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Spiritualità e Astrazione. Arte tribale e Arte contemporanea
Opere tribali provenienti da Burkina Faso, Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Nigeria, Mali, Tanzania, Togo e opere di Accardi, Almici, Aricò, Bianco, Bonalumi, Bosoni,Carmi, Celiberti, Eielson, Fumagalli, Hofstatter, Melotti, Santucci, Saviotti, Sesia, Uecker.
Comunicato stampa
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Che cos’hanno in comune Picasso e l’arte africana? Parecchio. Il grande artista spagnolo, nel periodo pre-cubista, dal 1907 al 1909, ne è stato così influenzato da produrre uno dei suoi capolavori, “Les demoiselles d’Avignon”. Nell’angolo destro del quadro si scorgono infatti due figure riconducibili a maschere tribali africane, nonostante una, debole, smentita dello stesso Picasso, che però ha in seguito ammesso di averne notate alcune durante la visita ad un museo parigino. Anche Henry Matisse, Paul Klee e Max Ernst devono qualcosa all’arte del continente nero. Che viene “scoperta” in Europa tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.
E’ con questi richiami storici che l’associazione culturale “Artart” inaugura la mostra “Spiritualità e Astrazione–Arte tribale e arte contemporanea”, sabato 19 maggio a Rivanazzano Terme (PV) alle ore 18.
Non c’è provocazione, come spesso accade invece quando si parla di arte, né alcuna sfida quando degli artisti lanciano delle opere che vengono “interpretate” con un occhio diverso, con accenni a un altro humus sociale, lontano dalla nostra cultura occidentale. Nella mostra di Rivanazzano Terme le opere fungono semplicemente da trait d’union culturale tra due mondi, sono lì in “vetrina”, quelle africane e quelle di noti maestri, italiani e stranieri.
Il senso dell’esposizione lo spiega il suo curatore, Franco Riccardi, nella scheda di presentazione: "La mostra che Artart oggi propone intende creare un 'gioco' di contrapposizioni tra arte tribale e arte moderna, attraverso rapporti e confronti a prima vista non facilmente conciliabili ma, in qualche modo, ricchi di fascino e mistero”.
E’ un gioco a “indovinare” chi-ricorda-che-cosa: il gioco degli accostamenti. Così un’opera di Fausto Melotti potrebbe evocare delle “sculturine”, figure che risalgono alle etnie Fante, Lobi, Fon e Dogon di vari paesi: Ghana, Burkina Faso, Benin e Mali. Mentre a Eugenio Carmi si riallacciano le maschere Mbuya del Congo e della Nigeria. Sono tre le opere di Carla Accardi, Agostino Bonalumi e Franco Saviotti, che si possono collegare, rispettivamente, a quelle delle etnie Dogon (Mali), Moba (Togo) e Songola (Congo), con il loro titolo, “antenato”. Come non “vedere”, nei chiodi su massetto di legno di Gunter Uecker, il “cane chiodato a due teste” dell’etnia Songye, del Congo? A una produzione di Donata Almici, che è anche noto architetto milanese, già protagonista di battaglie per il rigore amministrativo all’Accademia di Brera, si può applicare la “Figura con mani sul volto” dell’etnia Dogon (Mali). C’è anche un altro vogherese, oltre a Saviotti, Matteo Bosoni, morto prematuramente nel 2011, ad appena 37 anni, per un incidente in mare. A una sua opera si può attagliare la “Maschera di cantatore (Gueré, Costa d’Avorio) + maschera tribale” (Dogon, Ma li).
Una curiosità statistica. E’ il Mali il paese con più “assonanze africane” tra i 16 artisti presenti a Rivanazzano Terme: 7 citazioni (6 Dogon, 1 Bambara). Segue il Togo, con 3 citazioni (2 Bobo, 1 Moba).
E’ con questi richiami storici che l’associazione culturale “Artart” inaugura la mostra “Spiritualità e Astrazione–Arte tribale e arte contemporanea”, sabato 19 maggio a Rivanazzano Terme (PV) alle ore 18.
Non c’è provocazione, come spesso accade invece quando si parla di arte, né alcuna sfida quando degli artisti lanciano delle opere che vengono “interpretate” con un occhio diverso, con accenni a un altro humus sociale, lontano dalla nostra cultura occidentale. Nella mostra di Rivanazzano Terme le opere fungono semplicemente da trait d’union culturale tra due mondi, sono lì in “vetrina”, quelle africane e quelle di noti maestri, italiani e stranieri.
Il senso dell’esposizione lo spiega il suo curatore, Franco Riccardi, nella scheda di presentazione: "La mostra che Artart oggi propone intende creare un 'gioco' di contrapposizioni tra arte tribale e arte moderna, attraverso rapporti e confronti a prima vista non facilmente conciliabili ma, in qualche modo, ricchi di fascino e mistero”.
E’ un gioco a “indovinare” chi-ricorda-che-cosa: il gioco degli accostamenti. Così un’opera di Fausto Melotti potrebbe evocare delle “sculturine”, figure che risalgono alle etnie Fante, Lobi, Fon e Dogon di vari paesi: Ghana, Burkina Faso, Benin e Mali. Mentre a Eugenio Carmi si riallacciano le maschere Mbuya del Congo e della Nigeria. Sono tre le opere di Carla Accardi, Agostino Bonalumi e Franco Saviotti, che si possono collegare, rispettivamente, a quelle delle etnie Dogon (Mali), Moba (Togo) e Songola (Congo), con il loro titolo, “antenato”. Come non “vedere”, nei chiodi su massetto di legno di Gunter Uecker, il “cane chiodato a due teste” dell’etnia Songye, del Congo? A una produzione di Donata Almici, che è anche noto architetto milanese, già protagonista di battaglie per il rigore amministrativo all’Accademia di Brera, si può applicare la “Figura con mani sul volto” dell’etnia Dogon (Mali). C’è anche un altro vogherese, oltre a Saviotti, Matteo Bosoni, morto prematuramente nel 2011, ad appena 37 anni, per un incidente in mare. A una sua opera si può attagliare la “Maschera di cantatore (Gueré, Costa d’Avorio) + maschera tribale” (Dogon, Ma li).
Una curiosità statistica. E’ il Mali il paese con più “assonanze africane” tra i 16 artisti presenti a Rivanazzano Terme: 7 citazioni (6 Dogon, 1 Bambara). Segue il Togo, con 3 citazioni (2 Bobo, 1 Moba).
19
maggio 2018
Spiritualità e Astrazione. Arte tribale e Arte contemporanea
Dal 19 maggio al 17 giugno 2018
arte contemporanea
arte etnica
arte etnica
Location
ASSOCIAZIONE ART ART
Rivanazzano Terme, Via Buonarroti, 10, (Pavia)
Rivanazzano Terme, Via Buonarroti, 10, (Pavia)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 16 -19
Vernissage
19 Maggio 2018, h 18 - 20
Curatore