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Søren Lose – Tales from Paradise
La mostra, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una collezione di note scritte dall’artista, affronta la ricognizione del lavoro d’indagine maturato da Lose durante i due viaggi nelle Isole Vergini Americane, territori un tempo appartenuti alla Corona Danese.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Riccardo Crespi presenta Tales from Paradise, la seconda personale
dell’artista danese Søren Lose.
La mostra, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una collezione di note
scritte dall’artista, affronta la ricognizione del lavoro d’indagine maturato da Lose durante i
due viaggi nelle Isole Vergini Americane, territori un tempo appartenuti alla Corona
Danese.
Una collezione di frammenti che si sviluppano in una cornice unitaria, una sorta di spazio
“situato tra il non ancora e il non più”, in cui l’artista esplora la percezione delle cose,
rimodellando così i confini tra realtà e finzione.
Nel percorso artistico di Søren Lose ogni elemento si rivela diverso rispetto alle attese: nel
video-racconto dell’isola di Saint Croix la bellezza tropicale della terra nasconde, infatti, la
stratificazione di una profonda identità storica, sociale e culturale; altrettanto, nelle
immagini di rovine coloniali e industriali, si legge l’espressione di una precisa volontà
dell’artista, quella di non limitare le possibili interpretazioni al trionfo della Storia o all’idillio
della Natura, ma l’opportunità di assaporarle come momenti unici, sospesi tra immutabilità
e decadimento.
Tales from Paradise porta così lo spettatore a considerare la percezione parziale e
soggettiva della storia, inevitabilmente dettata dalla prospettiva dalla quale la si racconta,
e apre la riflessione alle infinite visioni di un luogo che si configurano nella mente di chi lo
vive o di chi, semplicemente, lo visita.
Søren Lose è nato nel 1972 a Nykøbing (Danimarca). Vive e lavora a Berlino.
Tra le mostre più recenti:
2010 Øregaard Museum, Hellerup, Copenhagen (DK), Nordic Light festival, Kristiansund (N),Tumult. Pubblic
artproject, Region Syd, Vordingborg (DK), Dinner screening, (Home Video), L’atelier/Dazibao, Montreal (CAN),
Realisme; for og nu, SNKY, Skive Ny Kunstmuseum, Skive (DK), In the Presence of Beauty, Øregaard Museum,
Copenhagen (DK) 2009 Nosadella 2 Artist in residence: Bologna. La Selva Turrita, Northern Europo Exhibition,
Houhot, Inner Mongolia (CHN), 2008 Return to Tomorrowland, Galleria Riccardo Crespi, Milano.
Søren Lose
Racconti dal Paradiso / Tales from Paradise
Testo di / text by Mara Ambrožič
SL: The Notes from Two Journeys to Saint Croix are like meta reflections about the whole project and connect with both the video and the photos in
an interesting and non predictable way. MA: I would love to see those meta reflections in the same way we can consider the romantic concept of
the 'fragment', where each fragment is complete in itself (like the photos, so the ruins, and the tales) but functions only in reference to a unity of
multiplicity.
Søren Lose, Mara Ambrožič (email correspondence)
The fragment is the work of art.
This is the origin of the modern conception of the non-organic work.
Peter Osborne
La mostra Tales from Paradise, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una
collezione di note scritte dall’artista, è il risultato di un’indagine svolta da Søren Lose nell’arco di
due viaggi compiuti in quelle isole dell’arcipelago caraibico che, nell’epoca del colonialismo
commerciale, erano chiamate Indie Occidentali della Corona Danese. Per tutto il XVIII e i primi
anni del XIX secolo, l’economia di queste isole verteva attorno alla coltivazione della canna da
zucchero, realizzata grazie al duro lavoro degli schiavi importati dall’Africa, e al commercio di beni
e persone. Vendute agli Stati Uniti d’America nel 1917, le attuali Isole Vergini Americane sono
diventate nel corso degli anni dei lussuosi e rinomati porti turistici, oltre che ambiti paradisi fiscali,
dove il peso della storia è stato rimosso e sembra talmente remoto da non avere più alcuna
funzione né di valore, né di interesse.
