Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
(S)paesaggi
Oggi, in forme diverse e tuttavia concordi, molti autori si dedicano al paesaggio, senza avere il coraggio né di toglierlo dal loro mondo poetico, né di renderlo del tutto artificiale, come è pur accaduto in alcuni casi della miglior pop art italiana (e pensiamo ai “paesaggi anemici” di Schifano), che traducono la realtà di un mondo poetico ormai im-possibile.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Oggi, in forme diverse e tuttavia concordi, molti autori si dedicano al paesaggio, senza avere il coraggio né di toglierlo dal loro mondo poetico, né di renderlo del tutto artificiale, come è pur accaduto in alcuni casi della miglior pop art italiana (e pensiamo ai “paesaggi anemici” di Schifano), che traducono la realtà di un mondo poetico ormai im-possibile.
Si ostina Alessandro Spadari a sciogliere le forme per conservare la magia cromatica, le materie e le colature, quasi un volersi ricollegare all’ultima emozione di un paesaggio possibile; ed è ad un tempo paesaggio dell’occhio e dell’emozione, costruito con le corposità di una pittura che, nonostante tutto, non cessa di stupire.
Alessio Ottelli guarda a Zigaina, ai suoi campi friulani che scivolano verso il mare; ma proprio in questo monotono orizzonte di erbe appena incurvate dal vento, si muove qualcosa, un filo di fumo, un alito di vita che non viene più dalla natura, ma dal bisogno della pittura di fissare la verità delle cose che si percepiscono, a volte ai limiti dello sguardo.
Più scopertamente lontani da questi paesaggi, in forme diverse, sia Luciano Pea, che vola oltre un orizzonte terreno, per dire al lettore che “il paesaggio è altrove (o forse è solo nella pittura)”; sia Pier Cattaneo, che lo riduce e lo riconduce a pure figure ondeggianti, icone grafiche dai lievi profili.
Di felicità espressiva occorre parlare a proposito di Roberta di Girolamo che viaggia nelle atmosfere, residuali immagini possibili, di una pittura che si contrae in se stessa, perché solo così ritrova la sua potenzialità. Non dunque paesaggio ma pittura, che parla di se stessa.
Alberto Zamboni dipinge una città non distinguibile: un paesaggio urbano velato da un irreversibile crepuscolo che sembra tutto attutire e tutto ricondurre ad uno sguardo che si perde nell’inutile tentativo di cogliere una realtà, ormai fattasi impalpabile, fragile come la conoscenza, tenera e struggente come l’emozione, poetica come ogni cosa che possiamo comprendere e definire solo al di fuori della ragione.
Si ostina Alessandro Spadari a sciogliere le forme per conservare la magia cromatica, le materie e le colature, quasi un volersi ricollegare all’ultima emozione di un paesaggio possibile; ed è ad un tempo paesaggio dell’occhio e dell’emozione, costruito con le corposità di una pittura che, nonostante tutto, non cessa di stupire.
Alessio Ottelli guarda a Zigaina, ai suoi campi friulani che scivolano verso il mare; ma proprio in questo monotono orizzonte di erbe appena incurvate dal vento, si muove qualcosa, un filo di fumo, un alito di vita che non viene più dalla natura, ma dal bisogno della pittura di fissare la verità delle cose che si percepiscono, a volte ai limiti dello sguardo.
Più scopertamente lontani da questi paesaggi, in forme diverse, sia Luciano Pea, che vola oltre un orizzonte terreno, per dire al lettore che “il paesaggio è altrove (o forse è solo nella pittura)”; sia Pier Cattaneo, che lo riduce e lo riconduce a pure figure ondeggianti, icone grafiche dai lievi profili.
Di felicità espressiva occorre parlare a proposito di Roberta di Girolamo che viaggia nelle atmosfere, residuali immagini possibili, di una pittura che si contrae in se stessa, perché solo così ritrova la sua potenzialità. Non dunque paesaggio ma pittura, che parla di se stessa.
Alberto Zamboni dipinge una città non distinguibile: un paesaggio urbano velato da un irreversibile crepuscolo che sembra tutto attutire e tutto ricondurre ad uno sguardo che si perde nell’inutile tentativo di cogliere una realtà, ormai fattasi impalpabile, fragile come la conoscenza, tenera e struggente come l’emozione, poetica come ogni cosa che possiamo comprendere e definire solo al di fuori della ragione.
12
giugno 2009
(S)paesaggi
Dal 12 giugno al 26 settembre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELLE BATTAGLIE
Brescia, Via Delle Battaglie, 69A, (Brescia)
Brescia, Via Delle Battaglie, 69A, (Brescia)
Orario di apertura
lun: su appuntamento
mart-sab 10.30- 12.30 e 16-19.30
e su appuntamento Pausa estiva dal 27 luglio al 7 settembre 2009 compreso
Vernissage
12 Giugno 2009, ore 18.30
Autore
Curatore