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Space Control
evento fuoriMiart
Comunicato stampa
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Che cosa succede con precisione quando osserviamo un’opera d’arte? Fino a che punto siamo influenzati dallo spazio e fin dove siamo in grado di controllarlo? Quali e quanti tipi di spazio esistono, che cosa percepiamo nello spazio e come rielaboriamo le nostre percezioni?
Il grande contenitore espositivo lungo il quale si articola la mostra rivela le possibili interazioni delle opere con lo spazio: innanzitutto la cornice estetica che le ospita, poi il dialogo tra le opere stesse e il modo in cui ciascuna di esse rimanda a un’altra creando un’eperienza globale, infine i contenuti, perché lo spazio – a volte protagonista, a volte comprimario - è parte integrante di tutti i lavori esposti: presente nei dipinti di Ellen Harvey e Harald Hermann e nelle fotografie di Sabine Groß e Jenny Rosemeyer, che giocano tra le due e le tre dimensioni, tra reale e irreale. Così, mentre alcune opere creano uno spazio fisico reale, tanto che il visitatore dovrà camminarci intorno per percepirne le vere dimensioni (è il caso delle sculture di Jeroen Jacobs e Lucas Lenglet.). Nell’opera in vetro di Jürgen Mayer H., l’osservatore, interferendo con la luce, diventa uno schermo su cui vengono proiettati i motivi riflessi. Chris Larson libera lo spazio fisico, aprendosi simbolicamente la via con un’arma da fuoco. Altre opere fanno dello spazio il loro tema centrale, per esempio il video di Susanne Weirich, Silent Playground, nel quale il protagonista si muove nello spazio virtuale di un videogame della PlayStation, o le fotografie di Warren Neidich che studiano i confini tra spazio privato e spazio pubblico. I lavori in vetro di Markus Keibel hanno a che fare con lo spazio personale e la libertà, mentre i dipinti di Piotr Nathan suggeriscono uno spazio intimo, privato. Nel video The Scream, Sabine Groß mostra lo spazio restrittivo delle paure umane. Infine, le opere di Cristopher Draeger e Warren Neidich trattano dello spazio pubblico controllato dalla politica. L’intervento site specific di Giada Pucci, al limite del percettibile, svela strutture architettoniche nascoste. Toccherà poi al visitatore scoprire e ampliare la sua percezione di questi e altri possibili spazi immaginari e reali.
La galleria magnus müller, fondata da Sönke Magnus Müller nel 2001, rappresenta numerosi artisti già noti basati a Berlino, come Piotr Nathan, Jeroen Jacobs, Sabine Groß e Susanne Weirich e ha ospitato mostre di artisti già noti altrove come Christoph Draeger, Luca Pancrazzi, Nikos Navridis. Inoltre la galleria accompagna il lavoro di giovani artisti attivi a Berlino, come il pittore Harald Hermann, Markus Keibel con le sue installazioni di vetro, Jenny Rosemeyer con i suoi collage di foto e Lucas Lenglet, autore di installazioni di grandi dimensioni. Il Mies van der Rohe Award, ricevuto da un artista della galleria, Jürgen Mayer H., come architetto emergente, sottolinea la particolare attenzione per discipline che ampliano il panorama d’interessi della galleria.
Il grande contenitore espositivo lungo il quale si articola la mostra rivela le possibili interazioni delle opere con lo spazio: innanzitutto la cornice estetica che le ospita, poi il dialogo tra le opere stesse e il modo in cui ciascuna di esse rimanda a un’altra creando un’eperienza globale, infine i contenuti, perché lo spazio – a volte protagonista, a volte comprimario - è parte integrante di tutti i lavori esposti: presente nei dipinti di Ellen Harvey e Harald Hermann e nelle fotografie di Sabine Groß e Jenny Rosemeyer, che giocano tra le due e le tre dimensioni, tra reale e irreale. Così, mentre alcune opere creano uno spazio fisico reale, tanto che il visitatore dovrà camminarci intorno per percepirne le vere dimensioni (è il caso delle sculture di Jeroen Jacobs e Lucas Lenglet.). Nell’opera in vetro di Jürgen Mayer H., l’osservatore, interferendo con la luce, diventa uno schermo su cui vengono proiettati i motivi riflessi. Chris Larson libera lo spazio fisico, aprendosi simbolicamente la via con un’arma da fuoco. Altre opere fanno dello spazio il loro tema centrale, per esempio il video di Susanne Weirich, Silent Playground, nel quale il protagonista si muove nello spazio virtuale di un videogame della PlayStation, o le fotografie di Warren Neidich che studiano i confini tra spazio privato e spazio pubblico. I lavori in vetro di Markus Keibel hanno a che fare con lo spazio personale e la libertà, mentre i dipinti di Piotr Nathan suggeriscono uno spazio intimo, privato. Nel video The Scream, Sabine Groß mostra lo spazio restrittivo delle paure umane. Infine, le opere di Cristopher Draeger e Warren Neidich trattano dello spazio pubblico controllato dalla politica. L’intervento site specific di Giada Pucci, al limite del percettibile, svela strutture architettoniche nascoste. Toccherà poi al visitatore scoprire e ampliare la sua percezione di questi e altri possibili spazi immaginari e reali.
La galleria magnus müller, fondata da Sönke Magnus Müller nel 2001, rappresenta numerosi artisti già noti basati a Berlino, come Piotr Nathan, Jeroen Jacobs, Sabine Groß e Susanne Weirich e ha ospitato mostre di artisti già noti altrove come Christoph Draeger, Luca Pancrazzi, Nikos Navridis. Inoltre la galleria accompagna il lavoro di giovani artisti attivi a Berlino, come il pittore Harald Hermann, Markus Keibel con le sue installazioni di vetro, Jenny Rosemeyer con i suoi collage di foto e Lucas Lenglet, autore di installazioni di grandi dimensioni. Il Mies van der Rohe Award, ricevuto da un artista della galleria, Jürgen Mayer H., come architetto emergente, sottolinea la particolare attenzione per discipline che ampliano il panorama d’interessi della galleria.
30
marzo 2007
Space Control
Dal 30 marzo al 24 aprile 2007
arte contemporanea
Location
ASSAB ONE – EX GEA
Milano, Via Assab, 1, (Milano)
Milano, Via Assab, 1, (Milano)
Orario di apertura
31 marzo - 24 aprile h 15.00 - 19.00; 31 marzo - 2 aprile h 14.00 – 20.00
Vernissage
30 Marzo 2007, ore 21
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