Senza volere dimostrare qualcosa, ma semplicemente aprendo la ricerca agli eventi, la
mostra Tales from Paradise fa riflettere su alcune tematiche di grande interessei: dal ruolo che
una qualsivoglia nazione occidentale occupava nell’epoca coloniale, alla percezione sempre
parziale della Storia, dettata dalla prospettiva dalla quale essa viene narrata, allo sguardo e alla
visione della realtà che differiscono tra chi vive in un luogo e chi lo visita.
Muovendosi tra questi temi, Søren Lose porta a termine un itinerario interrogativo che trova il suo
sviluppo in un opus progettuale composto da più visioni dello stesso luogo: l’isola di Saint Croixii la
cui accecante bellezza tropicale sottace una complessa e turbolenta identità storica, sociale e
culturale. Attraverso un video-racconto e una serie fotografica incentrata sulle rovine coloniali ed
industriali, intervallata da una collezione di commenti annotati durante il viaggio (vere e proprie
“meta riflessioni” col potere di collegare le parti in modo imprevedibile), l’artista tesse una trama
che porta ad un cortocircuito tra il modello della realtà e la realtà stessa. Come se l’intenzione
concettuale fosse la creazione di uno spazio liminale, situato tra il “non-ancora” e il “non-più”, che
conserva il potere di unire e separare realtà e finzione, ma dove è proprio la realtà ad essere
messa a dura prova perché, mostrandosi come “altro”, ci sorprende e ci spiazza, anche quando
allude ad un repertorio estetico conosciuto e consueto.
Ci troviamo, quindi, immersi in un sofisticato gioco degli opposti che continua a modellare e
rimodellare la percezione che si ha delle cose, come se paradossalmente si potesse coglierne lo
“spirito” solo nel loro dispiegarsi frammentario, nell’accostamento apparentemente casuale e nella
ripetizione quasi seriale. Si potrebbe, perciò, dire che il motivo che ritma tutte le opere di Tales
from Paradise sia il frammento. Frammentoiii che si compone però sempre in serie, in una
costellazione di singoli racconti, in cui ogni elemento (video, frase e fotografia), per quanto in sé
stesso concluso, va letto in collegamento con gli altri elementi appartenenti alla stessa unità
molteplice. Già dal titolo, Tales from Paradise, ci viene suggerito che la mostra si presenta come
una collezione di frammenti che si sviluppano assieme in una cornice unitaria. Così come l’idea di
rovine o di maceria è sempre un genere plurale, lo sono anche i frammenti, che possono esistere
solo e sempre in costellazione. Allo stesso modo anche le note, i racconti del video e la serie
fotografica sottolineano la loro autonomia figurale e formale in relazione ad una struttura unitaria
più ampia.
Non a caso, nella serie fotografica Søren Lose decide di fotografare le rovine dei massicci forti
militari in pietra e edifici danesi dell’epoca industriale, in modo tale da non farle cedere né al
trionfo della storia, né a quello della natura, ma sceglie volutamente di rappresentarle in un
momento intermedio, nel fragile equilibrio tra persistenza e decadimento. Omaggiando l’artista
danese C.W. Eckersberg che, agli inizi del Ottocento, dipinse le rovine romane alla stessa
maniera, nelle dodici fotografie di grande formato, Søren Lose ritrae in bianco e nero le rovine
dell’isola di Saint Croix avvolte nella bellezza di un panorama crepuscolare tristemente dolce.
Perché, di fatto, è nella tristezza e nel brivido del decadimento che risiede il piacere della rovina;
rovina che risulta unico relitto individuale (come un frammento), ma anche elemento infinitamente
ripetibile (come una cartolina) che così spesso rappresenta un memento tangibile del piacere. Per
questo motivo, pur non dimenticando che le rovine oggi fanno parte di un’estetica generalizzata,
bisogna guardare alla serie di scatti realizzati da Søren Lose, come ad un tentativo di messa in
opera di quella potenza dell’immagine che può restituire un frammento al visibile e alla Storia.
