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Sonja Quarone – ingannevoli giochi
Con ingannevoli giochi Sonja Quarone prosegue la sua ricerca sul concetto dell’identità femminile, declinandolo in forme metaforicamente sempre più dense ed esteticamente inquietanti
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 16 giugno allo Spazio Zero di Gallarate la mostra che chiude la programmazione 2007 prima della pausa estiva. Organizzata da METAMUSA arte ed eventi culturali, l’esposizione presenta le opere di Sonja Quadrone, una giovane artista di Vigevano e instaura una collaborazione con la Galleria Excalibur Artecontemporanea di Solcio di Lesa.
Con ingannevoli giochi Sonja Quarone prosegue la sua ricerca sul concetto dell’identità femminile, declinandolo in forme metaforicamente sempre più dense ed esteticamente inquietanti. Le basi dell’indagine risiedono nella traduzione di oggetti d’uso quotidiano, del tutto consueti come peluche, foto di famiglia e desunte da riviste patinate (o “femminili” come si usa dire), in immagini icastiche che sono al tempo stesso icone della modernità. Il ready-made si scompone e ricompone, si associa con elementi che lo ridefiniscono in forma e sostanza, diventando ipostasi di alcuni tra i più pervasivi valori – o non-valori – del nostro tempo. Sonja Quarone trasforma, deforma e “riveste” degli oggetti di per sé calmi, soffici, piacevoli, patinati… creando nuove forme e nuove forme di vita a cavallo fra gioco e teratomorfismo. Mostri ricombinanti e mutanti, frutto di manipolazioni “chirurgiche” che, per contrasto, alludono al contesto dilagante dell’apparenza, al sistema dell’esteriorità dove a contare è la superficie levigata, magra, esteticamente perfetta dei corpi e dei volti delle nuove divinità dello star system, che occhieggiano irreali dalle pagine delle riviste, dai cartelloni pubblicitari, dai programmi tv...
Figure irreali e ingannevoli nella loro duplicità schizoide, così come irreale è la fiera di immagini di perfezione fisica che sta mutando la percezione di noi e della realtà umana. I piccoli mostri giocattolo di Sonja Quarone agiscono in maniera disturbante e inquietante, sollevando con la loro mostruosità il velo che copre le icone della bellezza femminile. Orsetti, bambole e pupazzi appaiono così travestiti con indumenti intimi femminili, impudicamente esibenti unghie e ciglia finte, protesi al silicone, associati ad altri oggetti del tutto quotidiani ma ricontestualizzati in senso erotico pornografico. La bizzarria dei loro corpicini si espone per l’ultima volta, nel magma delle mutazioni possibili, sotto la colata di lattice che li irrigidisce in un rigor mortis traslucido, placentare: come maschere funebri, sui volti dei piccoli “totem” l’artista cuce e incolla fotografie di volti femminili di originaria bellezza, selezionate accuratamente in relazione alla combinazione che intende realizzare di volta in volta. Va da sé che l’esito è quanto mai devastante in termini di bellezza classicamente intesa. I colori sono violenti, acidi, esaltati dall’effetto traslucido dato dal lattice che ingloba il tutto: i colori dei trucchi, appunto, le cromie malate di un’ingannevole cosmesi.
L’altro coté dell’indagine di Sonja Quarone prosegue nella direzione della bidimensioalità, con immagini fotografiche di grandi dimensioni in cui figure di donne appartenenti alla sfera famigliare dell’artista (all’autobiografia, dunque) vengono rivestite con veri abiti che si adattano ai corpi piatti come accade con quelle bamboline di carta dotate di abitini di carta, un tipico gioco “femminile”. Anche qui il lavoro di selezione e collage di volti e corpi desunti dalle riviste di settore dichiara la volontà dell’artista di penetrare l’inganno della bellezza e del cosiddetto fashion: gli effetti di controstampa delle pagine vengono esaltati e sfruttati, fino a creare una destabilizzante commistione di recto e verso, dando vita a esiti ancora una volta deformanti. Più che l’immagine in sé, per l’artista conta l’effetto mentale prodotto dal caleidoscopio di immagini glamourose. Il frammento si impone con valore totalizzante ora di denuncia ora di implorante domanda di aiuto.
(Marco Beretta)
L’artista in mostra. Sonja Quarone è nata a Vigevano nel 1972. Ha dapprima conseguito la maturità artistica presso il Liceo Artistico di Novara; successivamente, la sua formazione si è completata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, perfezionandosi soprattutto con l’insegnamento di docenti quali l’artista concettuale Vincenzo Ferrarai e il poeta visivo Ugo Carrera. Ha conseguito il diploma in Decorazione con Claudio Cerritelli, con una tesi su Il concetto di traccia in alcuni esponenti dell’informale storico. Nel 2001 crea ES, laboratorio di Design: realizza light box, lampade, decorazioni su tessuto e accessori. Attualmente, vive e lavora a Cassolnovo (PV).
Con ingannevoli giochi Sonja Quarone prosegue la sua ricerca sul concetto dell’identità femminile, declinandolo in forme metaforicamente sempre più dense ed esteticamente inquietanti. Le basi dell’indagine risiedono nella traduzione di oggetti d’uso quotidiano, del tutto consueti come peluche, foto di famiglia e desunte da riviste patinate (o “femminili” come si usa dire), in immagini icastiche che sono al tempo stesso icone della modernità. Il ready-made si scompone e ricompone, si associa con elementi che lo ridefiniscono in forma e sostanza, diventando ipostasi di alcuni tra i più pervasivi valori – o non-valori – del nostro tempo. Sonja Quarone trasforma, deforma e “riveste” degli oggetti di per sé calmi, soffici, piacevoli, patinati… creando nuove forme e nuove forme di vita a cavallo fra gioco e teratomorfismo. Mostri ricombinanti e mutanti, frutto di manipolazioni “chirurgiche” che, per contrasto, alludono al contesto dilagante dell’apparenza, al sistema dell’esteriorità dove a contare è la superficie levigata, magra, esteticamente perfetta dei corpi e dei volti delle nuove divinità dello star system, che occhieggiano irreali dalle pagine delle riviste, dai cartelloni pubblicitari, dai programmi tv...
Figure irreali e ingannevoli nella loro duplicità schizoide, così come irreale è la fiera di immagini di perfezione fisica che sta mutando la percezione di noi e della realtà umana. I piccoli mostri giocattolo di Sonja Quarone agiscono in maniera disturbante e inquietante, sollevando con la loro mostruosità il velo che copre le icone della bellezza femminile. Orsetti, bambole e pupazzi appaiono così travestiti con indumenti intimi femminili, impudicamente esibenti unghie e ciglia finte, protesi al silicone, associati ad altri oggetti del tutto quotidiani ma ricontestualizzati in senso erotico pornografico. La bizzarria dei loro corpicini si espone per l’ultima volta, nel magma delle mutazioni possibili, sotto la colata di lattice che li irrigidisce in un rigor mortis traslucido, placentare: come maschere funebri, sui volti dei piccoli “totem” l’artista cuce e incolla fotografie di volti femminili di originaria bellezza, selezionate accuratamente in relazione alla combinazione che intende realizzare di volta in volta. Va da sé che l’esito è quanto mai devastante in termini di bellezza classicamente intesa. I colori sono violenti, acidi, esaltati dall’effetto traslucido dato dal lattice che ingloba il tutto: i colori dei trucchi, appunto, le cromie malate di un’ingannevole cosmesi.
L’altro coté dell’indagine di Sonja Quarone prosegue nella direzione della bidimensioalità, con immagini fotografiche di grandi dimensioni in cui figure di donne appartenenti alla sfera famigliare dell’artista (all’autobiografia, dunque) vengono rivestite con veri abiti che si adattano ai corpi piatti come accade con quelle bamboline di carta dotate di abitini di carta, un tipico gioco “femminile”. Anche qui il lavoro di selezione e collage di volti e corpi desunti dalle riviste di settore dichiara la volontà dell’artista di penetrare l’inganno della bellezza e del cosiddetto fashion: gli effetti di controstampa delle pagine vengono esaltati e sfruttati, fino a creare una destabilizzante commistione di recto e verso, dando vita a esiti ancora una volta deformanti. Più che l’immagine in sé, per l’artista conta l’effetto mentale prodotto dal caleidoscopio di immagini glamourose. Il frammento si impone con valore totalizzante ora di denuncia ora di implorante domanda di aiuto.
(Marco Beretta)
L’artista in mostra. Sonja Quarone è nata a Vigevano nel 1972. Ha dapprima conseguito la maturità artistica presso il Liceo Artistico di Novara; successivamente, la sua formazione si è completata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, perfezionandosi soprattutto con l’insegnamento di docenti quali l’artista concettuale Vincenzo Ferrarai e il poeta visivo Ugo Carrera. Ha conseguito il diploma in Decorazione con Claudio Cerritelli, con una tesi su Il concetto di traccia in alcuni esponenti dell’informale storico. Nel 2001 crea ES, laboratorio di Design: realizza light box, lampade, decorazioni su tessuto e accessori. Attualmente, vive e lavora a Cassolnovo (PV).
16
giugno 2007
Sonja Quarone – ingannevoli giochi
Dal 16 al 30 giugno 2007
arte contemporanea
Location
SPAZIO ZERO
Gallarate, Via Scipione Ronchetti, 6, (Varese)
Gallarate, Via Scipione Ronchetti, 6, (Varese)
Orario di apertura
da martedì a sabato 16.30-19.00,
domenica 10.00-12.00/16.30-19.00; lunedì chiuso
Vernissage
16 Giugno 2007, ore 18
Autore
Curatore