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Sonja Quarone – Come in uno specchio: ritratti e autoritratti
Sonja Quarone lavora indifferentemente sulla bi- e sulla tri-dimensionalità: i soggetti, i materiali, il messaggio sono sempre gli stessi, con l’unica differenza che nelle opere tridimensionali la figura è più “deturpata”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sonja Quarone lavora indifferentemente sulla bi- e sulla tri-dimensionalità:
i soggetti, i materiali, il messaggio sono sempre gli stessi, con l’unica
differenza che nelle opere tridimensionali la figura è più “deturpata”,
“orrenda”, quasi un “mostro”, mentre nelle opere su superfici bidimensionali
l’immagine è più lirica, nostalgica e, talvolta, anche “dolce”.
I soggetti sono sempre uomini, anzi donne, e, quando ne stravolge le
fattezze, “umanoidi”, quindi abbiamo una sorta di “ritratti”. Bene,
ritratti, ma di chi? Sappiamo che quasi sempre, nell’arte, ogni ritratto è
un “autoritratto” e, per certi versi, lo è anche per Quarone, ma il suo
discorso vuole essere più generale, vuole esprimere un “concetto” non un
“particolare”, cioè non un individuo singolo e neppure se stessa. […]
L’opera di Quarone - sottolinea Giorgio Bonomi - non è né “piacevole” né
“rilassante”, bensì è inquietante e “scomoda” perché obbliga l’osservatore a
rispecchiarsi nell’immagine che ha davanti e a pensare quanto quello che
vede sia uno specchio o, invece, sia l’altro da sé, per cui
l’identificazione con esso può provocare la catarsi, come voleva l’estetica
aristotelica, e perciò un senso pensoso di liberazione, oppure quell’altro
può apparire come il naufrago lucreziano che viene osservato da chi è a
terra e “gode” non per le difficoltà altrui ma per la gioia di non avere
quelle: in ogni caso lo spettatore che non sia privo di sensibilità non può
non fare i conti con quello che vede e percepisce, e quindi anche con se
stesso, che è quello che l’arte, quando non è un futile gioco, vuole che
avvenga.
i soggetti, i materiali, il messaggio sono sempre gli stessi, con l’unica
differenza che nelle opere tridimensionali la figura è più “deturpata”,
“orrenda”, quasi un “mostro”, mentre nelle opere su superfici bidimensionali
l’immagine è più lirica, nostalgica e, talvolta, anche “dolce”.
I soggetti sono sempre uomini, anzi donne, e, quando ne stravolge le
fattezze, “umanoidi”, quindi abbiamo una sorta di “ritratti”. Bene,
ritratti, ma di chi? Sappiamo che quasi sempre, nell’arte, ogni ritratto è
un “autoritratto” e, per certi versi, lo è anche per Quarone, ma il suo
discorso vuole essere più generale, vuole esprimere un “concetto” non un
“particolare”, cioè non un individuo singolo e neppure se stessa. […]
L’opera di Quarone - sottolinea Giorgio Bonomi - non è né “piacevole” né
“rilassante”, bensì è inquietante e “scomoda” perché obbliga l’osservatore a
rispecchiarsi nell’immagine che ha davanti e a pensare quanto quello che
vede sia uno specchio o, invece, sia l’altro da sé, per cui
l’identificazione con esso può provocare la catarsi, come voleva l’estetica
aristotelica, e perciò un senso pensoso di liberazione, oppure quell’altro
può apparire come il naufrago lucreziano che viene osservato da chi è a
terra e “gode” non per le difficoltà altrui ma per la gioia di non avere
quelle: in ogni caso lo spettatore che non sia privo di sensibilità non può
non fare i conti con quello che vede e percepisce, e quindi anche con se
stesso, che è quello che l’arte, quando non è un futile gioco, vuole che
avvenga.
19
settembre 2007
Sonja Quarone – Come in uno specchio: ritratti e autoritratti
Dal 19 settembre al 13 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA BAZART
Milano, Viale Col Di Lana, 8, (Milano)
Milano, Viale Col Di Lana, 8, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 17 alle 19,30 o per appuntamento
Vernissage
19 Settembre 2007, ore 18
Autore
Curatore