Potrebbe qui venirci in mente il Das Passagenwerk di Walter Benjamin, importante autore che si è
occupato del concetto di frammento, nel quale il filosofo non mira mai a dimostrare qualcosa, ma
semplicemente lascia parlare i fenomeni della vita storica propria della Parigi dell’epoca moderna,
al solo scopo di “salvarli” nella memoria. È ciò che forse si ritrova anche nel video Tales from
Paradise, composto da sette brevi racconti sferici, dove le tracce del passato e le storie individuali
emergono quasi “per errore”, mostrandosi nella loro straordinarietà accidentale. Con l’ingenuo
proposito di seguire e capire qualcosa in più sulla bellezza paradisiaca delle Isole Vergini, lo
spettatore osserva con interrogazione un succedersi di azioni, guardando semplicemente le cose
accadere, come se il video non fosse altro che un mezzo di ripresa, uno strumento di cattura dei
frammenti che stanno intorno.
Così accade per esempio nel secondo racconto, in cui la pittoresca figura di Liliana spiega come
un sogno di una vita possa essere spezzato più e più volte nel corso degli anni dall’improvviso
arrivo dell’uragano, che cancella maestosamente tutto ciò che si possiede: passato e futuro,
ricordi e speranze. Nel quarto capitolo, dedicato al vecchio ospedale dell’isola di Saint Croix,
ormai in totale abbandono, l’atmosfera è finalmente invasa da limpide sonorità, di breve
persistenza, suonate da un giovane musicista che nella solitudine si esercita forse a sentire il
tempo che occorre per riprendere coscienza della storia e delle cose. Mentre, nell’ultimo capitolo,
la ripresa notturna della raffineria petrolifera sembra richiamarsi alla visione insostenibile
dell'Angelus Novus di Paul Klee, che in una spinta irresistibile verso un futuro diverso sa ancora
guardare al passato in rovina che si lascia alle spalle.
Nel susseguirsi dei sette racconti cose e persone sono riprese nella loro quotidiana
atmosfera in cui l’accettazione di ciò che li circonda pare allo spettatore rovesciarsi in una zona
dove tutto cessa di essere come si credeva. Dalla periferia delle cittadine Christiansted e
Frederiksted alla natura tropicale, dalle rovine agli ampi paesaggi disabitati, tutto si mostra
diversamente, quasi ad indicare che ciò che si era convinti di conoscere non è altro che una fittizia
illusione del fruitore ingenuo. Il celestiale, il fantastico e il paradisiaco di Saint Croix, infatti, non
solo non si manifestano nei corpi prestanti, nelle acqua cristalline e nelle profondità del cielo, ma
non vengono neppure costruiti, ripresi o orchestrati dall’artista; essi emergono semplicemente
come dei fantasmi e delle immagini pure al passaggio tra un capitolo e l’altro, tra un paesaggio
tropicale muto e una performance a percussioni, come fossero virgole nello spazio tra le parole.
i La ricerca di Søren Lose è stata supportata dall’Øregaard Museum di Copenhagen (donato allo Stato da C. J. Søbøtker, massimo
commerciante delle Indie Occidentali della Danimarca) nel tentativo di aprire una discussione per stabilire un contatto tra il
passato e il presente.
ii Saint Croix è la più grande delle cinquantatre isole che costituiscono l’arcipelago delle Isole Vergini Americane. Nel Settecento,
infatti, l’isola ha significativamente contribuito alla crescita economica della Danimarca, soprattutto per i commerci e le
piantagioni gestite dalla famiglia Søbøtker, della quale la popolazione odierna reca ancora memoria.
iii Per un approfondimento del concetto di frammento nell’accezione romantica, come procede da Friedrich Schlegel a Walter
Benjamin, si veda Peter Osborne, An Image of Romanticism: Fragment and Project in Friedrich Schlegel’s “Athenaeum
Fragments” and Sol LeWitt’s “Sentences on Conceptual Art”, in Verksted n.11, OCA Norway, Oslo, 2009, pp. 7-27
dell’artista danese Søren Lose.
La mostra, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una collezione di note
scritte dall’artista, affronta la ricognizione del lavoro d’indagine maturato da Lose durante i
due viaggi nelle Isole Vergini Americane, territori un tempo appartenuti alla Corona
Danese.
Una collezione di frammenti che si sviluppano in una cornice unitaria, una sorta di spazio
“situato tra il non ancora e il non più”, in cui l’artista esplora la percezione delle cose,
rimodellando così i confini tra realtà e finzione.
Nel percorso artistico di Søren Lose ogni elemento si rivela diverso rispetto alle attese: nel
video-racconto dell’isola di Saint Croix la bellezza tropicale della terra nasconde, infatti, la
stratificazione di una profonda identità storica, sociale e culturale; altrettanto, nelle
immagini di rovine coloniali e industriali, si legge l’espressione di una precisa volontà
dell’artista, quella di non limitare le possibili interpretazioni al trionfo della Storia o all’idillio
della Natura, ma l’opportunità di assaporarle come momenti unici, sospesi tra immutabilità
e decadimento.
Tales from Paradise porta così lo spettatore a considerare la percezione parziale e
soggettiva della storia, inevitabilmente dettata dalla prospettiva dalla quale la si racconta,
e apre la riflessione alle infinite visioni di un luogo che si configurano nella mente di chi lo
vive o di chi, semplicemente, lo visita.
Søren Lose è nato nel 1972 a Nykøbing (Danimarca). Vive e lavora a Berlino.
Tra le mostre più recenti:
2010 Øregaard Museum, Hellerup, Copenhagen (DK), Nordic Light festival, Kristiansund (N),Tumult. Pubblic
artproject, Region Syd, Vordingborg (DK), Dinner screening, (Home Video), L’atelier/Dazibao, Montreal (CAN),
Realisme; for og nu, SNKY, Skive Ny Kunstmuseum, Skive (DK), In the Presence of Beauty, Øregaard Museum,
Copenhagen (DK) 2009 Nosadella 2 Artist in residence: Bologna. La Selva Turrita, Northern Europo Exhibition,
Houhot, Inner Mongolia (CHN), 2008 Return to Tomorrowland, Galleria Riccardo Crespi, Milano.
Søren Lose
Racconti dal Paradiso / Tales from Paradise
Testo di / text by Mara Ambrožič
SL: The Notes from Two Journeys to Saint Croix are like meta reflections about the whole project and connect with both the video and the photos in
an interesting and non predictable way. MA: I would love to see those meta reflections in the same way we can consider the romantic concept of
the 'fragment', where each fragment is complete in itself (like the photos, so the ruins, and the tales) but functions only in reference to a unity of
multiplicity.
Søren Lose, Mara Ambrožič (email correspondence)
The fragment is the work of art.
This is the origin of the modern conception of the non-organic work.
Peter Osborne
La mostra Tales from Paradise, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una
collezione di note scritte dall’artista, è il risultato di un’indagine svolta da Søren Lose nell’arco di
due viaggi compiuti in quelle isole dell’arcipelago caraibico che, nell’epoca del colonialismo
commerciale, erano chiamate Indie Occidentali della Corona Danese. Per tutto il XVIII e i primi
anni del XIX secolo, l’economia di queste isole verteva attorno alla coltivazione della canna da
zucchero, realizzata grazie al duro lavoro degli schiavi importati dall’Africa, e al commercio di beni
e persone. Vendute agli Stati Uniti d’America nel 1917, le attuali Isole Vergini Americane sono
diventate nel corso degli anni dei lussuosi e rinomati porti turistici, oltre che ambiti paradisi fiscali,
dove il peso della storia è stato rimosso e sembra talmente remoto da non avere più alcuna
funzione né di valore, né di interesse.
Senza volere dimostrare qualcosa, ma semplicemente aprendo la ricerca agli eventi, la
mostra Tales from Paradise fa riflettere su alcune tematiche di grande interessei: dal ruolo che
una qualsivoglia nazione occidentale occupava nell’epoca coloniale, alla percezione sempre
parziale della Storia, dettata dalla prospettiva dalla quale essa viene narrata, allo sguardo e alla
visione della realtà che differiscono tra chi vive in un luogo e chi lo visita.
Muovendosi tra questi temi, Søren Lose porta a termine un itinerario interrogativo che trova il suo
sviluppo in un opus progettuale composto da più visioni dello stesso luogo: l’isola di Saint Croixii la
cui accecante bellezza tropicale sottace una complessa e turbolenta identità storica, sociale e
culturale. Attraverso un video-racconto e una serie fotografica incentrata sulle rovine coloniali ed
industriali, intervallata da una collezione di commenti annotati durante il viaggio (vere e proprie
“meta riflessioni” col potere di collegare le parti in modo imprevedibile), l’artista tesse una trama
che porta ad un cortocircuito tra il modello della realtà e la realtà stessa. Come se l’intenzione
concettuale fosse la creazione di uno spazio liminale, situato tra il “non-ancora” e il “non-più”, che
conserva il potere di unire e separare realtà e finzione, ma dove è proprio la realtà ad essere
messa a dura prova perché, mostrandosi come “altro”, ci sorprende e ci spiazza, anche quando
allude ad un repertorio estetico conosciuto e consueto.
Ci troviamo, quindi, immersi in un sofisticato gioco degli opposti che continua a modellare e
rimodellare la percezione che si ha delle cose, come se paradossalmente si potesse coglierne lo
“spirito” solo nel loro dispiegarsi frammentario, nell’accostamento apparentemente casuale e nella
ripetizione quasi seriale. Si potrebbe, perciò, dire che il motivo che ritma tutte le opere di Tales
from Paradise sia il frammento. Frammentoiii che si compone però sempre in serie, in una
costellazione di singoli racconti, in cui ogni elemento (video, frase e fotografia), per quanto in sé
stesso concluso, va letto in collegamento con gli altri elementi appartenenti alla stessa unità
molteplice. Già dal titolo, Tales from Paradise, ci viene suggerito che la mostra si presenta come
una collezione di frammenti che si sviluppano assieme in una cornice unitaria. Così come l’idea di
rovine o di maceria è sempre un genere plurale, lo sono anche i frammenti, che possono esistere
solo e sempre in costellazione. Allo stesso modo anche le note, i racconti del video e la serie
fotografica sottolineano la loro autonomia figurale e formale in relazione ad una struttura unitaria
più ampia.
Non a caso, nella serie fotografica Søren Lose decide di fotografare le rovine dei massicci forti
militari in pietra e edifici danesi dell’epoca industriale, in modo tale da non farle cedere né al
trionfo della storia, né a quello della natura, ma sceglie volutamente di rappresentarle in un
momento intermedio, nel fragile equilibrio tra persistenza e decadimento. Omaggiando l’artista
danese C.W. Eckersberg che, agli inizi del Ottocento, dipinse le rovine romane alla stessa
maniera, nelle dodici fotografie di grande formato, Søren Lose ritrae in bianco e nero le rovine
dell’isola di Saint Croix avvolte nella bellezza di un panorama crepuscolare tristemente dolce.
Perché, di fatto, è nella tristezza e nel brivido del decadimento che risiede il piacere della rovina;
rovina che risulta unico relitto individuale (come un frammento), ma anche elemento infinitamente
ripetibile (come una cartolina) che così spesso rappresenta un memento tangibile del piacere. Per
questo motivo, pur non dimenticando che le rovine oggi fanno parte di un’estetica generalizzata,
bisogna guardare alla serie di scatti realizzati da Søren Lose, come ad un tentativo di messa in
opera di quella potenza dell’immagine che può restituire un frammento al visibile e alla Storia.
