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Sonia Stanyar – Nurtured Landscapes
mostra della Vincitrice del Premio Speciale De Faveri Artecontemporana
al 5° Premio Arte Laguna
Comunicato stampa
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"La natura e il suo carattere si innestano nella curiosità dell’uomo fin dall’origine dei tempi, esercitando su di esso un carisma che supera qualunque convenzione. Sonia Stanyard ha scelto l’abbinamento di una tecnica intensa e di un punto di vista contemporaneamente domestico e selvaggio. Lo stereotipo del paesaggio, che sembra palesarsi nella messa in scena verosimile quanto una fotografia, viene indagato seguendo la sua definizione, che ricalca la fisionomia di un territorio caratterizzato dalle proprie peculiarità fisiche, antropiche, biologiche ed etniche, inderogabilmente definito in rapporto al criterio con cui viene colto ed intuito. Ciò che l’artista mette in atto sembra essere un fine gioco pittorico che ammicca all’inquadratura fotografica e alla sua estetica, per generare una visione che appare studiata, capace di risucchiare lo spettatore in un universo piacevole da cui non vi è alcun desiderio di fuga. La morfologia della visione che ne scaturisce – quella di un nurtured landscapes che sembra fortemente collegato alla definizione tradizionale di paesaggio percettivo – sembra essere un punto centrale, mentre si tratta di un semplice sottinteso necessario a creare quell’ambiguità fra realismo e astrazione.
Ad una visione più attenta infatti, il realismo che sembra palese viene invece negato dalla particolarità di una tecnica che emerge con pennellate coraggiose, forti di colature che affiorano da uno sfondo sospeso. In questa dinamica evidente, non vi è traccia alcuna di assenza temporale: il movimento del sole e l’abbattersi perpetuo delle stagioni, sono intuibili nelle modificazioni che sembrano continuamente prossime, ma che in realtà non si avvereranno mai. Il tempo e tutto il suo potere sembrano essere stati imprigionati in una bolla generata dall’atto creativo che, tradizionalmente, porta con sé la possibilità di realizzare l’impossibile ma anche di eternare l’attimo. In quest’ottica, tutto il discorso, si sposta su di un piano differente: Sonia Stanyard è consapevole del potere che la natura ed i suoi elementi iconici esercitano a livello visuale e mnemonico. Il cuore vibrante di ogni opera si comincia a percepire a livello inconscio; entra dagli occhi attraverso la memoria genetica che rappresenta il punto zero della società, il luogo comune e denominatore che nessuno può negare. Una volta che l’immagine è dentro lo spettatore, può farsi strada attraverso dettagli e minuzie, grandi dichiarazioni e complesse de codifiche, come un virus che deve trovare un minuscolo punto di attecchimento per potersi diffondere in tutta la sua complessità. Il punto centrale del lavoro di Sonia Stanyard si sposta a questo punto dalla forma alla tecnica, che non è fine a se stessa, ma assume piuttosto una valenza profonda di significato. Ma osservare il semplice paesaggio condotto con dovizia di particolari, sarebbe un grave errore di superficialità, così come concentrarsi sulla tecnica, sul modo meticoloso con cui l’artista traccia la presenza del pulviscolo nebbioso proprio dinanzi al crescere di un ramo. Nessuno dei due elementi protagonisti deve prevalere sull’altro a livello interpretativo: come la visione suggerisce, grazie al delicato equilibrio che l’eccellente lavoro dell’artista pone in essere, ciò che si deve dischiudere è un varco, generato dall’equilibrio perfetto fra estetica e tecnica. È questo il punto esatto di lettura dell’opera di Sonia Stanyard: il manifestarsi della vera visione desiderata dall’artista nel momento proprio dell’atto generativo, si attua nell’invenzione di un interspazio sensibile perfettamente sospeso fra realtà ed utopia. Il passaggio finale, è quello di fare propria la visione, permettendogli di completarsi silenziosamente nell’intimità personale, differente per ogni spettatore, in base al proprio vissuto. Solo questo regalerà alle opere la possibilità di realizzare pienamente la propria espressività oggettiva, al di là di qualunque narrazione spicciola o esemplificativa, che ne limiterebbe l’eloquenza." (Viviana Siviero).
Ad una visione più attenta infatti, il realismo che sembra palese viene invece negato dalla particolarità di una tecnica che emerge con pennellate coraggiose, forti di colature che affiorano da uno sfondo sospeso. In questa dinamica evidente, non vi è traccia alcuna di assenza temporale: il movimento del sole e l’abbattersi perpetuo delle stagioni, sono intuibili nelle modificazioni che sembrano continuamente prossime, ma che in realtà non si avvereranno mai. Il tempo e tutto il suo potere sembrano essere stati imprigionati in una bolla generata dall’atto creativo che, tradizionalmente, porta con sé la possibilità di realizzare l’impossibile ma anche di eternare l’attimo. In quest’ottica, tutto il discorso, si sposta su di un piano differente: Sonia Stanyard è consapevole del potere che la natura ed i suoi elementi iconici esercitano a livello visuale e mnemonico. Il cuore vibrante di ogni opera si comincia a percepire a livello inconscio; entra dagli occhi attraverso la memoria genetica che rappresenta il punto zero della società, il luogo comune e denominatore che nessuno può negare. Una volta che l’immagine è dentro lo spettatore, può farsi strada attraverso dettagli e minuzie, grandi dichiarazioni e complesse de codifiche, come un virus che deve trovare un minuscolo punto di attecchimento per potersi diffondere in tutta la sua complessità. Il punto centrale del lavoro di Sonia Stanyard si sposta a questo punto dalla forma alla tecnica, che non è fine a se stessa, ma assume piuttosto una valenza profonda di significato. Ma osservare il semplice paesaggio condotto con dovizia di particolari, sarebbe un grave errore di superficialità, così come concentrarsi sulla tecnica, sul modo meticoloso con cui l’artista traccia la presenza del pulviscolo nebbioso proprio dinanzi al crescere di un ramo. Nessuno dei due elementi protagonisti deve prevalere sull’altro a livello interpretativo: come la visione suggerisce, grazie al delicato equilibrio che l’eccellente lavoro dell’artista pone in essere, ciò che si deve dischiudere è un varco, generato dall’equilibrio perfetto fra estetica e tecnica. È questo il punto esatto di lettura dell’opera di Sonia Stanyard: il manifestarsi della vera visione desiderata dall’artista nel momento proprio dell’atto generativo, si attua nell’invenzione di un interspazio sensibile perfettamente sospeso fra realtà ed utopia. Il passaggio finale, è quello di fare propria la visione, permettendogli di completarsi silenziosamente nell’intimità personale, differente per ogni spettatore, in base al proprio vissuto. Solo questo regalerà alle opere la possibilità di realizzare pienamente la propria espressività oggettiva, al di là di qualunque narrazione spicciola o esemplificativa, che ne limiterebbe l’eloquenza." (Viviana Siviero).
14
aprile 2012
Sonia Stanyar – Nurtured Landscapes
Dal 14 aprile al 13 maggio 2012
arte contemporanea
Location
SPAZIO PARAGGI
Treviso, Via Pescatori, 23, (Treviso)
Treviso, Via Pescatori, 23, (Treviso)
Vernissage
14 Aprile 2012, ore 18.00
Sito web
www.defaveriarte.it
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