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Sotto la superficie. Nostalgia dell’origine
La mostra evidenzia una nuova generazione di artisti in grado di creare opere formalmente ed esteticamente belle, ma anche capaci di trasmettere un significato più profondo proprio perché esprimono, sotto la superficie, la “nostalgia dell’origine”
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo SOTTO LA SUPERFICIE. Nostalgia dell’origine, pensata da Marina Mojana e Giuliana Montrasio, in programma dal 7 al 26 ottobre 2005 alla Fabbrica del Vapore di Milano, è organizzata con il contributo del Settore Sport e Giovani del Comune di Milano, ha ricevuto il Patronato della Regione Lombardia, e ha l’intento di essere una riflessione originale sul senso dell’arte visiva dei nostri tempi.
La mostra evidenzia una nuova generazione di artisti in grado di creare opere formalmente ed esteticamente belle, ma anche capaci di trasmettere un significato più profondo proprio perché esprimono, sotto la superficie, la “nostalgia dell’origine”.
Utilizzando differenti linguaggi espressivi, i dieci artisti invitati hanno realizzato opere caratterizzate da un legame indissolubile tra forma e contenuto, rivelando così un deciso superamento dell’arte concettuale (in cui è solo il pensiero o l’idea che conta) a favore di una manualità, di una gestualità e di una presenza fisica indispensabili al ‘fare arte’.
In vario modo le opere esposte comunicano l’origine che le ha generate, ossia uno sguardo più attento e profondo sulla realtà, per conoscere l’anima del mondo: lo stupore della creazione si trasmette dall’artefice allo spettatore, nel tentativo di cogliere il mistero che abita l’esistenza dentro e fuori, sotto e sopra.
Alcuni artisti hanno creato un’opera appositamente per il progetto (Claudio Bitetti, Letizia Cariello, Federico Guida, Gabriele Pesci, Natalia Saurin, Silvia Zotta), altri hanno ripensato lavori già realizzati (Arthur Duff, Paul Horn, Silvia Levenson, Matteo Montani, Mario Taddei), tutti hanno comunque inteso il concetto di superficie come forma visibile o pelle dell’opera d’arte, sotto la quale vibra il contenuto o l’anima stessa dell’Arte.
Ognuno ha dato un’interpretazione personale della superficie sotto cui andare per trovare le proprie radici (l’origine):
per l’argentina Silvia Zotta sono i tetti di Buenos Aires nell’installazione di ceramiche colorate Prosciugatori di acque oceaniche;
per il milanese Gabriele Pesci è la terra bombardata nel video Solaris;
per il romano Matteo Montani è la superficie della luna vista dal basso nell’installazione pittorica Lunatici;
per la milanese Letizia Cariello è la superficie dell’acqua di una piscina nell’installazione fotografica Non Respirare Respira;
per lo statunitense Arthur Duff è la superficie delle barriere nell’installazione di corde tese Fight-Flight;
per il milanese Federico Guida è la superficie del corpo nel dipinto su tela L’uomo sentimentale;
per il tedesco Paul Horn è la superficie dalla natura nell’installazione pittorica Le Alpi;
per il milanese Mario Taddei è la superficie dell’artificio e dello schermo nell'animazione digitale interattiva Sponge-WH2;
per le argentine Silvia Levenson e Natalia Saurin (madre e figlia) la superficie è quella delle mura domestiche nella video installazione Ti vedo un po’ nervosa di Silvia Levenson e Something wrong di Natalia Saurin;
per il valdostano Claudio Bitetti la superficie è quella degli oggetti inanimati, che il designer assembla alla rinfusa nella scultura-libreria Mimì e Rococò.
L’origine che genera
È la casa come dimora della persona, luogo in cui si forma l’identità di ognuno, scenario del lavoro di Silvia Levenson e di Natalia Saurin, che descrivono le tensioni vissute in famiglia,
è la patria per Silvia Zotta, che riannoda il rapporto con le proprie radici;
è il corpo, fatto anche di limiti fisici, per Letizia Cariello che fa i conti con il suo vissuto personale;
è il corpo come tensione tra carne e spirito per Federico Guida, che dà forma alla lotta dell’uomo contro il tempo,
è il pianeta terra quale appare nel video di Gabriele Pesci, che scopre il nostro pianeta come pianeta altro;
è la luna dipinta da Matteo Montani come viaggio interiore verso il nostro lato inconscio e misterioso;
è il cosmo che Mario Taddei, quasi fosse un novello demiurgo, riprogramma in 3D in forme mutanti ed extraterrestri,
è il mondo della comunicazione che entra nei dipinti di Paul Horn come natura animata dallo spirito dell’uomo e non come pura tecnologia,
è la relazione tra le persone espressa da Arthur Duff attraverso un’installazione – telaio che ribalta la percezione dello spazio e delle parole.
Anche nella scultura-libreria del designer Claudio Bitetti, creata come porta cataloghi della mostra e come contenitore di libri di poesie e di racconti brevi editi per Subway, la forma e il contenuto si rafforzano a vicenda, per dire cose antiche con parole nuove.
La mostra evidenzia una nuova generazione di artisti in grado di creare opere formalmente ed esteticamente belle, ma anche capaci di trasmettere un significato più profondo proprio perché esprimono, sotto la superficie, la “nostalgia dell’origine”.
Utilizzando differenti linguaggi espressivi, i dieci artisti invitati hanno realizzato opere caratterizzate da un legame indissolubile tra forma e contenuto, rivelando così un deciso superamento dell’arte concettuale (in cui è solo il pensiero o l’idea che conta) a favore di una manualità, di una gestualità e di una presenza fisica indispensabili al ‘fare arte’.
In vario modo le opere esposte comunicano l’origine che le ha generate, ossia uno sguardo più attento e profondo sulla realtà, per conoscere l’anima del mondo: lo stupore della creazione si trasmette dall’artefice allo spettatore, nel tentativo di cogliere il mistero che abita l’esistenza dentro e fuori, sotto e sopra.
Alcuni artisti hanno creato un’opera appositamente per il progetto (Claudio Bitetti, Letizia Cariello, Federico Guida, Gabriele Pesci, Natalia Saurin, Silvia Zotta), altri hanno ripensato lavori già realizzati (Arthur Duff, Paul Horn, Silvia Levenson, Matteo Montani, Mario Taddei), tutti hanno comunque inteso il concetto di superficie come forma visibile o pelle dell’opera d’arte, sotto la quale vibra il contenuto o l’anima stessa dell’Arte.
Ognuno ha dato un’interpretazione personale della superficie sotto cui andare per trovare le proprie radici (l’origine):
per l’argentina Silvia Zotta sono i tetti di Buenos Aires nell’installazione di ceramiche colorate Prosciugatori di acque oceaniche;
per il milanese Gabriele Pesci è la terra bombardata nel video Solaris;
per il romano Matteo Montani è la superficie della luna vista dal basso nell’installazione pittorica Lunatici;
per la milanese Letizia Cariello è la superficie dell’acqua di una piscina nell’installazione fotografica Non Respirare Respira;
per lo statunitense Arthur Duff è la superficie delle barriere nell’installazione di corde tese Fight-Flight;
per il milanese Federico Guida è la superficie del corpo nel dipinto su tela L’uomo sentimentale;
per il tedesco Paul Horn è la superficie dalla natura nell’installazione pittorica Le Alpi;
per il milanese Mario Taddei è la superficie dell’artificio e dello schermo nell'animazione digitale interattiva Sponge-WH2;
per le argentine Silvia Levenson e Natalia Saurin (madre e figlia) la superficie è quella delle mura domestiche nella video installazione Ti vedo un po’ nervosa di Silvia Levenson e Something wrong di Natalia Saurin;
per il valdostano Claudio Bitetti la superficie è quella degli oggetti inanimati, che il designer assembla alla rinfusa nella scultura-libreria Mimì e Rococò.
L’origine che genera
È la casa come dimora della persona, luogo in cui si forma l’identità di ognuno, scenario del lavoro di Silvia Levenson e di Natalia Saurin, che descrivono le tensioni vissute in famiglia,
è la patria per Silvia Zotta, che riannoda il rapporto con le proprie radici;
è il corpo, fatto anche di limiti fisici, per Letizia Cariello che fa i conti con il suo vissuto personale;
è il corpo come tensione tra carne e spirito per Federico Guida, che dà forma alla lotta dell’uomo contro il tempo,
è il pianeta terra quale appare nel video di Gabriele Pesci, che scopre il nostro pianeta come pianeta altro;
è la luna dipinta da Matteo Montani come viaggio interiore verso il nostro lato inconscio e misterioso;
è il cosmo che Mario Taddei, quasi fosse un novello demiurgo, riprogramma in 3D in forme mutanti ed extraterrestri,
è il mondo della comunicazione che entra nei dipinti di Paul Horn come natura animata dallo spirito dell’uomo e non come pura tecnologia,
è la relazione tra le persone espressa da Arthur Duff attraverso un’installazione – telaio che ribalta la percezione dello spazio e delle parole.
Anche nella scultura-libreria del designer Claudio Bitetti, creata come porta cataloghi della mostra e come contenitore di libri di poesie e di racconti brevi editi per Subway, la forma e il contenuto si rafforzano a vicenda, per dire cose antiche con parole nuove.
06
ottobre 2005
Sotto la superficie. Nostalgia dell’origine
Dal 06 al 26 ottobre 2005
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-18,30; domenica 14-18,30
Vernissage
6 Ottobre 2005, ore 18
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore