontano in un altro luogo e usati per altri significati rispetto alla loro appartenenza millenaria. Le emozioni della sacerdotessa diventano testimonianza di un tempo passato, si spargono in modo casuale e riempiono lo spazio vuoto della croce che, ad ogni rabbocco, cambia e si trasforma. La spiaggia dei chicchi di riso screziati di bianco, rosa, verde, giallo, grigio e beige, assume così la dimensione del non luogo attraverso un rituale che simula la tribolazione della natura e dell’uomo: dal lavoro incessante del mare, alle mani di una custode depositaria di antichi rituali.
L’artista
Piacentina di nascita, l’artista Sonia Agosti vive a Cremona e lavora come pittrice a Villanova sull’Arda (Piacenza), dopo essersi laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2002 con una tesi su “L’eredità di Joseph Beuys”.
10
marzo 2024
Sonia Agosti – Sa Vida
Dal 10 marzo al 28 aprile 2024
arte contemporanea
Location
CASTELNUOVO RANGONE ARTE DIGITALE
Castelnuovo Rangone, Via G. Ferrari, 2, (MO)
Castelnuovo Rangone, Via G. Ferrari, 2, (MO)
Orario di apertura
0-24
Autore
Patrocini