Potrebbe qui venirci in mente il Das Passagenwerk di Walter Benjamin, importante autore che si è
occupato del concetto di frammento, nel quale il filosofo non mira mai a dimostrare qualcosa, ma
semplicemente lascia parlare i fenomeni della vita storica propria della Parigi dell’epoca moderna,
al solo scopo di “salvarli” nella memoria. È ciò che forse si ritrova anche nel video Tales from
Paradise, composto da sette brevi racconti sferici, dove le tracce del passato e le storie individuali
emergono quasi “per errore”, mostrandosi nella loro straordinarietà accidentale. Con l’ingenuo
proposito di seguire e capire qualcosa in più sulla bellezza paradisiaca delle Isole Vergini, lo
spettatore osserva con interrogazione un succedersi di azioni, guardando semplicemente le cose
accadere, come se il video non fosse altro che un mezzo di ripresa, uno strumento di cattura dei
frammenti che stanno intorno.
Così accade per esempio nel secondo racconto, in cui la pittoresca figura di Liliana spiega come
un sogno di una vita possa essere spezzato più e più volte nel corso degli anni dall’improvviso
arrivo dell’uragano, che cancella maestosamente tutto ciò che si possiede: passato e futuro,
ricordi e speranze. Nel quarto capitolo, dedicato al vecchio ospedale dell’isola di Saint Croix,
ormai in totale abbandono, l’atmosfera è finalmente invasa da limpide sonorità, di breve
persistenza, suonate da un giovane musicista che nella solitudine si esercita forse a sentire il
tempo che occorre per riprendere coscienza della storia e delle cose. Mentre, nell’ultimo capitolo,
la ripresa notturna della raffineria petrolifera sembra richiamarsi alla visione insostenibile
dell'Angelus Novus di Paul Klee, che in una spinta irresistibile verso un futuro diverso sa ancora
guardare al passato in rovina che si lascia alle spalle.
Nel susseguirsi dei sette racconti cose e persone sono riprese nella loro quotidiana
atmosfera in cui l’accettazione di ciò che li circonda pare allo spettatore rovesciarsi in una zona
dove tutto cessa di essere come si credeva. Dalla periferia delle cittadine Christiansted e
Frederiksted alla natura tropicale, dalle rovine agli ampi paesaggi disabitati, tutto si mostra
diversamente, quasi ad indicare che ciò che si era convinti di conoscere non è altro che una fittizia
illusione del fruitore ingenuo. Il celestiale, il fantastico e il paradisiaco di Saint Croix, infatti, non
solo non si manifestano nei corpi prestanti, nelle acqua cristalline e nelle profondità del cielo, ma
non vengono neppure costruiti, ripresi o orchestrati dall’artista; essi emergono semplicemente
come dei fantasmi e delle immagini pure al passaggio tra un capitolo e l’altro, tra un paesaggio
tropicale muto e una performance a percussioni, come fossero virgole nello spazio tra le parole.
i La ricerca di Søren Lose è stata supportata dall’Øregaard Museum di Copenhagen (donato allo Stato da C. J. Søbøtker, massimo
commerciante delle Indie Occidentali della Danimarca) nel tentativo di aprire una discussione per stabilire un contatto tra il
passato e il presente.
ii Saint Croix è la più grande delle cinquantatre isole che costituiscono l’arcipelago delle Isole Vergini Americane. Nel Settecento,
infatti, l’isola ha significativamente contribuito alla crescita economica della Danimarca, soprattutto per i commerci e le
piantagioni gestite dalla famiglia Søbøtker, della quale la popolazione odierna reca ancora memoria.
iii Per un approfondimento del concetto di frammento nell’accezione romantica, come procede da Friedrich Schlegel a Walter
Benjamin, si veda Peter Osborne, An Image of Romanticism: Fragment and Project in Friedrich Schlegel’s “Athenaeum
Fragments” and Sol LeWitt’s “Sentences on Conceptual Art”, in Verksted n.11, OCA Norway, Oslo, 2009, pp. 7-27
10
febbraio 2011
Søren Lose – Tales from Paradise
Dal 10 febbraio al 26 marzo 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA RICCARDO CRESPI
Milano, Via Giacomo Mellerio, 1, (Milano)
Milano, Via Giacomo Mellerio, 1, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 15-19.30
Vernissage
10 Febbraio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore